Domenica dopo l'Ottava del Natale del Signore
2 gennaio 2022
Lc 4, 14-22
Riferimenti : Sir 24, 1-12 - Sal 147 - Rm 8, 3b-9a
Il Verbo si fece carne e pose la sua dimora in mezzo a noi. Celebra il Signore, Gerusalemme, loda il tuo Dio, Sion, perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte, in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli.

 Sir 24, 1-12
La sapienza fa il proprio elogio, in mezzo al suo popolo proclama la sua gloria. Nell’assemblea dell’Altissimo apre la bocca, dinanzi alle sue schiere proclama la sua gloria: «Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e come nube ho ricoperto la terra. Io ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi. Ho percorso da sola il giro del cielo, ho passeggiato nelle profondità degli abissi. Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso dominio. Fra tutti questi ho cercato un luogo di riposo, qualcuno nel cui territorio potessi risiedere. Allora il creatore dell’universo mi diede un ordine, colui che mi ha creato mi fece piantare la tenda e mi disse: “Fissa la tenda in Giacobbe e prendi eredità in Israele”. Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l’eternità non verrò meno. Nella tenda santa davanti a lui ho officiato e così mi sono stabilita in Sion. Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo a un popolo glorioso, nella porzione del Signore è la mia eredità».

Siracide 24,1-12
Dopo avere, per secoli, accolto la Parola del Signore ed averla letta, analizzata, confrontata, imparata a memoria nei tempi drammatici e gloriosi del popolo d'Israele, si è sviluppata con stupore e meraviglia la scoperta della bellezza e della profondità della Sapienza. Infatti, in questo libro, scritto nel 2º secolo a. C., neppure accettato come testo canonico dagli ebrei e quindi dai cristiani protestanti, pur se conosciuto anche nel testo ebraico, è come se si levasse il velo della quotidianità e si riuscisse a svelare le ricchezze, la pienezza della Sapienza di Dio che ha creato il mondo. Proprio quella Sapienza di architetto e di inventore del mondo, ora, trascrive in parole e formule la sua ricchezza. Come lo scienziato che ha creato una macchina meravigliosa, poi scrive la formula per riproporla nel mondo, per conoscerla, per ripararla, per difenderla da ciò che corrode e deteriora, dagli incidenti, dai furti.
Si sente, insieme, l'orgoglio dell'aver ricevuto un tesoro in dono e la volontà del confronto con la coscienza pagana che non può assolutamente competere con la pienezza di Dio che si svela a noi nella Parola. Il popolo ebraico possiede la "Torah" (legge-insegnamento) che è la strada che conduce alla vita. Essa è la Sapienza di Dio che si è installata in Israele, dono gratuito che non si può meritare.
L'intuizione fondamentale è la gratuità della Sapienza: "Ogni Sapienza viene dal Signore e con Lui rimane per sempre " (Sir 1,1). La sua funzione è quella di stare presso Dio. Ed è persino commovente seguire la peregrinazione da una dimora ad un'altra, immaginare le infinite passeggiate dal cielo alle profondità degli abissi, seguirla nella conoscenza delle nazioni con la libertà di ripercorrere tutta la terra.


sinagoga di NAZARETH

Rm 8, 3b-9a
Fratelli, Dio, mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito. Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi.

Romani 8, 3b-9a.
San Paolo vuole sviluppare la conoscenza del dono dello Spirito e il capitolo 8, di cui, oggi, leggiamo solo una parte, si può intitolare: "La vita secondo lo Spirito" (Rom 8,1-39). La vita cristiana, che pure è destinata alla morte, riceve il dono dello Spirito, lo Spirito creatore che aleggiò sul caos all'inizio della creazione, lo stesso che fa risorgere Gesù dalla morte, e lo stesso che possiede la potenza e lo splendore della vita e scende sulla Chiesa a Pentecoste. "Nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù"(8,1) poiché "la legge dello Spirito libera dalla legge del peccato" (8,2). Questa trasformazione è possibile poiché Gesù ha preso la nostra stessa carne mortale. Morendo, la sua carne e il male, che ha preso su di sé, sono stati distrutti nella morte. In Lui prende possesso, come in noi, lo Spirito del risorto e la carne è trasfigurata. Da Gesù ereditiamo nuovi stili e valori che inglobano, ancora, l'eccezionale Sapienza della Prima Alleanza, ma si aprono alla pienezza della maturità. Ogni giorno, nella vita quotidiana, Paolo ci rassicura: "Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi" (v.9). E mentre afferma ciò che la sua coscienza di credente gli garantisce, intravvede che c'è un cammino nuovo da compiere, nella linea di Gesù. E con lo Spirito ricupera anche, con fiducia, tutte quelle doti proprie della comunità umana, e insieme quelle ricchezze del vivere quotidiano di molte persone che Paolo ha conosciuto.
Paolo intuisce che lo Spirito del Signore, nel cuore di ciascuno che è credente in Gesù, offre un modello inarrivabile in pienezza di vita; ma capisce anche che il Signore ha diffuso splendori e bellezze tali da donare esempi e aiuti ad ogni progetto di vita.
Il Concilio Vaticano II ce lo ripete e ci rassicura: abbiamo la conoscenza di Gesù e il dono dello Spirito. E attorno a noi tante persone vivono con coraggio e generosità, semplicemente, e nemmeno si rendono conto del loro vivere secondo lo Spirito.
Lo abbiamo letto nel tempo di avvento: "In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri".


      Lc 4, 14-22
In quel tempo. Il Signore Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca.
Lc 04,14-22
"Nella sinagoga gli occhi di tutti erano fissi su di lui". Gesù ha appena finito di leggere nel rotolo di Isaia quali sono i gesti che proclamano l'anno del Signore: "Sollevare i poveri ad accogliere la gioia, promuovere liberazione e dignità a tutti coloro che sono ridotti schiavi e prigionieri, sciogliere gli oppressi dai pesi e dai gioghi, dare la vista a chi è cieco". Dare la vista non significa soltanto togliere la cecità fisica, ma rendere capaci di vedere, cioè di capire, di comprendere, di accogliere, di valutare nella loro vita persone e cose, fatti e avvenimenti. Dare la vista significa porsi nel mondo e nella storia come adulti: non c'è tempo per l'infantilismo, la vita ti chiede di mettere in circolazione ciò che sei e ciò che hai ricevuto in dono, per illuminare e amare quella parte di mondo, di storia e di tempo in cui sei inserito. Per non tradire quello Spirito del Signore che è sopra ciascuno: sopra e dentro Gesù, in maniera particolare, ma sopra e dentro ciascuno di noi, perché ciascuno è prezioso agli occhi di Dio ed è da lui pensato secondo il profilo di Gesù. Dobbiamo sempre chiedere al Signore di riavere la vista come il cieco Bartimeo (Mc 10,46), perché l'amore non ha confini ed è un mistero nel senso che sempre ci eccede e ci porta a sconfinare là dove magari non vorremmo, perché siamo stanchi, perché -tutto sommato- abbiamo le nostre comodità. Anche se piccole, anche se non le riteniamo tali. Il richiamo di oggi è di essere adulti e svezzati, parte viva dell'umanità.