 I Domenica dopo la Dedicazione
23 OTTOBRE 2022
Mt 28, 16-20
Riferimenti : At 13, 1-5a - Sal 95 -
Rm 15, 15-20 |
Annunciate a tutti i popoli le opere di Dio.
Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore, uomini di
tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome |
At 13, 1-5a In quei giorni.
C’erano nella Chiesa di Antiòchia profeti e
maestri: Bàrnaba, Simeone detto Niger, Lucio di
Cirene, Manaèn, compagno d’infanzia di Erode il
tetrarca, e Saulo. Mentre essi stavano
celebrando il culto del Signore e digiunando, lo
Spirito Santo disse: «Riservate per me Bàrnaba e
Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati».
Allora, dopo aver digiunato e pregato, imposero
loro le mani e li congedarono. Essi dunque,
inviati dallo Spirito Santo, scesero a Selèucia
e di qui salparono per Cipro. Giunti a Salamina,
cominciarono ad annunciare la parola di Dio
nelle sinagoghe dei Giudei.
Atti degli Apostoli. 13, 1-5a Ad Antiochia si
è già fatto l'esperimento della convivenza di
ebrei e pagani convertiti: essi vivono insieme
con attenzione e rispetto reciproco, consapevoli
di avere alle spalle una cultura diversa che
però va continuamente verificata sulla Parola di
Gesù, esaminando il Primo(V T) Testamento e le
testimonianze che si stanno organizzando nel
Secondo Testamento (N T). Questa operazione è
molto più difficile per i pagani, fattosi
cristiani, poiché richiede una sensibilità nuova
che si adatti alla mentalità ebraica senza
tuttavia assorbirne la legislazione del culto e
le esclusioni che il popolo d'Israele fa
rispetto agli altri popoli. La Comunità
cristiana ha sperimentato la bellezza e la
speranza che Gesù ha portato attraverso la
Parola e la conoscenza di sé agli apostoli.
Così, in questa comunità, si è verificato che la
fede si trasmette raccontando le parole e i
fatti di Gesù e mostrando la propria
testimonianza. Il Signore interviene, ma ha
bisogno di una visibilità che accompagni il
dono, anzi il dono della fede viene dopo questa
manifestazione concreta e visibile di Gesù nei
discepoli. Con questo brano gli "Atti degli
Apostoli" iniziano il racconto della prima
missione di Paolo e di Barnaba da Antiochia
verso l'Asia minore (13,1-14,28). Attraverso la
Chiesa, Gesù si svela al mondo. L'inizio di
questa progetto avviene durante il culto e in un
contesto di digiuno. Il digiuno è segno di
attesa e sostegno alla richiesta che si fa a
Dio. Per la Pace in Siria Papa Francesco ha
ripreso questo stile di intercessione per
chiedere al Signore lo Spirito che aiutasse a
superare i progetti di guerra. L'imposizione,
qui, non è tanto una comunicazione di poteri
come nel Sacramento del sacerdozio quanto una
benedizione. "Mettetemi da parte" suggerisce lo
Spirito. Indica la separazione da ogni attività
profana per un servizio sacro. La prima
destinazione è l'isola di Cipro. La raggiungono
insieme Paolo e Barnaba, scelti dal Signore,
ricchi di reciproco rispetto e di doti che si
compensano, adatti per una prima missione.
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Rm 15, 15-20 Fratelli, su alcuni
punti, vi ho scritto con un po’ di audacia, come per ricordarvi
quello che già sapete, a motivo della grazia che mi è stata data
da Dio per essere ministro di Cristo Gesù tra le genti,
adempiendo il sacro ministero di annunciare il vangelo di Dio
perché le genti divengano un’offerta gradita, santificata dallo
Spirito Santo. Questo dunque è il mio vanto in Gesù Cristo nelle
cose che riguardano Dio. Non oserei infatti dire nulla se non di
quello che Cristo ha operato per mezzo mio per condurre le genti
all’obbedienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di
prodigi, con la forza dello Spirito. Così da Gerusalemme e in
tutte le direzioni fino all’Illiria, ho portato a termine la
predicazione del vangelo di Cristo. Ma mi sono fatto un punto di
onore di non annunciare il Vangelo dove era già conosciuto il
nome di Cristo, per non costruire su un fondamento altrui.
Romani. 15, 15-20 Paolo si rende conto di essere uno
sconosciuto per la comunità di Roma poiché non è stata fondata
da lui, e sanno di lui poco, e lo sanno da altri. Ha voluto,
comunque scrivere una lunga lettera e qui, alla fine, si rende
conto di aver scritto cose che già conoscono. Ma Paolo sente il
compito di essere apostolo tra le genti perché si costituisca
una unità tra i popoli e vuole coinvolgere anche questa grande
comunità perché tutti i credenti in Gesù divengano, per il
Vangelo annunciato anche da Paolo, un unico sacrificio, una
grande offerta gradita a Dio Vengono usati termini sacri,
sacerdotali, cultuali. Il vangelo è un impegno sacro, è un
culto, è un sacerdozio. Paolo vuole ricordare e far conoscere
("ricordarvi")"di essere un ministro di Gesù Cristo tra i
pagani" e quindi la loro fede li riunisce in una comunità
"santificata dallo Spirito Santo". Paolo dichiara di aver
concluso il suo lavoro in Medio Oriente e pensa di trasferirsi
in Spagna. Nel tragitto spera di fermarsi a Roma e, quindi, di
potersi conoscere reciprocamente, più profondamente e desidera
farlo per un po' di tempo Paolo è consapevole di aver svolto
il sacerdozio ministeriale ("l'ufficio sacro del vangelo di Dio
perché i pagani divengano una oblazione gradita") per costituire
una comunità più grande, a servizio dei battezzati tutti. Ed
essi, a loro volta, esercitano un sacerdozio battesimale ogni
giorno (Romani 12,1 "offrire i vostri corpi come sacrificio
vivente"). Paolo si rende conto che il suo lavoro ha dato frutto
e perciò avrebbe motivo di vanto, ma si corregge subito, dicendo
che è tutta opera del Signore Gesù se, per mezzo suo, i pagani
si sono sottomessi all'obbedienza, in parole e opere, e
continuano a volerlo. Ma per questo il Signore si è servito
anche di prodigi e segni miracolosi.
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Mt 28, 16-20 In quel tempo.
Gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che il Signore Gesù aveva
loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù
si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla
terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome
del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare
tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino
alla fine del mondo»
Mt 28, 16-20 L'ultimo
appuntamento di Gesù ai suoi è su di un monte in Galilea, la terra dove tutto
ha avuto inizio. I monti sono come indici puntati verso l'infinito, la terra
che si addentra nel cielo, sgabello per i piedi di Dio, dimora della
rivelazione della luce: sui monti si posa infatti il primo raggio di sole e
vi indugia l'ultimo. Quando lo videro, si prostrarono.
Essi però dubitarono. Gesù lascia la terra con un bilancio deficitario: gli
sono rimasti soltanto undici uomini impauriti e confusi, e un piccolo nucleo
di donne tenaci e coraggiose. Lo hanno seguito per tre
anni sulle strade di Palestina, non hanno capito molto ma lo hanno amato
molto, e sono venuti tutti all'appuntamento sull'ultima montagna.
E questa è la sola garanzia di cui Gesù ha bisogno. Ora può tornare al
Padre, rassicurato di essere amato, anche se non del tutto capito, e sa che
nessuno di loro lo dimenticherà. Gesù compie un atto
di enorme, illogica fiducia in uomini che dubitano ancora, non resta a
spiegare e a rispiegare. Il Vangelo e il mondo nuovo, che hanno sognato
insieme, li affida alla loro fragilità e non all'intelligenza dei primi della
classe: è la legge del granello di senape, del pizzico di sale, dei piccoli
che possono essere lievito e forse perfino fuoco, per contagiare di Vangelo e
di nascite coloro che incontreranno. C'è un passaggio
sorprendente nelle parole di Gesù: A me è stato dato ogni potere in cielo e
sulla terra... Andate dunque. Quel dunque è bellissimo: per Gesù è ovvio che
ogni cosa che è sua sia anche nostra. Tutto è per noi: la sua vita, la sua
morte, la sua forza! Dunque, andate. Fate discepoli tutti i popoli... Con
quale scopo? Arruolare devoti, far crescere il movimento con nuovi adepti?
No, ma per un contagio, un'epidemia divina da spargere sulla terra. Andate,
profumate di cielo le vite che incontrate, insegnate il mestiere di vivere,
così come l'avete visto fare a me, mostrate loro quanto sono belli e grandi.
E poi le ultime parole, il suo testamento: Io sono con voi, tutti i
giorni, fino alla fine del mondo: con voi, sempre, fino alla fine.
Cosa sia l'ascensione lo capiamo da queste parole. Non è andato
lontano o in alto, in qualche angolo remoto del cosmo, ma si è fatto più
vicino di prima. Se prima era insieme con i discepoli, ora sarà dentro di
loro. Non è andato al di là delle nubi ma al di là delle forme. È asceso nel
profondo delle cose, nell'intimo del creato e delle creature, e da dentro
preme come forza ascensionale verso più luminosa vita.
Quel Gesù che ha preso per sé la croce per offrirmi in ogni mio patire
scintille di risurrezione, per aprire brecce nei muri delle mie prigioni, lui
è il mio Dio esperto di evasioni!
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |