 ULTIMA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA
detta «del perdono»
3 marzo 2019 Luca 19, 1-10
Riferiemnti :
Siracide 18, 11-14 - Salmo 102 - 2 Corinzi 2,
5-11 |
Misericordioso e pietoso è il Signore, lento
all’ira e grande nell’amore. Non è in lite per sempre, non
rimane adirato in eterno. Non ci tratta secondo i nostri
peccati e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Perché
quanto il cielo è alto sulla terra, |
Siracide 18, 11-14 Il Signore è paziente
verso di loro / ed effonde su di loro la sua
misericordia. / Vede e sa che la loro sorte è
penosa, / perciò abbonda nel perdono. La
misericordia dell’uomo riguarda il suo prossimo,
/ la misericordia del Signore ogni essere
vivente. / Egli rimprovera, corregge, ammaestra
/ e guida come un pastore il suo gregge. / Ha
pietà di chi si lascia istruire / e di quanti
sono zelanti per le sue decisioni. Siracide
18, 11-14 Se il capitolo precedente (17,
20-27) incoraggia alla conversione al
Signore:"Ritorna al Signore, e abbandona il
peccato" (17,25), il capitolo 18 si apre in un
canto di gioia verso il Dio misericordioso. E'
importante garantire, nella fragilità e nella
debolezza, colui che faticosamente accetta di
seguire il Signore e tutto il brano lo
incoraggia. Proprio questa fragilità induce a
compassione e a misericordia il Signore nella
sua grandezza. Infatti è piccolo il tempo
della vita: "(18, 9-10) Che cos'è l'uomo? A che
cosa può servire? Qual è il suo bene e qual è il
suo male? Quanto al numero dei giorni dell'uomo,
cento anni sono già molti, ma il sonno eterno di
ognuno è imprevedibile a tutti".
L'incoraggiamento, allora, si apre in una grande
esperienza che fa ripercorrere la propria
storia: con il Siracide siamo nel II secolo a.C.
e la lunga esperienza di fatiche, di guerre, di
deportazione e di sottomissioni fa ripensare a
Dio in modo diverso. Il clima della
Scrittura, nei testi più recenti, sente il segno
di un tempo nuovo e quindi, particolarmente, il
tempo della misericordia. Vale per il libro di
Giona (4,11): "E io non dovrei avere pietà di
Ninive, quella grande città, nella quale vi sono
più di centoventimila persone, che non sanno
distinguere fra la mano destra e la sinistra, e
una grande quantità di animali?». Anche nella
lotta di liberazione con i fratelli Maccabei del
sec. II, se viene spesso fatto un confronto con
i popoli pagani, ci si apre alla fiducia del
Signore il quale usa misericordia mentre
mantiene la giustizia. (2Mac 6,14.16) "Poiché il
Signore non si propone di agire con noi come fa
con le altre nazioni, attendendo pazientemente
il tempo di punirle... egli non ci toglie mai la
sua misericordia, ma, correggendoci con le
sventure, non abbandona il suo popolo". Così
anche Sap 12,19-22. "Con tale modo di agire hai
insegnato al tuo popolo che il giusto deve amare
gli uomini, e hai dato ai tuoi figli la buona
speranza che, dopo i peccati, tu concedi il
pentimento.
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Epistola2 Corinzi 2, 5-11 Comunque
tornata la calma, dopo che la comunità ha isolato l'offensore e
lo ha castigato, Paolo chiede di perdonare e di accoglierlo
nella comunità poiché si è ravveduto e si è sottomesso. E questo
perdono Paolo lo offre lui stesso volentieri. Nel versetto 11 si
fa esplicito riferimento a Satana. Egli vuole impedire l'azione
missionaria dell'annuncio della fede e il metodo migliore per
ostacolare l'annuncio è arrivare a seminare discordia e
divisione di animi ("per non cadere sotto il potere di Satana,
di cui non ignoriamo le intenzioni"). Nel perdono viene anche
ricordata la possibilità di riprendere la speranza e di
ricuperare un cammino di fiducia. Il perdono è proprio di Dio
per aiutarci a riprendere il nostro percorso senza abbandonare o
disperarci. Il perdono ricupera la solidarietà e aiuta
l'altro a sentirsi in un popolo di fratelli e sorelle che sanno
capire e sann Seconda ai Corinzi 2, 5-11 Fratelli, se qualcuno
mi ha rattristato, non ha rattristato me soltanto, ma, in parte
almeno, senza esagerare, tutti voi. Per quel tale però è già
sufficiente il castigo che gli è venuto dalla maggior parte di
voi, cosicché voi dovreste piuttosto usargli benevolenza e
confortarlo, perché egli non soccomba sotto un dolore troppo
forte. Vi esorto quindi a far prevalere nei suoi riguardi la
carità; e anche per questo vi ho scritto, per mettere alla prova
il vostro comportamento, se siete obbedienti in tutto. A chi voi
perdonate, perdono anch’io; perché ciò che io ho perdonato, se
pure ebbi qualcosa da perdonare, l’ho fatto per voi, davanti a
Cristo, per non cadere sotto il potere di Satana, di cui non
ignoriamo le intenzioni. Paolo, ormai
anziano, soffre la propria stanchezza poiché non si sente
accolto profondamente dai suoi e sopporta con fatica le
persecuzioni, i tradimenti degli amici, le ambiguità e i
sospetti che i fratelli spesso fanno emergere. Nei primi sette
capitoli di questa lettera (capp1-7), di cui fa parte il breve
testo di oggi, Paolo di difende da coloro che chiama i
"superapostoli", avversari che contestano la sua autorità di
apostolo (2 Cor 11,5). Tuttavia, nel testo che leggiamo oggi
Paolo offre un grande insegnamento di perdono alla sua comunità.
Nei versetti immediatamente precedenti parla di una visita che
aveva fatto a Corinto nella comunità e, in quella occasione, era
stato gravemente offeso. E' difficile ricostruire il fatto.
Comunque, ritornato a Efeso, ha preferito scrivere una lettera
per chiarire la situazione (v 4). E' la cosiddetta "lettera
delle lacrime" che non ci è pervenuta. Poi Paolo voleva
ritornare, ma vi aveva rinunciato "solo per risparmiarvi". Il
rinvio infatti è stato una scelta di discrezione e di saggezza
(1,23), altrimenti avrebbe dovuto "venire con tristezza" (2,1).
Di questo offensore anonimo non si sa nulla, né si sa che cosa
sia successo. o accogliere.
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Luca 19, 1-10 In quel tempo. Il Signore Gesù entrò nella città di
Gerico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo
dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a
causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per
riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zaccheo, scendi
subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse
pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un
peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la
metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco
quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la
salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è
venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Luca 19, 1-10
L'incontro di Gesù con Zaccheo fa parte di una lunga riflessione di Luca che
vuole presentare il cammino del Maestro come ricerca per i perduti e salvezza
per coloro che lo accolgono. Perciò, affrontando, in particolare, il problema
della ricchezza e la ricerca del Signore, l'evangelista premette due episodi
che convergono poi nell'incontro con Zaccheo: il dialogo del giovane ricco
che vuole seguire Gesù (18,18-23) e la guarigione del cieco. Il giovane
ricco pone la domanda fondamentale per la sua scelta, ma poi non ha il
coraggio di rivedere l'attaccamento ai suoi beni e se ne va via triste.
Zaccheo, invece, ugualmente ricco, rimette in discussione ciò che ha, senza
aspettare che glielo chieda Gesù stesso. Il cieco supplica di poter
incontrare Gesù nelle vicinanze della città e vederlo, Gesù guarisce il
cieco, seduto lungo la strada (18,35-43). E si arriva al collegamento con
Zaccheo, all'incontro e all'autoinvito da parte di Gesù a casa del capo dei
pubblicani (19,1-10). Questi due ultimi fatti, ricordati di seguito: la
guarigione del cieco e l'incontro con Zaccheo, si illuminano a vicenda. Tutti
e due i personaggi del racconto desiderano vedere Gesù e tutti e due sono
ostacolati nel loro desiderio. Per il primo c'è una folla che cammina davanti
e "lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte:
"Figlio di Davide, abbi pietà di me"(18,39). Per Zaccheo nessuno gli fa
largo. A tutti e due è impedito l'incontro. Tutt'e due desiderano "vederlo".
Tutt'e due hanno fede e lo cercano. Tutt'e due riescono a ritrovarlo perché
non si scoraggiano ed hanno avuto fiducia in lui. E se loro lo cercano, Egli
si preoccupa di incontrarli. Zaccheo è chiamato "arcipubblicano", parola
che in greco non esiste ma Luca vuole identificarlo come il più importante
dei pubblicani e quindi il più impuro, il più ladro, il più lontano da Dio.
Probabilmente sovraintende al pedaggio del Giordano e delle dogane locali,
sulla strada di Gerusalemme che è punto obbligato di transito, in
particolare, per il commercio di balsami e di derrate. Questo significa che è
a capo di molti esattori. E' anche piccolo di statura, perciò insignificante,
uno sgorbio di uomo, disprezzato e tenuto lontano. Il fatto che poi, per
vedere Gesù, debba salire su un albero dice che nessuna casa con terrazza
l'avrebbe ospitato.
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