I Domenica di Avvento
La venuta del Signore
14 novembre 2021
Lc 21, 5-28
Riferimenti : Is 13, 4-11 - Sal 67 - Ef 5, 1-11a
Sorgi, o Dio, e vieni a salvare il tuo popolo. Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici me fuggano davanti a lui quelli che lo odiano. Come si dissolve il fumo, tu li dissolvi; come si scioglie la cera di fronte al fuoco, periscono i malvagi davanti a Dio.

Is 13, 4-11
In quei giorni. Isaia disse: «Frastuono di folla sui monti, simile a quello di un popolo immenso. Frastuono fragoroso di regni, di nazioni radunate. Il Signore degli eserciti passa in rassegna un esercito di guerra. Vengono da una terra lontana, dall’estremo orizzonte, il Signore e le armi della sua collera, per devastare tutta la terra. Urlate, perché è vicino il giorno del Signore; esso viene come una devastazione da parte dell’Onnipotente. Perciò tutte le mani sono fiacche, ogni cuore d’uomo viene meno. Sono costernati. Spasimi e dolori li prendono, si contorcono come una partoriente. Ognuno osserva sgomento il suo vicino: i loro volti sono volti di fiamma. Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile, con sdegno, ira e furore, per fare della terra un deserto, per sterminarne i peccatori. Poiché le stelle del cielo e le loro costellazioni non daranno più la loro luce; il sole si oscurerà al suo sorgere e la luna non diffonderà la sua luce. Io punirò nel mondo la malvagità e negli empi la loro iniquità.

Isaia 13, 4-11
Al tempo del profeta Isaia (sec VIII) Babilonia non aveva un particolare significato militare ed era soggetta agli Assiri. Questo testo, di lotta e di sconfitta dei babilonesi, è molto più vicino agli avvenimenti del sec VI quando Babilonia fu distrutta da Ciro, persiano, nel 539 a.C. E' perciò un testo scritto, probabilmente dal terzo Isaia che trasfigura tale avvenimento bellico in un castigo che il Signore infligge a Babilonia mentre Babilonia diventa l'immagine simbolo di ogni potere dispotico. E' perciò una rilettura teologica di un avvenimento che aveva suscitato stupore in Israele.
Babilonia viene rappresentata come capitale di una grande potenza mondiale pagana, contraria a Dio e disumana. La sua fine dimostra che il Signore irrompe nella storia del mondo con il suo "giorno del Signore", portando le situazioni catastrofiche della distruzione.
I vv.2-5 raccontano i preparativi della battaglia decisiva e i combattenti sono considerati i "consacrati", truppe di Dio e giustizieri a sua volta: "Io ho dato un ordine ai miei consacrati; ho chiamato anche i miei prodi a strumento del mio sdegno, entusiasti della mia grandezza". (v. 3).
Sono i soldati delle tribù di Israele che combattono la battaglia di Jhwh. Essi, prima di partecipare alla guerra, si sottoponevano a determinati riti e dovevano osservare norme specifiche, compresa l'astinenza sessuale (Deuteronomio 23,10-15). Il Signore, con il suo popolo purificato, combatte per liberare il mondo dalla tirannia e dall'oppressione.
Il racconto descrive l'angoscia e il terrore delle vittime, prima ancora che l'esercito del Signore si sia messo in marcia (vv.6-8). E' l'espressione della paura e il riconoscimento che veramente Dio è grande e che solo lui è capace di potere e di potenza sulla terra.
Inizia quindi la narrazione del manifestarsi del Signore e le conseguenze catastrofiche che egli porta (vv. 9-16) ma il testo merita di essere letto per intero fino al v 22.cessare la superbia dei protervi e umilierò l’orgoglio dei tiranni».

Ef 5, 1-11a
Fratelli, fatevi imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi – come deve essere tra santi – né di volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti. Piuttosto rendete grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – cioè nessun idolatra – ha in eredità il regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con parole vuote: per queste cose infatti l’ira di Dio viene sopra coloro che gli disobbediscono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto.

Efesini 5, 1-11a
La collocazione di questo brano, nella liturgia della 1 domenica di Avvento, suggerisce ai credenti che vivono nella storia del mondo, di essere lievito e luce, sale e sapienza, presenza coraggiosa e generosa.
In una storia che si imbastardisce in male, violenza e dissoluzione, i cristiani sono chiamati alla novità, a non lasciarsi travolgere. Essi, che vivevano con gli stessi criteri e la stessa mentalità dei pagani, se ne possono rendere conto. Ora sono stati salvati dal Signore e immessi in una comunità e in una luce nuova: sono un corpo solo, la famiglia di Dio. Sono costituiti in unità con "un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo... un solo Dio e Padre di tutti" (Ef 4,5-6), e quindi costituiscono l'unità del corpo di Cristo (4,1-16). Viene quindi logico il confronto tra il comportamento precedente alla conversione dei cristiani di Efeso e la nuova vita secondo Gesù (Ef4,17-24). Continuando questa riflessione, non ci si può dimenticare una particolare responsabilità nella stessa comunità che esprime, insieme, la ricchezza dei doni dello Spirito e la tensione verso una unità più profonda (4,25-32) Così il testo del cap. 4 è un buon antefatto che ci aiuta a cogliere il messaggio di oggi. Paolo, infatti, finisce, raccomandando la benignità, la misericordia "e perdonandovi a vicenda come anche Dio, in Cristo, ha perdonato a voi" (4,32).
Si capisce, allora, il successivo incoraggiamento che leggiamo oggi: "Fatevi, dunque, imitatori di Dio quali figli carissimi". L'impegno suggerito è una scelta progressiva, "camminando nella carità". Il camminare è un tipico linguaggio ebraico che traduce "un comportamento, un seguire una data norma". E la misura, questa volta, non è solo legata alla fede nel perdono del Padre, ma si dimensiona sull'esempio concreto di Gesù che si è offerto al Padre per la nostra riconciliazione.


Gerusalemme. Il muro del pianto, resti delle mura erodiane . " No restera pietra su pietra"

     Lc 21, 5-28
In quel tempo. Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, il Signore Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. [Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.] Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

Luca 21, 5-28
Gesù si rende conto di essere vicino alla morte e desidera offrire messaggi conclusivi con il suo insegnamento che si sviluppa collegandolo al tempio, al suo significato, alla sua consistenza: il tempio non è un mito, è solo un manufatto. Il tempio significa la presenza del Dio dell'Alleanza, ma la presenza va interiorizzata nel cuore degli uomini e donne nella storia poiché Dio abita nei suoi fedeli, prima in Cristo e poi in coloro che fanno la volontà di Dio. Essere portatori di Dio suppone reggere la fatica che i discepoli dovranno affrontare, se si qualificheranno come suoi seguaci nel tempo. E infatti in questo testo Gesù entra nella lettura della realtà sacra e profana: il tempio e la città, la pace e la guerra, la speranza e la disperazione, il senso della fatica e la conclusione delle tragedie. Gesù è invitato all'ammirazione del tempio che è splendido per le enormi pietre di calcare bianco squadrate, lunghe fino a 7 metri, le decorazioni, gli ex-voto, in particolare le viti d'oro che Erode, il Grande, aveva fatto collocare alle pareti del vestibolo, dalle quali pendevano grappoli della statura di un uomo e che i fedeli arricchiscono con le loro offerte, estendendone i tralci, le placche d'oro massiccio applicate alle pareti che rende impossibile fissare, di giorno, il tempio poiché splende con lo stesso splendore e fulgore del sole e bisogna abbassare lo sguardo. Eppure tutto sarà distrutto. La storia si presenta così, con crolli e devastazioni, con tragedie causate dagli uomini e causate della natura. "Verranno persone che vorranno travolgervi con la paura della prossimità della fine del mondo. Ma voi non seguiteli". Quelli che circondano Gesù sono impressionati e pretendono di avere riferimenti e date. Ma Gesù si sottrae alla loro curiosità, indicando invece che Dio continua ad essere presente e che prepara un tempo nuovo che è il tempo del Regno. Insieme con i drammi e le tragedie del mondo che rovina e si deforma crollando, c'è anche la persecuzione perché "siete miei discepoli". Gesù annuncia che attorno ai suoi amici si farà il vuoto e ci saranno paura e tradimento. "Non ci si deve spaventare e neppure preoccuparsi di preparare una difesa". Perfino i propri parenti diventeranno accusatori: "Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi" (v 16: il numero 4 richiama tutto l'orizzonte umano). Non serve costruire difese, inventarsi strategie, poiché questi sono strumenti e mezzi della mentalità non credente. Sta invece sorgendo un mondo nuovo, ove il Signore Gesù è sovrano, perfino della morte. Perciò "non terrorizzatevi" (v 9), qualunque cosa accada. "Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita" (vv18-19). La perseveranza è la pazienza attiva, la sopportazione delle prove, la resistenza di fronte allo scoraggiamento e alla rinuncia. La fine di Gerusalemme è descritta nella devastazione dei romani (70 d.C) come secoli prima fu devastata dai Babilonesi (596-586 a.C.). Tutto deve accadere poiché Gerusalemme è stata una città infedele alla parola dei profeti. Essa sarà calpestata dai pagani che inaugurano il tempo nuovo, "i tempi dei pagani" e i tempi della nuova conversione