 VI Domenica dopo Pentecoste
17 luglio 2022
Gv 19, 30-35
Riferimenti :
Es 24, 3-18 -
Sal 49
- Eb 8, 6-13a |
Ascoltate oggi la voce del Signore. Parla il Signore,
Dio degli dèi, convoca la terra da oriente a occidente.Da
Sion, bellezza perfetta, Dio risplende.
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Es 24, 3-18 In quei giorni. Mosè andò a riferire al
popolo tutte le parole del Signore e tutte le
norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce
dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha
dato, noi li eseguiremo!». Mosè scrisse tutte le
parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed
eresse un altare ai piedi del monte, con dodici
stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò
alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire
olocausti e di sacrificare giovenchi come
sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè
prese la metà del sangue e la mise in tanti
catini e ne versò l’altra metà sull’altare.
Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse
alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha
detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo
ascolto». Mosè prese il sangue e ne asperse il
popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza
che il Signore ha concluso con voi sulla base di
tutte queste parole!». Mosè salì con Aronne,
Nadab, Abiu e i settanta anziani d’Israele. Essi
videro il Dio d’Israele: sotto i suoi piedi vi
era come un pavimento in lastre di zaffìro,
limpido come il cielo. Contro i privilegiati
degli Israeliti non stese la mano: essi videro
Dio e poi mangiarono e bevvero. Il Signore disse
a Mosè: «Sali verso di me sul monte e rimani
lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge
e i comandamenti che io ho scritto per
istruirli». Mosè si mosse con Giosuè, suo
aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio. Agli
anziani aveva detto: «Restate qui ad aspettarci,
fin quando torneremo da voi; ecco, avete con voi
Aronne e Cur: chiunque avrà una questione si
rivolgerà a loro». Mosè salì dunque sul monte e
la nube coprì il monte. La gloria del Signore
venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo
coprì per sei giorni. Al settimo giorno il
Signore chiamò Mosè dalla nube. La gloria del
Signore appariva agli occhi degli Israeliti come
fuoco divorante sulla cima della montagna. Mosè
entrò dunque in mezzo alla nube e salì sul
monte. Mosè rimase sul monte quaranta giorni e
quaranta notti. Esodo 24, 3-18 Ci troviamo
di fronte ad un testo complesso in cui si
distinguono varie operazioni avvenute con Mosé,
il popolo, i 70 anziani, il rito di comunione
con Dio e infine la salita di Mosé sul Sinai.
Con il Signore si realizza un rito che sancisce
un'Alleanza con il popolo, come si usava fare
tra popoli per garantirsi delle alleanze. Mosè
"scrive la legge" (qui v. 4 e in 34,27) ma anche
Dio scrive la legge (24,12;31,18; 34,1). Nel
Medio Oriente il testo, scritto dai contraenti
l'alleanza, è deposto nel tempio ai piedi della
statua del Dio e poi letto periodicamente (per
es. all'inizio dell'anno). Dio si assoggetta
a questi riti perché sono segni che si praticano
e la gente li capisce. Così il Signore vuole
garantire un'alleanza con il suo popolo
attraverso il sacrificio di animali e il mutuo
consenso del popolo intero e non solo di Mosè.
Così metà del sangue è versato sull'altare (che
rappresenta Dio): Dio in tal modo esprime il suo
consenso. Un'altra metà è posta in catini. A
questo punto Mosé "prese il libro dell'Alleanza
e lo lesse alla presenza del popolo".
Un'alleanza si compie quando per tutti sono
chiare le clausole e si sa quello che si
accetta. E qui vengono lette le leggi che il
popolo deve mantenere per stare ai patti e
quindi meritare la fiducia del Signore e la sua
protezione. Il popolo accetta e formula la
propria adesione. "Dissero: «Quanto ha detto il
Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto».
Assunta l'alleanza perché c'è accordo con le
regole-leggi di Dio, Mosè versa l'altra metà del
sangue contenuta nei catini: Con tutta
probabilità si asperge il popolo versando il
sangue su dodici stele o colonnine,
probabilmente disposte in cerchio (vv 4-8) che
rappresentano le 12 tribù. La medesima vita,
significata dal sangue, lega i due contraenti:
Dio e il suo popolo diventano "consanguinei". I
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Eb 8, 6-13a
Fratelli, Gesù ha avuto un ministero tanto più eccellente quanto
migliore è l’alleanza di cui è mediatore, perché è fondata su
migliori promesse. Se la prima alleanza infatti fosse stata
perfetta, non sarebbe stato il caso di stabilirne un’altra. Dio
infatti, biasimando il suo popolo, dice: «Ecco: vengono giorni,
dice il Signore, quando io concluderò un’alleanza nuova con la
casa d’Israele e con la casa di Giuda. Non sarà come l’alleanza
che feci con i loro padri, nel giorno in cui li presi per mano
per farli uscire dalla terra d’Egitto; poiché essi non rimasero
fedeli alla mia alleanza, anch’io non ebbi più cura di loro,
dice il Signore. E questa è l’alleanza che io stipulerò con la
casa d’Israele dopo quei giorni, dice il Signore: porrò le mie
leggi nella loro mente e le imprimerò nei loro cuori; sarò il
loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Né alcuno avrà più da
istruire il suo concittadino, né alcuno il proprio fratello,
dicendo: “Conosci il Signore!”. Tutti infatti mi conosceranno,
dal più piccolo al più grande di loro. Perché io perdonerò le
loro iniquità e non mi ricorderò più dei loro peccati». Dicendo
alleanza nuova, Dio ha dichiarato antica la prima. Ebrei 8,
6-13a Il cap 8 inizia una parte centrale della riflessione di
questa lettera: "Il punto capitale delle cose che stiamo dicendo
è questo: noi abbiamo un sommo sacerdote così grande che si è
assiso alla destra del trono della Maestà nei cieli, ministro
del santuario e della vera tenda, che il Signore, e non un uomo,
ha costruito" (vv1-2). In sottofondo c'è il testo del rito
della Prima Alleanza, celebrata nel deserto tra Dio e il suo
popolo, con il rito del sangue versato sull'altare e sul popolo.
Gesù sostituisce il rito con la propria offerta di amore e di
sangue. Egli è stato glorificato e perciò inaugura un nuovo ed
eterno sacerdozio, superiore per la sua efficacia al sacerdozio
levitico del popolo d'Israele. Tutto il testo, che abbiamo
letto, è una lunga citazione del profeta Geremia (31, 31-34) in
cui il profeta intravede una nuova Alleanza. Il
sacerdozio è stato istituito, nel Primo Testamento, per offrire
a Dio i sacrifici per l'espiazione dei peccati (5,1). E' un
popolo di figli che Dio vuole condurre alla salvezza, ma è anche
popolo di peccatori e quindi il capo e la guida alla salvezza
deve essere un sacerdote per espiare i peccati del popolo
(2,17). Gesù è sacerdote non nella linea di Aronne, il
sacerdozio ebraico, ma nella linea del sacerdozio del re di
Salem, Melchisedek, come ci dice in 5,5-6, riprendendo il salmo
110,4. Il sacerdozio di Gesù non ha origine nella eternità, ma
Il Figlio di Dio è divenuto sacerdote per vocazione divina,
quando si è incarnato, abilitato a offrire se stesso in
sacrificio. (10,5-10). La mediazione sacerdotale di Gesù
purifica le coscienze delle persone, non attraverso la
ripetizione di riti e di sacrifici esteriori, ma attraverso la
sua offerta, unica e personale, per la santificazione di
ciascuno dei credenti. Esiste una coincidenza tra l'offerente
e l'offerta: Gesù, nello stesso tempo, è colui che compie la
nuova alleanza (offerente), ed è colui che si pone come vittima
(offerta) pura, consapevole, cosciente, senza macchia, nella
piena scelta di amore di Dio e del suo popolo.
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Gv 19, 30-35 In quel tempo. Dopo aver preso l’aceto, Gesù
disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito. Era il giorno
della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce
durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a
Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero
dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati
crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto,
non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il
fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e
la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi
crediate. Giovanni 19, 30-35 Giovanni, e in particolare in questi testi
della passione, si preoccupa di rincorrere predizioni e profezie perché
desidera garantire l'assoluta identità di Gesù come l'inviato, promesso del
Padre. E Gesù ha compiuto fedelmente il progetto che si è proposto nei
riguardi del Padre: "Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l'opera
che tu mi hai dato da fare" (Gv 17,4). Questa è la consapevolezza che Gesù
esprime al Padre nella preghiera dell'ultima cena, ad alta voce, avendo a
testimoni i discepoli. Ora, sulla croce, Gesù ricorda che "tutto si è
compiuto" fino in fondo. Persino la sete spaventosa del crocifisso fa
ricordare una profezia: "quando avevo sete mi hanno dato l'aceto" si dice nel
Sal. 69,22. E' la parasceve: giorno e ora in cui i sacerdoti stanno
immolando gli agnelli pasquali. E Gesù è il vero e unico agnello che,
immolato, offre la vita per il suo popolo poiché lo salva e lo ama,
purificandolo. Gesù "consegnò lo spirito", pronto per essere trasmesso
alla sua Chiesa a Pentecoste, ricco di tutta l'accoglienza del Padre e
dell'umanità, forte di tutta la comunione del Dio Trinitario. Giovanni sta
ricordando alcune coincidenze e alcuni piccoli episodi, ma è consapevole di
rammentare grandi verità, preoccupato di ricordare che la sua testimonianza è
attendibile (v 35). Gesù è il vero agnello di Dio, ricordato da Giovanni
Battista (Gv 1,29), il vero agnello che libera dalla schiavitù d'Egitto (Es
12,46). Ma è anche più dell'agnello perché è il "servo sofferente", secondo
la profezia di Isaia (53): la parola "servo" e la parola "agnello" sono
identiche in ebraico e quindi Giovanni gioca sulle due immagini, sia
ricordando che le ossa del crocifisso non sono state spezzate (come per
l'agnello pasquale) e sia che il servitore, con le sue sofferenze, espia il
peccato del mondo (Sal 34,21). Attraverso la ferita del costato esce
l'ultima goccia di sangue insieme all'acqua. Il sangue rappresenta l'offerta
della vita di Dio (sangue), completamente, fino all'ultima goccia, e l'acqua
è l'inizio della vita nuova del credente, per gli esegeti anche il dono dello
Spirito Santo che santifica nel battesimo. Il richiamo all'acqua ci
riporta al messaggio di Gesù alla samaritana: "L'acqua che io darò diventerà
sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna (Gv 4,14). E ci ricorda
anche il rito dell'acqua nella "festa delle capanne" in cui Gesù ad alta
voce, in piedi urla: "Chi ha sete venga a me,... fiumi di acqua viva
sgorgheranno dal suo seno" (Gv 7, 37-38).
Credo Credo in un solo Dio, Padre
onnipotente, creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose
visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli:
Dio
da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero;
generato, non creato: della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono state
create. Per noi uomini e per la nostra salvezza
discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria
e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi,
patì sotto Ponzio Pilato,
morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture;
è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella
gloria, per giudicare i vivi e i morti:
e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre
e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio
è adorato e glorificato: e
ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e
apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati.
E
aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.
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