DOMENICA DELLA SAMARITANA
II di Quaresima
17 marzo 2019
Giovanni 4, 5-42
Riferimenti : Deuteronomio 6, 4a; 11, 18-28 - Salmo 18 - Gàlati 6, 1-10
La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti. Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore.

Deuteronomio 6, 4a; 11, 18-28

In quei giorni. Mosè disse: «Ascolta, Israele: Porrete nel cuore e nell’anima queste mie parole; ve le legherete alla mano come un segno e le terrete come un pendaglio tra gli occhi; le insegnerete ai vostri figli, parlandone quando sarai seduto in casa tua e quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai; le scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte, perché siano numerosi i vostri giorni e i giorni dei vostri figli, come i giorni del cielo sopra la terra, nel paese che il Signore ha giurato ai vostri padri di dare loro. Certamente, se osserverete con impegno tutti questi comandi che vi do e li metterete in pratica, amando il Signore, vostro Dio, camminando in tutte le sue vie e tenendovi uniti a lui, il Signore scaccerà dinanzi a voi tutte quelle nazioni e voi v’impadronirete di nazioni più grandi e più potenti di voi. Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, sarà vostro: i vostri confini si estenderanno dal deserto al Libano, dal fiume, il fiume Eufrate, al mare occidentale. Nessuno potrà resistere a voi; il Signore, vostro Dio, come vi ha detto, diffonderà la paura e il terrore di voi su tutta la terra che voi calpesterete. Vedete, io pongo oggi davanti a voi benedizione e maledizione: la benedizione, se obbedirete ai comandi del Signore, vostro Dio, che oggi vi do; la maledizione, se non obbedirete ai comandi del Signore, vostro Dio, e se vi allontanerete dalla via che oggi vi prescrivo, per seguire dèi stranieri, che voi non avete conosciuto».
Deut. 11, 18-28
Mosè, con questo testo, ci offre una riflessione sulle leggi dell'Alleanza che verranno poi scritte nei cap 12-26. Tale riflessione conclude alcune raccomandazioni al popolo che esigono una chiara fedeltà alla legge e quindi alla ubbidienza e al riconoscimento dell'unico Signore. Se sarai fedele verso il Signore, il Signore manterrà i suoi doni che aveva promesso e farà fiorire questo popolo, ponendolo signore di un vasto territorio che va "dal deserto al Libano, dal fiume, il fiume Eufrate, al mare occidentale". Questi confini ideali, mai raggiunti da Israele, sono posti anche all'inizio del Deuteronomio quando il Signore dice a Mosè: "Avete dimorato abbastanza su questa montagna; voltatevi, levate l'accampamento e dirigetevi verso le montagne degli Amorrei e verso tutte le regioni vicine... fino al grande fiume, il fiume Eufrate" (Deut 1,6-7).
"Devi ricordarti della legge" e il popolo d'Israele prende come comando, alla lettera, l'obbligo di legarsi alla fronte e sul braccio sinistro piccole capsule di pelle che racchiudono i 4 testi che interessano le prescrizioni (Es 13,1-10. 11-16; Dt6,4-9; Dt 11,18-21). Esistono già ai tempi di Gesù: in greco si dicono filatterie e in ebraico tefillim. E Gesù rimprovera (Mt 23,5) coloro che operano nel culto con esibizionismo, per farsi vedere dalla gente: "Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange".
Una scatoletta è posta anche sugli stipiti delle porte: si vuole assicurare il ricordo quotidiano della legge per essere fedeli al Signore. C'è la preoccupazione di vivere il presente e la preoccupazione di preparare il futuro di questo popolo. Il futuro è garantito dai figli e dall'educazione data loro. Essi dovranno maturare con la costanza e continuità di un adulto educatore (tali sono i genitori maschi), in 4 situazione di vita in cui ognuno è in rapporto con loro ("in casa, in cammino, quando vai a letto e quando ti alzi").

dal pozzo di giacobbe si vede il monte Garizim in Samaria

Galati 6, 1-10
Fratelli, se uno viene sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito, correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso, per non essere tentato anche tu. Portate i pesi gli uni degli altri: così adempirete la legge di Cristo. Se infatti uno pensa di essere qualcosa, mentre non è nulla, inganna se stesso. Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora troverà motivo di vanto solo in se stesso e non in rapporto agli altri. Ciascuno infatti porterà il proprio fardello. Chi viene istruito nella Parola, condivida tutti i suoi beni con chi lo istruisce. Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede.
Gal 6,1-10
Paolo sta concludendo la sua lettera ai Galati, avendo lungamente impostato la sua riflessione sulla libertà dei figli di Dio e sulla "vita secondo lo Spirito". Ora, in queste ultime battute, aiuta a maturare la scelta di un comportamento pratico corrispondente (5,25-6,10). Questi suggerimenti risentono di grandissima umanità. Fanno trasparire nell'atteggiamento del credente molta serenità e fiducia e consigliano, nella situazione, atteggiamenti di non violenza e di grande rispetto ed equilibrio. Incoraggiano stili alternativi, nuovi anche nel nostro tempo, visti i comportamenti di contrapposizione e di egoismi spesso emergenti. Tanto più allora. Ma ormai la lunga riflessione su Gesù e l'esperienza della conversione aprono a Paolo orizzonti assolutamente nuovi. Sarebbe interessante se tali indicazioni e proposte si applicassero, ad esempio, in azienda, ripensati ed affrontati da un lavoratore singolo, o meglio, da un gruppo di credenti che operano in una impresa. - Correggere con dolcezza in caso ci si trovi con un fratello che si comporta male nei suoi obblighi morali, tenendo però presente, nel contempo, che ciascuno, nella propria fragilità, può compromettersi allo stesso modo. Questo impedirebbe la critica alle spalle, il rifiuto ed il disprezzo, la volontà di mettere in cattiva luce l'altro.
- Ricuperare nelle relazioni sociali discrezione ed umiltà, evitando la supponenza.
- Saper ascoltare.
- Accorgersi concretamente delle fatiche dei colleghi prestandosi, in un loro sovraccarico di lavoro, di dare una mano se l'altro accetta, ma senza contropartite, gratuitamente.
- Mettere in comune le difficoltà con altri colleghi per cercare insieme soluzioni per situazioni altrui o nostre.
- Verificare le proprie competenze e ricercare un aggiornamento personale per soluzioni migliori per tutti.
- Riconoscere pubblicamente miglioramenti che vengono da colleghi e valorizzarli.
- Importante è seminare; è questo che si raccoglierà.


Pozzo di giacobbe

Giovanni 4, 5-42
In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Giovanni. 4, 5-42
Gesù, racconta l'evangelista Giovanni, dopo il segno dell'acqua trasformata in vino a Cana (2,1-12), la salita a Gerusalemme e l'intervento di purificazione del tempio (2,13-22), l'incontro con Nicodemo nella notte (2 23-3,21) e le tensioni tra i discepoli di Giovanni il Battista, viene chiaramente proclamato nella sua identità da Giovanni Battista come lo sposo mentre il profeta si proclama amico che si rallegra dello sposo (3,22-36). A questo punto Gesù abbandona la Giudea e torna a nord, in Galilea, passando attraverso la Samaria (4,5-42). Il racconto della samaritana sviluppa i grandi temi della rivelazione di Gesù, della missione nel suo popolo, anche quello considerato eretico, su cui garantisce il suo Spirito e la pienezza del culto. Il testo è molto complesso, aperto a molte spiegazioni, e mentre non si può negare la possibilità di un incontro tra Gesù e la donna al pozzo, bisogna recuperare tutte quelle dimensioni teologiche che ci fanno approfondire, secondo Giovanni, la presenza di Gesù nel mondo. Il racconto si svolge in due grandi scene: il dialogo di Gesù con la Samaritana (vv 7-26) e quello con i discepoli (vv 31-38) in un itinerario in cui ritornano i discepoli mentre la Samaritana va in città ad annunciare (vv 27-30). Il colloquio con i discepoli è diviso in due parti (vv 31-34 e 35-38). L'incontro con Gesù e la samaritana inizia presso un pozzo. Nel linguaggio biblico spesso il pozzo richiama luogo di convegno, di incontro e anche del fidanzamento: così è avvenuto per Mosé (Sippora Es 2,16), per il servo di Abramo che cerca la sposa per Isacco (Gen 24 Rebecca), per Giacobbe (Rachele Gen 29).. Il simbolismo è anche trasparente. Gesù cerca il suo popolo, che è la sposa di Dio, e sposa del messia, per rivelare che Dio mantiene le sue promesse di sposo a tutto Israele, a Giuda e a Samaria. La donna è la meno adatta poiché al pozzo non arriva una ragazza nubile, ma una donna con cinque matrimoni alle spalle e una attuale situazione irregolare. Non si dice che la donna abbia offerto acqua né si dice che Gesù abbia bevuto. L'incontro è solo un dialogo. In tutto il testo si sviluppa la conoscenza progressiva dì Gesù: un giudeo (v 9), uno più grande di Giacobbe (v 12), un Signore, capace di compiere un prodigio (v 15), un profeta (v 19), il Messia che viene alla fine della storia (vv 25-26,29), l'inviato del Padre che, a sua volta, risulta essere (vv 3438), il Salvatore del mondo ( v 42).