 VI Domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore
6 ottobre 2019
Mt 10, 40-42
Riferimenti : 1Re 17, 6-16 - SALMO 4- Eb 13, 1-8 |
Quando t’invoco, rispondimi, Dio della mia
giustizia! Nell’angoscia mi hai dato sollievo; pietà di me,
ascolta la mia preghiera.ì Sappiatelo: il Signore fa prodigi per
il suo fedele; il Signore mi ascolta quando lo invoco. Tremate e
più non peccate, nel silenzio, sul vostro letto, esaminate il
vostro cuore. |
1Re 17, 6-16 In quei giorni. I
corvi portavano ad Elia pane e carne al mattino,
e pane e carne alla sera; egli beveva dal
torrente. Dopo alcuni giorni il torrente si
seccò, perché non era piovuto sulla terra. Fu
rivolta a lui la parola del Signore: «Àlzati,
va’ a Sarepta di Sidone; ecco, io là ho dato
ordine a una vedova di sostenerti». Egli si alzò
e andò a Sarepta. Arrivato alla porta della
città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La
chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in
un vaso, perché io possa bere». Mentre quella
andava a prenderla, le gridò: «Per favore,
prendimi anche un pezzo di pane». Quella
rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non
ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina
nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora
raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a
prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo
e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va’
a fare come hai detto. Prima però prepara una
piccola focaccia per me e portamela; quindi ne
preparerai per te e per tuo figlio, poiché così
dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della
giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non
diminuirà fino al giorno in cui il Signore
manderà la pioggia sulla faccia della terra”».
Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi
mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi
giorni. La farina della giara non venne meno e
l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola
che il Signore aveva pronunciato per mezzo di
Elia. 1 Re 17, 6-16 Elia è
il grande profeta in conflitto con il re Acab e
la regina Gezabele, sua moglie, proveniente
dalla Fenicia e missionaria decisa del culto
della sua terra. Elia annuncia una prolungata
siccità per la punizione che viene data al re,
tutto dedito agli dei Fenici. Infatti l'esempio
del re condiziona e influenza il popolo che
perciò abbandona la fede di Israele nell'unico
Dio per seguire gli dei della Fenicia. Durante
questo flagello, per un primo momento, il
profeta si nasconde presso il torrente Cherit e
i corvi gli portano pane e carne: in modo
straordinario, mattino e sera. Ci si rifà
all'alimentazione del popolo d'Israele nel
deserto, nel tempo della liberazione, ricordata
nel libro dell'Esodo (16,8.12). Quando poi il
torrente si secca per la siccità che si prolunga
nel tempo, Elia si dirige verso Zarepta, un
paese vicino a Sidone, a 15 km, sulla costa
fenicia. Il Signore suggerisce di rivolgersi ad
una vedova. Effettivamente il profeta incontra
una povera donna e ad essa chiede acqua e cibo,
garantendo che il Signore avrebbe provveduto per
tutto il periodo della siccità. Elia si è
spostato in una zona pagana, la terra di origine
della regina Gezabele. Se da questa può venire
la sua rovina, attraverso un'altra donna, questa
volta vedova e povera, viene la sopravvivenza.
Dio gioca di fronte ai tiranni, aiutando i
poveri che sanno provvedere a coloro che
libereranno il suo popolo. Nel salmo 146,9 si
dice "Il Signore protegge lo straniero, egli
sostiene l'orfano e la vedova, ma sconvolge le
vie degli empi". Gesù richiama quest'episodio
per rimproverare al suo popolo il rifiuto che
viene opposto ai profeti e alla Parola di Dio
(Luca 4,25-26). E mentre disapprova
l'incomprensione di Israele, garantisce che i
benefici messianici saranno riservati ai pagani
che accoglieranno il messaggio, riservato a
tutti gli uomini e donne. |
Eb 13, 1-8 Fratelli, l’amore
fraterno resti saldo. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni,
praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli.
Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di
carcere, e di quelli che sono maltrattati, perché anche voi
avete un corpo. Il matrimonio sia rispettato da tutti e il letto
nuziale sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno
giudicati da Dio. La vostra condotta sia senza avarizia;
accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto:
«Non ti lascerò e non ti abbandonerò ». Così possiamo dire con
fiducia: «Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura. Che cosa
può farmi l’uomo?». Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi
hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente
l’esito finale della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è
lo stesso ieri e oggi e per sempre! Ebrei:13,
1-8 Con il cap.13 siamo giunti alla conclusione della
"lettera agli ebrei." Essa diventa particolarmente ricca di
suggerimenti pastorali e di brevi raccomandazioni pratiche. Si
potrebbe suddividere in ammonizioni sulla vita sociale (vv 1-4),
nel raccomandare il distacco dai beni materiali e la fiducia in
Dio, (vv 5-6), e, infine, nella fedeltà agli esempi dei capi e
alla dottrina (vv 7-10). La persecuzione, che la comunità
sta sopportando, incoraggia maggiormente ad essere solidali ed
accoglienti. E viene fatto un accenno a personaggi misteriosi
che sono ricordati nel Primo Testamento come aiuto a persone che
vanno aiutate: dall'ospitalità dei tre viandanti ospitati da
Abramo (Gen 18,3), sopra ricordata, all'angelo che rassicura e
suggerisce comportamenti adatti alla nascita di Sansone (Giud
13,22), all'arcangelo Raffaele (Tobia 5,4 ss), compagno di
viaggio di Tobia, che si mostrerà, poi, risolutore di molti
drammi e di molti incidenti familiari. Si raccomandano i
prigionieri e coloro che sono maltrattati: sono due attenzioni e
sollecitudini particolarmente importanti e significative anche
per il nostro tempo (l'affollamento delle carceri, la giustizia
troppo lenta, i maltrattamenti delle donne e dei bambini, il
pericolo del terrorismo contro innocenti e le persecuzioni
contro credenti; e l'elenco continua). Una serie di
raccomandazioni, pur breve ma particolarmente importante per
questa comunità, è il comportamento verso la santità della vita
coniugale. Il contesto pagano rende facile e plausibile una
condotta scorretta di libertinaggio e di adulterio. Oppure, al
contrario, alcune sette religiose rifiutano il matrimonio stesso
e i rapporti tra coniugi vengono rifiutati perché indegni di
credenti. L'autore biblico ricorda perciò che bisogna rifiutare
l'adulterio e valorizzare il rapporto di amore fedele di
famiglia.
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Mt 10, 40-42 In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Chi
accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta,
e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi
piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua
ricompensa». Matteo. 10, 40-42 Ci ritroviamo a leggere
una piccola parte del compito della Comunità cristiana. E' la conclusione
della riflessione sulla missione del capitolo 10, il secondo dei cinque
grandi discorsi di Gesù ai discepoli, riportato da Matteo, che racchiude in
sé il compito del missionario-discepolo di annunciare il messaggio di Gesù.
Già nel primo dei discorsi (cc5-7) che sintetizza le scelte fondamentali
delle "beatitudini" come criteri di vita dei seguaci di Gesù, si intravede la
linea di operosità: Gesù manifesta ai discepoli la novità che porta, essi
maturano con Lui la ricchezza della Parola, lentamente, ma sanno che poi
quella Parola dovrà essere trasmessa alla gente. "Gesù, vedendo le folle,
Gesù salì sul monte, si pose a sedere si avvicinarono a Lui i suoi discepoli.
Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: "Beati i poveri di spirito..."
(Mt5,1-2). Così il messaggio, offerto ai discepoli, prima di tutto, perché lo
custodiscano nella sua interezza e pienezza, non deve restare per una èlite,
ma affidato in mani sicure, deve venir offerto a tutti, proprio attraverso i
discepoli che hanno vissuto con Lui e quindi hanno condiviso non solo i
pensieri, ma anche le scelte, i timori, la fame, subendo odi e rifiuti e
accettando gli entusiasmi delle folle. Ma per portare il messaggio ci vuole
stile, metodo, scelte. Perciò questo secondo discorso (c 10) sviluppa
suggerimenti, stili, proposte e atteggiamenti interiori "del discepolo, del
profeta e del piccolo". Gesù inizia: - Delinea la missione (10,1-16).
- Ricorda la difficoltà della fedeltà per la persecuzione (10,17-25). -
Incoraggia alla continuità senza smarrimenti, impegnandosi a non temere
(10,26-33. - Mantiene la linea di esigenze radicali (10,34-39). -
Infine prepara l'accoglienza dei missionari (10,40-42). Accogliere un
discepolo significa accogliere Cristo, e quindi accogliere Dio Padre. Nel
giudaismo chi porta il messaggio incarna la stessa persona che lo invia
(10,40). "L'inviato di un uomo è come l'uomo stesso". |