 DOMENICA DI PENTECOSTE
9 giugno 2019
Giovanni 14, 15-20
Riferimenti : Atti degli Apostoli 2, 1-11 - Salmo 103 -
1 lettera ai Corinzi 12, 1-11 |
Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto
grande, Signore, mio Dio! Quante sono le tue opere, Signore! La
terra è piena delle tue creature. Togli loro il respiro:
muoiono, e ritornano nella loro polvere. Mandi il tuo spirito,
sono creati, e rinnovi la faccia della terra. |
Atti degli Apostoli 2, 1-11
Mentre stava compiendosi il giorno della
Pentecoste, i discepoli si trovavano tutti
insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso
dal cielo un fragore, quasi un vento che si
abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove
stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco,
che si dividevano, e si posarono su ciascuno di
loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e
cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo
in cui lo Spirito dava loro il potere di
esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme
Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto
il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e
rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare
nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di
sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro
che parlano non sono forse Galilei? E come mai
ciascuno di noi sente parlare nella propria
lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti,
abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della
Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia
e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti
della Libia vicino a Cirene, Romani qui
residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi,
e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle
grandi opere di Dio». Atti
degli Apostoli. 2, 1-11 Sono passati ormai
quasi due mesi, 50 giorni dal tempo
dell'angoscia, della solitudine e quindi della
esaltazione alla vista di Gesù risorto che ha
voluto restare con i suoi, secondo il calendario
di Luca negli "Atti degli apostoli" 40 giorni.
Ci sono stati incontri sorprendenti e
improvvisi, nei momenti più impensati e nei
posti più diversi. Curiosi di vedere la
conclusione di questa avventura e incapaci di
prevedere altro, senza la presenza visibile del
maestro, i discepoli si stanno organizzando per
riprendere la loro vita normale e il lavoro di
cui si sentono esperti. In occasione della
Pentecoste ebraica, però, capiscono di dover
essere tutti presenti a Gerusalemme per il
pellegrinaggio di un buon ebreo, in memoria del
dono della legge che il Signore aveva consegnato
a Mosè sul Sinai. Si ritrovano ormai in un luogo
preciso, abitato nell'ultima cena con Gesù e
quindi luogo stabile per quando si ritrovano a
Gerusalemme. Il Cenacolo, casa di un amico che
volentieri ha offerto a Gesù ospitalità, diventa
il luogo dell'assemblea nuova. Si ritrovano ora
insieme in questo giorno di festa, dopo averne
vissuti 50, in emozioni, interrogativi e in
discussioni, e pregano, sempre consapevoli che
debbono aspettare, e sempre sicuri che arriverà
una indicazione. Il testo di Luca vuole mostrare
il significato del mistero del dono dello
Spirito mediante le Scritture sulla piccola
Comunità. Testimonianza e attesa raccontano che
il centro della fede è Gesù. Gesù, infatti, ha
rivelato, nella sua ultima cena, il segreto
della sua vita e quindi il segreto del suo
rapporto con il Padre. Ma sa che i discepoli non
possono capire il significato dell'esistenza
nuova, e hanno bisogno di una ricerca, di un
cammino, di una esperienza, di una fedeltà che
ricostruiscano via via il senso della loro
esperienza di Gesù. "Molte cose ho ancora da
dirvi, ma per il momento non siete capaci di
portarne il peso" (Giovanni 16,12). L'essenziale
è già stato detto: "Tutto ciò che ho udito dal
Padre l'ho fatto conoscere a voi" (Giovanni
15,15) e lo Spirito Santo non aggiungerà nulla
di suo: ""Non parlerà da se stesso, ma dirà
tutto ciò che avrà udito" (Giovanni 16,13). Lo
Spirito Santo accompagnerà i discepoli, li
assisterà, sarà una garanzia per ricercare e per
approfondire. Lo Spirito Santo li aiuterà a
scoprire ed a capire il Progetto di Gesù su loro
e sul mondo.
|
1 lettera ai Corinzi 12, 1-11
Riguardo ai doni dello Spirito, fratelli, non voglio lasciarvi
nell’ignoranza. Voi sapete infatti che, quando eravate pagani,
vi lasciavate trascinare senza alcun controllo verso gli idoli
muti. Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli sotto l’azione
dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anàtema!»; e nessuno può
dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito
Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi
sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono
diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. A
ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per
il bene comune: a uno infatti, per mezzo dello Spirito, viene
dato il linguaggio di sapienza; a un altro invece, dallo stesso
Spirito, il linguaggio di conoscenza; a uno, nello stesso
Spirito, la fede; a un altro, nell’unico Spirito, il dono delle
guarigioni; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono
della profezia; a un altro il dono di discernere gli spiriti; a
un altro la varietà delle lingue; a un altro l’interpretazione
delle lingue. Ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo
Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole.
1Corinti 12, 1-11 Paolo si preoccupa di aiutare i credenti a
cogliere ed a capire il significato di grazie e di attitudini
personali, ordinarie o straordinarie, presenti in ciascuno "per
l'utilità di tutta la comunità". Si tratta di analizzare e
scoprire un buon uso dei doni dello Spirito, chiamati "carismi",
segno e testimonianza visibile della presenza dello Spirito,
anche per rimediare alla situazione anormale di una giovane
comunità, la cui fede non ha ancora trasformato la mentalità
impregnata di paganesimo. Gli abitanti di Corinto sono tentati
di apprezzare soprattutto i doni più spettacolari e di
utilizzarli in interessi di parte, sviluppandoli nello stesso
stile di alcune manifestazioni proprie di certe cerimonie
pagane. Dice Paolo che, essendo "per utilità comune", sono dati
per il bene della comunità e quindi non debbono dare occasione a
rivalità (cap 12). Riscoprendo umiltà e solidarietà, va
ricordato che "la carità li sorpassa tutti" (cap 13). Infine
spiega come la loro gerarchia si stabilisce in base al
contributo che portano all'edificazione della comunità. Paolo si
ferma sul dono delle lingue, pare molto apprezzato a Corinto,
che però deve essere sottoposto alla profezia ed alla
interpretazione (cap 14). Paolo ricorda fenomeni violenti,
disordinati, di certi culti pagani, che sono considerati come il
segno della loro autenticità (v 2). Invece, nelle assemblee
cristiane, vale il contenuto del discorso, non la forma
espressiva di ostentata ispirazione (v 3). All'interno di questo
mondo di doni, manifestazioni e di maturazioni, c'è la ricchezza
del volto di Dio nella sua dimensione trinitaria:"Vi sono
diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi
ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diverse attività,
ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti".
|
Giovanni 14, 15-20 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai
suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò
il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per
sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo
vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e
sarà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo
non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In
quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi»
Giovanni. 14, 15-20 Stiamo leggendo uno dei brani di Gesù che parla ai
discepoli e che Giovanni riporta, inquadrato nell'ultima cena, carico di
tensione e di aspettative. I discepoli non si rendono conto di ciò che sta
per accadere e quindi sono stupefatti di alcune indicazioni di
allontanamento, di abbandono e di ritorno. Poiché non capiscono, ascoltano
Gesù con stupore e perplessità, difficilmente consapevoli dello spessore
delle parole che il maestro dice ma che ripescheranno dalla memoria e dalla
riflessione nei tempi futuri. Non va dimenticato che il testo è riletto e
meditato dopo la risurrezione, quando ormai la Comunità cristiana ha
affrontato lunghi cammini, tensioni, alcune persecuzioni locali, rifiuti e
accoglienze inimmaginabili. L'amore a Gesù non si gioca sulle emozioni ma
sulla coerenza e il coraggio di seguire i suoi comandi. Ma quali comandi? La
comunità, che ripensa ai messaggi di Gesù, sa che ce ne sono tanti, riassunti
"nell'amatevi l'un l'altro come io vi ho voluto bene". Ma questa una sintesi
e un risultato di stili, di scelte, di comportamenti che si sviluppano ogni
giorno nella vita familiare, sociale, religiosa e politica. La Comunità ne è
consapevole, anzi sente il disagio e la fatica di andare contro corrente, di
riproporre tutta la vita ed i propri rapporti nei termini che Gesù ha vissuto
ed ha indicato. In tal modo, spesso, la fatica e la fragilità fanno paura e
costringono a pensare di essere stati abbandonati. Gesù, allora, soccorre
dicendo: "Pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga
con voi per sempre" (v 16). Si parla allora del "Paràclito" come un
personaggio che porta fiducia e garanzia: la "persona che si siede accanto"
nei processi e che sostiene, incoraggia, suggerisce, garantisce chi è
accusato in un processo. Anzi la sua presenza di persona degna garantisce
l'assemblea che l'imputato vada assolto. Gesù garantisce di inviare un altro
Paràclito, "perché rimanga con voi per sempre", visto che il primo Paràclito,
cioè Gesù stesso, sta per andarsene. La preghiera di Gesù interpella il Padre
perché un altro Paràclito prosegua l'opera che il maestro ha iniziato e
sviluppato con i discepoli. Il dono che Gesù offre è lo "Spirito di verità".
E' una persona che si identifica con la verità, la mantiene viva e la dona.
Questo non significa che siamo diventati infallibili, i garanti per
eccellenza, i detentori delle verità nel mondo, o i portatori di realtà che
ormai non serve verificare perché vanno prese a scatola chiusa. Sostenuti
dallo Spirito, siamo però sempre nella ricerca, e pur sempre alle prese con
il dubbio, la perplessità, la verifica. |