
La via del discepolo: croce e gloria
20 Febbraio 2005 Anno A
Matteo 17,1-9
Riferimenti : Genesi 12,1-4a; Salmo 32; 2 Timoteo 1,8b-10
In quel tempo, Gesù prese con sè Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu
trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese
allora la parola e disse a Gesù: "Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli stava ancora parlando quando una nuvola
luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo". All�udire ciò, i discepoli caddero con la
faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: "Alzatevi e non temete". Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. E mentre
discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: "Non parlate a nessuno di questa visione, finchè il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti".
Gesù si trasfigura: le vesti candide e il volto splendente ci pongono in direzione del Figlio dell'uomo di Daniele, glorioso e
vincitore, e ci rivelano che Gesù, incamminato verso la Croce, è in realtà il Signore, è il Risorto. La via che Gesù sta percorrendo nasconde un significato pasquale. Ma si tratta di un
anticipo fugace e provvisorio: la strada da percorrere è ancora quella della Croce. E difatti i tre discepoli prediletti, chiamati a vedere in anticipo la gloria di Gesù, sono i medesimi che
nel Getsemani, saranno chiamati a vedere la sua debolezza.
La trasfigurazione non è soltanto la rivelazione dell'identità profonda di Gesù e del suo cammino. E' nel contempo una rivelazione dell'identità del discepolo. La via del discepolo è
ugualmente incamminata verso la croce e la risurrezione. Nel cammino della fede non mancano momenti chiari, gioiosi, all'interno della fatica dell'esistenza cristiana. Occorre saperli scorgere e saperli leggere. Il loro carattere è però fugace e provvisorio, e il discepolo deve imparare ad
accontentarsi. Non sono il definitivo, la meta, ma soltanto un anticipo profetico di essa.
Mosè ed Elia sono personaggi particolarmente qualificati a discorrere con Gesù nel suo cammino. Mosè guidò il popolo di Dio nel passaggio dall'Egitto alla terra promessa. Chiamato da Dio a
guidare la marcia di Israele verso la libertà, provò ripetutamente l'amarezza della contestazione e dell'abbandono; e morì alle soglie della terra promessa, senza la soddisfazione di
entrarvi. Ma Mosè non venne mai meno nella sua fede. Elia - profeta fra i più tenaci, insofferente a ogni forma di idolatria e della corruzione del governo - conobbe la via della fuga, del
deserto e della solitudine, ma anche la gioia della presenza del Signore e il conforto della sua parola.
Gesù è incamminato verso la Croce, ma è il profeta definitivo, l'ultima parola di Dio: "ascoltatelo". L'atteggiamento fondamentale del suo discepolo è l'ascolto.
"Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo": il discepolo non vede più la gloria del Signore Gesù, gli resta però il Gesù terreno e gli resta la parola della voce che gli
spiega chi Egli è. Non si tratta di una parola che trasmette nozioni qualsiasi. Racconta chi è Dio, chi siamo noi, e qual è il senso della storia nella quale viviamo. Dunque una parola che
indica ciò che dobbiamo fare e come dobbiamo interpretare le cose che accadono. Non resta che ascoltarla con cuore attento, obbedienza e conversione. Questa è la fede. E questa è l'unica via
che conduce alla Pasqua.
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