
V DOMENICA DI AVVENTO
Il Precursore
16 dicembre 2018
Giovanni 3, 23-32a Riferimenti : Isaia
30, 18-26b - Salmo 145 - Seconda Corinzi 4, 1-6 |
Il Signore rimane fedele per sempre,nrende
giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore
libera i prigionieri. Il Signore ridona la vista ai ciechi, il
Signore rialza chi è caduto, mil Signore ama i giusti,il Signore
protegge i forestieri. |
profeta Isaia 30, 18-26b In quei
giorni. Isaia disse: «Il Signore aspetta con
fiducia per farvi grazia, / per questo sorge per
avere pietà di voi, / perché un Dio giusto è il
Signore; / beati coloro che sperano in lui. /
Popolo di Sion, che abiti a Gerusalemme, / tu
non dovrai più piangere. / A un tuo grido di
supplica ti farà grazia; / appena udrà, ti darà
risposta. / Anche se il Signore ti darà il pane
dell’afflizione / e l’acqua della tribolazione,
/ non si terrà più nascosto il tuo maestro; / i
tuoi occhi vedranno il tuo maestro, / i tuoi
orecchi sentiranno questa parola dietro di te: /
“Questa è la strada, percorretela”, / caso mai
andiate a destra o a sinistra. Considererai cose
immonde le tue immagini ricoperte d’argento; / i
tuoi idoli rivestiti d’oro getterai via come un
oggetto immondo. / “Fuori!”, tu dirai loro. /
Allora egli concederà la pioggia per il seme /
che avrai seminato nel terreno, / e anche il
pane, prodotto della terra, sarà abbondante e
sostanzioso; / in quel giorno il tuo bestiame
pascolerà su un vasto prato. / I buoi e gli
asini che lavorano la terra / mangeranno biada
saporita, / ventilata con la pala e con il
vaglio. / Su ogni monte e su ogni colle elevato
/ scorreranno canali e torrenti d’acqua / nel
giorno della grande strage, / quando cadranno le
torri. / La luce della luna sarà come la luce
del sole / e la luce del sole sarà sette volte
di più, / come la luce di sette giorni,
/ quando il Signore curerà la piaga del suo
popolo». Isaia 30, 18-26b L'orizzonte,
entro cui ci si muove, è il mondo Assiro,
violento di una violenza predatoria, che vuole
combattere, vincere e saccheggiare i popoli
dell'area mediterranea. Perciò tutti sono in
subbuglio, poiché la guerra procura devastazione
e morte. In Gerusalemme i consiglieri e il re,
responsabili dei rapporti con i popolo vicini,
stanno progettando alleanze con l'Egitto. Il
profeta suggerisce invece che l'unico rimedio
debba essere il ritorno a Dio, senza confidare
nelle alleanze. Perciò tutta la prima parte del
cap. 30 è una durissima critica a questa fiducia
nell'Egitto dei faraoni. Tra l'altro l'Egitto
viene chiamato "Rahab l'oziosa" (30,7) e Rahab è
il mostro marino femminile della mitologia
corrente (a Babilonia è chiamato Tiamat) che Dio
sconfigge nella creazione quando controlla e
mette i confini al mare. Scelte non fondate
sulla fiducia nel Signore comportano per se
stesse tragedie e sconfitte: "Il Signore aspetta
con fiducia per farvi grazia, per questo sorge
per avere pietà di voi, perché un Dio giusto è
il Signore; beati coloro che sperano in lui" (v
18). Questo popolo deve mettere in conto che ci
saranno sofferenze ("Anche se il Signore ti darà
il pane dell'afflizione e l'acqua della
tribolazione" v 20) e ci saranno momenti tristi.
Ma tutto questo non dimostrerà certamente che
Dio vi abbia dimenticati. Anzi il Signore vi
accompagnerà con dolcezza e vi correggerà se vi
saranno sbandamenti. (v 21). Le deviazioni sono
in riferimento a quelle accettate tentazioni dl
rivolgersi agli idoli. E il male che fa
l'idolatria non è sempre compreso. Gli dei,
costruiti dagli uomini con legno e metallo, non
hanno e non propongono un orientamento morale. |
Seconda Corinzi 4, 1-6 Fratelli,
avendo questo ministero, secondo la misericordia che ci è stata
accordata, non ci perdiamo d’animo. Al contrario, abbiamo
rifiutato le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con
astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunciando
apertamente la verità e presentandoci davanti a ogni coscienza
umana, al cospetto di Dio. E se il nostro Vangelo rimane velato,
lo è in coloro che si perdono: in loro, increduli, il dio di
questo mondo ha accecato la mente, perché non vedano lo
splendore del glorioso vangelo di Cristo, che è immagine di Dio.
Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore:
quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. E Dio,
che disse: «Rifulga la luce dalle tenebre», rifulse nei nostri
cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul
volto di Cristo. Seconda Corinzi 4, 1-6 In
questa parte della lettera Paolo desidera sviluppare un
confronto tra l'Antica Alleanza con le sue istituzioni e la
Nuova Alleanza e il suo ministero che ha già svolto nella
Comunità di Corinto, ma che alcuni cristiani, ancora molto
legati all'ebraismo e alla sua cultura ("giudaizzanti"), gli
contestano. (cap. 3). Così Paolo, nel cap. 4, che leggiamo in
parte oggi, inizia la descrizione del ministero della Nuova
Alleanza, chiamato in precedenza, "il ministero dello Spirito".
Paolo afferma con convinzione e consapevolezza che centro della
propria predicazione è "Gesù, Messia e Signore" e che sua
preoccupazione è quella di far splendere nel mondo la luce
divina che brilla sul volto di Gesù. Paolo stesso elenca le
esigenze che il suo ministero comporta: manifestare la verità
alla coscienza di ciascuno, preoccupato di non dissimularla, non
nasconderla, proposta con un coordinamento corretto e coerente,
in modo integro. Paolo si impegna di dare un profilo alto
dell'apostolo, ricco della sua esperienza di evangelizzatore
itinerante: costanza, fortezza di spirito, sincerità, fedeltà,
umiltà, servizio. Paolo si rammarica, ma constata che il Vangelo
predicato non è percepito nella sua genuinità e risulta
"velato". Se non c'è chiarezza, il Dio di questo mondo (Satana)
ha accecato la mente dei suoi, rendendoli increduli
il fiume giordano ove battezzava Giovanni |
Giovanni
3, 23-32a In quel tempo. Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm,
perché là c’era molta acqua; e la gente andava a farsi battezzare. Giovanni,
infatti, non era ancora stato gettato in prigione. Nacque allora una
discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla
purificazione rituale. Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che
era con te dall’altra parte del Giordano e al quale hai dato testimonianza,
ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno
può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete
testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato
avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico
dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello
sposo. Ora questa mia gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece,
diminuire». Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla
terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è
al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito.
Giovanni 3, 23-32a ha aperto la strada a Gesù. Il brano che leggiamo
riprende alcuni aspetti della testimonianza di Giovanni il Battista (vv
3,22-30) e si rifà alle riflessioni riguardanti il Messia iniziate con
Nicodemo (vv 3,31-36). Giovanni il Battista ha un seguito di discepoli che si
sono aggregati a lui sia con il battesimo di penitenza e sia per
l'insegnamento, mentre il suo compito si svolge prevalentemente con le folle
che lo raggiungono, desiderose di ricevere dal profeta una comprensione del
tempo che si sta vivendo e di essere aiutati per una conversione del cuore.
Ma i suoi discepoli incominciano a veder calare la frequenza della folla che
si assottiglia mentre voci insistenti di pellegrini comunicano che molta più
gente va in cerca di Gesù che battezza non molto lontano (ma proprio
l'evangelista, qualche versetto dopo, chiarisce che sono i discepoli di Gesù
che battezzano, non Gesù stesso: Gv 4,2). Giovanni il Battista viene avvisato
delle iniziative di Gesù e del suo seguito, ma il racconto è venato di
irritazione: questo comportamento viene giudicato dai discepoli come un grave
segno scorretto di concorrenza e di mancata lealtà. Giovanni allora chiarisce
con una splendida testimonianza. Giovanni garantisce che quello che avviene è
corretto perché era in previsione e li aveva anche avvertiti: "Io non sono il
Cristo, ma sono mandato davanti a Lui" (v.28). «Nessuno può prendersi
qualcosa se non gli è stata data dal cielo» (v 27). Per spiegare egli
utilizza una immagine, familiare a tutti, che rappresenta anche una
brevissima parabola: quella del matrimonio. Tale immagine restituisce il
riconoscimento della identità e della vocazione di Gesù che è lo sposo e a
Giovanni viene, per le sue stesse parole, affidato il ruolo dell'amico dello
sposo. E l'amico dello sposo è incaricato di domandare la mano della sposa e,
preparate le feste nuziali, di introdurla dallo sposo. |