
Domenica di inizio Quaresima
6 marzo 2022
Matteo 4,1-11
Riferimenti §: 1Cor 9, 24-27 - Sal 50 - 1Cor 9, 24-27 |
Rendimi puro, Signore, dal mio peccato. Pietà di
me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella
la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa,dal mio peccato
rendimi puro. |
Gl 2, 12b-18 Così dice il Signore
Dio: «Ritornate a me con tutto il cuore, con
digiuni, con pianti e lamenti. Laceratevi il
cuore e non le vesti, ritornate al Signore,
vostro Dio, perché egli è misericordioso e
pietoso, lento all’ira, di grande amore, pronto
a ravvedersi riguardo al male». Chi sa che non
cambi e si ravveda e lasci dietro a sé una
benedizione? Offerta e libagione per il Signore,
vostro Dio. Suonate il corno in Sion, proclamate
un solenne digiuno, convocate una riunione
sacra. Radunate il popolo, indite un’assemblea
solenne, chiamate i vecchi, riunite i fanciulli,
i bambini lattanti; esca lo sposo dalla sua
camera e la sposa dal suo tàlamo. Tra il
vestibolo e l’altare piangano i sacerdoti,
ministri del Signore, e dicano: «Perdona,
Signore, al tuo popolo e non esporre la tua
eredità al ludibrio e alla derisione delle
genti». Perché si dovrebbe dire fra i popoli:
«Dov’è il loro Dio?». Il Signore si mostra
geloso per la sua terra e si muove a compassione
del suo popolo. Gioiele 2, 12b
- 18 Il libro di Gioiele sviluppa una nuova
prospettiva di speranza, partendo dalla
desolazione della natura sconfitta. Infatti si
apre con un lamento sulla devastazione del
paese, invaso da cavallette (1,2-12). Ma perché
la situazione abbia una via d'uscita, sono
necessarie penitenza e preghiere per affrontare
i drammi del giorno del Signore. (1,13-2,17).
Non è Dio che gode a mandare castighi, ma la
vita comporta spesso drammi e sconfitte.
Proprio questi avvenimenti obbligano a scendere
in profondità nella nostra vita e ci impegnano a
ritrovare i sentimenti veri, i pensieri più
profondi e sinceri. E se la tradizione e la
disperazione ci fanno "lacerare" i vestiti che
nascondono malattie e piaghe per mostrarci a Dio
nella nostra nudità senza infingimenti, né
ipocrisie, il profeta ci invita a "lacerare il
cuore". Infatti il Signore è generoso, sa
leggere i nostri pentimenti e le nostre paure.
"Laceratevi il cuore e non le vesti, ritornate
al Signore, vostro Dio, perché egli è
misericordioso e pietoso, lento all'ira, di
grande amore, pronto a ravvedersi riguardo al
male". Quello che va fatto è il prendere tutti
coscienza del bisogno del cambiamento. Vi si
debbono impegnare i vecchi e I giovani, i
fanciulli ed i bambini lattanti, gli sposi e le
loro famiglie. Anche i sacerdoti, che stanno
continuamente nel tempio e, disorientati
piangeranno sulle tragedie che si compiono,
anch'essi debbono pregare e supplicare il
Signore per il male che verifica e per i peccati
che compiamo ogni giorno. Senza questa
apertura di cuore e questa preghiera, tutto il
paese, che è sotto la protezione di Dio, viene
condannato alla derisione ed al ludibrio. Resta
infatti nel giudizio dei popoli perfino il
sospetto che non ci sia un Dio attento a questo
popolo. Eppure Dio ama questo popolo e lo ha
dimostrato. E' amato più di tutti, fino alla
gelosia e nessuno può permettersi di mettere in
dubbio questa predilezione e questa grandezza.
Il peccato che viene imputato è, in ogni caso,
l'opacità dello sguardo che non è più puro e sa
apprezzare solo lo star bene, il danaro ed il
potere. Il benessere porta con sé
l'allontanamento da Dio. E' la raccomandazione
che Mosè fa al suo popolo, prospettando il tempo
dell'insediamento e della stabilità: "Quando
avrai mangiato e ti sarai saziato, quando avrai
costruito belle case e vi avrai abitato, quando
avrai visto il tuo bestiame grosso e minuto
moltiplicarsi, accrescersi il tuo argento e il
tuo oro e abbondare ogni tua cosa, il tuo cuore
non si inorgoglisca in modo da dimenticare il
Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla
terra d'Egitto, dalla condizione servile;"
(Deut8,12-14).
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1Cor 9, 24-27 Fratelli, non
sapete che, nelle corse allo stadio, tutti corrono, ma uno solo
conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo!
Però ogni atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per
ottenere una corona che appassisce, noi invece una che dura per
sempre. Io dunque corro, ma non come chi è senza mèta; faccio
pugilato, ma non come chi batte l’aria; anzi tratto duramente il
mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non succeda che, dopo
avere predicato agli altri, io stesso venga squalificato.
1Corinti 9,24-27 Paolo sta sviluppando un suo
pensiero che nasce da problemi di comunità e che lo portano a
dover inventare comportamenti impensabili solo qualche anno
prima. Al cap 8 affronta, infatti, il problema della carne di
animali offerti agli idoli e il comportamento dei cristiani.
Dice: "Gli idoli non esistono" e quindi è possibile mangiare
carne offerta agli idoli senza problemi, a meno che ci si trovi
di fronte ad una persona " debole" che si possa scandalizzare,
non capendo il tuo comportamento. "Per questo, se un cibo
scandalizza il mio fratello, non mangerò mai più carne, per non
dare scandalo al mio fratello" (1 Cor8,13). Per il bene del
fratello bisogna rinunciare anche ai propri diritti personali.
La carità non cerca il proprio benessere ma il bene degli altri
(13,5). E per aiutare a capire, Paolo porta, in una sua
testimonianza personale, l'applicazione di questi principi.
Infatti egli non si avvale del diritto che gli compete, come
apostolo, di essere mantenuto a spese della comunità e questo
avviene per l'edificazione della Comunità stessa, "per non
essere intralcio al Battesimo" (v 12). Del resto è quello che
avviene nel mondo greco. Il maestro riceve uno stipendio e viene
servito dai discepoli. In conclusione, quando si fanno delle
scelte, bisogna guardare all'essenziale. Come nello stadio.
Spesso Paolo utilizza esempi sportivi poiché lo sport entusiasma
un po' tutti e, quando era giovane, probabilmente si allenava in
qualche esercizio. A Corinto si svolgono i giochi dell'Istmo in
onore di Poseidone. Molto famosi, secondi solo ai giochi
Olimpici di Olimpia. Le gare dello stadio diventano un
interessante termine di paragone. Per Paolo corrispondono
all'astensione volontaria di cose per se lecite (come le carni
agli idoli o come il suo mantenimento nella Comunità) per poter
raggiungere il fine più alto a cui tiene di più: l'edificazione
dell'altro. Paolo si rende conto di aver operato con lealtà e
con giustizia nel suo ruolo di apostolato: "Pur essendo libero
di fronte a tutti, mi sono fatto servo di tutti" (9,19), "il mio
merito è predicare gratuitamente il Vangelo" (9,18).

monte delle tentazioni |
Mt 4, 1-11 In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel
deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni
e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli
disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma
egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola
che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa,
lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio,
gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo
ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una
pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il
Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e
gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte
queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora
Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio
tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed
ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Matteo 4,1-11 Col suo battesimo da Giovanni Gesù è entrato a pieno titolo
nel popolo di Dio che aspetta la novità promessa e si è messo in fila per
ricevere il segno della purificazione che inizia con il Battista l'attesa.
Nella umiltà e nell'anonimato Gesù ha accolto la proposta del tempo nuovo e
Dio manifesta su di Lui la sua bellezza e il suo intervento. I cieli che si
aprono, lo Spirito che scende e le parole della voce («Questi è il Figlio
mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento») sono i tre segni di
annuncio. Così Gesù è strappato dall'anonimato. Il tempo si compie in Lui ed
è lo Spirito che lo inizia nel nuovo cammino di uomo, profeta e annunciatore,
mentre maturerà in pienezza anche attorno a sé la coscienza dell'essere "il
Figlio, l'amato". E lo Spirito lo conduce nel deserto (4,1). Ci sono
tutti gli elementi per ritrovare un nuovo popolo in Gesù: il deserto, i 40
giorni: tempo della vita nella fiducia del Signore e richiamo del cammino
dell'Esodo di Israele, la tentazione nella dimensione quotidiana dell'uomo a
confronto con i propri istinti e tensioni e in difficoltà nell'accettare
l'armonia della volontà di Dio. Si può dire che al vertice c'è il comando di
Mosé nel Deuteronomio (6,5): "Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il
cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze" secondo la tradizione ebraica.
Così le tentazioni incoraggiano: 1. a non sottomettersi alla volontà di
Dio ("cuore"), 2. a non amare con tutto se stessi il Signore fino alla
morte ("anima"), 3. a non amare con quanto si possiede, con i propri beni
("forze"). Gesù è presentato come l'uomo nuovo, il giusto, il santo, la
novità in pienezza. Il vero significato di "Figlio di Dio" sarà maturato dopo
la risurrezione nella Comunità cristiana e corrisponderà alla divinità del
Figlio rispetto al Padre, Sapienza eterna e Parola creatrice. Le risposte
di Gesù alle tentazioni non si fermano a ragionamenti umani o a scelte di
convenienza, ma si aggrappano alla Parola del Signore. Sta scritto: il
ricorso alla Scrittura, in genere, è argomento decisivo per ogni discussione
tra I rabbini, ma per Gesù è la garanzia del suo orientarsi nella esistenza.
Quanto lo è per noi? - Non di solo pane (vedi Deut 8,3): alla tentazione
della fame, comprensibile nel deserto, Gesù offre la ferma fiducia che hanno
i figli di Dio nell'Onnipotenza provvidente della Parola del Signore. Ma
significa anche che di fronte al bisogno immediato bisogna lasciare spazio
per motivazioni e ricerche più coraggiose. - Non tenterai (Deut 6,16):
dalla mancanza di fiducia nella Provvidenza il tentatore passa al lato
opposto, suggerendo una eccessiva fiducia tale da mettere alla prova Dio,
(severamente condannata nella Bibbia). Il cammino nella vita obbliga ad
affrontare con le proprie forze problemi e difficoltà, senza pretendere che
debba essere il Signore a risolvere ciò che non sappiamo o non vogliamo fare.
- Adorerai (Deut 6,13): Gesù risponde al tentatore, che vuole indurlo ad un
messianismo terreno, richiamando il grande principio della fede ebraica che
riconosce solo a Dio il culto, come unico sovrano del mondo e unico Signore.
E siamo consapevoli che, continuamente, accanto sorgono idoli o potenze che
vogliono toglierci la libertà di decidere o vogliono ingolosirci con le loro
promesse. - Per servirlo: gli angeli sono simbolo della riconquista del
Paradiso terrestre da cui l'uomo era stato cacciato. Gesù, finalmente, apre
orizzonti di novità piena. Così questa domenica inizia con la garanzia che
il Signore è accogliente e misericordioso. Continua con l'esperienza forte
di Paolo che ricorda il valore della libertà e della responsabilità.
Conclude con la coscienza della fatica e degli ostacoli in cui il Signore non
ci lascia soli, poiché ci offre il suo Spirito e la sua Parola.
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