 II Domenica di Quaresima
13 marzo 2022
Gv 4, 5-42
Riferimenti :_ Dt 6, 4a; 11, 18-2 - 8salmo 18 -
Gal 6, 1-10 |
Signore, tu solo hai parole di vita eterna. La legge
del Signore è perfetta, rinfranca l’anima; il comando del
Signore è limpido, illumina gli occhi.
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Dt 6, 4a; 11, 18-28 In quei giorni. Mosè
disse: «Ascolta, Israele: Porrete nel cuore e
nell’anima queste mie parole; ve le legherete
alla mano come un segno e le terrete come un
pendaglio tra gli occhi; le insegnerete ai
vostri figli, parlandone quando sarai seduto in
casa tua e quando camminerai per via, quando ti
coricherai e quando ti alzerai; le scriverai
sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte,
perché siano numerosi i vostri giorni e i giorni
dei vostri figli, come i giorni del cielo sopra
la terra, nel paese che il Signore ha giurato ai
vostri padri di dare loro. Certamente, se
osserverete con impegno tutti questi comandi che
vi do e li metterete in pratica, amando il
Signore, vostro Dio, camminando in tutte le sue
vie e tenendovi uniti a lui, il Signore scaccerà
dinanzi a voi tutte quelle nazioni e voi
v’impadronirete di nazioni più grandi e più
potenti di voi. Ogni luogo che la pianta del
vostro piede calcherà, sarà vostro: i vostri
confini si estenderanno dal deserto al Libano,
dal fiume, il fiume Eufrate, al mare
occidentale. Nessuno potrà resistere a voi; il
Signore, vostro Dio, come vi ha detto,
diffonderà la paura e il terrore di voi su tutta
la terra che voi calpesterete. Vedete, io pongo
oggi davanti a voi benedizione e maledizione: la
benedizione, se obbedirete ai comandi del
Signore, vostro Dio, che oggi vi do; la
maledizione, se non obbedirete ai comandi del
Signore, vostro Dio, e se vi allontanerete dalla
via che oggi vi prescrivo, per seguire dèi
stranieri, che voi non avete conosciuto».
Deut. 11, 18-28 Mosè, con questo testo, ci
offre una riflessione sulle leggi dell'Alleanza
che verranno poi scritte nei cap 12-26. Tale
riflessione conclude alcune raccomandazioni al
popolo che esigono una chiara fedeltà alla legge
e quindi alla ubbidienza e al riconoscimento
dell'unico Signore. Se sarai fedele verso il
Signore, il Signore manterrà i suoi doni che
aveva promesso e farà fiorire questo popolo,
ponendolo signore di un vasto territorio che va
"dal deserto al Libano, dal fiume, il fiume
Eufrate, al mare occidentale". Questi confini
ideali, mai raggiunti da Israele, sono posti
anche all'inizio del Deuteronomio quando il
Signore dice a Mosè: "Avete dimorato abbastanza
su questa montagna; voltatevi, levate
l'accampamento e dirigetevi verso le montagne
degli Amorrei e verso tutte le regioni vicine...
fino al grande fiume, il fiume Eufrate" (Deut
1,6-7). "Devi ricordarti della legge" e il
popolo d'Israele prende come comando, alla
lettera, l'obbligo di legarsi alla fronte e sul
braccio sinistro piccole capsule di pelle che
racchiudono i 4 testi che interessano le
prescrizioni (Es 13,1-10. 11-16; Dt6,4-9; Dt
11,18-21). Esistono già ai tempi di Gesù: in
greco si dicono filatterie e in ebraico
tefillim. E Gesù rimprovera (Mt 23,5) coloro che
operano nel culto con esibizionismo, per farsi
vedere dalla gente: "Tutte le loro opere le
fanno per essere ammirati dalla gente: allargano
i loro filattèri e allungano le frange". Una
scatoletta è posta anche sugli stipiti delle
porte: si vuole assicurare il ricordo quotidiano
della legge per essere fedeli al Signore. C'è la
preoccupazione di vivere il presente e la
preoccupazione di preparare il futuro di questo
popolo. Il futuro è garantito dai figli e
dall'educazione data loro. Essi dovranno
maturare con la costanza e continuità di un
adulto educatore (tali sono i genitori maschi),
in 4 situazione di vita in cui ognuno è in
rapporto con loro ("in casa, in cammino, quando
vai a letto e quando ti alzi"). Il testo è
molto esemplificativo, ma anche molto ricco di
immagini. Suggeriscono la spiritualità e la
quotidianità fedele. Si elencano 5 condizioni
che si intrecciano nelle due fedeltà di Dio e
degli uomini.. Si vuol dire che non hanno senso
il fatalismo, né il destino o la vendetta e le
catastrofi inspiegabili.
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Gal 6, 1-10 Fratelli, se uno viene
sorpreso in qualche colpa, voi, che avete lo Spirito,
correggetelo con spirito di dolcezza. E tu vigila su te stesso,
per non essere tentato anche tu. Portate i pesi gli uni degli
altri: così adempirete la legge di Cristo. Se infatti uno pensa
di essere qualcosa, mentre non è nulla, inganna se stesso.
Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora troverà
motivo di vanto solo in se stesso e non in rapporto agli altri.
Ciascuno infatti porterà il proprio fardello. Chi viene istruito
nella Parola, condivida tutti i suoi beni con chi lo istruisce.
Non fatevi illusioni: Dio non si lascia ingannare. Ciascuno
raccoglierà quello che avrà seminato. Chi semina nella sua
carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello
Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. E non
stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo
tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo
il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede.
Gal 6,1-10 Paolo sta concludendo la sua lettera ai Galati,
avendo lungamente impostato la sua riflessione sulla libertà dei
figli di Dio e sulla "vita secondo lo Spirito". Ora, in queste
ultime battute, aiuta a maturare la scelta di un comportamento
pratico corrispondente (5,25-6,10). Questi suggerimenti
risentono di grandissima umanità. Fanno trasparire
nell'atteggiamento del credente molta serenità e fiducia e
consigliano, nella situazione, atteggiamenti di non violenza e
di grande rispetto ed equilibrio. Incoraggiano stili
alternativi, nuovi anche nel nostro tempo, visti i comportamenti
di contrapposizione e di egoismi spesso emergenti. Tanto più
allora. Ma ormai la lunga riflessione su Gesù e l'esperienza
della conversione aprono a Paolo orizzonti assolutamente nuovi.
Sarebbe interessante se tali indicazioni e proposte si
applicassero, ad esempio, in azienda, ripensati ed affrontati da
un lavoratore singolo, o meglio, da un gruppo di credenti che
operano in una impresa. - Correggere con dolcezza in caso ci
si trovi con un fratello che si comporta male nei suoi obblighi
morali, tenendo però presente, nel contempo, che ciascuno, nella
propria fragilità, può compromettersi allo stesso modo. Questo
impedirebbe la critica alle spalle, il rifiuto ed il disprezzo,
la volontà di mettere in cattiva luce l'altro. -
Ricuperare nelle relazioni sociali discrezione ed umiltà,
evitando la supponenza. - Saper ascoltare. -
Accorgersi concretamente delle fatiche dei colleghi prestandosi,
in un loro sovraccarico di lavoro, di dare una mano se l'altro
accetta, ma senza contropartite, gratuitamente. - Mettere
in comune le difficoltà con altri colleghi per cercare insieme
soluzioni per situazioni altrui o nostre. - Verificare le
proprie competenze e ricercare un aggiornamento personale per
soluzioni migliori per tutti. - Riconoscere pubblicamente
miglioramenti che vengono da colleghi e valorizzarli. -
Importante è seminare; è questo che si raccoglierà, -
Seminare nello Spirito (è un tema che riguarda la vita
quotidiana) significa sviluppare con intelligenza la gratuità.
- Non smettere di fare il bene significa non smettere di
seminare, senza accettare le discriminazioni, le delusioni, le
furbizie di chi vuole approfittarne.. Perciò il bene verso
tutti, soprattutto ai propri fratelli e sorelle, è il segno di
una concretezza di fede e di capacità di relazione che nasce da
Dio e arriva al mondo, nella mediazione della Chiesa.
Il pozzo di Giacobbe
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VANGELO Gv 4, 5-42 In quel
tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar,
vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un
pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il
pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua.
Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare
provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei
giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei
infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu
conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu
avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna:
«Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque
quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci
diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». Gesù le
risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà
dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io
gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita
eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non
abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’
a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho
marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto
cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il
vero». Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri
padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il
luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in
cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò
che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene
dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno
il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli
che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in
spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia,
chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù:
«Sono io, che parlo con te». In quel momento giunsero i suoi discepoli e si
meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa
cerchi? », o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua
anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha
detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla
città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia».
Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i
discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da
mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi
ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi
e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate
i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e
raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi
miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro
miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno
faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». Molti Samaritani di
quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava:
«Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da
lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di
più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi
discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che
questi è veramente il salvatore del mondo». Gv. 4,5-42
Giovanni rimescola nel suo Vangelo episodi della vita di Gesù e letture
teologiche poiché vuole far emergere, dalla quotidianità della presenza del
Signore, un contatto più alto di rivelazione, che disseta come acqua viva.
Così in questo testo sorgono molti segni e molti messaggi.
Il pozzo si
identifica come un luogo di vita e di incontro in tutto l'A:T:.si parla di
pozzi come luogo: si ritrovano i pastori per far abbeverare il bestiame, i
commercianti in attesa di clienti, le donne che vengono ad attingere,
gl'innamorati che trovano la fidanzata. La Bibbia parla di alcuni incontri
interessanti: Gn24,10-25;26,15-25; 29,1-14; Es 2,15-21.
Il racconto mette
a confronto Gesù, stanco e la samaritana, una donna che viene a prendere
acqua. Il testo si preoccupa di dire che non c'è buon sangue tra Giudei e
Samaritani. Ci sono stati rimescolamenti di popolazioni quando Samaria è
stata sconfitta nel 721 a C. e i nuovi venuti hanno portato culture e
divinità pagane, sconvolgendo i ritmi di rapporto precedenti e le culture.
Gesù inizia il dialogo parlando alla donna. Lo fa per primo, ma come un
mendicante che ha bisogno di bere. E' molto interessante questo inizio.. Ma è
scorretto, secondo le usanze, e la donna lo fa subito notare.
Gesù, però,
anticipa poiché, nel gioco del racconto, Gesù rappresenta il Signore in cerca
di Israele, il popolo di cui questa donna è immagine. Così le fa un primo
dono: la promessa dell'acqua viva. L'acqua che dà Cristo è dunque la sua
parola, il suo incontro, il suo insegnamento, pieno di sapienza divina (Sir
15,3;24,21;Is 55,1-3). Colui che custodisce questa parola non vedrà mai la
morte (Gv 8,51), vivrà per sempre (12,50;Dt 30,15-20;Pr 13,14). In7,37-39,
l'acqua simboleggia lo Spirito. Gesù continua a sondare il cuore di questa
donna. E mentre la rispetta nelle sue domande, apprezza la sincerità, ma
svela l'infedeltà di vita, pur senza rimproverarla. I cinque mariti
simboleggiano gli dèi importati dalle cinque popolazioni non ebraiche secondo
2Re 17,24. Il Dio dei Cananei si chiama Baal, ma è diventato un nome
comune per designare tutti i falsi dèi, e addirittura significa "marito"
nelle lingue semitiche.. Ci troviamo in una reminiscienza biblica famosa
della profezia di Osea che annuncia l'attenzione di Dio che non abbandona la
sua sposa diventata infedele ma la raggiunge e ricomincia il
corteggiamento"come nel deserto". (Os 2,18-20) "E avverrà, in quel giorno -
oracolo del Signore - mi chiamerai: "Marito mio", e non mi chiamerai più:
"Baal, mio padrone. Le toglierò dalla bocca i nomi dei Baal e non saranno più
chiamati per nome. E farò un'alleanza". I riferimenti annunciano la
conversione della Samaria.
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