 II DOMENICA DOPO L’EPIFANIA
20 gennaio 2019 Giovanni 2, 1-11
Riferimenti :
Ester 5, 1-1c. 2-5 - Salmo 44 - Efesini 1, 3-14
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Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio:
dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; il re è
invaghito della tua bellezza. È lui il tuo signore: rendigli
omaggio. ® Entra la figlia del re: è tutta splendore,
tessuto d’oro è il suo vestito. È condotta al re in broccati
preziosi; dietro a lei le vergini, sue compagne, a te sono
presentate. |
Ester 5, 1-1c. 2-5 Il terzo giorno, quando
ebbe finito di pregare, Ester si tolse gli abiti
servili e si rivestì di quelli sontuosi.
Fattasi splendida, invocò quel Dio che su tutti
veglia e tutti salva, e prese con sé due
ancelle. Su di una si appoggiava con apparente
mollezza, mentre l’altra la seguiva sollevando
il manto di lei. Era rosea nel fiore della sua
bellezza: il suo viso era lieto, come ispirato a
benevolenza, ma il suo cuore era oppresso dalla
paura. Attraversate tutte le porte, si fermò
davanti al re. Egli stava seduto sul suo trono
regale e rivestiva i suoi ornamenti ufficiali:
era tutto splendente di oro e di pietre preziose
e aveva un aspetto che incuteva paura. Alzato
lo scettro d’oro, lo posò sul collo di lei, la
baciò e le disse: «Parlami!». Gli disse: «Ti
ho visto, signore, come un angelo di Dio e il
mio cuore è rimasto sconvolto per timore della
tua gloria: tu sei ammirevole, signore, e il tuo
volto è pieno d’incanto». Mentre parlava, cadde
svenuta; il re si turbò e tutti i suoi servi
cercavano di rincuorarla. Allora il re le
disse: «Che cosa vuoi, Ester, e qual è la tua
richiesta? Fosse pure metà del mio regno, sarà
tua». Ester rispose: «Oggi è un giorno speciale
per me: se così piace al re, venga egli con Amàn
al banchetto che oggi io darò». Disse il re:
«Fate venire presto Amàn, per compiere quello
che Ester ha detto». E ambedue vennero al
banchetto di cui aveva parlato Ester.
Ester
5, 1-1c. 2-5 Riporto la sintesi del breve
testo di Ester che è prezioso per il mondo
ebraico. "Durante una festa, l'imperatore
persiano Assuero (Serse I, 485-465 a.C) ripudia
sua moglie Vasti (cap. 1), fino ad allora la
preferita. Al suo posto è fatta regina Ester (il
cui nome ebraico è Adassa), cugina e figlia
adottiva dell'ebreo Mardocheo, che abita a Susa
e discende da una famiglia giudaica (cap. 2). In
seguito il secondo dignitario dell'impero
persiano dopo l'imperatore, Aman l'Agaghita,
progetta un colpo mortale contro gli Ebrei,
senza però sapere che la regina Ester è ebrea
(cap. 3). Mardocheo spinge Ester a intercedere
per il popolo, per cui Assuero fa giustiziare
Aman (capp. 4-7). Mardocheo diventa successore
di Aman e insieme con Ester fa sì che il re dei
Persiani emani un nuovo editto che permette agli
Ebrei di esercitare la legittima difesa contro i
loro nemici (cap. 8). Quando gli Ebrei sono
perseguitati il 13 di Adar (forse l'8 marzo del
473 a.C), riescono a resistere e a vincere (cap.
9,1-19). A ricordo della salvezza degli Ebrei
dallo sterminio, Ester e Mardocheo istituiscono
la festa di Purim (9,20-32). Per i Persiani e
per il popolo ebraico il governo di Mardocheo è
assai fecondo di benedizioni (cap. 10).
Questo bellissimo testo, continuamente riletto
nella festa di Purim, ricostruisce la fiducia
nel Signore che protegge il suo popolo e porta
al ringraziamento per i risultati raggiunt,
anche con il contributo intelligente e diverso
dei personaggi che vi partecipano.. Qui
vengono riferiti solo alcuni spunti di tutta la
tragica situazione che si stava profilando. E se
un nemico giurato di Mardocheo, Aman, ottiene
l'autorizzazione per attuare un pogrom (una
strage) contro il popolo ebraico, Ester, che
vuole difendere il suo popolo, invita il re e
Aman a un banchetto e intercede per il proprio
popolo. Il re, finalmente, si ricorda della
onestà di Mardocheo ( che lo aveva liberato da
una congiura) e condanna a morte Aman. Anzi i
Giudei sono autorizzati ad opporsi agli
assalitori e punire i loro nemici nel giorno
fissato da Aman per la strage.

Chiesa a Cana

Giara in pietre per le abluzioni durante il
matrimonio |
Efesini 1, 3-14 Fratelli, benedetto Dio,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo, / che ci ha benedetti con
ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha
scelti prima della creazione del mondo / per essere santi e
immacolati di fronte a lui nella carità, / predestinandoci a
essere per lui figli adottivi / mediante Gesù Cristo, / secondo
il disegno d’amore della sua volontà, / a lode dello splendore
della sua grazia, / di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. /
In lui, mediante il suo sangue, / abbiamo la redenzione, il
perdono delle colpe, / secondo la ricchezza della sua grazia. /
Egli l’ha riversata in abbondanza su di noi / con ogni sapienza
e intelligenza, / facendoci conoscere il mistero della sua
volontà, / secondo la benevolenza che in lui si era proposto /
per il governo della pienezza dei tempi: / ricondurre al Cristo,
unico capo, tutte le cose, / quelle nei cieli e quelle sulla
terra. / In lui siamo stati fatti anche eredi, / predestinati –
secondo il progetto di colui / che tutto opera secondo la sua
volontà – / a essere lode della sua gloria, / noi, che già prima
abbiamo sperato nel Cristo. In lui anche voi, / dopo avere
ascoltato la parola della verità, / il Vangelo della vostra
salvezza, / e avere in esso creduto, / avete ricevuto il sigillo
dello Spirito Santo che era stato promesso, / il quale è caparra
della nostra eredità, / in attesa della completa redenzione / di
coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria.
Efesini 1, 3-14 Questa lettera riporta sicuramente le linee
teologiche nello spirito di Paolo che è custode fedele della
rivelazione di Gesù e, tuttavia, si discute se la lettera sia
stata scritta (o dettata, come spesso avveniva) da Paolo stesso
e, allora, si tratterebbe di un testo che, tradizionalmente,
viene collocato agli inizi degli anni 60 durante la prigionia a
Roma, o sia stata scritta da un discepolo attorno agli anni 80-
90. Siamo ad una preghiera di benedizione (in ebraico
"beraka"), costituta da un'unica frase lunga 11 versetti, molto
elaborata e molto complessa. Per fortuna le traduzioni la
spezzettano altrimenti è un solo respiro nei vv 3-14. Paolo
inizia dal Padre che sta nei cieli e che realizza, alla fine dei
tempi, le «benedizioni spirituali» che i versetti seguenti
esporranno nei particolari. A lui noi dobbiamo la lode,
riconoscimento e riconoscenza per ciò che ha fatto per noi. Ci
ha benedetti con una benedizione che è spirituale poiché viene
dallo Spirito di Dio che è creatore ed efficace: in Cristo
poiché tutto passa attraverso Lui. - Prima benedizione:
abbiamo ricevuto la vocazione degli eletti alla vita beata,
comunque già cominciata in maniera mistica con l'unione dei
fedeli a Cristo glorioso. La «carità» richiama, prima di tutto
l'amore di Dio per noi, che ispira la sua «elezione» e la sua
chiamata alla «santità» (cf.Col 3,12;1Ts 1,4;2Ts 2,13;Rm 11,28),
ma poi attrae anche il nostro amore per Dio, che ne deriva e gli
risponde (cf.Rm 5,5). - Ef 1,5 Seconda benedizione: siamo
stati scelti per questa santità, come figli, fratelli di quel
Figlio unico, Gesù che è la fonte e il modello (cf.Rm 8,29).
- Ef 1,6 Ci ha fatti grandi per quella grazia (in greco "charis"
) che significa il favore divino nella sua gratuità. Essa
manifesta la «gloria» stessa di Dio (cf.Es 24,16) poiché egli
opera così per pura liberalità e la pienezza della sua bellezza
nella creazione. Tutto viene da lui e deve tornare a lui, nel
Figlio amato. - Ef 1,7 Terza benedizione. Dio ci ha amato
mediante la redenzione della croce di Cristo. E' stato il Padre
stesso che ci ha investito di questo amore totale. - Ef 1,9
Quarta benedizione: Ci viene svelato il «mistero» (Rm 16,25) di
Dio: finalmente, nell'offerta totale di Gesù tutte le realtà del
cielo e della terra si riuniscono. La lettera garantisce che è
Gesù che rigenera e unisce sotto la sua autorità ciò che il male
ha disperso, corrompe e travolge. In questa unificazione si
riuniscono nella stessa salvezza Giudei e pagani. - Ef 1,11
Quinta benedizione: In lui,: in Cristo, si attua l'elezione di
Israele, «eredità» di Dio, e testimone nel mondo dell'attesa
messianica. Paolo, che si sente parte viva del popolo d'Israele,
parla in prima persona plurale: «noi». - Ef 1,13 Sesta
benedizione: scopriamo la chiamata dei pagani con cui, perciò,
condividiamo la salvezza già riservata a Israele. :"Anche voi
che avete ricevuto la Parola di Dio e l'avete creduta, avete
ricevuto il dono dello Spirito" Con la certezza dello Spirito
promesso, si coronano l'esecuzione del piano divino e la sua
esposizione in forma trinitaria. Iniziato fin d'ora in modo
misterioso mentre il mondo antico dura ancora, sarà completo
quando il regno di Dio si stabilirà in modo glorioso e
definitivo, nella venuta gloriosa di Cristo (cf.Lc 24,49; Gv
1,33+;14,26). Così si compie la piena redenzione.
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Giovanni 2, 1-11 In quel tempo. Vi fu una
festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle
nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di
Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me?
Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi
cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la
purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi
litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino
all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige
il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua
diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove
venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo
sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e,
quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da
parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei
segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli
credettero in lui. Giovanni 2, 1-11 Ci ritroviamo in un racconto molto
complesso per i richiami che Giovanni pone in questo primo "segno". I "segni"
non sono miracoli, nel linguaggio del quarto Vangelo ma indicazioni per
scoprire il signficato di Gesù. Tutto il brano, infatti vuole identificare
colui che porta la novità, il vino della gioia e della Sapienza, il salvatore
che supera la legge ebraica per sostituirla con la gioia di Dio. Per
questo bisogna analizzare con attenzione i fatti e le parole poiché
altrimenti riduciamo tutto a un intervento veloce e tempestivo, carico di
misericordia e di compassione, da supermercato di fronte a giovani sposi
sprovveduti, tra l'altro il settimo giorno. Se è richiamato il terzo
giorno dopo l'incontro con Filippo e Natanaele (e tre giorni possono
ricordare il tempo della risurrezione) il Vangelo ha sviluppato una settimana
completa, calcolata quasi giorno per giorno, fino alla manifestazione della
gloria di Gesù. Cana è vicina a Nazareth e con gli sposi ci debbono essere
legami familiari. Maria è invitata ed è chiamata "la madre di Gesù", presente
al primo miracolo che rivela la gloria di Gesù e, di nuovo, presso la croce
(19,25-27). E Maria è chiamata anche "donna" (Gv 2,4), ripreso in 19,26
sotto la croce, dove il significato si illumina come un richiamo ad Eva di
Gen 3,15.20: Maria è la nuova Eva, «la madre dei viventi». "Che vuoi da me?:
lett.: «che cosa a me e a te?», Un tale linguaggio lo si usa per respingere
un intervento giudicato inopportuno: Gesù obietta: «La mia ora non è ancora
giunta». E' l'ora della sua glorificazione, del suo ritorno alla destra del
Padre. Maria anticipa l'annuncio simbolico. Gesù si sente coinvolto nella
speranza di questo popolo, di questi sposi che sono il segno del popolo,
dell'attesa della novità di Dio. Allora le sei idrie (non sette), segno della
incompiutezza che portavano l'acqua per la purificazione, ma che sono anche
vuote, vengono riempite perché si possa attingere la gioia della novità di
Dio (in questo caso dai 600 a 800 litri di vino): questo testo inizia anche
una lunga riflessione sulla fede in Gesù: si contrappongono due gruppi alla
rivelazione di Gesù: i suoi discepoli che credono (2,11) e l'incredulità dei
giudei (2,13-22) poiché Gesù scaccia i venditori dal tempio e discute sullo
stesso significato del tempio ("Distruggete questo tempio ed io lo farò
risorgere" 2,19). Giovanni continua la sua riflessione di ricerca di fede,
presentando l'ambiente giudaico (Nicodemo: 3,1-21), quello samaritano
(4,4-45) e quello ellenistico pagano (l'ufficiale regio e il figlio guarito:
4,46-54). |