
IX Domenica dopo Pentecoste
11 agosto 2019
Mt 22, 41-46
Riferiemnti : 1Sam 16, 1-13 - SALMO 88 -. 2Tm 2, 8-13 |
Un tempo, Signore, parlasti in visione ai tuoi
fedeli, dicendo: «Ho portato aiuto a un prode, ho esaltato un
eletto tra il mio popolo. R Ho trovato Davide, mio servo, con il
mio santo olio l’ho consacrato; la mia mano è il suo sostegno,
il mio braccio è la sua forza. |
LETTURA 1Sam 16, 1-13 In quei
giorni. Il Signore disse a Samuele: «Fino a
quando piangerai su Saul, mentre io l’ho
ripudiato perché non regni su Israele? Riempi
d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse
il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi
figli un re». Samuele rispose: «Come posso
andare? Saul lo verrà a sapere e mi ucciderà».
Il Signore soggiunse: «Prenderai con te una
giovenca e dirai: “Sono venuto per sacrificare
al Signore”. Inviterai quindi Iesse al
sacrificio. Allora io ti farò conoscere quello
che dovrai fare e ungerai per me colui che io ti
dirò». Samuele fece quello che il Signore gli
aveva comandato e venne a Betlemme; gli anziani
della città gli vennero incontro trepidanti e
gli chiesero: «È pacifica la tua venuta? ».
Rispose: «È pacifica. Sono venuto per
sacrificare al Signore. Santificatevi, poi
venite con me al sacrificio». Fece santificare
anche Iesse e i suoi figli e li invitò al
sacrificio. Quando furono entrati, egli vide
Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il
suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele:
«Non guardare al suo aspetto né alla sua alta
statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel
che vede l’uomo: infatti l’uomo vede
l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse
chiamò Abinadàb e lo presentò a Samuele, ma
questi disse: «Nemmeno costui il Signore ha
scelto». Iesse fece passare Sammà e quegli
disse: «Nemmeno costui il Signore ha scelto».
Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi
sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il
Signore non ha scelto nessuno di questi».
Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i
giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più
piccolo, che ora sta a pascolare il gregge».
Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo,
perché non ci metteremo a tavola prima che egli
sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece
venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di
aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è
lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo
unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del
Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.
Samuele si alzò e andò a Rama.
Samuele 16, 1-13 "Il Signore si è già scelto
un uomo secondo il suo cuore e gli comanderà di
essere capo del suo popolo, perché tu non hai
osservato quanto ti aveva comandato il Signore".
Questa è la parola di Samuele a Saul che aveva
disobbedito a Dio. E' tempo di cercare un nuovo
re e il racconto porta alla ricerca di chi è
stato scelto, ma che nessuno conosce, neppure
Samuele stesso, il sommo sacerdote che lo doveva
consacrare. Samuele, però, è legato al passato,
angosciato sul rifiuto che Dio ha dato a Saul e
il Signore apre al futuro che va scoperto passo
passo. Dio ordina a Samuele di partire ed egli
obbedisce. L'ordine di partire viene pronunciato
sempre quando Dio decide di creare qualcosa di
nuovo nella storia del suo popolo (Abramo, Mosé,
Giona, i profeti...). Samuele deve andare a
Betlemme, deve cercare un uomo di cui sa solo il
nome, e deve cercare tra i figli il
predestinato. Nella gente si crea un clima di
paura che viene però diradato dalla
consapevolezza e dall'autorevolezza di Samuele:
"Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse:
«Certo, davanti al Signore sta il suo
consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non
guardare al suo aspetto né alla sua alta
statura. Io l'ho scartato, perché non conta quel
che vede l'uomo: infatti l'uomo vede
l'apparenza, ma il Signore vede il cuore»
(16,6-7). Samuele passa in rassegna i 7 figli e
nessuno è scelto. La ricerca sembrerebbe
conclusa anche perché sono stati esclusi tutti e
7 (la totalità), eppure il Signore incoraggia a
cercare ancora. |
EPISTOLA
2Tm 2, 8-13
Carissimo, ricòrdati di Gesù Cristo, risorto dai morti,
discendente di Davide, come io annuncio nel mio Vangelo, per il
quale soffro fino a portare le catene come un malfattore. Ma la
parola di Dio non è incatenata! Perciò io sopporto ogni cosa per
quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la
salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna.
Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche
vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo
rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui
rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso.
2 Timoteo 2, 8-13 La seconda lettera a Timoteo è scritta da
Paolo, pare, in una situazione di prigionia diversa da quella
universalmente conosciuta a Roma (anni 61-63). Là era a
domicilio coatto, qui sembra in condizioni disumane: anzi,
probabilmente, sente vicina la morte. Ha subito già un primo
processo, "ma nessuno mi fu accanto" (4,16), anzi non solo lo
hanno abbandonato ma gli si sono rivolti contro (4,19-15).
Timoteo cerca disperatamente coraggio e fiducia in Paolo poiché
la sua comunità si sta frantumando. Timoteo ha iniziato il suo
cammino di discepolo molto presto, generoso e benvoluto.
Diventa, ancor giovane, responsabile della piccola comunità
cristiana di Efeso, ma sta verificando uno sfilacciamento tra
cristiani poiché le iniziali persecuzioni, la mentalità
corrente, la fatica a mantenersi fedeli a Cristo rallentano e
fanno diradare la partecipazione. L'Apostolo cerca di sostenere
chi è provato e incoraggia Timoteo stesso a "soffrire con me per
il Vangelo"(v.8). Gesù è passato attraverso le stesse sofferenze
ed incomprensioni prima di entrare nella gloria del Padre.
Perciò "ricordati di Gesù Cristo". "Bisogna percorrere la stessa
strada: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se
perseveriamo, con lui anche regneremo" (vv11-12). " Ogni
discepolo, a somiglianza di Gesù, dei fratelli e delle sorelle
credenti, può essere in difficoltà quando si impegna nella
propria comunità o nella realtà quotidiana. Egli incontra
critiche, incomprensioni e spesso persecuzioni. Eppure deve
mantenere serenità e fiducia poiché "la Parola di Dio non è
incatenata", ma ha una sua vitalità e forza da risultare
creativa come sempre, capace di portare lo Spirito, presente
nella vita come pienezza e novità. Certamente bisogna
riprenderla con amore, bisogna pregare lo Spirito per chi
soffre, bisogna incoraggiare e restare vicino a chi lotta.
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VANGELO
Mt 22, 41-46 In quel tempo. Mentre i farisei erano riuniti insieme, il
Signore Gesù chiese loro: «Che cosa pensate del Cristo? Di chi è figlio?».
Gli risposero: «Di Davide». Disse loro: «Come mai allora Davide, mosso dallo
Spirito, lo chiama Signore, dicendo: “Disse il Signore al mio Signore: Siedi
alla mia destra finché io ponga i tuoi nemici sotto i tuoi piedi”? Se dunque
Davide lo chiama Signore, come può essere suo figlio?». Nessuno
era in grado di rispondergli e, da quel giorno, nessuno osò più interrogarlo.
Matteo 22, 41-46. Matteo sta sviluppando le grandi polemiche che la
presenza di Gesù a Gerusalemme provoca: egli non è più uno sconosciuto, molti
lo seguono, di lui molto si parla, raccontando fatti strepitosi di
liberazione, di guarigioni, di interpretazioni della Scrittura, inconsuete
rispetto alla tradizione, di comportamenti che esprimono spiegazione empie
della giustizia e della misericordia di Dio. Ultimamente, poi, Gesù è stato
acclamato universalmente dalla folla, che lo ha accompagnato in festa al
tempio, con le palme in mano come per un trionfo e gridando: "Osanna al
figlio di Davide" (21,9). E Gesù non ha zittito nessuno. Anzi è Gesù stesso
che anticipa la domanda: "Di chi è figlio il Cristo?" Gli rispondono: "Di
Davide". Allora, a questo punto, Gesù si comporta come un rabbi che mette a
confronto la stessa Scrittura. Il Salmo 110, universalmente riconosciuto di
Davide e riferito al Messia, fa scoprire che Davide, mentre celebra
l'intronizzazione del Messia da parte di Dio, lo dice superiore a sé.
Chiamandolo Signore. Ci si trova allora di fronte ad una realtà che non è
solo umana, legata alla generazione, ad un figlio che sarebbe stato
proseguimento del padre Davide: re, guerriero, capo di Israele. E' molto più
grande di Davide, elevato ad una grandezza inimmaginabile da Dio stesso. In
tal caso, coloro che sono stati interrogati restano sconcertati e non
vogliono o non tentano neppure di parlare. Difatti Gesù sta ponendo il suo
mistero che è al di sopra di ogni comprensione. Svelerà qualche traccia di
ricerca al sommo sacerdote Caifa', qualche giorno dopo, svelando la sua
identità. Si sente chiedere: «Ti scongiuro, per il Dio vivente, di dirci se
sei tu il Cristo, il Figlio di Dio». e Gesù risponde: «Tu l'hai detto, anzi
vi dico: d'ora innanzi, vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della
Potenza e venire sulle nubi del cielo» (26, 63-64). La rivelazione sottolinea
drammaticamente la differenza tra il dirsi Messia e l'identificarsi con il
"Figlio dell'uomo" a cui fa riferimento il profeta Daniele, richiamando |