BATTESIMO DEL SIGNORE
Domenica dopo l’Epifania
13 gennaio 2019
Luca 3, 15-16. 21-22
Riferimenti : Isaia 55, 4-7 - Salmo 28 - Efesini 2, 13-22
Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza. Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore nel suo atrio santo. La voce del Signore è sopra le acque, il Signore sulle grandi acque. La voce del Signore è forza, la voce del Signore è potenza.

profeta Isaia 55, 4-7
Così dice il Signore Dio: / «Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, / principe e sovrano sulle nazioni. / Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; / accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano / a causa del Signore, tuo Dio, / del Santo d’Israele, che ti onora. / Cercate il Signore, mentre si fa trovare, / invocatelo, mentre è vicino. / L’empio abbandoni la sua via / e l’uomo iniquo i suoi pensieri; / ritorni al Signore che avrà misericordia di lui / e al nostro Dio che largamente perdona».
Isaia 55, 4-7

Nell'invito a partecipare ai beni della nuova alleanza (vv 1-5), ci si ritrova ad un banchetto. immagine già nota anche nel libro dei Proverbi (Pr 9,1-6) e nel libro del Siracide (Sir 24,19-21). Là è la Sapienza che invita, qui è il Signore stesso che invita a convertirsi mentre c'è ancora tempo (vv 6-11), nella prospettiva della fedeltà al Signore, mantenendo l'Alleanza di Davide. Il popolo è ormai alla fine dell'esilio e, mentre ricorda, con i più anziani, la tragedia della distruzione di Gerusalemme di 50 anni prima, coltiva speranze nuove suscitate da un profeta anonimo (detto secondo Isaia) e vive ancor più, con impazienza e con rabbia, i tempi della lontananza, continuando a sperare che la potenza di Dio, finalmente, schiacci il popolo che li ha vinti. E il profeta dice che Dio ha compassione verso i suoi figli e li conforterà. L'immagine della compassione è il sentimento della madre che sente il bambino che piange e lo avvicina al seno per nutrirlo. Così il Signore invita a sedersi alla sua mensa e sollecita per approfittare della sua offerta gratuitamente. L'invito è per chi è assetato. "Ci sarà abbondanza, pane e acqua, vino e latte; insieme a cibi succulenti". Dio non è avaro, ma si ricorda delle sue promesse e darà a Davide la garanzia della sua Alleanza eterna.Ma ad un popolo deportato si prospettano i popoli lontani. Sarà testimone di Dio, creatore e sovrano delle nazioni, che, al posto di una rivincita, mostra un tempo di riconciliazione e di pace; al popolo nuovo Dio offre pensieri diversi poiché Egli ha propositi e scelte diversi. Per questo va cercato, interpretato e scoperto mentre si fa trovare. L'Alleanza obbliga a ripensare l'immagine d Dio, a ricercarla per come veramente è e vuol farsi presente, a riproporla umilmente per ciò che dice. "Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie'', dice il Signore.'Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.'' (Is 55,8-9).


Fiume Giordano dove battezzava Giovanni
Efesini 2, 13-22
Fratelli, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, / colui che di due ha fatto una cosa sola, / abbattendo il muro di separazione che li divideva, / cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. / Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, / per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, / facendo la pace, / e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, / per mezzo della croce, / eliminando in se stesso l’inimicizia. / Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, / e pace a coloro che erano vicini. / Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, / al Padre in un solo Spirito.
Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.

Efesini 2, 13-22
La lettera agli Efesini riprende e amplifica il contenuto della lettera ai Colossesi, che pure si è riproposta una riflessione approfondita sulla persona e sul ruolo di Cristo, "capo" della Chiesa e dell'intero creato. Ne vien fuori però una nuova sintesi del pensiero paolino, centrata su Cristo e sulla Chiesa e interessata a mostrare l'impegno dei cristiani all'interno della comunità ecclesiale, della famiglia e della società.
Nel cap 1, 7-10 Paolo sintetizza quello che Gesù porta, sviluppando il contenuto in due sezioni:
- "In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia", sviluppato in 1,20-2,10,
- "Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà", sviluppato in 2,11-3,19.
Noi oggi leggiamo la realizzazione del mistero di Dio attraverso Gesù (2,11-22); più avanti (3,1-13) il testo si apre alla diffusione universale della conoscenza della rivelazione attraverso gli apostoli e il Vangelo da essi predicato, di cui anche Paolo ne è diventato ministro.
Paolo ci tiene a ricordare ( 2,11-12) che "voi, pagani nella carne... eravate senza Cristo (il Messia), senza patti della promessa, senza speranza, senza Dio nel mondo". I pagani, anche se con molti dèi, non hanno il Dio vero e unico (1Cor 8,5s).
Proprio in un mondo, prima ebraico e poi pagano, si pone l'opera compiuta da Cristo nella storia della salvezza attraverso la sua croce che ha operato questo avvicinamento: dapprima dei Giudei e quindi dei pagani (vv 14-15), insomma di tutti con il Padre (vv 16-18). La risurrezione costituisce la risposta e la conferma da parte di Dio. Proprio qui si intravede il diverso modo di intendere la vicenda di Gesù da parte del popolo ebraico.


Betania di Trangiordania


Luca 3, 15-16. 21-22
In quel tempo. Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Non griderà, non spezzerà la canna incrinata, non spegnerà lo stoppino dalla fiamma smorta». Isaia assicura che la volontà di Dio è volontà di vita. Egli non castiga se la nostra fiamma è debole, ma la fa diventare luminosa. Non rompe ciò che è sul punto di spezzarsi, ma si fa medico e guarigione. Non griderà, perché se la voce di Dio suona aspra non è la sua voce. Alla verità basta un sussurro. Non spezzerà la fiamma debole: in ogni uomo, anche nel più smarrito, c'è sempre un soffio di fumo, segno di fuoco morente, certo, ma soprattutto di fuoco possibile ancora. A Dio basta un po' di fumo: lo lavora, lo circonda di cure e speranza, soffia fino a che ne sgorga di nuovo la fiamma. Dio dell'umile presagio di fuoco, forza della nostra fragilità, servitore della vita incerta. Davanti a lui, allora, sono libero, come davanti a nessuno, libero persino di non essere forte, di non essere grande, libero di essere debole. E libero, quindi, di chiedere aiuto e di pregare e di entrare in contesa con il cielo, quando mi sembra chiuso. Luca racconta appunto l'aprirsi del cielo. «Gesù, ricevuto il battesimo, stava in preghiera, ed ecco il cielo si aprì». Si aprì, quasi risultato della preghiera di Gesù; si aprì come si apre una porta o una diga, come una breccia nelle mura. E dal cielo non scendono miracoli, ma, come colomba, lo Spirito Santo. «Spirito» è parola che significa «vita», dal primo soffio di Dio che accende la fiamma misteriosa nel guscio d'argilla che è Adamo. «Santo» significa «di Dio» (Silvano Fausti). Vivere la «Vita di Dio», soffio che rianima la fiamma smorta, vitalità nuova per ogni battezzato.