Domenica che precede il Martirio di san Giovanni il Precursore
28 agosto 2022
VANGELO M18, 1-10
Riferimenti : 2Mac 6, 1-2. 18-28 - Sal 140 - 2Cor 4, 17 – 5, 10
Nella tua legge, Signore, è tutta la mia gioia. Signore, a te grido, accorri in mio aiuto; porgi l’orecchio alla mia voce quando t’invoco. La mia preghiera stia davanti a te come incenso, le mie mani alzate come sacrificio della sera.

2Mac 6, 1-2. 18-28
In quei giorni. Il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle leggi dei padri e a non governarsi più secondo le leggi di Dio, e inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul Garizìm a Giove Ospitale, come si confaceva agli abitanti del luogo. Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per attaccamento alla vita. Quelli che erano incaricati dell’illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest’uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re, perché, agendo a questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome dell’antica amicizia che aveva con loro. Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero pure alla morte. «Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per appena un po’ più di vita si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi». Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio.

2 Maccabei 6, 1-2. 18-28
Il secondo libro dei Maccabei riferisce avvenimenti che si sono svolti tra il 175 e il 160 a.C., al tempo della grande persecuzione. E' un testo di grande sentimento religioso e di grande fede. È un libro di storia ma anche di esaltazione coraggiosa dove la fede incoraggia, nonostante la fatica e la sofferenza, ma garantisce il risultato di speranza e novità. Qui siamo all'inizio della resistenza ebraica mentre il primo libro dei Maccabei ci presenta gli avvenimenti della ribellione in un quadro generale. Le misure antireligiose sono organizzate da uno specialista ateniese, probabilmente per la competenza nell'organizzare la vita secondo la struttura la cultura greca, sia a Gerusalemme che in Samaria. Il tempio di Gerusalemme e di Samaria sono dedicati a Giove e sono profanati "con dissolutezze e gozzoviglie" (v 4). L'inasprimento delle misure antigiudaiche si collocano nel novembre-dicembre del 167 a.C. e si procede all'abolizione delle istituzioni ebraiche. Ci troviamo di fronte al martirio di Eleazaro, come ad un esempio di coerenza e responsabilità nella fede che vuole escludere ogni ambiguità ed ogni ipocrisia. E' un testo bellissimo che esemplifica come va vissuta la fedeltà della propria fede.Eleazaro sente la responsabilità della testimonianza e il valore della propria fede. Il suo comportamento non è tanto dettato dai castighi di Dio che pure può seriamente temere, ma dalla preoccupazione di mostrare il valore della fede per le giovani generazioni. Eleazaro sa che nella vita la fede religiosa è un valore che ci sorregge, una luce che illumina il nostro cammino, è fiducia di valori e di bene, è fedeltà che va tramandata poiché in tal modo sappiamo di sostenere un popolo che cammina e che cresce.

 2Cor 4, 17 – 5, 10
Fratelli, il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne. Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli. Perciò, in questa condizione, noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione celeste purché siamo trovati vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso, perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito. Dunque, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore. Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.

2 Corinzi 4, 17 - 5, 10.
Paolo sente la fatica, sperimenta la sua fragilità di persona anziana e scopre la limitatezza delle forze fisiche. E tuttavia è sempre più consapevole del dono splendido che il Signore gli ha dato accogliendo la fede di Gesù. Egli vive questa tribolazione, ma con la consapevolezza di una profonda trasformazione interiore, iniziata dallo Spirito. Ci sono due immagini che si richiamano e aiutano a chiarirsi: il vestito e la tenda. Siamo vestiti del nostro mondo ma temiamo il passaggio in cui saremo spogliati di tutto dalla morte, prima di essere con il Signore. Siamo in cammino e abitiamo in una tenda in attesa di una abitazione che Dio ci prepara. Questo passaggio fa paura. Vorremmo, tuttavia, rivestirci di questo corpo celeste senza spogliarci, cioè senza l'esperienza dolorosa della morte (v 4). La nostra speranza ci garantisce, comunque, che Dio ci ha creati per questa nuova vita, mentre la nostra circostanza attuale è una condizione di designati, lontani da Dio "(v 6). In qualunque frangente possiamo trovarci, tuttavia, abbiamo fiducia: sappiamo di continuare ad operare secondo la volontà di Dio per essere a lui graditi. E sogniamo "la dimora non costruita da mani d'uomo, eterna, nei cieli" (v 5,1). Sappiamo che il passaggio è attraverso la morte e attraverso il giudizio del tribunale di Cristo. Ci alimenta la fiducia di quella vocazione che il Signore ci ha dato ed abbiamo davanti agli occhi "le cose invisibili che sono eterne". "Perciò ci sforziamo, sia dimorando nel corpo sia esulando da esso, di essere a lui graditi". E' la confessione di fede che vale per ogni giorno nella vita.


 VANGELO M18, 1-10
In quel tempo. I discepoli si avvicinarono al Signore Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo! Se la tua mano o il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, anziché con due mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna del fuoco. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
Matteo 18, 1-10
Ci troviamo all'inizio del IV discorso di Gesù riportato da Matteo e rivolto alla Comunità che si raccoglie attorno al maestro e chiede gli elementi di valore e di coesione per poter vivere, insieme, nel tempo il messaggio ricevuto. Se l'elemento fondamentale del messaggio di Gesù è la venuta del Regno, qui Gesù pone le premesse e le scelte fondamentali per reggere il compito della missione. La Comunità cristiana ha come elemento fondamentale di esistenza le stesse scelte di Gesù perché diventa un segno concreto di motivazioni, di decisioni, di preferenze. «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». L'inizio sembra irriguardoso e supponente, ma svela una normale logica di gerarchia. "Visto che te ne vai" e Gesù lo sta ripetendo spesso, " chi è che ti sostituisce?" La domanda svela preoccupazioni corrette e coerenti sullo sviluppo della propria sopravvivenza. A dire il vero si parla del " più grande nel Regno di Dio" ma la risposta può orientare i 12 verso una valutazione successiva. Ma la risposta non regala sicurezza e disorienta: "Il più grande è il bambino". E non è grande perché si è conquistato simpatia, o ha aiutato qualcuno, od ha incoraggiato a scegliere. Entra nel Regno e sarà grande perché è sprovveduto, è fragile, non ha pretese, ha fiducia, è piccolo e senza potenza o garanzie, non ha raccomandazioni o persone influenti alle spalle.
Perciò la risposta è: "O diventi piccolo o accogli chi è piccolo e indifeso".
- Ma poiché è fragile e piccolo, l'orizzonte del piccolo si allarga dal bambino alle persone disarmate, agli ignoranti, ai semplici, alle persone fragili che non sanno difendersi, che non sanno capire le reali intenzioni dell'altro, che sono sprovveduti e non furbi.
- Guai a chi ne approfitta, mette inciampi davanti ai piedi e li inganna, li rovina, li stravolge, li perde nel cuore. Essi non sono soli ma i loro angeli vedono il volto di Dio e Dio stesso si fa protettore e difensore.

Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.