
II Domenica dopo il Martirio di san Giovanni il Precursore
11 settembre 2022
Mt 21, 28-32
Riferimenti : Is 5, 1-7 - Sal 79 - Gal 2, 15-20 |
La vigna del Signore è il suo popolo. Hai
sradicato una vite dall’Egitto, hai scacciato le genti e l’hai
trapiantata.Ha esteso i suoi tralci fino al mare, e arrivavano
al fiume i suoi germogli |
Is 5, 1-7 Così dice il Signore
Dio: «Voglio cantare per il mio diletto il mio
cantico d’amore per la sua vigna. Il mio diletto
possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli
l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi
aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva
costruito una torre e scavato anche un tino.
Egli aspettò che producesse uva; essa produsse,
invece, acini acerbi. E ora, abitanti di
Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici
fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare
ancora alla mia vigna che io non abbia fatto?
Perché, mentre attendevo che producesse uva,
essa ha prodotto acini acerbi? Ora voglio farvi
conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna:
toglierò la sua siepe e si trasformerà in
pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà
calpestata. La renderò un deserto, non sarà
potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni;
alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia.
Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la
casa d’Israele; gli abitanti di Giuda sono la
sua piantagione preferita. Egli si aspettava
giustizia ed ecco spargimento di sangue,
attendeva rettitudine ed ecco grida di
oppressi». Isaia. 5, 1-7
L'immagine della vigna è un prezioso impegno,
una gloria per il contadino d'Israele e il suo
capolavoro poiché richiede cura e attenzione,
competenza e sollecitudine, fatica e operosità.
Il risultato non è immediato, ma alimenta la
sorpresa che rimanda a fine stagione, quando
finalmente l'uva è stata torchiata e il vino è
raccolto. Se tutto è andato bene, se la stagione
ha mantenuto i suoi ritmi, se il lavoro si è
svolto con intelligenza e con pazienza, se si è
vigilato contro le bestie selvatiche e contro i
ladri, con l'aiuto di Dio, finalmente, il
risultato buono c'è stato. Siamo come di
fronte ad un processo. Inizia il profeta, amico
di Dio, che si presenta come amico dello sposo.
Lo sposo è Dio, tradito dalla sposa, il popolo
che viene presentato come una vigna di cui Dio
stesso si prende cura. E' il suo capolavoro ed
il suo orgoglio. Perciò Israele, particolarmente
custodita nella pace, deve diventare modello del
progetto di Dio nel mondo: "Alla fine dei tempi
nessuna nazione alzerà la spada contro un'altra
nazione... Siederanno tranquilli sotto la vite,
sotto il fico e più nessuno li spaventerà."
(Michea 4,1-4). La vigna è simbolo di pace, di
unità familiare, di festa. L'amata del Cantico
dei Cantici sogna di correre tra i filari, la
mano nella mano con il suo diletto: "Andremo
nelle vigne; vedremo se germoglia la vite, se le
gemme si schiudono, se fioriscono i melograni,
là ti darò il mio amore" (7,13). La sposa
dell'uomo benedetto da Dio è come una "vite
feconda" nell'intimità della sua casa (Ps
128,3).
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Gal 2, 15-20 Fratelli, noi, che
per nascita siamo Giudei e non pagani peccatori, sapendo
tuttavia che l’uomo non è giustificato per le opere della Legge
ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto
anche noi in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede in
Cristo e non per le opere della Legge; poiché per le opere della
Legge non verrà mai giustificato nessuno. Se pertanto noi che
cerchiamo la giustificazione in Cristo siamo trovati peccatori
come gli altri, Cristo è forse ministro del peccato?
Impossibile! Infatti se torno a costruire quello che ho
distrutto, mi denuncio come trasgressore. In realtà mediante la
Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono
stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive
in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede
del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per
me. Galati. 2, 15-20 Paolo si è fermato
nella regione occupata dai Galati (attuale Turchia centrale)
durante il secondo viaggio missionario (50-52 d.C.) a causa di
una malattia (4,13-14). Per Paolo anche questa è un'occasione e
un segno per parlare di Gesù a queste popolazioni. Molti,
probabilmente appartenenti a diverse comunità, accolgono il suo
annuncio e sono per lo più pagani. Perciò si capisce il
significato di rivolgersi, nella lettera, "alle chiese della
Galazia" (1,2). Il messaggio che Paolo porta è stato, prima di
tutto, sperimentato nella sua vita. E' consapevole e si
preoccupa di parlarne con grande lucidità, pur rendendosi conto
di dover dire agli ebrei che la legge e i riti debbono
definitivamente cedere il passo alla legge di Gesù Signore.
Egli conduce i suoi ascoltatori su un'altra strada, liberandoli
dalla ossessione della legge di Mosè, carica di prescrizioni che
angosciano l'esistenza e rendono davanti a Dio ogni credente,
continuamente, solo cosciente di infedeltà. E tuttavia, alcuni
ebrei, pur convertiti alla parola di Gesù, ritengono che bisogna
continuare ad essere attenti alla legge ebraica, lo predicano e
quindi creano confusione. Molti rivedono la loro posizione,
precedentemente assunta con Paolo, e accettano la proposta di
questi ebreocristiani, probabilmente di origine farisaica, come
d'altra parte lo era stato Paolo, ma esigenti e, in mancanza di
confronto, anche convincenti. Quando Paolo viene a saperlo, si
preoccupa non solo di chiarire la propria posizione, ma anche di
richiamare i fratelli cristiani, che ha conosciuto, alla
chiarezza della fede. Così, dopo aver compreso la libertà del
Vangelo, le "Chiese della Galazia" stanno ritornando alla
schiavitù della legge mosaica (1,6-10; 3,1-5). Paolo parla, nel
suo scritto, della missione avuta da Dio, dei suoi rapporti con
gli apostoli di Gerusalemme, e ripropone, con grande intensità,
i temi centrali del Vangelo e l'assoluta superiorità della fede
cristiana sull'antica legge.
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Mt 21, 28-32 In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «Che ve ne pare?
Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a
lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e
vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì,
signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?».
Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani
e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a
voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le
prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste
cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Matteo 21, 28-32 Matteo racconta, in quest'ultima parte del suo Vangelo,
alcuni episodi di Gesù nella settimana precedente la Pasqua che lo porterà
alla morte e alla risurrezione. Nel primo giorno, a Gerusalemme vengono
ricordati due episodi (Matteo 21,1 e ss): l'ingresso messianico che Gesù
stesso organizza a partire dal Monte degli ulivi e la scacciata dal tempio
dei venditori, sostituendo la loro presenza con ciechi e sordi che guarisce e
con i bambini in festa. Tutto questo crea sconcerto, scandalo, rifiuto dei
responsabili del tempio. Il giorno seguente Gesù, che ha passato la notte con
i suoi apostoli a Betania, ritorna nel tempio dopo aver simbolicamente
provocato la sterilità di una pianta di fichi poiché porta solo foglie e non
frutti (vv 18-22). Per tutto il giorno è rimasto nel cuore dei discepoli
l'interrogativo di una maledizione per un albero che non è nella stagione dei
frutti. E intanto Gesù nel tempio insegna e i capi dei sacerdoti e gli
anziani lo contestano con una domanda precisa: "Con quale autorità fai queste
cose? Chi ti ha dato quest'autorità?" Matteo allora riporta tre parabole: la
parabola di due figli (21,28-32), la parabola dei vignaioli malvagi (21,33
46) e la parabola degli invitati alle nozze (22,1-14). Tutt'e tre queste
parabole hanno, come tema, l'accoglienza del regno, la storia d'Israele nella
sua essenziale vocazione e il comportamento delle autorità e degli onesti in
Israele. Le tre parabole richiamano il rifiuto di fronte alle proposte di
Dio, siano esse espresse dai profeti, o proposte da Giovanni Battista o
suggerite dallo stesso Messia.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |