
Natale del Signore
25 dicembre 2021
Lc 2, 1-14
Riferimenti :Is 8, 23b – 9, 6a - Sal 95 - Eb
1, 1-8a |
Oggi è nato per noi il Salvatore. Cantate al
Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite
il suo nome, annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In
mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le
sue meraviglie. R Gioiscano i cieli, esulti la terra, |
Is 8, 23b – 9, 6a In passato il
Signore Dio umiliò la terra di Zàbulon e la
terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa
la via del mare, oltre il Giordano, Galilea
delle genti. Il popolo che camminava nelle
tenebre ha visto una grande luce; su coloro che
abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la
letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce
quando si miete e come si esulta quando si
divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo
che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e
il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di
Madian. Perché ogni calzatura di soldato che
marciava rimbombando e ogni mantello intriso di
sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi, ci è stato
dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e
il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio
potente, Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere e la pace non avrà
fine sul trono di Davide e sul suo regno, che
egli viene a consolidare e rafforzare con il
diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Isaia. 8, 23b - 9, 6a Il profeta ripensa
inorridito alle invasioni degli eserciti
orientali e alle deportazioni che gli ebrei del
nord, probabilmente dopo l'occupazione assira di
Tiglat-Pileser IlI del 732 a.C., hanno subito,
disperdendosi nella immensa regione della
Mesopotamia. Egli però, come profeta del
Signore, sa di dover portare la speranza al suo
popolo. Perciò è sicuro che l'umiliazione non
sarà definitiva: Dio non lascia al male l'ultima
parola. Così quella via del mare, che collega
Damasco con la costa della Galilea fino
all'Egitto, diventerà una via gloriosa. Le terre
di Zabulon e di Neftali, al di là del Giordano
(per chi guarda dall'interno, e quindi per i
deportati), terre abitate da ebrei e da pagani
("distretto delle nazioni"), ritorneranno a
vedere i propri figli. Il popolo, che cammina
nelle tenebre (a volte perché accecato per la
crudeltà dei vincitori, comunque un popolo senza
speranza), vede una grande luce. Dio sfolgora
inatteso e porterà la gioia e la vittoria,
spezzerà il giogo, frantumerà la sbarra di legno
o di ferro che portavano sulle spalle gli
schiavi e i deportati, per incatenare gli uni
agli altri. Il bastone dell'aguzzino sarà
abbandonato come al tempo di Madian quando
Gedeone vinse i Madianiti (Gdc 7, 16-25). Nel
luogo più compromesso per la presenza di
popolazioni pagane, Dio porterà la sua vittoria
e infonderà coraggio e luce. Così il profeta
Isaia garantisce: - la gioia di una presenza
e di una luce fedele anche nelle tenebre per il
popolo, che cammina senza perdersi d'animo; -
la prospettiva di un mondo dove viene abbattuta
ogni violenza perché il povero ritrova la sua
dignità; - l'abbondanza del raccolto che
viene goduto da un popolo in festa e non nella
chiusura di un egoismo particolare.

La grotta del latte. Già nei primi tempi
le donne pregavano per avere tanto latte per i
figli. |
Eb 1, 1-8a Fratelli, Dio, che
molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai
padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha
parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di
tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli
è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e
tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la
purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà
nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto
più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti, a
quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti
ho generato»? E ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per
me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo,
dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio». Mentre degli angeli
dice: «Egli fa i suoi angeli simili al vento, e i suoi ministri
come fiamma di fuoco», al Figlio invece dice: «Il tuo trono,
Dio, sta nei secoli dei secoli». Ebrei. 1, 1-8a
L'inizio della "lettera agli Ebrei" ci fa entrare nel mistero di
Gesù e ci svela il nostro nuovo compagno di viaggio: splendore
di Dio tra noi, figlio, erede. L'autore della lettera agli
Ebrei, è un sacerdote del tempio, convertito. La lettera è
databile, per alcuni, negli anni 90 d.C., per altri scritta non
dopo i 65-66 d.C. quando il tempio, che fu distrutto nel 70
d.C., era ancora in servizio. E' un'omelia sul sacerdozio di
Cristo, scritta in un greco purissimo di notevole levatura.
Gesù, il Figlio di Dio, nel giorno della Croce, è insieme Sommo
Sacerdote che presiede il sacrificio, l'Agnello sacrificale e
primogenito del popolo dei redenti. Egli è uomo in tutta la sua
pienezza e fragilità e per questo soffrì, ma nella sofferenza si
affidò all'obbedienza della volontà di Dio, accettando di
entrare negli eventi con totale lucidità e responsabilità. Egli
offrì la sua vita per amore, senza chiedere nulla in cambio, ma
perdonando i suoi carnefici. Da lui possiamo sperare la
salvezza, oggi e sempre. E', perciò, uno scritto composto con
il desiderio di restituire coraggio, forza e motivazione ai
cristiani in difficoltà nella testimonianza della fede. Ci
troviamo davanti a un Dio che prende a cuore le sue creature,
fattosi presente "molte volte e in diversi modi" nella storia
dell'umanità, servendosi prima dei Padri e dei Profeti e poi,
addirittura, tramite il suo stesso Figlio. E' necessario allora
verificare questa presenza tra noi che si offre come ultima
parola garantita di Dio. Gesù è l'erede, generato dal Padre. Da
lui ha avuto la proprietà, la signoria su tutti i beni, su tutte
le cose. Anzi, fin dall'inizio della creazione, è stato presente
poiché "per mezzo di Dio ha fatto anche il mondo". La
riflessione sul significato di cielo continua poiché egli è
"irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza",
cioè comunicazione e manifestazione del Dio nascosto. Nella
realtà, che non è più quella uscita dalle mani di Dio nella sua
purezza e trasparenza, la presenza del figlio passa anche per la
purificazione dei peccati. In tal modo tutta la creazione viene
rigenerata e ricostituita nel suo splendore. E così, finalmente,
si giunge alla conclusione dell'opera di Gesù che "si è assiso
alla destra della maestà nell'alto dei cieli". Il richiamo al
cielo rimanda ad una problematica particolarmente vivace e
controversa del valore degli angeli, abitanti del cielo e
servitori prossimi di Dio. Anzi di Gesù stesso qualcuno dice che
sia un Angelo.
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Lc 2, 1-14 In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò
che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu
fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi
censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla
città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli
apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire
insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel
luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio
primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro
non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che,
pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro
gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li
avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro:
«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:
oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo
Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce,
adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine
dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto
dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Luca2, 1-20 Il racconto del Natale ci viene trasmesso da S. Luca con la
preoccupazione di offrirci un messaggio grandioso, nonostante siano semplici
e poetiche le linee narrative di quei 20 versetti del 2° capitolo (la
liturgia ci fa leggere, in questa messa, solo i primi 14 versetti). Luca
vuole rispondere a tante domande che i cristiani del suo tempo gli fanno su
Gesù, la proposta e la potenza di Dio, la salvezza, la credibilità del
messaggio evangelico. E' troppo importante non deludere le aspettative. Gesù
infatti pone troppi problemi rispetto alla potenza romana, alle attese e alla
liberazione. Che cosa sperare in un uomo che viene crocifisso? E mentre
davanti a lui tutti fuggono, perché il cielo resta muto? La nascita di
Gesù anticipa tutti gl'interrogativi poiché vi si ritrovano le povertà, i
silenzi del cielo, le esclusioni degli uomini, le olitudini, i pericoli, le
attese e la gioia propria dei poveri che sentono la "buona notizia", portata
da Gesù. Il racconto di Luca si divide in tre parti molto precise e il
testo greco (il Vangelo fu scritto in greco) inizia ogni parte con la parola.
"Avvenne che...". * "Avvenne che " (Lc2,1-5): i precedenti e le occasioni
della nascita a Betlemme (mettono in primo piano il potere di Roma: Un
decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la
terra. Così il comando di un sovrano lontano, pagano e dominatore, impegna il
popolo di Dio in scelte e obblighi che definiscono il potere di Roma. Un
censimento si faceva non certo per interesse scientifico e statistico, ma per
motivi economici (tasse da far pagare) e militari (strutturare l'esercito). E
al popolo ogni censimento ricordava diffidenza e castighi poiché anche il
grande re Davide (circa 1000 anni prima) aveva preteso di fare un censimento,
ma ne erano derivate pestilenza e morte. Il censimento rappresentava un gesto
volgare di supremazia e di potere. Davide si rese conto, si pentì e divenne,
comunque, grande poiché Dio aveva sorretto il suo trono e il suo popolo
(2Samuele 24). *"Avvenne che" (Lc.2,6-14): A Betlemme nasce Gesù i due
giovani sposi, immigrati e sconosciuti, arrivano in questo piccolo e famoso
paese, ma non sono accolti nella convivenza umana, poiché circostanze e
povertà, probabilmente, non permettono un alloggio più comodo. Il racconto
moltiplica i richiami della umanità e della povertà: un bambino, avvolto in
fasce, è deposto in una mangiatoia perché non c'era posto per loro
nell'albergo. E il Natale è tutto qui, ridotto anche dall'evangelista in un
mondo di esclusi e di poveri disorientati. Ma Luca vuol chiarire che
questo bambino è seguito dallo sguardo misericordioso di Dio che raggiunge i
lavoratori della notte, i poveri del tempo. La sua nascita è insignificante
ma agli occhi e nei progetti di Dio questa presenza è formidabile.
Arricchisce e rinnova tutta la speranza d'Israele. "Oggi vi è nato nella
città di Davide un salvatore che è il Cristo Signore". * Allora i pastori
decidono di andare a cercare "questo avvenimento che il Signore ci ha fatto
conoscere". E si mettono in viaggio, nella notte, mentre il Signore li aiuta
a cercare. Trovano veramente un bambino che giace in una mangiatoia. |