 Santissima Trinità
12 GIUGNO 2022
Gv 14, 21-26
Riferimenti :
Gen 18, 1-10a - Sal 104 - 1Cor 12, 2-6 |
Il Signore è fedele alla sua parola. Cercate il
Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto.
Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i
giudizi della sua bocca, voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto. |
Gen 18, 1-10a In quei giorni. Il Signore
apparve ad Abramo alle Querce di Mamre, mentre
egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora
più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide
che tre uomini stavano in piedi presso di lui.
Appena li vide, corse loro incontro
dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a
terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato
grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza
fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un
po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi
sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di
pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire,
perché è ben per questo che voi siete passati
dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa’ pure
come hai detto». Allora Abramo andò in fretta
nella tenda, da Sara, e disse: «Presto, tre sea
di fior di farina, impastala e fanne focacce».
All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un
vitello tenero e buono e lo diede al servo, che
si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte
fresco insieme con il vitello, che aveva
preparato, e li porse loro. Così, mentre egli
stava in piedi presso di loro sotto l’albero,
quelli mangiarono. Poi gli dissero: «Dov’è Sara,
tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda».
Riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa
data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».
Genesi. 18, 1-10a L'ospitalità è un regalo
grande che l'umanità dei poveri si è sentita in
obbligo di dare, soprattutto in una realtà di
vita come è il deserto, tra i beduini, e nei
pericoli dei mari tra i marinai. Qui ci troviamo
nella splendida ospitalità che Abramo offre a
degli sconosciuti. E nella lettera agli Ebrei
(13,2) si dice che "Alcuni, praticandola, hanno
accolto, senza saperlo, anche gli angeli" (e
probabilmente l'autore biblico ha in memoria
l'episodio di Abramo). Il Signore decide di
visitare il suo amico Abramo e lo fa in
incognito, sotto forma di tre viandanti anonimi
che si trovano a passare vicino alla tenda di
Abramo, alle querce di Mamre, dove Abramo si è
accampato. E' un racconto misterioso che,
inizialmente, si svolge nella normalità di
viandanti accaldati e spersi in un deserto
assolato. Mentre Abramo si riposa nell'ora più
calda del giorno, all'ombra della tenda, e
probabilmente sonnecchia, è però sempre vigile.
Scopre all'improvviso tre uomini in piedi
davanti a lui. Tutto lo scenario cambia e
Abramo si preoccupa di offrire ospitalità nel
modo più immediato e più sontuoso possibile.
Provvede subito all'acqua frasca, al lavaggio
dei piedi e a far accomodare gli sconosciuti
all'ombra. Poi li prega di pazientare e
provvederà ad un boccone di pane ed a un ristoro
possibile. Sempre Abramo non solo ordina ed
organizza per la cucina, a Sara chiede di
impastare pane fresco ma il quantitativo è
enorme: circa 50 kg di farina e lui stesso
sceglie un "vitello tenero e buono", ordinando
poi di prepararlo e cuocerlo. Il bisogno di
ospitalità rende Abramo attento, servizievole,
premuroso: in piedi, a servizio delle esigenze
degli sconosciuti e affettuoso. Di fronte
all'accoglienza ed alla gratuità gli sconosciuti
rispondono con una promessa: "Tornerò tra un
anno e Sara avrà un figlio" (da notare i cambi
impensabili da singolare a plurale e vice
versa). Dio scende nel suo popolo ed offre la
vita gratuitamente. Il popolo d'Israele si
svilupperà sulla promessa di Dio e sulla
ospitalità di Abramo. Anche il popolo santo
della Chiesa si svilupperà con il dono di Dio
che si fa anonimo e piccolo e si costituisce
come un popolo accogliente della Parola del
Signore e dei suoi progetti. Dio mangia alla
tavola di Abramo, Gesù mangia la sua cena alla
tavola di amici: l'ospitalità prende la forma di
un banchetto. E un banchetto ci è rimasto come
momento di un popolo che si raduna insieme, a
messa, e costruisce il progetto di un futuro di
pace avendo a commensale, misteriosamente, Gesù
vivo.
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1Cor 12, 2-6 Fratelli, voi sapete che, quando
eravate pagani, vi lasciavate trascinare senza alcun controllo
verso gli idoli muti. Perciò io vi dichiaro: nessuno che parli
sotto l’azione dello Spirito di Dio può dire: «Gesù è anàtema!»;
e nessuno può dire: «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione
dello Spirito Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo
Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore; vi
sono diverse attività, ma uno solo è Dio, che opera tutto in
tutti.
1 Cor 12, 2-6 Nella Comunità cristiana di
Corinto sorgono disagi e dissapori poiché si sono sviluppati
doni particolari e si sono messe in mostra possibilità e
attività che suscitano gelosie e rancori. Si pretende un
confronto serrato ed una gerarchia riconosciuta di doni o
"carismi" che lo Spirito ha moltiplicato tra persone credenti
perché diventassero sostegni, aiuti e forza per la comunità
intera. E invece si pretendono titoli onorifici, si esigono
maggior rispetto e precedenze, si reclamano diritti e privilegi.
I doni di Dio sono dati a ciascuno per "l'utilità comune" (12,7)
e tutto è dono dello Spirito. Mentre, quando domina il mondo
della idolatria, il rapporto con la divinità è assolutamente
inesistente poiché ci si ritrova davanti ad idoli muti, ora il
linguaggio deve imparare a verificare il significato del proprio
dialogo con Gesù. Che cosa diciamo di Gesù? Se per noi è grande,
ed è il Signore, lo riconosciamo nella forza dello Spirito
poiché è lo Spirito che alimenta la fede. Se abbiamo lo Spirito,
noi scopriamo la bellezza della fede e la presenza di Gesù che
ci porta al Padre. Entrando nella struttura del testo, si
distingue tra "carismi": doni particolari e gratuiti conferiti
dallo Spirito; ci sono "ministeri" o funzioni orientati al bene
della comunità, e ci sono "operazioni", cioè manifestazioni
della potenza di Dio. Paolo si preoccupa di accompagnare i
credenti verso una visione unitaria in comunione con Dio. Anche
i pagani hanno esperienze religiose particolari e le
attribuiscono ad diverse divinità. Per i cristiani la fonte è
l'unico Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo che esercitano una
unica azione, anche se la diversità delle manifestazioni nei
fedeli può permettere di orientarsi a particolari proprietà
personali. Allo Spirito, dono di grazia e d'amore sono riferiti
i "carismi"; a Cristo, capo della Chiesa sono attribuiti i
ministeri spirituali per compaginare la Comunità cristiana e
sostenerla nel suo cammino nel tempo. E il Padre, fonte di tutto
l'essere e della vita piena, è all'origine delle "operazioni" di
potenza, di pienezza di vita, di creazione. Ma tutto viene
offerto perché la Comunità esprima questa pienezza e diventi
ricchezza, al suo interno per la vita nel mondo.
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VANGELO Gv 14, 21-26 In
quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei
comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato
dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda,
non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non
al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il
Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi
non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è
mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono
ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà
nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi
ho detto». Giovanni 14, 21-26 Stiamo sempre leggendo, in
queste domeniche dopo Pasqua, brani di discorsi di Gesù pronunciati nella sua
ultima cena e riportati da Giovanni. E' importante tener presente questo
contesto poiché quello che leggiamo è anche dialogo, ma il tutto ha il sapore
della conclusione, delle ultime raccomandazioni e quindi di un testamento:
linee essenziali che riassumono il lungo insegnamento del Maestro. Amare Gesù
è un impegno concreto di fiducia e di accoglienza. Amare non si gioca tanto
sui sentimenti o sulle emozioni, ma su scelte precise e coraggiose poiché
siamo indirizzati dalle decisioni di Gesù. Con questo amore si costituisce
una comunione inimmaginabile in cui ciascuno diventa abitazione, tempio
vivente di Dio in cui si esprime l'intimità infinita del Padre e di Cristo
nell'amore totale e immenso dello Spirito. Gesù parla di manifestazione piena
e quindi di dimora completa. E tra i discepoli sorge spontanea una domanda,
formulata quindi da Giuda, non l'Iscariota: "Perché non ti manifesti al mondo
ma solo a noi?" Anche loro, come tutti quelli che seguivano Gesù, trepidano
per una certa diffidenza che serpeggia attorno a Gesù nelle classi colte e
Gesù non fa nulla per far esplodere la sua forza. Anche i familiari di Gesù
non condividono la ricerca del nascondimento. Addirittura gli fanno una
proposta pubblica:: "«Parti di qui e va' nella Giudea, perché anche i tuoi
discepoli vedano le opere che tu compi. Nessuno infatti, se vuole essere
riconosciuto pubblicamente, agisce di nascosto. Se fai queste cose, manifesta
te stesso al mondo!» (Gv7,3-4). Vogliono che si imponga ma Gesù rifiuta,
memore delle parole di Isaia: "«Non griderà né alzerà il tono, non farà udire
in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno
stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità» (42,2-3). Si
esprime qui il mistero della Chiesa. Per Gesù il manifestarsi consiste venire
ad abitare nei suoi discepoli, prendere dimora nel mondo attraverso loro.
Tutti vogliono che Gesù manifesti attraverso le sue opere la pienezza e la
novità. Ma Gesù, quando parla delle sue opere non fa quasi mai riferimento ai
miracoli. Le opere di Gesù sono le sue scelte, la sua attenzione alla
liberazione di ciascuno, il rispetto della dignità di ogni persona. I
messaggi che Gesù offre sono incomprensibili per le attese che i discepoli
hanno e per l'affetto che gli portano. Allora Gesù, con fiducia, dice:"Lo
Spirito Santo vi insegnerà e vi ricorderà".Una splendida sintesi dell'opera
dello Spirito: insegnare suppone l'accompagnare nel tempo ed accogliere la
novità nascosta nelle cose, nelle attese e nelle speranze, nei segni di Dio.
Nella storia si presenteranno problemi sempre nuovi, interrogativi diversi,
complessi, impensabili al tempo di Gesù. E i discepoli debbono poterli
affrontare, sviluppando linee e comportamenti secondo il pensiero di
Gesù. "Lo Spirito insegnerà".
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