VII Domenica dopo Pentecoste
24 luglio 2022
Gv 6, 59-69
Riferiementi : Gs 24, 1-2a. 15b-27 - Sal 104 - 1Ts 1, 2-10
Serviremo per sempre il Signore, nostro Dio. Cercate il Signore e la sua potenza, ricercate sempre il suo volto. Ricordate le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca, voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe, suo eletto. 

Gs 24, 1-2a. 15b-27
In quei giorni. Giosuè radunò tutte le tribù d’Israele a Sichem e convocò gli anziani d’Israele, i capi, i giudici e gli scribi, ed essi si presentarono davanti a Dio. Giosuè disse a tutto il popolo: «Sceglietevi oggi chi servire: se gli dèi che i vostri padri hanno servito oltre il Fiume oppure gli dèi degli Amorrei, nel cui territorio abitate. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore». Il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino che abbiamo percorso e in mezzo a tutti i popoli fra i quali siamo passati. Il Signore ha scacciato dinanzi a noi tutti questi popoli e gli Amorrei che abitavano la terra. Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio». Giosuè disse al popolo: «Voi non potete servire il Signore, perché è un Dio santo, è un Dio geloso; egli non perdonerà le vostre trasgressioni e i vostri peccati. Se abbandonerete il Signore e servirete dèi stranieri, egli vi si volterà contro e, dopo avervi fatto tanto bene, vi farà del male e vi annienterà». Il popolo rispose a Giosuè: «No! Noi serviremo il Signore». Giosuè disse allora al popolo: «Voi siete testimoni contro voi stessi, che vi siete scelti il Signore per servirlo!». Risposero: «Siamo testimoni!». «Eliminate allora gli dèi degli stranieri, che sono in mezzo a voi, e rivolgete il vostro cuore al Signore, Dio d’Israele!». Il popolo rispose a Giosuè: «Noi serviremo il Signore, nostro Dio, e ascolteremo la sua voce!». Giosuè in quel giorno concluse un’alleanza per il popolo e gli diede uno statuto e una legge a Sichem. Scrisse queste parole nel libro della legge di Dio. Prese una grande pietra e la rizzò là, sotto la quercia che era nel santuario del Signore. Infine, Giosuè disse a tutto il popolo: «Ecco: questa pietra sarà una testimonianza per noi, perché essa ha udito tutte le parole che il Signore ci ha detto; essa servirà quindi da testimonianza per voi, perché non rinneghiate il vostro Dio».

Giosuè, 1-2a. 15b-27
Prima delle grandi scelte, Giosuè ritiene che sia necessario ricordare la propria storia di popolo e, quindi, consegnare il racconto della propria esistenza al significato della propria consistenza e valore (Giosuè espone la storia del popolo nei vv.3-15 qui omessi). Conoscere il proprio passato crea unità e progetti comuni, mentre aiuta a capire il proprio cammino e aiuta il popolo a continuare in una linea di coerenza e di responsabilità comune. Ma Giosuè stesso, accompagnando passa passo la strada, il crescere e il maturare di questo popolo si stupisce della fedele assistenza di Dio, diventata spesso drammatica nelle battaglie e nelle lotte, e tuttavia coerente con le promesse fatte in tempi lontani.
Gli anni ed i ricordi si allontanano: l'età di Giosuè ci riporta a fatti di due generazioni indietro (Giosuè muore a 110 anni). Le nuove generazioni (allora le generazioni erano valutate di 40 in 40 anni) stanno dimenticando, mentre Giosuè, «ormai vecchio e molto avanti negli anni» (Gs 23,1), vuole richiamare il destino di questo popolo e la sua origine da Dio. Si sono, infatti, persi o diluiti i ricordi e la vita quotidiana. Le difficoltà di ogni giorno hanno ridotto la stretta adesione alla fedeltà con il Signore. Le culture, attorno, vivaci e promettenti, influenzano in modo continuo verso altri riferimenti. La quotidianità e le attese si stancano di una fedeltà coerente.
Così Giosuè vuole compiere una grande manifestazione di fede e un grande gesto corale di culto: sa che è l'ultimo segno di una unità coesa. Poi le tribù si disperderanno sul territorio. Egli compie il rinnovamento dell'Alleanza che già Mosè, ormai vicino alla morte, aveva celebrato a Moab, prima che il popolo, diretto da Giosuè, passasse il Giordano. Ora, con la medesima celebrazione, nella terra ormai conquistata, al centro del territorio, a Sichem, viene sancita la scelta fondamentale, di cui, a dire il vero, v'è già stato un anticipo (Gs 8,30-35). Dio, per sua scelta, ha posto un'Alleanza e il popolo ha accettato questa protezione. Tutto questo ha permesso di conquistare, da soli, la terra su cui le dodici tribù si sono insediate. L'intervento gratuito di Dio ha aperto gli occhi a tutti: per cui Giosuè, per primo, insieme alla sua gente, s'impegna di "servire il Signore", ovvero di avere il Signore come unico punto di riferimento, religioso, morale. E il popolo? Anche il popolo, a sua volta, accetta di essere destinatario, in prima persona, dei fatti passati di salvezza che si prolungano nella propria storia.

 1Ts 1, 2-10
Fratelli, rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione: ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene. E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia. Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.

1Tessalonicesi 1, 2-10.
Paolo ha ricevuto splendide notizie dalla comunità di Tessalonica che egli, per primo, ha visitato annunciando il Vangelo di Gesù. Vi è rimasto qualche tempo, e tutto sembrava procedere in pace, ma poi sono iniziate le persecuzioni ed egli è drammaticamente fuggito, obbligato, comunque, a restare lontano dalla sua comunità (2,17-3,5). Paolo sa che, all'inizio, l'istigazione alla folla è venuta dai giudei, numerosi ed influenti, che si sono serviti di sfaccendati, contrari puntigliosamente a Paolo e ai neo convertiti. Paolo fugge, ma continua a tenere fisso il suo ricordo a loro, mai dimenticandoli, anzi pensandoli con gratitudine e nostalgia, anche se con apprensione, mentre svolge con coraggio il suo compito di annunciatore ovunque si trovi ad abitare. Finalmente lo raggiungono Silvano e Timoteo. Gli raccontano il cammino della comunità di Tessalonica, gli parlano dei cristiani convertiti, della fedeltà e dei progressi che hanno comunque fatto. Paolo si sente rinfrancato, ringrazia con calore i suoi amici e scrive questa lettera, svelando le sue preoccupazioni, le sue superate paure ed ansie. Egli li ha tenuti "incessantemente presenti davanti a Dio" ed ha coltivato nel suo cuore la certezza della "operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo". E nel bilancio sorprendente Paolo scopre e richiama la loro testimonianza, segno della partecipazione coraggiosa e fedele alla Parola del Signore, che si è tradotta in opere e si è sparsa in un vasto territorio con chiarezza e lucidità, tanto che persino la parola dell'apostolo è stata sostituita dai loro racconti.
Sono questi nuovi cristiani che, a loro volta, raccontano i cambiamenti e le rivoluzioni interiori: la conversione dagli idoli, l'operare umilmente servendo Dio e l'attesa fiduciosa di Gesù risorto che sconvolgerà la terra poiché vincerà totalmente la morte.
Questo brano illumina uno stile ed una consistenza credente che viene ripresa dal Concilio Vaticano II quando propone il mistero della Chiesa come popolo in cammino nel tempo. Ogni credente è missionario, è testimone ed ogni comunità sente la responsabilità di portare la speranza e la novità di Gesù attraverso lo stile dei credenti che, insieme, manifestano pienezza e presenza di Gesù tra loro. Non trainati, non delusi e pigri, non sfiduciati e frastornati, non diffidenti ed individualisti.
E' veramente il dono dello Spirito.


Gv 6, 59-69
In quel tempo. Il Signore Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il santo di Dio».
Giovanni 6, 59-69
Gesù ha spezzato il pane per 5000 persone al di là del lago, a conclusione di una giornata di preghiera e di ascolto della sua parola. La gente ha tradotto questo gesto di attenzione e di misericordia come il segno di un potere enorme, proprio del Messia che può finalmente governare il mondo perché ha forze inimmaginabili. Ma Gesù non accetta queste conclusioni e si rende irreperibile a tutti. Alla fine di una lunga ricerca tutti se ne vanno, compresi i discepoli, salendo come gli altri sulla barca. Gesù li raggiunge nella notte, camminando sull'acqua, li rassicura, e sbarcano a Cafarnao. Giovanni ci fa leggere quindi, lungamente, nel cap 6, le riflessioni di Gesù nella sinagoga di Cafarnao, aiutandoci a cogliere il significato del miracolo del pane, prospettando segni impensabili, e delineando le grandi esigenze che vanno maturate come credenti nel caso lo si voglia seguire. Quali sono le scelte di Gesù? Sono le scelte della carne, ricca dello Spirito. Senza lo Spirito la carne aspira al potere, alla potenza, alla gloria e assoggetta gli uomini alla schiavitù e alla morte definitiva. Con lo Spirito la carne di Cristo diventa vita poiché entra nelle scelte del Padre che vuole restituire ad ogni uomo libertà nell'amore. A Gesù il Padre ha fissato un itinerario di amore, una parola di verità, un sentire aperto ad ogni povertà per cui la sua carne deve passare attraverso la morte, come ogni carne, ma non vi si ferma poiché lo Spirito la vivifica e la innalza alla pienezza della vita di Dio, "dov'era prima".
Gesù sa che non lo possono capire e conosce la guerra nel cuore dei suoi discepoli che, lentamente, se ne vanno. Essi pensano: "Non è accettabile un tale progetto, non può essere da Dio".
Gesù chiaramente pone la sua scelta non su un piano razionale, di condivisione di orizzonti, di obiettivi condivisibili, di comprensioni di scelte. Siamo arrivati alla nuda fede in Lui. Non c'è altro.
Gesù lo sa e non vuole manipolare, falsare, addolcire il cammino che sarebbe stato sempre più palese e drammatico. "Volete andarvene anche voi?" Non ci sono spiegazioni, novità, altro da aggiungere. Si sono sentiti dire che devono entrare in una comunione con Gesù così intima e così profonda da assomigliare al rapporto tra chi mangia e ciò che si mangia. "«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo (51)». E ancora: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda» (53-56).