
SANTA FAMIGLIA DI GESÙ
27 gennaio 2019
Matteo 2, 19-23
Riferimenti : Siracide 44, 23 – 45, 1a. 2-5 - Salmo 111 -
Efesini 5, 33 – 6, 4 |
Beato l’uomo che teme il Signore e nei suoi
precetti trova grande gioia. Potente sulla terra sarà la sua
stirpe, la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.
Prosperità e ricchezza nella sua casa, la sua giustizia rimane
per sempre. Spunta nelle tenebre, luce per gli uomini
retti:misericordioso, pietoso e giusto. |
Siracide 44, 23 – 45, 1a. 2-5 In
quei giorni. La benedizione di tutti gli uomini
e la sua alleanza / Dio fece posare sul capo di
Giacobbe; / lo confermò nelle sue benedizioni, /
gli diede il paese in eredità: / lo divise in
varie parti, / assegnandole alle dodici tribù. /
Da lui fece sorgere un uomo mite, / che incontrò
favore agli occhi di tutti, / amato da Dio e
dagli uomini. / Gli diede gloria pari a quella
dei santi / e lo rese grande fra i terrori dei
nemici. / Per le sue parole fece cessare i
prodigi / e lo glorificò davanti ai re; / gli
diede autorità sul suo popolo / e gli mostrò
parte della sua gloria. / Lo santificò nella
fedeltà e nella mitezza, / lo scelse fra tutti
gli uomini. / Gli fece udire la sua voce, / lo
fece entrare nella nube oscura / e gli diede
faccia a faccia i comandamenti, / legge di vita
e d’intelligenza, / perché insegnasse a Giacobbe
l’alleanza, / i suoi decreti a Israele.
Siracide 44, 23 - 45, 1a. 2-5 Ben Sirà o
Siracide (figlio di Sira) è uno scriba e maestro
di sapienza, vissuto probabilmente a Gerusalemme
tra il III e il II secolo a.C. Il testo porta
anche la firma del suo autore, uno dei pochi
nella Scrittura (50,27). E' un'opera scritta in
ebraico intorno al 180 a.C. e tradotta in greco
dal nipote attorno al 130 a.C. ( come dice nel
Prologo, all'inizio del libro). E' uno di
quegli scritti accolto nell'elenco dei testi
ispirati dalla Chiesa Cattolica e ortodossa ma
non considerato nell'elenco ebraico dei libri
ispirati e quindi non incluso dal mondo
protestante. Tutto il cap. 44 sviluppa la
lode degli antichi padri d'Israele che
manifestano, nella loro grandezza, la sapienza e
lo splendore di Dio. In loro il progetto di Dio
si è irrobustito poiché hanno offerto l'esempio
e la fedeltà, pur nelle difficoltà e nella
fatica quotidiana. "Facciamo ora l'elogio di
uomini illustri, dei padri nostri nelle loro
generazioni. Il Signore li ha resi molto
gloriosi e la sua grandezza è da sempre"
(44,1-2). La lunga rassegna inizia con i
Patriarchi, da Enoc fino a Giacobbe (44,16-23).
Poi il Siracide parla di Mosè, "amato da Dio e
dagli uomini" (45,1) e continua, ricordando che
l'intervento di Dio su di lui è stato
particolarmente carico di attenzioni. Così Mosè
diventa depositario della legge e quindi custode
della sapienza di Dio per il suo popolo e per le
generazioni future. Lo santifica "nella fedeltà
e nella mansuetudine" e questo suggerisce quali
miracoli Dio è capace di fare. Sa mantenere il
cuore nella continuità e nella non violenza
poiché, qualunque cosa si voglia dire della
Prima Alleanza, il vertice della Santità è la
misericordia e quindi la mansuetudine come virtù
attiva.
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Efesini 5, 33 – 6, 4 Fratelli,
ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la
moglie sia rispettosa verso il marito. Figli, obbedite ai
vostri genitori nel Signore, perché questo è giusto. «Onora tuo
padre e tua madre!». Questo è il primo comandamento che è
accompagnato da una promessa: «perché tu sia felice e goda di
una lunga vita sulla terra». E voi, padri, non esasperate i
vostri figli, ma fateli crescere nella disciplina e negli
insegnamenti del Signore. Efesini 5, 33 - 6, 4
Questa lettera esprime una grande attenzione e tenerezza verso
gli abitanti credenti di Efeso. Può essere stata scritta a Roma,
nel periodo della prigionia (61-63 d.C), oppure qualche anno
prima a Cesarea (58-60 d. C.). E' una grande lettera teologica
in cui è centrale l'amore grande di Dio, "ricco di misericordia"
ed è centrale la Chiesa, luogo carico di novità e di vita.
Poiché la Chiesa ha una sua visibilità che la porta a diventare
segno, significato ed esempio, i rapporti tra le famiglie,
tessuto fondamentale dell'esperienza e della quotidianità,
debbono svolgersi in correttezza e sapienza. Quello che leggiamo
oggi è solo una piccola parte della conclusione della lettera in
cui vi sono cenni ad una morale familiare con destinatari
precisi: 5,22-33 il rapporto della coppia, 6,1-4: il
rapporto tra padri e figli, 6,5-9: il rapporto tra schiavi e
padroni. Dopo il ricordo di un comportamento rispettoso tra
marito e moglie che è di reciprocità e di chiara attenzione, ci
si sofferma al rapporto tra figli e padri. Come in ogni
comunità, antica o contemporanea, la riflessione sul
comportamento verte molto nel rapporto tra padri e figli. Gli
esempi sono lampanti, le differenze tra generazioni sviluppano
diverse logiche di comportamento; spesso prevalgono l'emotività
e la intemperanza contro il comando e la rigidità.
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Matteo
2, 19-23 In quel tempo. Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve
in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino
e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che
cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre
ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea
regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi.
Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad
abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato
detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Matteo 2, 19-23 Il racconto ci riporta a preoccupazioni di richiami
teologici. Le vicende di Gesù ci ricollegano a Mosé ed alle sue avventure, ci
ricorda il cammino dell'Esodo e il ritorno dall'Egitto del popolo di Giacobbe
liberato. L'evangelista, che vuole motivare il perché Gesù non sia
cresciuto nel paese di Davide, a Betlemme, vuole garantire che Gesù è stato
osteggiato fin dall'inizio, ma il Signore aveva un suo progetto di salvezza
e, per quanto ci si accanisca contro, se chi porta il progetto accetta di
essere disponibile e fedele, arriverà a concludere: porterà la fiducia e la
novità. Certo, e qui ci ritroviamo nella tragedia della storia. L'adesione
a Dio e al suo disegno costa vittime, sangue e morte. E perché Dio non è
intervenuto? Il grande interrogativo non ha da parte nostra soluzioni. Ma
lo stesso interrogativo si ritrova nella persecuzione a Gesù, nella fatica
che egli vive, pur essendo giusto e, quindi, nella sua stessa morte in croce.
Erode muore qualche anno dopo la nascita di Gesù, tra atroci dolori a circa
70 anni. Gli succede Archelao, designato dal padre come re di Giudea, Idumea
e Samaria ma l'imperatore Augusto non accetta il testamento di Erode e nomina
Archelao solo etnarca dal 4 a.C a 6 d.C, quando è esiliato da Augusto stesso.
Non sembri strana la cronologia poiché la data della nascita di Gesù è stata
posticipata di circa 6 o 7 anni, quando l'hanno fissata verso il secolo VI
d.C. Perciò Gesù sarebbe nato il 6/7.a C. Il brano che abbiamo letto è un
semplice fatto di cronaca, molto arido, se non nascondesse la fatica e la
sofferenza di trasferimenti di persone povere, in cerca di una patria, di una
casa e di un lavoro e il piano di Dio che deve districarsi nelle avventure
umane. La famiglia vive con amore e unità questo tempo, pur dovendo
affrontare l'incertezza del domani e la paura dell'oggi. Questo avviene in
Egitto, nel ritorno non più praticabile a Betlemme, nella decisione di
raggiungere Nazareth da cui erano partiti senza alcuna intenzione di ritorno.
Così, bisogna ricominciare sempre tutto da capo. L'evangelista Matteo
accenna al Nome che sarà dato a Gesù nella sua vita pubblica. Sarà chiamato
Nazareno. E la parola conserva insieme un filo di ironia: Nazareth è una
città insignificante (Gv1,46). Ma il nome Nazareth nasconde anche la parola
"germoglio, nezer" come il profeta Isaia chiama il Messia (11,1). Qualcuno
dice che il nome Nazareth è stato attribuito a questo sperduto villaggio
della Galilea poiché un gruppo di rifugiati, discendenti da Davide, sono
arrivati esuli qui, in fuga dalla Giudea. |