
I DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI 1
SETTEMBRE Matteo. 4, 12-17
Riferimenti : Isaia30, 8-15b - SALMO 50 - Rm 5, 1-11 |
SALMO 50 Convertici a te, Dio nostra
salvezza. Aspergimi con rami d’issòpo e sarò puro; lavami e sarò
più bianco della neve. Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe. Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo. |
30, 8-15b Isaia 30, 8-15b
Così dice il Signore Dio: «Su, vieni, scrivi
questo su una tavoletta davanti a loro, incidilo
sopra un documento, perché resti per il futuro
in testimonianza perenne. Poiché questo è un
popolo ribelle. Sono figli bugiardi, figli che
non vogliono ascoltare la legge del Signore.
Essi dicono ai veggenti: “Non abbiate visioni” e
ai profeti: “Non fateci profezie sincere, diteci
cose piacevoli, profetateci illusioni!
Scostatevi dalla retta via, uscite dal sentiero,
toglieteci dalla vista il Santo d’Israele”».
Pertanto dice il Santo d’Israele: «Poiché voi
rigettate questa parola e confidate nella
vessazione dei deboli e nella perfidia,
ponendole a vostro sostegno, ebbene questa colpa
diventerà per voi come una breccia che minaccia
di crollare, che sporge su un alto muro, il cui
crollo avviene in un attimo, improvvisamente, e
s’infrange come un vaso di creta, frantumato
senza misericordia, così che non si trova tra i
suoi frantumi neppure un coccio con cui si possa
prendere fuoco dal braciere o attingere acqua
dalla cisterna». Poiché così dice il Signore
Dio, il Santo d’Israele: «Nella conversione e
nella calma sta la vostra salvezza,
nell’abbandono confidente sta la vostra forza».
Isaia. 30, 8-15b Siamo
negli anni 705-701 a.C. e la potenza Assira si
fa sempre più minacciosa. Il cap. 30 inizia con
la descrizione della carovana che scende in
Egitto, carica di doni per la sperata alleanza
con l'Egitto. Il cammino si svolge attraverso
il Negheb a sud della Giudea ed è raccontato con
l'apparizione di bestie feroci e di animali
favolosi (draghi alati). Sono stati fatti tanti
sacrifici per raccogliere ricchezze e offrirle
all'Egitto ma c'è stato solo un aiuto illusorio:
l'Egitto infatti è chiamato "Raab l'oziosa"
(30,5): mostro primitivo che non aiuta per
niente, ingordo solo di tesori. Questa
descrizione (30,1-7), che anticipa il testo di
oggi, colloca e dà un motivo serio al lamento di
Dio sul suo popolo che il profeta deve scrivere
a memoria per richiamare che le vere garanzie
sono la protezione del Signore e il rapporto di
fedeltà alla legge. L'accusa ai connazionali è
durissima e perfino sorprendente.. "Voi non
volete sentire ciò che è giusto ma state
chiedendo alle autorità e ai profeti di
ingannarvi, e dire cose piacevoli. Voi volete
sentirvi travolti dalle illusioni e dagli
inganni. Ma allora, in questo modo, rendete il
terreno instabile, provocate frane che portano
rovina all'improvviso (v 13). L'immagine
della totale desolazione e della tragedia è data
da due piccole osservazioni:: è così tutto
distrutto che non si ricupera, sotto queste
macerie neppure un coccio per attingere acqua
dalla cisterna o fuoco dal braciere". Solo la
fiducia nel Signore restituisce pace. Va
ripudiata l'alleanza a potenze straniere,
bisogna rinunciare alla guerra e sognare la pace
e la quiete. "«Nella conversione e nella calma
sta la vostra salvezza, nell'abbandono
confidente sta la vostra forza». (30,15). La
conversione è capovolgere i criteri che il
popolo ha gestito illudendosi di trovare
soluzioni. Bisogna cercare persone che sappiano
dire la verità, che abbiano responsabilità e
correttezza, che siano preoccupati di vedere i
problemi ed i bisogni del popolo di Dio per
trovare soluzioni, a costo di sacrifici.
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Rm 5, 1-11 Lettera di san Paolo
apostolo ai Romani Fratelli, giustificati per fede, noi siamo
in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per
mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa
grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella
speranza della gloria di Dio. E non solo: ci vantiamo anche
nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce
pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la
speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è
stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo
che ci è stato dato. Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel
tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno
è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe
morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso
di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è
morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo
sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti,
quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo
della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo
riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma
ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù
Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.
Romani. 5, 1-11 In sottofondo, nel nostro
cuore esiste una condizione umana che ci disorienta poiché, per
noi Dio è irraggiungibile, ignoto, troppo alto, troppo grande
per pensare di poter essere con lui. Ma Paolo dice: "Vi
garantisco che questo Dio è venuto tra noi, si è fatto piccolo e
raggiungibile, ci ha accolto senza selezionarci, senza guardare
i nostri meriti o la nostra dignità. Il Signore è venuto e in
modo assolutamente gratuito ci ha fatti entrare nella grandezza
della sua amicizia.. Ora siamo santificati e se lo accettiamo è
il nostro Dio. Da parte sua non ci rifiuta, ci riscatta, ci
sostiene. Non ci sono ripensamenti da Dio. Né perplessità, né
delusioni lo fanno regredire alla situazione precedente di
lontananza. Ora solo noi possiamo rinunciare e però, se
manteniamo la nostra posizione negativa, egli continua a volerci
bene ma anche ci rispetta. Ormai Dio ha giurato sulla sua
Parola. Il resto è una scelta eventuale nostra che Dio rispetta
anche se sappiamo che egli continua ad avere nostalgia di
ciascuno di noi. E la dimostrazione è la presenza di Gesù:
"Mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi" (v 8).
Tanto più ora Paolo riconosce, proponendo la memoria degli
apostoli, la fedeltà di Gesù che si è fatto garante di un amore
prezioso e unico. La sua promessa si è svolta sotto gli occhi di
tutti e la sua garanzia ci stata offerta alla fine della sua
vita nella completezza e nella totalità, senza ripensamenti e
senza debolezze. Ora è risorto e la sua presenza non ci
abbandona. Egli ci dona il suo Spirito
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Mt
4, 12-17 ✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo In quel tempo. Quando il
Signore Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea,
lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel
territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato
detto per mezzo del profeta Isaia: «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali,
sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che
abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in
regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a
predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».
Matteo. 4, 12-17 L'arresto di Giovanni il Battista è un
segnale per Gesù. E' giunto il momento di riprendere il compito che Giovanni
aveva iniziato e offrire finalmente al mondo il significato della presenza di
Dio nel suo popolo, annunciato dal profeta ed ora concretizzato nella
presenza e nella scelta del Figlio. Il profeta Isaia aveva lanciato un
annuncio per lo meno curioso: "Terra di Zabulon e terra di Neftali...è sorta
una grande luce" (4,15-16). Nel lontano 732 a.C., quando una parte della
terra promessa era stata travolta da un esercito straniero assiro ed era
stata conquistata, martoriata, diventando terra di tenebra, abitata da
popolazioni pagane mescolate a nativi, terra senza speranza e quindi
abbandonata, disprezzata, misconosciuta e ritenuta lontana da una piena
aggregazione di popolo di Dio, in questa terra Gesù si ritira per
incominciare la sua missione e far sorgere finalmente la pienezza della luce.
"Nella Galilea delle genti, nella Galilea dei pagani" incomincia ad alzarsi
la voce di speranza di Dio tra noi e sempre dalla Galilea partirà il
messaggio a tutto il mondo del Vangelo di Gesù. Matteo ci tiene ad avvisarci,
e così conclude il suo vangelo (Mt 28,16-20). Gesù vuole cominciare dai
lontani, dagli esclusi poiché solo questo inizio può garantire che non sarà
escluso nessuno. E però Gesù si allontana anche da Nazareth, il luogo della
sicurezza e della quotidianità di pace ma anche incapace di accogliere il
nuovo messaggio (Lc4). Gesù prende residenza a Cafarnao, l'attuale Teli Hum,
sulla sponda nordoccidentale del lago di Tiberiade (chiamato sistematicamente
«mare» dagli evangelisti, ad eccezione di Luca, secondo la prospettiva
palestinese), a 36 km. da Nazaret, nel territorio dell'antica tribù di
Neftali, ai confini della tribù di Zàbulon. Vi passa la via del mare che,
costeggiando il lato occidentale del lago, congiunge la regione mediterranea
con l'entroterra settentrionale e transgiordano. |