
II Domenica di Avvento
I figli del Regno
21 novembre 2021
Mc 1, 1-8
Riferimenti °: Is 19, 18-24 -
Sal 86 - Ef 3, 8-13 |
Popoli tutti, lodate il Signore! Sui monti santi
egli l’ha fondata;il Signore ama le porte di Sion più di tutte
le dimore di Giacobbe.Di te si dicono cose gloriose, città di
Dio! |
Is 19, 18-24 Così dice il
Signore Dio: «In quel giorno ci saranno cinque
città nell’Egitto che parleranno la lingua di
Canaan e giureranno per il Signore degli
eserciti; una di esse si chiamerà Città del
Sole. In quel giorno ci sarà un altare dedicato
al Signore in mezzo alla terra d’Egitto e una
stele in onore del Signore presso la sua
frontiera: sarà un segno e una testimonianza per
il Signore degli eserciti nella terra d’Egitto.
Quando, di fronte agli avversari, invocheranno
il Signore, allora egli manderà loro un
salvatore che li difenderà e li libererà. Il
Signore si farà conoscere agli Egiziani e gli
Egiziani riconosceranno in quel giorno il
Signore, lo serviranno con sacrifici e offerte,
faranno voti al Signore e li adempiranno. Il
Signore percuoterà ancora gli Egiziani, ma, una
volta colpiti, li risanerà. Essi faranno ritorno
al Signore ed egli si placherà e li risanerà. In
quel giorno ci sarà una strada dall’Egitto verso
l’Assiria; l’Assiro andrà in Egitto e l’Egiziano
in Assiria, e gli Egiziani renderanno culto
insieme con gli Assiri. In quel giorno Israele
sarà il terzo con l’Egitto e l’Assiria, una
benedizione in mezzo alla terra».
Isaia19, 18-24 Per il popolo d'Israele
l'Egitto è sempre stato il regno nemico da
abbattere: immagine di una nazione schiavista
che porta alla morte, paese di idolatria. Così
Isaia, nei capitoli 19 e 20, pronuncia un
giudizio sull'Egitto che però, in modo
sorprendente, si capovolge; nel tempo della
sventura Dio soccorre e usa benevolenza per un
popolo sconfitto e in preda al terrore. Negli
anni del secolo VIII (prima del 701 a.C). i
Faraoni avevano tentato di porre resistenza
contro l'Assiria, cercando di coalizzare piccoli
stati orientali per difendersi e per fermare
l'invasione. Isaia era sempre stato in
disaccordo con tale politica. Nei primi
versetti del cap. 19 vengono predetti il
giudizio di Dio contro l'Egitto: si sarebbero
scatenate lotte civili e sarebbe giunta
l'invasione straniera ( come avvenne attorno al
670 a.C.). Le predizioni sono catastrofiche:
dalla siccità del Nilo alle piante che, perciò,
si sono seccate al territorio tutto che diventa
deserto. Perdono il loro lavoro i tessitori, i
pescatori, gli agricoltori. Poi
improvvisamente lo scenario cambia (il testo di
oggi), tra i più stupefacente del VT riguardo la
conversione dei popoli al Dio d'Israele. Si
parla di 5 città abitate da Ebrei che fondano
comunità e colonie ebraiche, che convertono il
paese alla fede del Jhwh. Di fatto c'è stata
una dispersione della popolazione ebraica che si
è istallata anche in Egitto e si parla, nei
documenti di Elefantina, di un tempio costruito
in onore di Jhwh alla prima cataratta del Nilo.
Non si sono trovate le 5 città,
archeologicamente, ma forse si tratta di un
numero simbolico per ricordare che qui si
stabilisce una popolazione che si appoggia alla
Legge (5 libri). Probabilmente c'è anche il
richiamo a Eliopoli, "città del sole", come si
traduce il nome della città, dove viene adorato
il Signore e si giura sul suo nome. Infatti ci
si fida di Lui e su di Lui si imposta la propria
verità.
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Ef 3, 8-13 Fratelli, a me, che
sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia:
annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e
illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli
in Dio, creatore dell’universo, affinché, per mezzo della
Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei
cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno
che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, nel quale
abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante
la fede in lui. Vi prego quindi di non perdervi d’animo a causa
delle mie tribolazioni per voi: sono gloria vostra.
Efesini 3, 8-13 Tutto il capitolo 3 ripropone la
consapevolezza che il messaggio di Dio passa attraverso lui,
Paolo, per arrivare ai pagani. In fondo Paolo, ebreo convinto, e
perciò fedelissimo custode della fede d'Israele e, quindi, della
predilezione di Dio nell'Alleanza offerta solo agli Ebrei, si
stupisce di essere stato scelto da Dio per il ruolo di apostolo
"per le genti". In pratica, ogni volta che vi ritorna a pensare,
si stupisce di questa vocazione e di questa scelta. Non si
rammarica poiché, nella sua esperienza, ha scoperto splendore di
fedeltà e di amore anche tra i pagani ed ha assistito ad una
rivoluzione del cuore dei lontani, via via che accoglievano il
messaggio di Gesù. Non si pente, anzi si sente gioioso,
addirittura orgoglioso nella sua piccolezza e umiltà, poiché,
per mezzo suo, "annuncia alle genti le impenetrabili ricchezze
di Cristo". Si sente tutta la sorpresa di essere tramite tra la
profondità di Cristo e l'immensità del creato. Esiste un mistero
gelosamente custodito da Dio e assolutamente impensabile. Ora
Paolo sa che quel mistero passa per le sue mani e nelle sue
parole. E Paolo sa che, attraverso lui, sono svelate la
grande misericordia e la salvezza per tutti. Questo segreto è
ora affidato alla Chiesa perché, aprendo il mondo alla
"multiforme sapienza di Dio", faccia scoprire anche ai
"principati e potenze dei cieli" la conoscenza del progetto
divino sul mondo. Paolo sta suggerendo una vocazione che il
Signore ha offerto prima di tutto ai 12, quindi a lui come
annunciatore alle genti. Non si tratta di esserne degni, si
tratta di accogliere e di credere che il Signore passa anche
attraverso le nostre parole, le nostre scelte, la nostra fede,
le tribolazioni che richiedono una fedeltà larga. Paolo conosce,
perché l'ha percepito, il tesoro che va comunque custodito,
salvato e offerto: e sta dicendo a tutti noi che siamo nella
Chiesa che è il dono che possiamo fare al mondo.
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Mc
1, 1-8 Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio. Come sta scritto
nel profeta Isaia: «Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero: egli
preparerà la tua via. Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del
Signore, raddrizzate i suoi sentieri», vi fu Giovanni, che battezzava nel
deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati.
Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di
Gerusalemme. E si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando
i loro peccati. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di
pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico. E
proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno
di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con
acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Marco 1, 1-8 Siamo probabilmente negli anni 60 d.C. e, a Roma, la piccola
comunità cristiana sente il bisogno di avere uno scritto di riferimento su
Gesù mentre molti, di quelli che lo hanno conosciuto, sono ancora vivi. Si
sceglie Marco, un discepolo molto stimato che ha seguito Pietro e Paolo,
documentato, serio. Deve raccontare come la promessa che Dio aveva fatto
al suo popolo con il grande Isaia: "Io creo nuovi cieli e nuova terra; non si
ricorderà più il passato" (65,17), si stia avverando in Gesù. E Marco, che
poteva sintetizzare in dense formule teologiche il messaggio della novità di
Dio, preferisce raccontare. E l'inizio del Vangelo di Marco, in un solo
versetto, sintetizza tutto il messaggio che vuole proporci, ricordandoci che
sta riferendo una notizia splendida: fa riferimento ad un personaggio: Gesù
che è Messia nel mondo ebraico (Cristo) e presenza di Dio come Figlio del
Padre. Marco vuole raccontare ciò che Gesù ci svela, portatore di un
segreto nascosto nelle profondità dei secoli e che finalmente ci viene
offerto per la nostra gioia e speranza. Perciò Marco racconta fatti
gioiosi, attese di secoli per quel Messia aspettato, ma assolutamente nuovo,
perché ha una personalità incredibile, legata a Dio in modo impensabile
perché Figlio. Una tale presentazione, per quanto scarna e assolutamente
insufficiente, apre orizzonti di sorprese e di perplessità. Si gioca
immediatamente con l'incredulità di chi ascolta, con l'impossibilità per chi
pensa, con l'ironia di chi ritiene di essere alla presenza di racconti
ingenui. Ma l'inizio stesso obbliga a incuriosirci fino alla fine, poiché
il personaggio, di cui si parla, è veramente esistito, dice Marco, ed è
nell'orizzonte delle nostre azioni, raggiungibile, udibile, chiamato a
rispondere e chiamato a motivare, interpellato sulla sapienza e sui drammi
delle persone, disarmato di fronte a tutti, sapiente e sincero, onesto nelle
sue scelte e sorprendente, capace di dare valore agli ultimi, agli
intoccabili, ai disonesti, ai lebbrosi, scoprendo che il valore di ciascuno è
nel cuore di Dio che li ama personalmente e Lui garantisce per risollevarli,
liberarli, rinfrancare, rincuorarli.
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