 X Domenica dopo Pentecoste
18 agosto 21019
Lc 18, 24b-30
Riferimenti : 1 Re 3,5-15- SALMO 71 -1Cor 3, 18-23-
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Dio, affida al re il tuo diritto, al figlio di
re la tua giustizia; egli giudichi il tuo popolo secondo
giustizia e i tuoi poveri secondo il diritto. R Le montagne
portino pace al popolo e le colline giustizia. Ai poveri del
popolo renda giustizia, salvi i figli del misero e abbatta
l’oppressore. |
LETTURA 1Re 3, 5-15 In quei
giorni. A Gàbaon il Signore apparve a Salomone
in sogno durante la notte. Dio disse: «Chiedimi
ciò che vuoi che io ti conceda». Salomone disse:
«Tu hai trattato il tuo servo Davide, mio padre,
con grande amore, perché egli aveva camminato
davanti a te con fedeltà, con giustizia e con
cuore retto verso di te. Tu gli hai conservato
questo grande amore e gli hai dato un figlio che
siede sul suo trono, come avviene oggi. Ora,
Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo
servo al posto di Davide, mio padre. Ebbene io
sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il
tuo servo è in mezzo al tuo popolo che hai
scelto, popolo numeroso che per quantità non si
può calcolare né contare. Concedi al tuo servo
un cuore docile, perché sappia rendere giustizia
al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal
male; infatti chi può governare questo tuo
popolo così numeroso?». Piacque agli occhi del
Signore che Salomone avesse domandato questa
cosa. Dio gli disse: «Poiché hai domandato
questa cosa e non hai domandato per te molti
giorni, né hai domandato per te ricchezza, né
hai domandato la vita dei tuoi nemici, ma hai
domandato per te il discernimento nel giudicare,
ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo
un cuore saggio e intelligente: uno come te non
ci fu prima di te né sorgerà dopo di te. Ti
concedo anche quanto non hai domandato, cioè
ricchezza e gloria, come a nessun altro fra i
re, per tutta la tua vita. Se poi camminerai
nelle mie vie osservando le mie leggi e i miei
comandi, come ha fatto Davide, tuo padre,
prolungherò anche la tua vita». Salomone si
svegliò; ecco, era stato un sogno. Andò a
Gerusalemme; stette davanti all’arca
dell’alleanza del Signore, offrì olocausti,
compì sacrifici di comunione e diede un
banchetto per tutti i suoi servi.
1 Re 3,5-15 Dopo Davide sale al trono
Salomone, non certo pacificamente poiché nella
stessa famiglia di Davide sono sorti drammi e
congiure. Già in questa esperienza, terribile e
non facile nel districarsi delle successioni tra
fratellastri, figli tutti di Davide ma di
diverse madri, emergono per Salomone i pericoli
di un governo violento e di una giustizia
lacerata. In più Salomone si sente incerto, nel
governare un popolo molto numeroso, anche per la
sua giovane età. Salomone chiede aiuto a Dio
perché gli dia una saggezza capace di governare
con giustizia. In lui sorge la consapevolezza
del ruolo del re: rappresentare Dio nel fare
giustizia al suo popolo. Il racconto del sogno
che avviene nell'occasione di una preghiera e il
rito di insediamento a Gabaon, una "altura", una
delle tante, ereditate dalle tradizioni cananee.
Si ritiene che sulle alture Dio abiti, e si
utilizzano quelle tradizionali del posto, non
essendo ancora costruito il tempio di
Gerusalemme sull'altura del monte Sion. Quando
sarà costruito, diventerà la dimora stabile del
Dio di Israele, e saranno eliminate le altre.
"Chiedimi ciò che vuoi". Nel sogno, un modo
utilizzato spesso per l'incontro e la
comunicazione con Dio, Salomone dialoga con il
Signore e chiede: "Dammi un cuore docile ( cioè
un cuore capace di ascoltare)". Per la Bibbia il
cuore non è tanto la sede dell'amore e dei
sentimenti come suggerisce la nostra cultura
occidentale, ma la sede del pensiero, della
conoscenza e della volontà, il centro delle
energie dell'uomo che lo spingono a decidere e
ad agire. Ciò che il re chiede è la capacità di
compiere con sapienza il proprio compito nel
reggere il popolo. "O Signore, fa' che sappia
governare con giustizia, facendo emergere
visibilmente, la tua stessa giustizia per il
bene di un popolo che tu ami"
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EPISTOLA 1Cor 3, 18-23 Fratelli,
nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in
questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la
sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto
infatti: «Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro
astuzia». E ancora: «Il Signore sa che i progetti dei sapienti
sono vani». Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini,
perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita,
la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete
di Cristo e Cristo è di Dio. 1 Corinzi 3,
18-23. Paolo ripensa al suo metodo di predicazione e allo
stile che ha sviluppato nelle sue comunità, in particolare, in
questo caso, nella comunità di Corinto e sta ripensando ai
risultati, a distanza di qualche anno, sulla scorta di notizie
che gli sono riportate da questa comunità. "Vi ho dato da bere
latte poiché, all'inizio, vi ho trattati come neonati del
Signore, preoccupato di aiutarvi a crescere, ma voi avete
continuato a vivere come esseri carnali, non "come uomini
spirituali" (3,1-2). Anche ora "siete ancora carnali. Dal
momento che vi sono tra voi invidia e discordia, non siete forse
carnali e non vi comportate in maniera umana?" (3,3). Il
significato del giudizio è drammatico. Lo cogliamo meglio se
leggiamo un brano di Paolo nella lettera ai Galati dove riporta
un lunghissimo elenco di "opere della carne": "Sono ben note le
opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza,
idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia,
dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose
del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho
detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio" (Gal
5,19-21): Come ci si comporta per non essere carnali? Esistono
particolari criteri della fede cristiana e Paolo li sintetizza
ancora una volta: sono i criteri di una sapienza diversa
rispetto alla sapienza del mondo a cui ci siamo abituati. E' la
sapienza di Gesù, quella della stoltezza della croce che sola ci
porta ad unirci a Cristo. Non si è carnali quando non si
pretende di voler vincere sull'altro a tutti i costi, quando non
si spera di schiacciare gli altri. Non si è carnali quando si
smettono le divisioni, i contrasti, le pretese che ci danno
l'illusione del potere, della comprensione migliore, di più
brillanti successi.
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VANGELO Lc 18, 24b-30 In quel tempo. Il Signore Gesù
disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel
regno di Dio. È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un
ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!». Quelli che ascoltavano
dissero: «E chi può essere salvato?». Rispose: «Ciò che è impossibile agli
uomini, è possibile a Dio». Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i
nostri beni e ti abbiamo seguito». Ed egli rispose: «In verità io vi dico,
non c’è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o
figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e
la vita eterna nel tempo che verrà». Luca 18, 24b-30.
Gesù è un maestro affermato, riconosciuto sapiente e generoso. Perciò spesso,
come capita, viene fermato per la strada con le domande più diverse. E se
Gesù è un rabbi, come tutti lo riconoscono, deve poter dire le risposte della
sapienza. Qui un notabile, rivolgendosi a Gesù come a "un maestro buono",
chiede: "Che cosa fare per ottenere la vita eterna?" (18.18). La risposta è
articolata. Gesù mostra grande comprensione e simpatia verso questo
interlocutore poiché lo trova onesto e generoso. Gesù suggerisce di
rispettare i comandamenti (e in particolare quelli che hanno rapporto con il
prossimo). Alla risposta: "Tutto questo l'ho osservato fin dalla mia
giovinezza", Gesù suggerisce uno stile di libertà e di povertà nel seguirlo:
"Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai
poveri... e seguimi". Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste
perché era molto ricco" (18,21.23). Luca riferisce: "Vendi tutto". Il seguito
dei fatti, per sé, non fa problema: per i discepoli, che uno se ne vada
poiché le esigenze risultano troppo cariche di fatica, dispiace, ma è una
loro esperienza quotidiana ed una conferma delle loro scelte. Lo sconcerto
viene subito dopo, in seguito alle affermazioni di Gesù sulle ricchezze: "È
più facile, infatti, per un cammello passare per la cruna di un ago, che per
un ricco entrare nel regno di Dio!" (25). Finora una posizione così radicale
contro la ricchezza non si è posta. Non è da escludere che, a conclusione
della sequela di Gesù, non potessero desiderare benessere e addirittura
ricchezza. "La ricchezza è segno di benedizione di Dio, la ricchezza è un
dono che Dio dà ai giusti". E' nelle richieste della attese della madre dei
figli di Zebedeo per i figli (Mt 20,20) "Questi miei due figli siedano uno
alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». o dei fratelli stessi
(Mc10,35), o nella insistente e onnipresente speranza del Messia vittorioso,
che hanno tutti, ma anche loro, non si può pensare che non ci siano desideri
di grandi ricchezze compensatorie. L'interrogativo resta sui ricchi: non è
possibile che non entrino nel Regno. Ma Regno di Dio non è prima di tutto il
Paradiso, ma la presenza di Gesù tra noi che costituisce il nuovo tempo e il
nuovo mondo.
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