 Circoncisione del Signore OTTAVA DEL NATALE DEL
SIGNORE
ANNO DEL SIGNORE 2019 -1 gennaio
Luca 2, 18-21
Riferimenti : Numeri 6, 22-27 - Salmo 66 - Filippesi 2, 5-11 |
Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi
faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la
tua via, la tua salvezza fra tutte le genti. Gioiscano le
nazioni e si rallegrino, perché tu giudichi i popoli con
rettitudine, governi le nazioni sulla terra |
dei Numeri 6, 22-27 In quei
giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla
ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così
benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti
benedica il Signore / e ti custodisca. / Il
Signore faccia risplendere per te il suo volto /
e ti faccia grazia. / Il Signore rivolga a te il
suo volto / e ti conceda pace”. Così porranno il
mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».
Numeri 6, 22-27 Nel libro dei
Numeri (6,22-27), come augurio per l'anno nuovo,
ci viene ricordata la benedizione sacerdotale,
voluta da Dio e limitata ad Aronne e alla sua
discendenza. Secondo la tradizione rabbinica,
questa formula veniva pronunciata per la
benedizione del popolo, ogni giorno, dopo il
sacrificio della sera. Ci sono molti richiami
con le preghiere dei salmi. Il testo della
benedizione è ordinato in 3 strofe al centro
delle quali viene ricordato il nome divino di
Javhè (tradotto qui come Signore), anche se
allora mai pronunciato, ma sostituito con altri
nomi. Dio è la fonte di ogni benedizione. La
formula nell'originale ebraico ha 3 parole nella
prima strofa', 5 nella seconda e 7 nella terza.
Dio si fa presente, esiste accanto, accompagna.
Le invocazioni domandano che Javhè sia davvero
Javhè per Israele e doni, prima, se stesso e poi
ì suoi benefici. Dio mostri la sua presenza
favorevole accanto a Israele. Si fa riferimento
al concreto benessere. Possiamo ricordare Deut
28,1- 13 o il testo Gen 1,28 dove la benedizione
è legata alla fecondità o all'affido del governo
del mondo all'uomo. Questo testo richiama anche
l'efficacia della Parola di Dio (Is 55,10-11)
che produce quanto pronuncia. |
Filippesi 2, 5-11 Fratelli,
abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: / egli, pur
essendo nella condizione di Dio, / non ritenne un privilegio /
l’essere come Dio, / ma svuotò se stesso / assumendo una
condizione di servo, / diventando simile agli uomini.
Dall’aspetto riconosciuto come uomo, / umiliò se stesso /
facendosi obbediente fino alla morte / e a una morte di croce. /
Per questo Dio lo esaltò / e gli donò il nome / che è al di
sopra di ogni nome, / perché nel nome di Gesù / ogni ginocchio
si pieghi / nei cieli, sulla terra e sotto terra, / e ogni
lingua proclami: / «Gesù Cristo è Signore!», / a gloria di Dio
Padre.
Una
delle grotte ove i pastori passavano le notti invernali |
Luca 2, 18-21 In quel tempo. Tutti quelli che udivano si
stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva
tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono,
glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto,
com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti
per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato
dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo. Luca. 2, 18-21
Il breve testo del Vangelo collega l'incontro dei pastori la notte di Natale
nella grotta in cui Gesù è nato e i gesti squisitamente ebraici che
inseriscono Gesù nella storia del popolo d'Israele mediante la circoncisione.
Al centro c'è la rivelazione dello stile della Madonna, atteggiamento di
ricerca, di contemplazione, di ubbidienza costruttiva e appassionata che
dovrebbe corrispondere all'atteggiamento della comunità cristiana, che trova
in Maria il suo modello: "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose
meditandole nel suo cuore." Il messaggio inizia dalla parola che i pastori
portano: sono gli ultimi arrivati, sono i poveri, gli esclusi dalla comunità
ebraica, anche se non poveri economicamente, e sono coloro che hanno ciò che
è importante offrire. Essi comunicano il messaggio di Dio su questo bambino
che è speranza per tutti e coinvolgono persino i protagonisti del mistero:
Maria e Giuseppe. Le cose che essi affermano suscitano stupore. Si può
certamente dire che essi "dicono la buona novella" e questo suscita
sbalordimento perché il mondo di Dio si apre su tutti come speranza, come
accoglienza, come progetto di vita nuova, come popolo che ricongiunge insieme
tutte le realtà, superando le lacerazioni o le contrapposizione.
L'atteggiamento di chi scopre con meraviglia che Dio manda segni per la
speranza di tutti e di ciascuno matura in un ascolto umile e privilegiato: un
ascolto in silenzio, che raccoglie i richiami e le ricchezze, i miti, i
racconti e la storia del proprio popolo. Tutto questo è materiale che va
raccolto, meditato, capito ogni giorno nella propria interiorità. Il cuore,
nel mondo ebraico, viene inteso come la dimensione più profonda
dell'intelligenza e dell'accoglienza di ciò che Dio dice. |