 IV DOMENICA DI AVVENTO
L’Ingresso del Messia 9 DICEMBRE
Luca 19, 28-38
RIFERIMENTI: Isaia 4, 2-5 - Salmo 23 - Ebrei 2, 5-15 |
Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà
stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli, chi non giura con inganno. Egli
otterrà benedizione dal Signore, giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca, |
Isaia 4, 2-5 In quel tempo. Isaia
disse: «In quel giorno, il germoglio del Signore
crescerà in onore e gloria e il frutto della
terra sarà a magnificenza e ornamento per i
superstiti d’Israele. Chi sarà rimasto in Sion e
chi sarà superstite in Gerusalemme sarà chiamato
santo: quanti saranno iscritti per restare in
vita in Gerusalemme. Quando il Signore avrà
lavato le brutture delle figlie di Sion e avrà
pulito Gerusalemme dal sangue che vi è stato
versato, con il soffio del giudizio e con il
soffio dello sterminio, allora creerà il Signore
su ogni punto del monte Sion e su tutti i luoghi
delle sue assemblee una nube di fumo durante il
giorno e un bagliore di fuoco fiammeggiante
durante la notte, perché la gloria
del Signore sarà sopra ogni cosa come
protezione». Isaia 4, 2-5 Un bellissimo
annuncio di speranza nasce da una condizione di
sofferenza e di sconfitta. Il primo versetto
parla addirittura di "sette donne che afferrano
un sol uomo e gli domandano di «portare il suo
nome», cioè che possano averlo come loro signore
e loro marito poiché gli uomini della città sono
stati decimati dalla guerra (3,25-26). Le figlie
orgogliose di Gerusalemme diventeranno
concubine, ma sono disposte a sposare insieme un
uomo solo e a mantenerlo, pur di averlo marito e
di avere da lui dei figli. Non essere sposata
era considerato essere disonorata, perché
infeconda e priva di futuro (Dt 25,5-6). Il
profeta intravede una speranza nel futuro. Tutto
inizia con "il germoglio del Signore", che sarà
il Messia (Ger 23,5=33,15;Zc 3,8;6,12), e il
"frutto della terra" che può indicare le
benedizioni di Dio sulla terra e la ricchezza
che rinasce sul suolo di Palestina. Questo testo
è probabilmente una riflessione maturata dopo
l'esilio di Babilonia che riassume per i
ritornati, i superstiti, il futuro di speranza.
Tutta la spiritualità ebraica conduce alla
consapevolezza che la propria infedeltà causa la
rovina di tutto il popolo, ma conduce con
altrettanta fiducia alla convinzione che Dio ama
il suo popolo e, quindi, un piccolo «resto»
sfuggirà alla spada degli invasori e
sopravvivrà. Ne parlano molti profeti: Amos,
Isaia, Michea, Sofonia, Geremia ed Ezechiele.
Rimasto a Gerusalemme, questo "resto" continuerà
a mantenere il valore di un popolo, fatto santo
da Dio, ora purificato e ormai fedele. Esso
diventerà una nazione potente.

Betfage, il piccolo villaggio tra Betania e
Gerusalemme, sul monte degli ulivi, ove Gesù
mandò a PRENDERE L'ASINELLOe il puledro. |
ebrei 2, 5-15 Fratelli, non certo
a degli angeli Dio ha sottomesso il mondo futuro, del quale
parliamo. Anzi, in un passo della Scrittura qualcuno ha
dichiarato: «Che cos’è l’uomo perché di lui ti ricordi o il
figlio dell’uomo perché te ne curi? / Di poco l’hai fatto
inferiore agli angeli, / di gloria e di onore l’hai coronato / e
hai messo ogni cosa sotto i suoi piedi». Avendo sottomesso a lui
tutte le cose, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso.
Al momento presente però non vediamo ancora che ogni cosa sia a
lui sottomessa. Tuttavia quel Gesù, che fu fatto di poco
inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore
a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio
egli provasse la morte a vantaggio di tutti. Conveniva infatti
che Dio – per il quale e mediante il quale esistono tutte le
cose, lui che conduce molti figli alla gloria – rendesse
perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla
salvezza. Infatti, colui che santifica e coloro che sono
santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo
non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: «Annuncerò il
tuo nome ai miei fratelli, / in mezzo all’assemblea canterò le
tue lodi»; / e ancora: / «Io metterò la mia fiducia in lui»; / e
inoltre: «Eccomi, io e i figli che Dio mi ha dato». Poiché
dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche
Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre
all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il
potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore
della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.
Ebrei 2, 5-15 Nella Comunità cristiana c'è molta
stanchezza che può portare al rilassamento. Bisogna, infatti,
ubbidire con maggior impegno alla Parola di Gesù, con una
coerenza e attenzione più mature che non l'ubbidienza della
legge ebraica. Se la legge è stata data dagli angeli e " si è
dimostrata salda, ed ogni trasgressione o disubbidienza ha
ricevuto giusta punizione" (Eb 2,2), tanto più bisogna prendere
sul serio una salvezza così grande, portata da Gesù. Dio stesso
ha messo mano: è "il mondo futuro della salvezza". Tale salvezza
"cominciò a essere annunciata dal Signore, e fu confermata a noi
da coloro che l'avevano ascoltata, mentre Dio ne dava
testimonianza con segni e prodigi e miracoli d'ogni genere e
doni dello Spirito Santo, distribuiti secondo la sua volontà"
(Eb 2,4-5). Questo futuro ci viene da Gesù. Egli è vero uomo,
come ogni uomo che "di poco hai fatto inferiore agli angeli" (Eb
2,7 che si rifà al salmo 8,5). Egli, che si è abbassato" poiché
nella sua vita mortale si è privato della sua gloria (Fil
2,6-11: "svuotò se stesso, pur essendo Dio"), ha vissuto come
ogni altro uomo la sua limitatezza, ma accettò fino in fondo la
volontà del Padre, arrivando alla morte. Perciò il Padre lo ha
«coronato», e alla fine dei tempi avrà il dominio su tutto.
Questo è il mondo nuovo che porta la salvezza e che è tutto
nelle mani di Gesù. Noi non ce ne rendiamo ancora conto di
questa sovranità di Gesù sul mondo (Eb2,8) e i primi cristiani,
che si sentono disprezzati e perseguitati, sembra che attendano
con fatica, ancora, l'avvento del regno di Dio sulla terra (2Pt
3,4). Ma Cristo è già entrato nella gloria, e si è conquistato
questo primato sugli angeli per sé ed anche per tutti noi. E'
sempre una strana scoperta ritrovare nella Parola di Dio che "le
sofferenze e la morte rendono perfetto Cristo in quanto
Salvatore, incaricato di introdurre gli uomini nella gloria di
Dio.
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Luca 19, 28-38 In quel tempo. Il Signore Gesù
camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a
Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli
dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro
legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo qui. E se
qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il Signore ne
ha bisogno”». Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro detto. Mentre
slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché slegate il
puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». Lo condussero allora
da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Mentre
egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla
discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, pieni di
gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i prodigi che avevano
veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, / il re, nel nome del Signore. /
Pace in cielo / e gloria nel più alto dei cieli!». Luca. 19,
28-38 Luca ci sta avviando verso la conclusione di tutta l'avventura di
Gesù. E mentre racconta, si preoccupa di inviare messaggi al lettore poiché
sia consapevole che si stanno compiendo realtà enormi. Vengono premessi due
fatti che diventano piste di orientamento: il banchetto di Zaccheo (19,1-10)
con la sua conversione e la parabola delle monete d'oro (in greco mine-
19,11-27). L'incontro con Zaccheo avviene nello stupore e nella diffidenza
generale poiché da tale genere di persona: imbrogliona, arrivista, ladra e
amico dei conquistatori pagani romani, per onestà e purezza di cuore bisogna
stare lontani. La parabola delle monete d'oro, che assomiglia alla parabola
dei talenti di Matteo (25,14-30), è una premessa all'ingresso di Gesù su un
asinello in Gerusalemme. Gesù vuole distinguere il tempo dei segni: ora
compie la profezia di Zaccaria (entrare in Gerusalemme come re mansueto) dal
tempo misterioso e lontano della venuta del Regno: "(19,11-12). Per questo
c'è l'allusione di un nobile che parte per un paese lontano. "Mentre essi
stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una parabola, perché era
vicino a Gerusalemme[ ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse
manifestarsi da un momento all'altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile
famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi
ritornare". |