 Domenica delle Palme
10 aprile 2022
Giovanni. 11, 55 - 12, 11
Riferimenti §: Is 52, 13 – 53, 12- Sal 87 - Eb 12,
1b-3 |
Signore, in te mi rifugio. Signore, Dio della
mia salvezza, davanti a te grido giorno e notte. Giunga fino a
te la mia preghiera, tendi l’orecchio alla mia supplic |
Is 52, 13 – 53, 12 Così
dice il Signore Dio: «Ecco, il mio servo avrà
successo, sarà onorato, esaltato e innalzato
grandemente. Come molti si stupirono di lui –
tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo
aspetto e diversa la sua forma da quella dei
figli dell’uomo –, così si meraviglieranno di
lui molte nazioni; i re davanti a lui si
chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto
mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che
mai avevano udito. Chi avrebbe creduto al nostro
annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il
braccio del Signore? È cresciuto come un
virgulto davanti a lui e come una radice in
terra arida. Non ha apparenza né bellezza per
attirare i nostri sguardi, non splendore per
poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli
uomini, uomo dei dolori che ben conosce il
patire, come uno davanti al quale ci si copre la
faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna
stima. Eppure egli si è caricato delle nostre
sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e
noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e
umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre
colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il
castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di
lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore
fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la
sua bocca; era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e
non aprì la sua bocca. Con oppressione e
ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si
affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato
dalla terra dei viventi, per la colpa del mio
popolo fu percosso a morte. Gli si diede
sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo
tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né
vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore
è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà
se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà
una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per
mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo
intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della
sua conoscenza; il giusto mio servo
giustificherà molti, egli si addosserà le loro
iniquità. Perciò io gli darò in premio le
moltitudini, dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed
è stato annoverato fra gli empi, mentre egli
portava il peccato di molti e intercedeva per i
colpevoli». Isaia. 52, 13 - 53,
12 Questa liturgia domenicale richiama il
cammino della comunità cristiana che celebra il
grande avvenimento della Pasqua nel suo inizio
drammatico della morte. Con la seguente
domenica si sviluppa la conclusione della Pasqua
nella risurrezione: annuncio sconcertante della
vittoria sulla morte, sul peccato, sulla
violenza e quindi garanzia che Dio mette mano
nella storia perché non cada nella disperazione.
Dio è attento all'amore coraggioso del suo servo
che ama ogni persona, anche i suoi uccisori e
trasforma la maledizione, che si è presa su di
sé, e la cancella poiché per il Padre ama fino
alla morte. Da questo momento chi lotta e soffre
con amore salva il mondo attraverso e come Gesù.
Questa prima lettura è come un ingresso
magnifico e sconcertante del profeta che ci
prende per mano e ci fa assistere alla tragedia
ed alla gloria del "servo di Dio". Così sono
chiamati Mosè (Es14,31) e Davide (Sal 89,21) e
così è chiamato questo oscuro figlio d'Israele
"servo del Signore". Se l'inizio del capitolo
52 è uno splendido canto di gioia sulla
Gerusalemme liberata dalla schiavitù e
prefigurata come la patria dei figli d'Israele
che ritornano da Babilonia, liberati:
"Svégliati, svégliati, rivèstiti della tua
magnificenza, Sion; indossa le vesti più
splendide, Gerusalemme, città santa (52,1), si
passa improvvisamente, senza preavviso, ad un
personaggio nuovo, anonimo: "Ecco, il mio servo
avrà successo, sarà onorato, esaltato e
innalzato grandemente" (Is 52,13). Un
personaggio amato, onorato da Dio, glorioso? Ma
immediatamente l'immagine cambia: quest'uomo è
irriconoscibile. "Sfigurato, disprezzato,
reietto, castigato. Non ha apparenza né
bellezza, non splendore per poterci piacere,
uomo dei dolori, uno davanti al quale ci si
copre la faccia; senza alcuna stima, percosso da
Dio e umiliato, trafitto, schiacciato,
maltrattato. Il Signore fece ricadere su di lui
l'iniquità di noi tutti, si lasciò umiliare e
non aprì la sua bocca; era come agnello condotto
al macello, come pecora muta di fronte ai suoi
tosatori, e non aprì la sua bocca" (Is 53,2-7).
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Eb 12, 1b-3 Fratelli, avendo
deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia,
corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti,
tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede
e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era
posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il
disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate
attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così
grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate
perdendovi d’animo. Ebrei. 12, 1b-3 Questa
lettera è scritta a cristiani che vengono dall'ebraismo ma che
hanno accolto Gesù come la pienezza della propria fede nei
Padri. Essi hanno creduto ed hanno cercato di mantenere la
fedeltà a Gesù, ma via via hanno incontrato resistenze e
difficoltà crescenti. Alle spalle ci sono le tragiche esperienze
del crollo di Gerusalemme dopo 40 anni dalla morte di Gesù, nel
70 d.C. e quindi la dispersione. Alcuni, migrando nel mondo
di quel tempo, hanno incontrato alcune comunità ebraiche ed
alcune comunità cristiane. A molti di loro è sembrato che la
scelta di Gesù fosse una risposta coraggiosa e coerente e
l'hanno accettata vivendola nella fede. Ma nella fede, se ci si
fa forti, bisogna lottare come i Padri che ci hanno preceduto.
Nel Capitolo 11 l'autore biblico, ha illustrato il significato
della fede che i Padri hanno vissuto. " Per questa fede i nostri
antenati sono stati approvati da Dio" (11,2). L'immagine di una
corsa negli stadi fa ricordare gli spettatori che sostengono con
il loro entusiasmo gli atleti che corrono. Un cristiano, nella
vita, è come un atleta che corre. A somiglianza dell'atleta,
bisogna "deporre ogni peso, correre con perseveranza, tenere gli
occhi fissi alla meta senza distrarsi". Sono sfide che vanno
affrontate e sappiamo che siamo accompagnati dagli atleti che
sono vissuti prima di noi ed hanno mantenuto la fede, ed ora a
margini della pista fanno il tifo per noi. Essi ci accompagnano
e ci indicano il vero campione che è Gesù: perciò sorgono
atteggiamenti propri di chi corre per ottenere una corona ed un
riconoscimento di gloria. Sono scelte che i credenti debbono
poter compiere, sapendo che questa corsa è orientata verso
Cristo, origine di quella fede che in Lui è stata portata a
compimento, come via garantita.
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VANGELO Gv 11, 55 – 12, 11
In quel tempo. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono
a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e,
stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla
festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che
chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo.
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro,
che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta
serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi
di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li
asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel
profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per
tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari
e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei
poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello
che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo
conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre
con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a
sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per
vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti
allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano
a causa di lui e credevano in Gesù. Giovanni. 11, 55 - 12,
11 Nel suo Vangelo Giovanni, a questo punto, comincia a raccontare gli
ultimi fatti di Gesù e il profilo dell'orizzonte che si presenta.
All'esterno, nei luoghi di potere, si pensa di bloccarlo con ordini
precisi e perentori: si costruisce una trama di tradimento attorno a lui, si
mobilitano la classe sacerdotale e l'autorità religiosa, mentre si infittisce
la domanda sulla prossima venuta a Gerusalemme, formulata da curiosi,
credenti, pellegrini. La casa di Dio (il tempio) è vuota della sua presenza e
tutti si pongono la domanda della fedeltà al pellegrinaggio dal centro della
fede ebraica: "Stando nel tempio dicevano tra loro:'Non verrà alla festa?'"
Anche tra i suoi Gesù sente l'aria di diffidenza e di paura e cerca di
riportare al centro la scelta di amore. Si passa, di fatto, dall'odio delle
autorità religiose che cercano di ucciderlo all'ipocrisia di un discepolo che
mostra attenzione ai poveri, formalmente, ma poi si scopre che è un ladro che
cerca di intascare il danaro che era di Gesù e del gruppo di discepoli. E'
fondamentale il gesto di Maria: ella vuole onorare Gesù che nella casa aveva
riportato il fratello ,Lazzaro, sottraendolo all'Oltretomba. Qui l'avarizia,
il riservo, l'inganno vengono smascherati poiché insidiano il giusto che ha
aperto Lazzaro alla vita e all'amore dei suoi. E Lazzaro stimola la curiosità
poiché colui che è risorto diventa attrazione almeno alla pari di Gesù.
Eppure c'è un acre sapore di morte e di paura, anche se attorno a Gesù si sta
costituendo un popolo nuovo che crede alla vita, avendo veduto Lazzaro. Ma
il messaggio che Gesù lancia sulla sua sepoltura, difendendo Maria, è offerto
a tutti ed è da questa raccolto: essa si sta preparando, con il suo gesto
gratuito, sia alla tenerezza e all'amore attorno alla morte di Gesù e sia
alla resurrezione stessa, poiché non arriverà con le altre donne a completare
i riti della sepoltura. Ma tutto questo lo capirà più avanti, come ciascuno
di noi, il senso della vita.
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