V Domenica dopo Pentecoste
14 giugno 2019
Luca 13, 23-29.
Riferimenti :_ Genesi 18, 1-2a. 16-33 -  Salmo 27 - Romani 4, 16-25.
Ascolta la voce della mia supplica, quando a te grido aiuto, quando alzo le mie mani verso il tuo santo tempio. Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia supplica. Il Signore è mia forza e mio scudo, in lui ha confidato il mio cuore.

 Gen 18, 1-2a. 16-33
In quei giorni. Il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Quegli uomini andarono a contemplare Sòdoma dall’alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. Il Signore diceva: «Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso». Disse allora il Signore: «Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!». Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. Abramo gli si avvicinò e gli disse: «Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse vi sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano? Lontano da te il far morire il giusto con l’empio, così che il giusto sia trattato come l’empio; lontano da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?». Rispose il Signore: «Se a Sòdoma troverò cinquanta giusti nell’ambito della città, per riguardo a loro perdonerò a tutto quel luogo». Abramo riprese e disse: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere: forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?». Rispose: «Non la distruggerò, se ve ne troverò quarantacinque». Abramo riprese ancora a parlargli e disse: «Forse là se ne troveranno quaranta». Rispose: «Non lo farò, per riguardo a quei quaranta». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora: forse là se ne troveranno trenta». Rispose: «Non lo farò, se ve ne troverò trenta». Riprese: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore! Forse là se ne troveranno venti». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei venti». Riprese: «Non si adiri il mio Signore, se parlo ancora una volta sola: forse là se ne troveranno dieci». Rispose: «Non la distruggerò per riguardo a quei dieci». Come ebbe finito di parlare con Abramo, il Signore se ne andò e Abramo ritornò alla sua abitazione.

Genesi 18, 1-2a. 16-33.
Il Signore ha visitato Abramo presso la sua tenda presentandosi come un gruppo di 3 viandanti e Abramo si è preoccupato di dar loro una ospitalità possibile con la sua situazione di uomo del deserto, ma è stato munifico. Si sente ringraziato di questa generosità gratuita con una promessa gratuita, splendida, di vita: nonostante la sua avanzatissima età e quella della moglie Sara, avranno un figlio (18,1-15). Abramo è amico di Dio e Dio, come ad un amico, gli confida le sue scelte. Il Signore ha udito grida di sofferenza salire a Lui ed è sensibile al dolore di coloro che subiscono ingiustizia. «Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!» (v 21). Il Signore vuole unire insieme giustizia e misericordia. Ma Abramo pone, come richiesta, il problema di tutti i tempi: "Ma i buoni devono soffrire con i cattivi e per loro causa?" In Israele è fortissimo il sentimento della responsabilità collettiva. Non ci si domanda qui se i giusti possano essere risparmiati individualmente. Ci si domanda se un piccolo numero di giusti può allontanare il castigo contro tutta la città. Di fatto, Dio salverà Lot e la sua famiglia (19,15-16); ma il principio della responsabilità individuale sarà espresso solo in Dt 7,10: "Riconosci dunque il Signore, tuo Dio: egli è Dio, il Dio fedele, che mantiene l'alleanza e la bontà per mille generazioni con coloro che lo amano e osservano i suoi comandamenti, ma ripaga direttamente coloro che lo odiano, facendoli perire; non concede una dilazione a chi lo odia, ma lo ripaga direttamente". I testi si moltiplicheranno: Dt 24,16; Ger 31,29-30; Ez 14,12.18.

Rm 4, 16-25
Fratelli, eredi si diventa in virtù della fede, perché sia secondo la grazia, e in tal modo la promessa sia sicura per tutta la discendenza: non soltanto per quella che deriva dalla Legge, ma anche per quella che deriva dalla fede di Abramo, il quale è padre di tutti noi – come sta scritto: «Ti ho costituito padre di molti popoli» – davanti al Dio nel quale credette, che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono. Egli credette, saldo nella speranza contro ogni speranza, e così divenne «padre di molti popoli», come gli era stato detto: «Così sarà la tua discendenza». Egli non vacillò nella fede, pur vedendo già come morto il proprio corpo – aveva circa cento anni – e morto il seno di Sara. Di fronte alla promessa di Dio non esitò per incredulità, ma si rafforzò nella fede e diede gloria a Dio, pienamente convinto che quanto egli aveva promesso era anche capace di portarlo a compimento. Ecco perché gli fu accreditato come giustizia. E non soltanto per lui è stato scritto che gli fu accreditato, ma anche per noi, ai quali deve essere accreditato: a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù nostro Signore, il quale è stato consegnato alla morte a causa delle nostre colpe ed è stato
risuscitato per la nostra giustificazione.
Romani 4, 16-25.
La storia d'Israele, come Paolo sa leggere, percorre secoli di storia, drammi e crolli totali, eppure il popolo di Abramo ha mantenuto la sua vocazione di essere speranza attraverso Gesù e proprio attraverso Gesù Abramo diventerà padre di molti popoli. La fede di Abramo fu salda, coraggiosa, addirittura difficilmente proponibile, se dovette accettare la promessa di diventare padre, mentre vedeva sfiorire il corpo e la vita sua e di Sara. E si sentì dire che sarebbe stata sua la terra che abitava, eppure non fu mai padrone di un pezzetto di terra in Israele, salvo di una grotta che pagò a caro prezzo per seppellirvi Sara quando morì (Gen 23,9). Abramo ebbe fede e su questa fiducia impostò tutta la sua vita. Così la sua discendenza ne beneficiò poiché la fede di Abramo divenne garanzia di amicizia e di fedeltà di Dio "per tutti noi", dice Paolo. Scopriamo allora rapporti nuovi tra Dio e la nostra storia ed il nostro futuro. E' il regalo dei santi che ci viene offerto e che essi continuamente ripropongono a Dio. La loro generosità e le loro scelte coraggiose di amore diventano modelli ma anche preghiera e intercessione e salvano anche la nostra realtà come salvano la Chiesa sul suo lungo e difficile cammino. Certo, non sappiamo quanto male ci è stato risparmiato, quanta guerra è stata sviata, quanta protezione ci è stata offerta. Noi conosciamo solo ciò che è avvenuto, e conosciamo la promessa di Gesù.



Tiberiade sul lago di Genezareth
Fondata da Erode Antipa.
Gesù non entrò mai in città.

 LUcA 13, 23-29
In quel tempo. Un tale chiese al Signore Gesù: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio»

Gesù sta camminando verso Gerusalemme. Il racconto del Vangelo di Luca è fondamentalmente impostato come un unico cammino di Gesù verso la città santa (capp. 9,51-19,27): il luogo della morte e della risurrezione. Poi Luca continua con un secondo racconto: il libro degli Atti che riporta il cammino degli apostoli nel mondo, partendo da Gerusalemme. Così il cammino di Gesù è un tempo educativo:"Passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme" (v 22). Quello degli apostoli è il tempo della missione. Questo testo, tuttavia, è sorprendente poiché, contrariamente allo stile di Luca, è esigente e duro. Assomiglia ai testi di Matteo, spesso carichi di rimproveri e di giudizi verso i farisei. Eppure Luca è l'evangelista della misericordia, della comprensione, del buon samaritano. Ma, probabilmente, qui Luca sta riflettendo sulla sua comunità e sente che si sta irrigidendo poiché la vede stanca, sicura di sé, superficiale, supponente. Prende spunto, allora, da una domanda che uno sconosciuto ha rivolto a Gesù: "Sono pochi quelli che si salvano?" e cerca di aiutare a capire che l'incontro con Gesù suppone una convergenza sui progetti. Egli non vuol rispondere a domande statistiche, a numeri, a curiosità di masse ed eserciti affiancati, ma vuole aprire seriamente il cuore alla salvezza. Non si tratta di fare un conto sui tanti o sui pochi ma sul come ci si salva. Allora si profila all'orizzonte un verbo che indica continuità, impegno, pazienza, costanza: "Sforzatevi": quanto ciascuno è disposto ad impegnarsi fino in fondo? Gesù sta camminando verso Gerusalemme, verso la sua morte e risurrezione. La salvezza si gioca sulle scelte di Gesù. Certamente c'è un banchetto di gioia a cui ciascuno è invitato, ma la porta è stretta. Le persone grandi e grosse, impettite e superbe, rigide e supponenti non riescono ad entrare perché bisogna farsi piccoli, contorcersi, insistere, magari sgomitare.