
I DOMENICA DI AVVENTO
La venuta del Signore 18 novembre 2018
Luca 21, 5-28
Riferimenti : Isaia 13, 4-11 - Salmo 67 -Efesini
5, 1-11 |
Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici e
fuggano davanti a lui quelli che lo odiano. Come si dissolve il
fumo, tu li dissolvi; come si scioglie la cera di fronte al
fuoco, periscono i malvagi davanti a Dio. I giusti invece si
rallegrano, esultano davanti a Dio e cantano di gioia. Cantate a
Dio, inneggiate al suo nome, appianate la strada a colui che
cavalca le nubi. |
profeta Isaia In quei giorni.
Isaia disse: / «Frastuono di folla sui monti, /
simile a quello di un popolo immenso. /
Frastuono fragoroso di regni, / di nazioni
radunate. / Il Signore degli eserciti passa in
rassegna / un esercito di guerra. / Vengono da
una terra lontana, / dall’estremo orizzonte, /
il Signore e le armi della sua collera, / per
devastare tutta la terra. / Urlate, perché è
vicino il giorno del Signore; / esso viene come
una devastazione / da parte dell’Onnipotente. /
Perciò tutte le mani sono fiacche, / ogni cuore
d’uomo viene meno. / Sono costernati. Spasimi e
dolori li prendono, / si contorcono come una
partoriente. / Ognuno osserva sgomento il suo
vicino: / i loro volti sono volti di fiamma. /
Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile,
/ con sdegno, ira e furore, / per fare della
terra un deserto, / per sterminarne i peccatori.
/ Poiché le stelle del cielo e le loro
costellazioni / non daranno più la loro luce; /
il sole si oscurerà al suo sorgere / e la luna
non diffonderà la sua luce. / Io punirò nel
mondo la malvagità / e negli empi la loro
iniquità. / Farò cessare la superbia dei
protervi / e umilierò l’orgoglio dei tiranni».
Iaia 13, 4-11 Al tempo del
profeta Isaia (sec VIII) Babilonia non aveva un
particolare significato militare ed era soggetta
agli Assiri. Questo testo, di lotta e di
sconfitta dei babilonesi, è molto più vicino
agli avvenimenti del sec VI quando Babilonia fu
distrutta da Ciro, persiano, nel 539 a.C. E'
perciò un testo scritto, probabilmente dal terzo
Isaia che trasfigura tale avvenimento bellico in
un castigo che il Signore infligge a Babilonia
mentre Babilonia diventa l'immagine simbolo di
ogni potere dispotico. E' perciò una rilettura
teologica di un avvenimento che aveva suscitato
stupore in Israele. Babilonia viene
rappresentata come capitale di una grande
potenza mondiale pagana, contraria a Dio e
disumana. La sua fine dimostra che il Signore
irrompe nella storia del mondo con il suo
"giorno del Signore", portando le situazioni
catastrofiche della distruzione. I vv.2-5
raccontano i preparativi della battaglia
decisiva e i combattenti sono considerati i
"consacrati", truppe di Dio e giustizieri a sua
volta: "Io ho dato un ordine ai miei consacrati;
ho chiamato anche i miei prodi a strumento del
mio sdegno, entusiasti della mia grandezza". (v.
3). Sono i soldati delle tribù di Israele che
combattono la battaglia di Jhwh. Essi, prima di
partecipare alla guerra, si sottoponevano a
determinati riti e dovevano osservare norme
specifiche, compresa l'astinenza sessuale
(Deuteronomio 23,10-15). Il Signore, con il suo
popolo purificato, combatte per liberare il
mondo dalla tirannia e dall'oppressione. Il
racconto descrive l'angoscia e il terrore delle
vittime, prima ancora che l'esercito del Signore
si sia messo in marcia (vv.6-8). E'
l'espressione della paura e il riconoscimento
che veramente Dio è grande e che solo lui è
capace di potere e di potenza sulla terra.
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aEfesini 5, 1-11 Fratelli, fatevi
imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella
carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se
stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.
Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia
neppure si parli fra voi – come deve essere tra santi – né di
volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti.
Piuttosto rendete grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun
fornicatore, o impuro, o avaro – cioè nessun idolatra – ha in
eredità il regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con
parole vuote: per queste cose infatti l’ira di Dio viene sopra
coloro che gli disobbediscono. Non abbiate quindi niente in
comune con loro. Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete
luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora
il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità.
Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate
alle opere delle tenebre, che non danno frutto.
Efesini 5, 1-11a La collocazione di questo brano, nella
liturgia della 1 domenica di Avvento, suggerisce ai credenti che
vivono nella storia del mondo, di essere lievito e luce, sale e
sapienza, presenza coraggiosa e generosa. In una storia che si
imbastardisce in male, violenza e dissoluzione, i cristiani sono
chiamati alla novità, a non lasciarsi travolgere. Essi, che
vivevano con gli stessi criteri e la stessa mentalità dei
pagani, se ne possono rendere conto. Ora sono stati salvati dal
Signore e immessi in una comunità e in una luce nuova: sono un
corpo solo, la famiglia di Dio. Sono costituiti in unità con "un
solo Signore, una sola fede, un solo battesimo... un solo Dio e
Padre di tutti" (Ef 4,5-6), e quindi costituiscono l'unità del
corpo di Cristo (4,1-16). Viene quindi logico il confronto tra
il comportamento precedente alla conversione dei cristiani di
Efeso e la nuova vita secondo Gesù (Ef4,17-24). Continuando
questa riflessione, non ci si può dimenticare una particolare
responsabilità nella stessa comunità che esprime, insieme, la
ricchezza dei doni dello Spirito e la tensione verso una unità
più profonda (4,25-32) Così il testo del cap. 4 è un buon
antefatto che ci aiuta a cogliere il messaggio di oggi. Paolo,
infatti, finisce, raccomandando la benignità, la misericordia "e
perdonandovi a vicenda come anche Dio, in Cristo, ha perdonato a
voi" (4,32). Si capisce, allora, il successivo incoraggiamento
che leggiamo oggi: "Fatevi, dunque, imitatori di Dio quali figli
carissimi". L'impegno suggerito è una scelta progressiva,
"camminando nella carità". Il camminare è un tipico linguaggio
ebraico che traduce "un comportamento, un seguire una data
norma". E la misura, questa volta, non è solo legata alla fede
nel perdono del Padre, ma si dimensiona sull'esempio concreto di
Gesù che si è offerto al Padre per la nostra riconciliazione.
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Il
" muro del pianto", resti delle mura Erodiane -
Luca
21, 5-28 In quel tempo. Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato
di belle pietre e di doni votivi, il Signore Gesù disse: «Verranno giorni nei
quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà
distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e
quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di
non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono
io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di
guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire
queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione
contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi
terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni
grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e
vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni,
trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora
occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare
prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri
avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai
genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di
voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del
vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra
vita. Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che
la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea
fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e
quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno
giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei
giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi
sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di
spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà
calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi
saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di
popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini
moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra.
Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio
dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno
ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra
liberazione è vicina». Luca 21, 5-28 Gesù si rende conto
di essere vicino alla morte e desidera offrire messaggi conclusivi con il suo
insegnamento che si sviluppa collegandolo al tempio, al suo significato, alla
sua consistenza: il tempio non è un mito, è solo un manufatto. Il tempio
significa la presenza del Dio dell'Alleanza, ma la presenza va interiorizzata
nel cuore degli uomini e donne nella storia poiché Dio abita nei suoi fedeli,
prima in Cristo e poi in coloro che fanno la volontà di Dio. Essere portatori
di Dio suppone reggere la fatica che i discepoli dovranno affrontare, se si
qualificheranno come suoi seguaci nel tempo. E infatti in questo testo Gesù
entra nella lettura della realtà sacra e profana: il tempio e la città, la
pace e la guerra, la speranza e la disperazione, il senso della fatica e la
conclusione delle tragedie. Gesù è invitato all'ammirazione del tempio che è
splendido per le enormi pietre di calcare bianco squadrate, lunghe fino a 7
metri, le decorazioni, gli ex-voto, in particolare le viti d'oro che Erode,
il Grande, aveva fatto collocare alle pareti del vestibolo, dalle quali
pendevano grappoli della statura di un uomo e che i fedeli arricchiscono con
le loro offerte, estendendone i tralci, le placche d'oro massiccio applicate
alle pareti che rende impossibile fissare, di giorno, il tempio poiché
splende con lo stesso splendore e fulgore del sole e bisogna abbassare lo
sguardo. Eppure tutto sarà distrutto. La storia si presenta così, con crolli
e devastazioni, con tragedie causate dagli uomini e causate della natura.
"Verranno persone che vorranno travolgervi con la paura della prossimità
della fine del mondo. Ma voi non seguiteli". Quelli che circondano Gesù sono
impressionati e pretendono di avere riferimenti e date. Ma Gesù si sottrae
alla loro curiosità, indicando invece che Dio continua ad essere presente e
che prepara un tempo nuovo che è il tempo del Regno.
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