Circoncisione del Signore
1 gennaio 2022
Lc 2, 18-21
Riferimenti:Nm 6, 22-27 - Sal 66 - Fil 2, 5-11
Dio ci benedica con la luce del suo volto. Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, la tua salvezza fra tutte le genti

Nm 6, 22-27
In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro: Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace”. Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò»
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Numeri 6, 22-27
Nel libro dei Numeri (6,22-27), come augurio per l'anno nuovo, ci viene ricordata la benedizione sacerdotale, voluta da Dio e limitata ad Aronne e alla sua discendenza. Secondo la tradizione rabbinica, questa formula veniva pronunciata per la benedizione del popolo, ogni giorno, dopo il sacrificio della sera. Ci sono molti richiami con le preghiere dei salmi. Il testo della benedizione è ordinato in 3 strofe al centro delle quali viene ricordato il nome divino di Javhè (tradotto qui come Signore), anche se allora mai pronunciato, ma sostituito con altri nomi.
Dio è la fonte di ogni benedizione.
La formula nell'originale ebraico ha 3 parole nella prima strofa', 5 nella seconda e 7 nella terza. Dio si fa presente, esiste accanto, accompagna. Le invocazioni domandano che Javhè sia davvero Javhè per Israele e doni, prima, se stesso e poi ì suoi benefici.
Dio mostri la sua presenza favorevole accanto a Israele. Si fa riferimento al concreto benessere.
Possiamo ricordare Deut 28,1- 13 o il testo Gen 1,28 dove la benedizione è legata alla fecondità o all'affido del governo del mondo all'uomo. Questo testo richiama anche l'efficacia della Parola di Dio (Is 55,10-11) che produce quanto pronuncia.
"Dio faccia brillare il suo volto " non significa tanto: "il Signore sorrida ma il Signore ti faccia percepire la sua presenza e personalità (volto) e ti faccia gustare quanto è illuminante e rassicurante il rapporto con Lui". E'richiamo di accoglienza e benevolenza.
"Javhè elevi a te il suo volto": vien chiesto un rapporto stabile con il suo popolo poiché da qui scaturisce la pace. Quando il volto di Dio è nascosto, la miseria ed il disagio sorgono profondi. Viene richiesto lo sviluppo armonico e felice, opera messianica per eccellenza (Is 9,1-6). Porre il nome (v 27) richiama le mani protese verso il popolo nel gesto della benedizione (1 Re 8,51).


Bethlemme: una grotta ove i pastori
passavano le notti invernali

 Fil 2, 5-11
Fratelli, abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.

Filippesi 2, 5-11
Paolo sta sperimentando un cammino impensabile solo pochi decenni prima: egli sta operando nel nome di Gesù una convergenza di popoli nella umanità intera.
Giudei e pagani (detti "gentili" da "le Genti") si ritrovano insieme, riconciliati in Gesù e quindi in pace tra loro, con la stessa dignità e la stessa figliolanza con Dio. Per un segno nella carne (la circoncisione: l'espressione dell'Alleanza) che non hanno, i Gentili sono stati esclusi dalla cittadinanza di Israele e dalle promesse dell'Alleanza stessa. E questo ha tolto loro l'accesso ai doni di Dio e quindi alla salvezza.
Tra i due popoli non c'era comunicazione, tanto che anche solo un semplice passaggio di cortili del tempio, superando il muro di separazione che divideva i circoncisi dai pagani, sarebbe stato punito con la morte.
"Eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo".

Si parla di cittadinanza e di patti della promessa.
- La cittadinanza era un privilegio politico molto importante: essa oltrepassava i confini territoriali e Roma offriva, per meriti particolari, cittadinanza romana anche a degli stranieri. Paolo era un custode fiero e geloso della sua cittadinanza romana che lo salvò molte volte da processi, linciaggi e prigioni. E sapeva molto bene il valore di sentirsi, insieme, cittadini di un popolo.
- "I patti della promessa" si richiamano a fatti operati dai Patriarchi e dal Popolo condotto da Mosè, escludendo i pagani che sono cittadini di un mondo senza Dio, con idoli muti che non comunicano la loro volontà né la loro salvezza.
Cristo ha fatto un popolo solo con il suo sangue e si è sottoposto nella sua umanità ai precetti di quella medesima legge fino a subirne la maledizione: "Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso al legno, perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito (Gal3,13-14)". Così Gesù ha distrutto ogni inimicizia tra Dio e gli uomini e negli uomini tra loro.


     Lc 2, 18-21
In quel tempo. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro. Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Luca. 2, 18-21
Il breve testo del Vangelo collega l'incontro dei pastori la notte di Natale nella grotta in cui Gesù è nato e i gesti squisitamente ebraici che inseriscono Gesù nella storia del popolo d'Israele mediante la circoncisione. Al centro c'è la rivelazione dello stile della Madonna, atteggiamento di ricerca, di contemplazione, di ubbidienza costruttiva e appassionata che dovrebbe corrispondere all'atteggiamento della comunità cristiana, che trova in Maria il suo modello: "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore." Il messaggio inizia dalla parola che i pastori portano: sono gli ultimi arrivati, sono i poveri, gli esclusi dalla comunità ebraica, anche se non poveri economicamente, e sono coloro che hanno ciò che è importante offrire. Essi comunicano il messaggio di Dio su questo bambino che è speranza per tutti e coinvolgono persino i protagonisti del mistero: Maria e Giuseppe. Le cose che essi affermano suscitano stupore. Si può certamente dire che essi "dicono la buona novella" e questo suscita sbalordimento perché il mondo di Dio si apre su tutti come speranza, come accoglienza, come progetto di vita nuova, come popolo che ricongiunge insieme tutte le realtà, superando le lacerazioni o le contrapposizione. L'atteggiamento di chi scopre con meraviglia che Dio manda segni per la speranza di tutti e di ciascuno matura in un ascolto umile e privilegiato: un ascolto in silenzio, che raccoglie i richiami e le ricchezze, i miti, i racconti e la storia del proprio popolo. Tutto questo è materiale che va raccolto, meditato, capito ogni giorno nella propria interiorità. Il cuore, nel mondo ebraico, viene inteso come la dimensione più profonda dell'intelligenza e dell'accoglienza di ciò che Dio dice.
Maria non si preoccupa di parlare, ma di ascoltare, attenta a riempire di risposte quegli interrogativi che continuamente sono sorti in lei e in Giuseppe. E proprio a Betlemme sono all'oscuro di tutto.