 IV DOMENICA DOPO L'EPIFANIA
ANNO C 3 febbraio 2018
Marco 6, 45-56
riferimenti : Giosuè 3, 14-17 - Sal 113A - Efesini 2, 1-7 |
Quando Israele uscì dall’Egitto, la casa di
Giacobbe da un popolo barbaro, Giuda divenne il suo santuario,
Israele il suo dominio. Il mare vide e si ritrasse, il Giordano
si volse indietro, le montagne saltellarono come arieti, le
colline come agnelli di un gregge. |
Giosuè 3, 14-17 In quei giorni.
Quando il popolo levò le tende per attraversare
il Giordano, i sacerdoti portavano l’arca
dell’alleanza davanti al popolo. Appena i
portatori dell’arca furono arrivati al Giordano
e i piedi dei sacerdoti che portavano l’arca si
immersero al limite delle acque – il Giordano
infatti è colmo fino alle sponde durante tutto
il tempo della mietitura –, le acque che
scorrevano da monte si fermarono e si levarono
come un solo argine molto lungo a partire da
Adam, la città che è dalla parte di Sartàn. Le
acque che scorrevano verso il mare dell’Araba,
il Mar Morto, si staccarono completamente. Così
il popolo attraversò di fronte a Gerico. I
sacerdoti che portavano l’arca dell’alleanza del
Signore stettero fermi all’asciutto in mezzo al
Giordano, mentre tutto Israele attraversava
all’asciutto, finché tutta la gente non ebbe
finito di attraversare il Giordano.
|
Efesini 2, 1-7 Fratelli, anche
voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei
quali un tempo viveste, alla maniera di questo mondo, seguendo
il principe delle Potenze dell’aria, quello spirito che ora
opera negli uomini ribelli. Anche tutti noi, come loro, un tempo
siamo vissuti nelle nostre passioni carnali seguendo le voglie
della carne e dei pensieri cattivi: eravamo per natura
meritevoli d’ira, come gli altri. Ma Dio, ricco di misericordia,
per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che
eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per
grazia siete salvati. Con lui ci ha anche risuscitato e ci ha
fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli
futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la
sua bontà verso di noi in Cristo Gesù.
|
Marco 6, 45-56 In quel tempo. Il Signore Gesù costrinse i
suoi discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, a
Betsàida, finché non avesse congedato la folla. Quando li ebbe congedati,
andò sul monte a pregare. Venuta la sera, la barca era in mezzo al mare ed
egli, da solo, a terra. Vedendoli però affaticati nel remare, perché avevano
il vento contrario, sul finire della notte egli andò verso di loro,
camminando sul mare, e voleva oltrepassarli. Essi, vedendolo camminare sul
mare, pensarono: «È un fantasma!», e si misero a gridare, perché tutti lo
avevano visto e ne erano rimasti sconvolti. Ma egli subito parlò loro e
disse: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». E salì sulla barca con loro e
il vento cessò. E dentro di sé erano fortemente meravigliati, perché non
avevano compreso il fatto dei pani: il loro cuore era indurito. Compiuta la
traversata fino a terra, giunsero a Gennèsaret e approdarono. Scesi dalla
barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella regione,
cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che egli si
trovasse. E là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i
malati nelle piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del
suo mantello; e quanti lo toccavano venivano salvati.
Dio è ricco di misericordia e lo sperimenta il popolo di Israele che tocca
con mano la sua grandezza. Gli israeliti entrano nella Terra Promessa
attraverso il Giordano e rivivono come nell'Esodo l'apertura delle acque e
camminano su terreno asciutto. Come detto Dio non è nuovo con queste
manifestazioni. Questa domenica il Vangelo ci presenta Gesù che rivela la sua
Signoria nella creazione e ciò avviene attraverso il calmare le acque
tempestose e permettere alla barca degli apostoli di giungere alla riva.
Siamo nel capitolo 6 di Marco che si apre con l'incredulità dei nazaretani
che non si aprono alla novità del Regno limitandosi a considerazioni sulla
famiglia di Gesù. Il Signore non si scoraggia e invia i discepoli invitandoli
ad annunciare il Regno ed eventualmente a pulirsi i calzari dei sandali
laddove trovano delle chiusure. L'autore Marco presenta l'episodio della
decollazione del Battista ad opera di Erode e successivamente l'evangelista
ci racconta che Gesù cerca riposo, ma nello stesso tempo le folle lo seguono
e lo stesso Signore comprende la necessità che queste hanno di avere un
pastore e hanno bisogno di sfamarsi per questo opera la moltiplicazione dei
pani e dei pesci. In questo contesto di chiusure dei nazaretani, di terrore
ad opera di Erode, di folle affamate che lo inseguono Gesù invia i suoi
discepoli e vuole nello stesso tempo, siamo nei versetti che abbiamo
proclamato, garantire che egli rimane con loro e non li abbandona. Gesù invia
i discepoli all'altra riva mentre Lui stesso congeda le folle sfamate. Mentre
la barca dei discepoli si trova in mezzo a una tempesta è Gesù stesso a farsi
vicino ai suoi che, tuttavia, non lo riconoscono. Gesù li rincuora, con
l'espressione che nella Bibbia compare 365 volte: Non abbiate paura. Il
Maestro sale sulla barca e la tempesta si arresta. |