 IV Domenica dopo Pentecoste
7 luglio 2019
Mt 5, 21-24
Riferimenti : Gen 4, 1-16 - Salmo 49 - Ebrei11, 1-6 |
Parla il Signore, Dio degli dèi, convoca la
terra da oriente a occidente. «Non ti rimprovero per i tuoi
sacrifici, i tuoi olocausti mi stanno sempre davanti». Al
malvagio Dio dice: «Perché vai ripetendo i miei decreti e hai
sempre in bocca la mia alleanza, tu che hai in odio la
disciplina e le mie parole ti getti alle spalle? |
Gen 4, 1-16 In quei giorni.
Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e
partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo
grazie al Signore». Poi partorì ancora Abele,
suo fratello. Ora Abele era pastore di greggi,
mentre Caino era lavoratore del suolo. Trascorso
del tempo, Caino presentò frutti del suolo come
offerta al Signore, mentre Abele presentò a sua
volta primogeniti del suo gregge e il loro
grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta,
ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu
molto irritato e il suo volto era abbattuto. Il
Signore disse allora a Caino: «Perché sei
irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se
agisci bene, non dovresti forse tenerlo alto? Ma
se non agisci bene, il peccato è accovacciato
alla tua porta; verso di te è il suo istinto, e
tu lo dominerai». Caino parlò al fratello Abele.
Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano
contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il
Signore disse a Caino: «Dov’è Abele, tuo
fratello? ». Egli rispose: «Non lo so. Sono
forse io il custode di mio fratello?». Riprese:
«Che hai fatto? La voce del sangue di tuo
fratello grida a me dal suolo! Ora sii
maledetto, lontano dal suolo che ha aperto la
bocca per ricevere il sangue di tuo fratello
dalla tua mano. Quando lavorerai il suolo, esso
non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e
fuggiasco sarai sulla terra». Disse Caino al
Signore: «Troppo grande è la mia colpa per
ottenere perdono. Ecco, tu mi scacci oggi da
questo suolo e dovrò nascondermi lontano da te;
io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e
chiunque mi incontrerà mi ucciderà». Ma il
Signore gli disse: «Ebbene, chiunque ucciderà
Caino subirà la vendetta sette volte!». Il
Signore impose a Caino un segno, perché nessuno,
incontrandolo, lo colpisse. Caino si allontanò
dal Signore e abitò nella regione di Eden
Genesi. 4, 1-16
I primi tre capitoli del libro della Genesi sono
una rilettura teologica della condizione della
umanità. Alla conclusione c'è il dramma della
lacerazione tra l'umanità e Dio. Il male ha
trionfato agli albori del capolavoro di Dio che
ha creato il mondo e ha posto l'umanità al
vertice, capace di armonia. padrona di tutta la
realtà. C'è però un limite invalicabile che è un
segno: piccolo in sé ma portatore di ubbidienza
e di fiducia. "Non mangiare dell'albero". Ma la
suggestione di avere a portata di mano tutta la
potenza di Dio, a poco prezzo, fa crollare la
fiducia e la confidenza. L'uomo e la donna hanno
compromesso totalmente la loro libertà ed hanno
spalancato il loro mondo alla tentazione e al
male. Il racconto successivo, (capp.4-11) detto
anche "preistoria biblica", da non confondere
con la preistoria scientifica del mondo,
ricupera alcuni episodi legati a tradizioni
antiche, per illustrare il cammino del mondo nei
riguardi di Dio e la sua attenzione nel non
voler distruggere l'umanità ormai perduta. Il
primo racconto della famiglia umana, dopo il
peccato dei progenitori, è collocato in un mondo
duro e difficile. Il lavoro è indispensabile
nelle due qualità di operosità del tempo
dell'autore biblico: la pastorizia e
l'agricoltura. Da sempre c'è stato conflitto tra
le due culture ed i due clan poiché
l'agricoltura sottrae terreno da coltivare e i
pastori sono allontanati dalle terre coltivate
poiché distruggono ciò che cresce. L'autore
biblico, comunque, segue la sua meditazione del
dramma della lontananza da Dio. Alla frattura
dei rapporti profondi di comunione nella prima
coppia segue la frattura dei rapporti tra
fratelli. Anzi, il primo richiamo alla morte,
nel mondo, non avviene per malattia o per
debolezza della carne, ma per l'esplosione della
violenza che fa dimenticare ogni valore, ogni
solidarietà ed ogni legame profondo. |
Ebrei11, 1-6 Fratelli, la fede è
fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede.
Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola
di Dio, sicché dall’invisibile ha preso origine il mondo
visibile. Per fede, Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di
quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, avendo
Dio attestato di gradire i suoi doni; per essa, benché morto,
parla ancora. Per fede, Enoc fu portato via, in modo da non
vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva
portato via. Infatti, prima di essere portato altrove, egli fu
dichiarato persona gradita a Dio. Senza la fede è impossibile
essergli graditi; chi infatti si avvicina a Dio, deve credere
che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano.
Ebrei. 11, 1-6
I versetti precedenti, nel cap.10 parlano di fatiche e di
persecuzioni a causa della propria accoglienza di Cristo.
"Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete
accettato con gioia di essere derubati delle vostre sostanze,
sapendo di possedere beni migliori e duraturi. Non abbandonate
dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande
ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza, perché, fatta la
volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato
promesso".(10,34-36). Il testo continua con coraggio: "Noi però
non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini
di fede per la salvezza della nostra anima" (10,39). Così
l'autore della lettera annuncia la necessità della fede e della
pazienza, virtù rispettivamente sviluppate nei capp.11 e 12.
Tutto il cap. 11 si apre alla riflessione ed alla testimonianza
della fede degli antenati del popolo d'Israele nei tempi
primitivi (vv 4-7), all'epoca dei Patriarchi (vv 8-22), di Mosè
(vv 22-31), dei Giudici e dei Profeti fino al III secolo a.C. il
tempo dei Maccabei (vv 32-38). La fede è definita come garanzia
dei beni promessi che si sperano, garantiti da Dio che si è
impegnato per la nostra salvezza. Dante Alighieri nel Paradiso
(24,64) riprende lo stesso testo: "Fede è sustanza di cose
sperate, ed argomento delle non parventi; e questa pare a me sua
quiditate" Questa fede nasce dalla Parola di Dio che, prima di
tutto, ha creato il mondo: dall'invisibile è scaturito il
visibile. Così dalla garanzia della Parola di Dio nasce la
liberazione e la certezza di una fedeltà che strappa dalla
sofferenza. Il retroterra di questa riflessione ricerca il senso
della nostra fedeltà. Come faccio a credere se non vedo? Come
faccio a fidarmi se il Signore è nascosto e non mi parla? Come
faccio a mantenere la mia fedeltà anche nella fatica e nella
prova se non vedo il suo aiuto proprio nella mia fatica di
onorarlo?
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Mt 5, 21-24 In quel tempo. Il Signore Gesù disse:
«Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso
dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il
proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al
fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice:
“Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Matteo 5, 21-24.
Gesù annuncia con la sua parola il completamento della legge. Con il "
discorso delle Beatitudini," il primo dei cinque lunghi discorsi che
l'evangelista Matteo scrive nel suo Vangelo, Gesù, nuovo Mosè, non rinnega la
legge (la Torah dei primi 5 libri della Bibbia) ma la riprende e
approfondisce. Nella tradizione ebraica un antico insegnamento invita i
dottori della legge a costruire "una siepe attorno alla Torà". Questo
significa che bisogna ricircondare un precetto di Dio di successive norme
destinate a proteggerlo, ad accoglierlo, a custodirlo e quindi a metterlo in
pratica nella sua pienezza e nelle sue sfumature. Per esemplificare, la legge
del sabato, importante nei secoli, difesa con coraggio sotto tutte le
latitudini, comporta un elenco («una siepe»), un insieme di azioni che non si
possono fare di sabato e sono 39: seminare, mietere, raccogliere, portare
pesi, accendere il fuoco ecc. Anche Gesù conosce e pratica la costruzione
della "siepe", ma con il coraggio della misericordia. Gesù, come in questo
caso, vuole promuovere una "giustizia sovrabbondante". Non si tratta,
infatti, di rispettare alla lettera i comandamenti di Dio, ma di arrivare ad
un atteggiamento interiore profondo del cuore e alla purezza di intenzione.
Matteo riporta sei esempi o "antitesi" (contrapposizioni), introducendo con:
"In antico fu detto" e concludendo con: "Ma io vi dico". Sono 6 poiché Gesù
sa di aver solo iniziato un elenco che la sua comunità continuerà per vivere
con profondità la volontà di Dio dopo la sua morte e risurrezione. |