
DOMENICA ALL’INIZIO DI QUARESIMA
19 marzo 2019
Matteo 4, 1-11
Riferimenti :
Gioele 2, 12b-18 - Salmoi 50 - 1Corinzi 9, 24-27 |
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua
grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla
mia colpa, dal mio peccato rendimi puro. Sì, le mie iniquità io
le riconosco, il mio peccato mi sta sempre dinanzi.Contro di te,
contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io
l’ho fatto. |
Gioele 2, 12b-18 Così dice il Signore Dio: /
«Ritornate a me con tutto il cuore, / con
digiuni, con pianti e lamenti. / Laceratevi il
cuore e non le vesti, / ritornate al Signore,
vostro Dio, / perché egli è misericordioso e
pietoso, / lento all’ira, di grande amore, /
pronto a ravvedersi riguardo al male». / Chi sa
che non cambi e si ravveda / e lasci dietro a sé
una benedizione? / Offerta e libagione per il
Signore, vostro Dio. / Suonate il corno in Sion,
/ proclamate un solenne digiuno, / convocate una
riunione sacra. / Radunate il popolo, / indite
un’assemblea solenne, / chiamate i vecchi, /
riunite i fanciulli, i bambini lattanti; / esca
lo sposo dalla sua camera / e la sposa dal suo
tàlamo. / Tra il vestibolo e l’altare piangano /
i sacerdoti, ministri del Signore, e dicano: /
«Perdona, Signore, al tuo popolo / e non esporre
la tua eredità al ludibrio / e alla derisione
delle genti». / Perché si dovrebbe dire fra i
popoli: / «Dov’è il loro Dio?». / Il Signore si
mostra geloso per la sua terra / e si muove a
compassione del suo popolo. Gioiele 2, 12b -
18 Il libro di Gioiele sviluppa una nuova
prospettiva di speranza, partendo dalla
desolazione della natura sconfitta. Infatti si
apre con un lamento sulla devastazione del
paese, invaso da cavallette (1,2-12). Ma perché
la situazione abbia una via d'uscita, sono
necessarie penitenza e preghiere per affrontare
i drammi del giorno del Signore. (1,13-2,17).
Non è Dio che gode a mandare castighi, ma la
vita comporta spesso drammi e sconfitte. Proprio
questi avvenimenti obbligano a scendere in
profondità nella nostra vita e ci impegnano a
ritrovare i sentimenti veri, i pensieri più
profondi e sinceri. E se la tradizione e la
disperazione ci fanno "lacerare" i vestiti che
nascondono malattie e piaghe per mostrarci a Dio
nella nostra nudità senza infingimenti, né
ipocrisie, il profeta ci invita a "lacerare il
cuore". Infatti il Signore è generoso, sa
leggere i nostri pentimenti e le nostre paure.
"Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate
al Signore, vostro Dio, perché egli è
misericordioso e pietoso, lento all'ira, di
grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al
male". Quello che va fatto è il prendere tutti
coscienza del bisogno del cambiamento. Vi si
debbono impegnare i vecchi e I giovani, i
fanciulli ed i bambini lattanti, gli sposi e le
loro famiglie. Anche i sacerdoti, che stanno
continuamente nel tempio e, disorientati
piangeranno sulle tragedie che si compiono,
anch'essi debbono pregare e supplicare il
Signore per il male che verifica e per i peccati
che compiamo ogni giorno. Senza questa apertura
di cuore e questa preghiera, tutto il paese, che
è sotto la protezione di Dio, viene condannato
alla derisione ed al ludibrio. Resta infatti nel
giudizio dei popoli perfino il sospetto che non
ci sia un Dio attento a questo popolo. Eppure
Dio ama questo popolo e lo ha dimostrato. E'
amato più di tutti, fino alla gelosia e nessuno
può permettersi di mettere in dubbio questa
predilezione e questa grandezza.
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1Corinzi 9, 24-27 Fratelli, non sapete che,
nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo conquista il
premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo! Però ogni
atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una
corona che appassisce, noi invece una che dura per sempre. Io
dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio pugilato, ma
non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il mio corpo e
lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo avere
predicato agli altri, io stesso venga squalificato. 1Corinti
9,24-27 Paolo sta sviluppando un suo pensiero che nasce da
problemi di comunità e che lo portano a dover inventare
comportamenti impensabili solo qualche anno prima. Al cap 8
affronta, infatti, il problema della carne di animali offerti
agli idoli e il comportamento dei cristiani. Dice: "Gli idoli
non esistono" e quindi è possibile mangiare carne offerta agli
idoli senza problemi, a meno che ci si trovi di fronte ad una
persona " debole" che si possa scandalizzare, non capendo il tuo
comportamento. "Per questo, se un cibo scandalizza il mio
fratello, non mangerò mai più carne, per non dare scandalo al
mio fratello" (1 Cor8,13). Per il bene del fratello bisogna
rinunciare anche ai propri diritti personali. La carità non
cerca il proprio benessere ma il bene degli altri (13,5). E per
aiutare a capire, Paolo porta, in una sua testimonianza
personale, l'applicazione di questi principi. Infatti egli non
si avvale del diritto che gli compete, come apostolo, di essere
mantenuto a spese della comunità e questo avviene per
l'edificazione della Comunità stessa, "per non essere intralcio
al Battesimo" (v 12). Del resto è quello che avviene nel mondo
greco. Il maestro riceve uno stipendio e viene servito dai
discepoli. In conclusione, quando si fanno delle scelte, bisogna
guardare all'essenziale

Il monte della Quarantena, a 4 km da Gerico ove gesùsi ritirò in
preghiera e digiuno. |
Matteo 4, 1-11 In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito
nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta
giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e
gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane».
Ma egli rispose: «Sta scritto: / “Non di solo pane vivrà l’uomo, / ma di ogni
parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città
santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio
di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: / “Ai suoi angeli darà ordini a tuo
riguardo / ed essi ti porteranno sulle loro mani / perché il tuo piede non
inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: / “Non
metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra
un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e
gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi
adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: /
“Il Signore, Dio tuo, adorerai: / a lui solo renderai culto”». Allora il
diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Matteo 4,1-11 Col suo battesimo da Giovanni Gesù è entrato a pieno
titolo nel popolo di Dio che aspetta la novità promessa e si è messo in fila
per ricevere il segno della purificazione che inizia con il Battista
l'attesa. Nella umiltà e nell'anonimato Gesù ha accolto la proposta del tempo
nuovo e Dio manifesta su di Lui la sua bellezza e il suo intervento. I cieli
che si aprono, lo Spirito che scende e le parole della voce («Questi è il
Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento») sono i tre segni
di annuncio. Così Gesù è strappato dall'anonimato. Il tempo si compie in Lui
ed è lo Spirito che lo inizia nel nuovo cammino di uomo, profeta e
annunciatore, mentre maturerà in pienezza anche attorno a sé la coscienza
dell'essere "il Figlio, l'amato". E lo Spirito lo conduce nel deserto (4,1).
Ci sono tutti gli elementi per ritrovare un nuovo popolo in Gesù: il deserto,
i 40 giorni: tempo della vita nella fiducia del Signore e richiamo del
cammino dell'Esodo di Israele, la tentazione nella dimensione quotidiana
dell'uomo a confronto con i propri istinti e tensioni e in difficoltà
nell'accettare l'armonia della volontà di Dio. Si può dire che al vertice c'è
il comando di Mosé nel Deuteronomio (6,5): "Tu amerai il Signore, tuo Dio,
con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze" secondo la
tradizione ebraica. Così le tentazioni incoraggiano: 1. a non
sottomettersi alla volontà di Dio ("cuore"), 2. a non amare con tutto se
stessi il Signore fino alla morte ("anima"), 3. a non amare con quanto si
possiede, con i propri beni ("forze"). Gesù è presentato come l'uomo
nuovo, il giusto, il santo, la novità in pienezza. Il vero significato di
"Figlio di Dio" sarà maturato dopo la risurrezione nella Comunità cristiana e
corrisponderà alla divinità del Figlio rispetto al Padre, Sapienza eterna e
Parola creatrice.
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