Battesimo del Signore
9 gennaio 2022
Lc 3, 15-16. 21-22
Riferimenti : Is 55, 4-7 - salmo 28 - Ef 2, 13-22
Gloria e lode al tuo nome, Signore. Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza. Date al Signore la gloria del suo nome, prostratevi al Signore nel suo atrio santo.

Is 55, 4-7
Così dice il Signore Dio: «Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, principe e sovrano sulle nazioni. Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano a causa del Signore, tuo Dio, del Santo d’Israele, che ti onora. Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. L’empio abbandoni la sua via e l’uomo iniquo i suoi pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che largamente perdona».

Is 55,4-7
In questo testo il profeta intravede il tempo della liberazione e parla ad un popolo che vive a Babilonia, scoraggiato dal lungo esilio e deluso che il Signore non sappia o non voglia provvedere.
In questo testo c'è un invito ad un banchetto nei primi versetti: "O voi tutti assetati, venite all'acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l'orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. Io stabilirò per voi un'alleanza eterna, i favori assicurati a Davide" (55,1-3). Per riprendere forza nulla può sostituire un grande pranzo con un invito gratuito a mangiare e a bere, oltre che ad ascoltare, a somiglianza di alcuni inviti per la casa della Sapienza (Pr 9,5-6; Sir 24,19-21). Con la differenza che là parlava la Sapienza e qui è Dio stesso che incoraggia a venire e garantisce. Il Signore assicura che i suoi giuramenti saranno rispettati e ci sarà una discendenza per il misterioso nuovo Davide. E'costituito testimone per i popoli e tra essi proclamerà le lodi di Dio.
Dopo la garanzia e la presentazione del personaggio capace di "Alleanza eterna", sconosciuto ma promesso a Davide, l'invito ripropone di "cercare il Signore". E' il linguaggio dei profeti che iniziano spesso con l'impegno del servizio al tempio, ma poi si aprono e si allargano alla fede, concretizzandola in atteggiamenti di coerenza verso la giustizia e la fraternità. Come sempre accade, il profeta invita alla collaborazione, a partire da una verifica di responsabilità e di onestà, cercando quello che è costruttivo e coerenza con la parola e la presenza del Signore. Esiste sempre l'invito alla collaborazione, alla ricerca di significati.
Rimettiti a cercare poiché i tesori di Dio sono sempre disseminati sul tuo cammino e i tempi porteranno novità.

 Ef 2, 13-22
Fratelli, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne. Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittàdini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.


Efesini 2,13-22
Paolo sta ripensando ai cristiani che egli ha conosciuto ed alle comunità da lui fondate che cercano di essere fedeli al Signore. Mentre è in carcere a Roma, probabilmente, attorno agli anni 61-63, vuole incoraggiare gli abitanti della città pagana di Efeso che, probabilmente, sentono la profonda diffidenza e il disagio di credenti ebrei che non accettano o sopportano male la presenza di pagani convertiti. Ovviamente hanno stili e sensibilità diverse, non provenendo dal mondo ebraico e quindi urtano magari in piccoli gesti o comportamenti gli altri credenti. Paolo vuole incoraggiare dicendo che, "se un tempo voi, pagani per nascita, eravate senza Cristo,... ora siete diventati vicini grazie al sangue di Cristo" (2,11-13). Paolo ha sempre, davanti agli occhi quel muro che a Gerusalemme, alto un metro e mezzo, circondava l'area religiosa del tempio, e su cui erano disposti 13 piccole lapidi di marmo su cui era inciso, in latino e greco, il divieto ai pagani di entrare nel recinto sacro, sotto pena di morte. E proprio con questa immagine Paolo può garantire che con la sua morte Gesù ha cancellato ogni divisione ed ha abbattuto questo muro, costituendo un popolo solo, dei due, di prima, nemici, diffidenti e lontani. Così Gesù è la nostra pace, abolendo la separazione e riconciliando i due popoli. Anzi ha riconciliato cielo e terra con la sua morte, rappacificando i popoli con Dio. Paolo ci offre una immagine splendida di processione di tutti i popoli salvati, pagani ed ebrei, in cammino verso il Padre, in un solo Spirito (2,18).
La conclusione è ricca di speranza poiché tutti siamo garantiti di essere "concittadini dei santi e familiari di Dio" (2,19). Edificati sugli apostoli e sui profeti, con "Gesù, pietra angolare, tutti crescono in un edificio che è tempio santo nel Signore" e quindi "edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito".
Si è passati, nell'immaginario di Paolo, nel ricordo nostalgico del tempio alle nuove costruzioni dei templi disseminati nel mondo poiché ogni persona credente, qualunque sia la propria origine, ospita la presenza di Dio per lo Spirito.



    VANGELO Lc 3, 15-16. 21-22
In quel tempo. Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».

Nella vita di Gesù osserviamo molti momenti nei quali compie azioni che, in apparenza, non hanno alcuna logica umana. Perché Gesù volle incarnarsi? Perché è stato soggetto a Maria e a Giuseppe tutta la vita? Perché pregava se Egli stesso era Dio? Nel caso del Vangelo di oggi, perché Gesù si fa battezzare? Giovanni Battista provò a dissuaderlo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?» (Mt 3, 14). Certamente Gesù non aveva alcun bisogno di tali azioni. Allora, perché? Papa Francesco risponde: «Perché vuole stare con i peccatori: per questo si mette in fila con loro e compie lo stesso gesto». Gesù ha voluto darci un esempio: «Conviene che adempiamo ogni giustizia» (Mt 3, 15), vuole insegnarci ciò che è meglio per noi».
 Meditare che Gesù ci ha insegnato la via che dobbiamo seguire, è una meravigliosa realtà. Non lo ha fatto perché Lui ne aveva bisogno, lo ha fatto perché noi ne abbiamo bisogno. Gesù è voluto venire sulla terra per salvarci e farci figli di Dio. Il suo Battesimo è strettamente connesso al nostro Battesimo. Gesù si fa carico delle nostre necessità. Di noi che mendichiamo l’amore di Dio, di nostro Padre. Oggi celebriamo proprio questo.
 Anche tu e io, aggiunge papa Francesco, possiamo imitare Gesù, uscire e farci carico delle necessità degli altri, «è anche questo il modo in cui possiamo sollevare gli altri: non giudicando, non suggerendo cosa fare, ma facendoci vicini, compatendo, condividendo l’amore di Dio». Siamo chiamati a imitare Cristo, e un modo concreto di farlo è occuparci dei bisogni degli altri e non tanto dei nostri. Uscire da noi stessi, guardare il bisognoso, che necessita della nostra attenzione, del nostro tempo, del nostro sorriso, ecc. Imitiamo Cristo sollevando lo sguardo verso il prossimo. Questa e la strada della vera felicità, perché c’è più felicità nel dare che nel ricevere.