 IV Domenica di Avvento
5 dicembre 2021
Lc 19, 28-38
Riferimenti :Isaia 4, 2-5 - Sal 23 - Eb 2, 5-15 |
Alzatevi, o porte: entri il re della gloria. Chi
potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo
santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge
agli idoli, chi non giura con inganno. |
Isaia 4, 2-5 In quel tempo. Isaia
disse: «In quel giorno, il germoglio del Signore
crescerà in onore e gloria e il frutto della
terra sarà a magnificenza e ornamento per i
superstiti d’Israele. Chi sarà rimasto in Sion e
chi sarà superstite in Gerusalemme sarà chiamato
santo: quanti saranno iscritti per restare in
vita in Gerusalemme. Quando il Signore avrà
lavato le brutture delle figlie di Sion e avrà
pulito Gerusalemme dal sangue che vi è stato
versato, con il soffio del giudizio e con il
soffio dello sterminio, allora creerà il Signore
su ogni punto del monte Sion e su tutti i luoghi
delle sue assemblee una nube di fumo durante il
giorno e un bagliore di fuoco fiammeggiante
durante la notte, perché la gloria del Signore
sarà sopra ogni cosa come protezione».
Isaia 4, 2-5 Un bellissimo annuncio di
speranza nasce da una condizione di sofferenza e
di sconfitta. Il primo versetto parla
addirittura di "sette donne che afferrano un sol
uomo e gli domandano di «portare il suo nome»,
cioè che possano averlo come loro signore e loro
marito poiché gli uomini della città sono stati
decimati dalla guerra (3,25-26). Le figlie
orgogliose di Gerusalemme diventeranno
concubine, ma sono disposte a sposare insieme un
uomo solo e a mantenerlo, pur di averlo marito e
di avere da lui dei figli. Non essere sposata
era considerato essere disonorata, perché
infeconda e priva di futuro (Dt 25,5-6). Il
profeta intravede una speranza nel futuro. Tutto
inizia con "il germoglio del Signore", che sarà
il Messia (Ger 23,5=33,15;Zc 3,8;6,12), e il
"frutto della terra" che può indicare le
benedizioni di Dio sulla terra e la ricchezza
che rinasce sul suolo di Palestina. Questo
testo è probabilmente una riflessione maturata
dopo l'esilio di Babilonia che riassume per i
ritornati, i superstiti, il futuro di speranza.
Tutta la spiritualità ebraica conduce alla
consapevolezza che la propria infedeltà causa la
rovina di tutto il popolo, ma conduce con
altrettanta fiducia alla convinzione che Dio ama
il suo popolo e, quindi, un piccolo «resto»
sfuggirà alla spada degli invasori e
sopravvivrà. Ne parlano molti profeti: Amos,
Isaia, Michea, Sofonia, Geremia ed Ezechiele.
Rimasto a Gerusalemme, questo "resto" continuerà
a mantenere il valore di un popolo, fatto santo
da Dio, ora purificato e ormai fedele. Esso
diventerà una nazione potente. Dopo la
catastrofe del 587, quando Gerusalemme fu
distrutta completamente, si pensò che il "resto"
era tra i deportati, Convertendosi durante
l'esilio alla legge del Signore e purificandosi
dagli idoli che avevano in precedenza accettato,
sarebbero sopravvissuti. Ci sono i ricordi
del tempo dell'Esodo poiché si elenca la nube di
giorno e il bagliore di notte come segno della
presenza e della protezione di Dio. E' il tempo
dell'Alleanza, del fidanzamento e del matrimonio
con Dio. La "protezione", qui ricordata, è anche
un particolare riferimento al baldacchino,
chiamato "chuppà" che ancora oggi è un elemento
essenziale per la celebrazione delle nozze. Può
essere un telo o una copertura e richiama la
tutela di Dio.. La comunità cristiana vedrà
in Cristo il vero «germoglio» dell'Israele nuovo
e santificato.

Betfage,
villaggio tra Betania e Gerusalemme, sul monte degli ulivi-
ove Gesù mandò a prendere l'asino per entrare in Gerusalemme |
Eb 2, 5-15 Fratelli, non certo a
degli angeli Dio ha sottomesso il mondo futuro, del quale
parliamo. Anzi, in un passo della Scrittura qualcuno ha
dichiarato: «Che cos’è l’uomo perché di lui ti ricordi o il
figlio dell’uomo perché te ne curi? Di poco l’hai fatto
inferiore agli angeli, di gloria e di onore l’hai coronato e hai
messo ogni cosa sotto i suoi piedi». Avendo sottomesso a lui
tutte le cose, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso.
Al momento presente però non vediamo ancora che ogni cosa sia a
lui sottomessa. Tuttavia quel Gesù, che fu fatto di poco
inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore
a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio
egli provasse la morte a vantaggio di tutti. Conveniva infatti
che Dio – per il quale e mediante il quale esistono tutte le
cose, lui che conduce molti figli alla gloria – rendesse
perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla
salvezza. Infatti, colui che santifica e coloro che sono
santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo
non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: «Annuncerò il
tuo nome ai miei fratelli, in mezzo all’assemblea canterò le tue
lodi»; e ancora: «Io metterò la mia fiducia in lui»; e inoltre:
«Eccomi, io e i figli che Dio mi ha dato». Poiché dunque i figli
hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso
modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante
la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e
liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti
a schiavitù per tutta la vita. Ebrei 2, 5-15
Nella Comunità cristiana c'è molta stanchezza che può portare al
rilassamento. Bisogna, infatti, ubbidire con maggior impegno
alla Parola di Gesù, con una coerenza e attenzione più mature
che non l'ubbidienza della legge ebraica. Se la legge è stata
data dagli angeli e " si è dimostrata salda, ed ogni
trasgressione o disubbidienza ha ricevuto giusta punizione" (Eb
2,2), tanto più bisogna prendere sul serio una salvezza così
grande, portata da Gesù. Dio stesso ha messo mano: è "il mondo
futuro della salvezza". Tale salvezza "cominciò a essere
annunciata dal Signore, e fu confermata a noi da coloro che
l'avevano ascoltata, mentre Dio ne dava testimonianza con segni
e prodigi e miracoli d'ogni genere e doni dello Spirito Santo,
distribuiti secondo la sua volontà" (Eb 2,4-5). Questo futuro
ci viene da Gesù. Egli è vero uomo, come ogni uomo che "di poco
hai fatto inferiore agli angeli" (Eb 2,7 che si rifà al salmo
8,5). Egli, che si è abbassato" poiché nella sua vita mortale si
è privato della sua gloria (Fil 2,6-11: "svuotò se stesso, pur
essendo Dio"), ha vissuto come ogni altro uomo la sua
limitatezza, ma accettò fino in fondo la volontà del Padre,
arrivando alla morte. Perciò il Padre lo ha «coronato», e alla
fine dei tempi avrà il dominio su tutto. Questo è il mondo nuovo
che porta la salvezza e che è tutto nelle mani di Gesù. Noi non
ce ne rendiamo ancora conto di questa sovranità di Gesù sul
mondo (Eb2,8) e i primi cristiani, che si sentono disprezzati e
perseguitati, sembra che attendano con fatica, ancora, l'avvento
del regno di Dio sulla terra (2Pt 3,4). Ma Cristo è già entrato
nella gloria, e si è conquistato questo primato sugli angeli per
sé ed anche per tutti noi.
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Lc 19, 28-38 In quel tempo.
Il Signore Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Quando
fu vicino a Bètfage e a Betània, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due
discepoli dicendo: «Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un
puledro legato, sul quale non è mai salito nessuno. Slegatelo e conducetelo
qui. E se qualcuno vi domanda: “Perché lo slegate?”, risponderete così: “Il
Signore ne ha bisogno”». Gli inviati andarono e trovarono come aveva loro
detto. Mentre slegavano il puledro, i proprietari dissero loro: «Perché
slegate il puledro?». Essi risposero: «Il Signore ne ha bisogno». Lo
condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero
salire Gesù. Mentre egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada.
Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla
dei discepoli, pieni di gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutti i
prodigi che avevano veduto, dicendo: «Benedetto colui che viene, il re, nel
nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!».
Luca. 19, 28-38 Luca ci sta avviando verso la conclusione di tutta
l'avventura di Gesù. E mentre racconta, si preoccupa di inviare messaggi al
lettore poiché sia consapevole che si stanno compiendo realtà enormi.
Vengono premessi due fatti che diventano piste di orientamento: il banchetto
di Zaccheo (19,1-10) con la sua conversione e la parabola delle monete d'oro
(in greco mine- 19,11-27). L'incontro con Zaccheo avviene nello stupore e
nella diffidenza generale poiché da tale genere di persona: imbrogliona,
arrivista, ladra e amico dei conquistatori pagani romani, per onestà e
purezza di cuore bisogna stare lontani. La parabola delle monete d'oro,
che assomiglia alla parabola dei talenti di Matteo (25,14-30), è una premessa
all'ingresso di Gesù su un asinello in Gerusalemme. Gesù vuole distinguere il
tempo dei segni: ora compie la profezia di Zaccaria (entrare in Gerusalemme
come re mansueto) dal tempo misterioso e lontano della venuta del Regno:
"(19,11-12). Per questo c'è l'allusione di un nobile che parte per un paese
lontano. "Mentre essi stavano ad ascoltare queste cose, disse ancora una
parabola, perché era vicino a Gerusalemme[ ed essi pensavano che il regno di
Dio dovesse manifestarsi da un momento all'altro. Disse dunque: «Un uomo di
nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e
poi ritornare". Luca dice: "Per capire il seguito bisogna interpretare
come credenti un banchetto ed una parabola". Il banchetto è l'accoglienza
per colui che pubblicamente è considerato il peggior ebreo di Gerico. E Gesù
entra con fiducia e con simpatia (ad un banchetto non si entra
rimproverando), sperando di poter incontrare il coraggio della conversione,
come concretamente avviene. Infatti Zaccheo si gioca più della metà dei suoi
beni La parabola dice che ciascuno ha ricevuto molto per sviluppare un
impegno nel mondo, ma il rendiconto ci sarà anche se è lontano. Si è
responsabili, nell'attesa del ritorno del re, e allora apparirà che il pigro
o il pauroso di impegnarsi saranno considerati malvagi. Ora Gesù deve
veramente osare e pone i segni del suo messianismo. Deve rischiare sulla
manifestazione di una vocazione che finora ha sempre tenuta nascosta, anche
se spesso lo hanno interpellato: "Sei il Messia?"
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