
Domenica dell'Incarnazione
19 dicembre 2021
Lc 1, 26-38a
Riferimenti : Lc 1, 26-38aIs 62, 10 – 63, 3b - Sal 71 - Fil 4,
4-9 |
Rallègrati, popolo santo; viene il tuo
Salvatore. Le montagne portino pace al popolo e le colline
giustizia. Ai poveri del popolo renda giustizia, salvi i figli
del misero e abbatta l’oppressore. |
Is 62, 10 – 63, 3b In quei
giorni. Isaia disse: «Passate, passate per le
porte, sgombrate la via al popolo, spianate,
spianate la strada, liberatela dalle pietre,
innalzate un vessillo per i popoli». Ecco ciò
che il Signore fa sentire all’estremità della
terra: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, arriva
il tuo salvatore; ecco, egli ha con sé il premio
e la sua ricompensa lo precede”. Li chiameranno
“Popolo santo”, “Redenti del Signore”. E tu
sarai chiamata Ricercata, “Città non
abbandonata”». «Chi è costui che viene da Edom,
da Bosra con le vesti tinte di rosso, splendido
nella sua veste, che avanza nella pienezza della
sua forza?». «Sono io, che parlo con giustizia,
e sono grande nel salvare». «Perché rossa è la
tua veste e i tuoi abiti come quelli di chi
pigia nel torchio?». «Nel tino ho pigiato da
solo e del mio popolo nessuno era con me».
Isaia 62, 10 - 63, 3b Siamo al canto del
ritorno, della gloria del popolo finalmente
splendido e salvato, della scoperta della
bellezza della sua elezione da parte di Dio che
ha scelto Gerusalemme come sposa. I primi
versetti del capitolo 62 celebrano questa
bellezza e questo splendore: "Sarai una
magnifica corona nella mano del Signore, un
diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno
ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra
sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia
Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore
troverà in te la sua delizia e la tua terra avrà
uno sposo". (62,3-4) E continua: "Come
gioisce lo sposo per la sposa, così il tuo Dio
gioirà per te. (62,5). In questo splendore si
formulano anche gli inviti. Ma bisogna rendere
possibili gli accessi a questa città poiché
bisogna onorare l'ospite prezioso che è il
Signore, il Salvatore sta per entrare e
facilitare gli invitati, anche "alzando un
vessillo per i popoli". Questa Gerusalemme
perciò, visitata da tutti i popoli e che riceve,
insieme, come città della pace, il Signore, è
inondata di regali e di ricompense per il
progetto futuro. Vengono dati a Gerusalemme
quattro nomi simbolici che indicano le qualità
del nuovo popolo di Dio: «"Li chiameranno
"Popolo santo", "Redenti del Signore",
"Ricercata", "Città non abbandonata"». Nel
voler celebrare la grandezza e la novità il
profeta della restaurazione della città liberata
inserisce un testo carico di quelle immagini di
guerra che un combattente eroe, vincitore e
liberatore di Gerusalemme, porta con sé. Dio
viene descritto come un vendemmiatore che torna
dopo aver pigiato l'uva nel tino: i suoi abiti
sono sporchi di mosto ma quel mosto è il sangue
dei popoli nemici di Israele di cui Edom è il
nemico tradizionale. Le stesse immagini e il
ricordo preciso di Edom, in modi più tempestosi
e più apocalittici, vengono ricordati in Isaia
al capitolo 34 (Is.34,1-7). Senza
scandalizzarci del linguaggio culturale del
tempo, il Signore rivendica la sua giustizia, la
sua forza e la sua totale scelta personale senza
interventi né collaborazioni da parte di alcuno.
E' il suo modo per sottolineare la pienezza di
amore e quindi la gratuità. Viene immaginato un
dialogo tra questo personaggio misterioso e
vincitore e le sentinelle che invitano lo
sconosciuto ad identificarsi (63,1-6). La
risposta dà il profilo di una battaglia dove il
valoroso sconosciuto ha vinto, combattendo da
solo. Perciò la sua venuta non è per interesse,
né per la volontà di potere e di potenza, ma
solo per mantenere la sua parola e sua fedeltà
alla sposa: Israele. E' chiaro che in una
lettura cristiana colui che arriva è Gesù,
potente ma che ha battuto il peccato e la morte
nella sua vita. E' sporco del proprio sangue e
non del sangue di altri.
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Fil 4, 4-9 Fratelli, siate sempre
lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra
amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non
angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a
Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e
ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza,
custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. In
conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile,
quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile,
quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode,
questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete
imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in
pratica. E il Dio della pace sarà con voi!
Filippesi 4, 4-9 S. Paolo, nella parte finale della lettera
ai Filippesi, si preoccupa, da buon maestro, di suggerire uno
stile pieno di gioia e di amore. La comunità, evangelizzata nel
2° viaggio missionario di Paolo (verso il 49 d.C.), gli è molto
vicina, sentendosi particolarmente amica e grata. Così i
Filippesi si sentono il dovere di raggiungerlo fino in carcere,
dove si trova, con una generosa offerta mediante Epafrodito.
Egli, nello stesso tempo, offre e racconta i progressi di questa
chiesa. E Paolo si sente rincuorato a sua volta: "Voi siete mia
gioia e mia corona" (4,1). La prima parte di questo testo
(4,4-5) e la terza parte (4, 8-9) hanno, come riferimento, la
vicinanza di Dio, mentre, nella parte centrale (4, 6-7), la
preghiera apre la propria vita sul mondo di Dio attraverso una
comunicazione profonda di ringraziamento, di suppliche e di
intercessione. Così, concludendo la lettera, Paolo, dopo alcune
esortazioni, consigli pratici e raccomandazioni, invita alla
gioia. "Rallegratevi nel Signore". E se può sembrare una
stranezza comandare la gioia, Paolo crede che ci si debba
sforzare di raggiungere questo sentimento poiché egli stesso sta
sperimentando la gioia in rapporto a Cristo risorto (il
Signore). Egli ha scoperto di poterla vivere con fedeltà per la
consapevolezza che il suo sacrificio può aiutare a far crescere
la fede ai credenti di Filippi. La gioia porta amabilità con
gli uomini e la vicinanza della venuta del Signore; anzi, più
che incentivare il distacco verso questo mondo, diventa
occasione di un impegno più solido e saldo dì amore. Il "Non
angustiatevi" ricorda lo stesso verbo del discorso delle
beatitudini (Mt 6,25-34) e impegna un giusto rapporto con le
cose. Il cristiano, di fronte alle difficoltà, non può
disperarsi ma deve fidarsi di Dio Provvidenza e deve chiedere
ciò che gli serve per il proprio mantenimento. E nel momento
stesso che chiede, secondo lo stile ebraico, deve anche
ringraziare poiché il ringraziamento è costitutivo della
preghiera, indipendentemente che si faccia una richiesta o che
questa sia esaudita. Allora "cuore e pensieri" (dimensione
profonda e interiore della persona) saranno custoditi nella pace
e quindi in quell'equilibrio che non prova più ansia né
sgomento.

Nazareeth
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Lc 1, 26-38
In quel tempo. L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della
Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della
casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da
lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste
parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come
questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia
presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai
Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli
darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe
e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà
questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo
scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra.
Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco,
Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio
e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile
a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me
secondo la tua parola». Luca 1, 26-38a Luca inizia il suo
Vangelo con due annunciazioni: quella di Zaccaria nel tempio e quella di
Maria, probabilmente in casa, e con due nascite: quella di Giovanni Battista
e quella di Gesù. Sono coinvolte due donne: Elisabetta sterile, anziana,
senza figli e Maria ragazza non ancora sposata, perciò non ancora capace di
diventare madre. Le due situazioni sono simili: sono quelle della povertà
agli occhi dei concittadini. Nel mondo ebraico, se è apprezzata la verginità
prima del matrimonio come doverosa, dopo il matrimonio diventa un segno di
disprezzo: un grembo secco, senza vita e quindi maledetto. Tutto il testo
ci riporta ad una lettura teologica. Più che raccontarci che cosa è avvenuto,
ci troviamo di fronte ad un lungo e profondo messaggio di Dio. E i
riferimenti si ritrovano in diversi passi dell'AT, in particolare con
l'apparizione dell'angelo a Gedeone (Gdc 6,11-24), confrontandola con
l'annuncio della nascita di Sansone (Gdc 13,2-7). La grandezza e la dignità
del bambino, invece, rimanda a tutto il mondo dell'AT, soprattutto in
rapporto con Davide e la sua discendenza (2Sam 7,1ss). Nazareth è una
città della Galilea, abitata da ebrei ma anche da pagani ("Galilea delle
genti" Mt 4,15) e quindi ben lontana dalla santità e purezza di Gerusalemme.
A Gesù questa sua origine fu fatta pesare spesso. Così, in una povertà di
luogo e di persone un annuncio stupefacente viene rivolto a Maria:
"Rallegrati o favorita da Dio, il Signore è con te". Il saluto ritrova le
parole di Sofonia e Zaccaria, due profeti che vogliono consolare la "figlia
di Sion" ed apre orizzonti di novità e di sorpresa su una Gerusalemme
angosciata dalle rovine e dalla sconfitta. Maria si sente identificata con
l'amata di Dio, la sposa, il popolo d'Israele che riceve speranza e gioia.:
"Gioisci, figlia di Sion" (Sof3,14; Zac 9,9). E' una gioia grande, che si
orienta ad una promessa e ad una presenza enorme: "Il Signore ( il Creatore,
il Liberatore, il Santo dei Santi) è con te". Così il saluto è rivolto a
Maria, ma anche a tutto Israele. E come è amata Israele è amata Maria e vice
versa. Il saluto è sconcertante ed ha bisogno di chiarificazioni. Maria
conosce le Scritture e la rivelazione è strana. In tal modo segue una
spiegazione. "Dio ti chiede di diventare madre di colui che è atteso da
sempre, e che riassume in sé la grandezza del popolo, la santità di Dio, la
pienezza dell'Altissimo. Accetti?" Dio vuole salvare il mondo con una
presenza impensabile, ma ha bisogno della disponibilità di una giovane donna.
Tutto il passato e il futuro si ferma in questo attimo presente: "Non temere
Maria".
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