 IV Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore
25
setytembre 2022
Gv 6, 51-59
Riferimenti :
Pr 9, 1-6 -Sal 33 - 1Cor 10, 14-21 |
Gustate e vedete com’è buono il Signore. Benedirò il
Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode.
Io mi glorio nel Signore: i poveri ascoltino e si rallegrino.
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Pr 9, 1-6 La sapienza si è costruita la sua
casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha
ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino
e ha imbandito la sua tavola. Ha mandato le sue
ancelle a proclamare sui punti più alti della
città: «Chi è inesperto venga qui!». A chi è
privo di senno ella dice: «Venite, mangiate il
mio pane, bevete il vino che io ho preparato.
Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate
diritti per la via dell’intelligenza».
Proverbi. 9, 1-6 Dopo aver sviluppato una
lunga introduzione alla raccolta dei detti
sapienziali, attribuiti a Salomone, re sapiente
di Israele (sec X), incontriamo, a modo di
parabola, due donne che rappresentano la
Sapienza e la Follia. Già in precedenza,
l'autore ne ha parlato, ma qui colloca le due
donne nella loro casa, aperta ad ogni persona,
invitata ad incontrare colei che può dare
felicità e gusto della vita. Nel testo di
oggi viene ricordata la casa ed il profilo della
Sapienza. Un casa splendida con sette colonne
che ricordano la stabilità e la perfezione: le
colonne erano solo nelle case nobili per poter
avere sale spaziose e protette, il numero sette
richiama lo splendore e la completezza. La
tavola è imbandita e, dai punti più alti della
città, viene proclamato il messaggio ad ogni
persona. Le ancelle, poi, vanno per le strade ad
incoraggiare gli inesperti e chi si rende contro
di mancare di intelligenza e di preparazione
nella vita. Perciò il messaggio e l'invito
valgono per tutti, ma, prima di tutti, sono
invitati quelli che hanno bisogno e sono poveri
di comprensione. Anche Donna Follia ha
imbandito un banchetto (9,13-18). Essa però non
va in cerca, ma "sta seduta alla porta di casa,
su un trono in luogo alto della città" e invita
gli stessi passanti, rintracciati dalle ancelle
della Sapienza: "gli inesperti e i privi di
senno". La Sapienza offre da mangiare il pane e
da bere il vino. La Follia non ha vino (il
vino è la gioia messianica) ma acqua: "le acque
furtive sono dolci" e il pane gustoso perché
"preso di nascosto" ( si gioca sul gusto del
proibito). La Sapienza incoraggia a istruire ed
educare, tenendo presente che "principio della
Sapienza è il Timore del Signore".

Sinagoga di Cafarneo, ove Gesù tenne il discorso
sul" Pane della vite" |
1Cor 10, 14-21 Miei cari, state lontani
dall’idolatria. Parlo come a persone intelligenti. Giudicate voi
stessi quello che dico: il calice della benedizione che noi
benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il
pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di
Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un
solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane. Guardate
l’Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime
sacrificali non sono forse in comunione con l’altare? Che cosa
dunque intendo dire? Che la carne sacrificata agli idoli vale
qualcosa? O che un idolo vale qualcosa? No, ma dico che quei
sacrifici sono offerti ai demòni e non a Dio. Ora, io non voglio
che voi entriate in comunione con i demòni; non potete bere il
calice del Signore e il calice dei demòni; non potete
partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni. 1
Corinzi. 10, 14-21 Nella sua prima lettera ai Corinzi, Paolo
unisce insieme verità di fede e suggerimenti pastorali. E' un
attento osservatore dei fatti della vita quotidiana e suggerisce
che i credenti si convertano alla vita e alla Parola di Gesù. La
fede, infatti, comporta uno stile di vita coerente con le sue
scelte ed obbliga ad una revisione non solo i pagani, che si
sono convertiti, ma lo stesso popolo d'Israele, legato alla
legge di Mosè. Un problema pastorale, per noi curioso, è già
stato iniziato al cap.8: ci si interroga sul proprio
comportamento in rapporto con la carne comprata al mercato o la
carne utilizzata da parenti che non sono cristiani e che hanno
invitato a mangiare a casa loro amici e parenti cristiani. Il
problema si pone perché tutta la carne, anche quella in vendita
sul mercato, proviene da sacrifici offerti agli idoli. Paolo
sviluppa alcune riflessioni teologiche. In fondo gli dei pagani
non esistono e quindi il mangiare carne offerta agli idoli è
inoffensivo. Ma d'altro lato l'adesione a pratiche idolatre
suppongono la fede non tanto in Dio ma ad un antagonista di Dio
che perciò è un demonio. In conclusione, se i cristiani non
debbono partecipare al culto degli idoli, tuttavia non sono
obbligati ad indagare su eventuali operazioni cultuali
precedenti, qualora siano stati invitati ad un banchetto. Se non
sanno la provenienza della carne, non si preoccupino. Se invece
ne sono consapevoli, allora se ne astengano, soprattutto se la
segnalazione viene da un fratello o una sorella nella fede, per
non offendere la debolezza della fede di qualcuno che potrebbe
scandalizzarsi (10,23-32). Ma, riprendendo la problematica
del capitolo 8, Paolo si preoccupa che non si ritorni alla
idolatria. Partecipare ai banchetti idolatrici fa conseguire una
vicinanza con la divinità che l'idolo rappresenta: attraverso il
cibo noi costituiamo un incontro, una presenza del divino nel
fedele.
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Gv 6, 51-59 In quel tempo.
Il Signore Gesù disse: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno
mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne
per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra
loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In
verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e
non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e
beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la
mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che
ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia
me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che
mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». Gesù
disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.
Giovanni 6, 51-59 Leggiamo, oggi, un brano del lungo discorso che Gesù
pronuncia nella sinagoga di Cafarnao, il giorno dopo che è stato spezzato il
pane per 5000 persone al di là del lago. La gente ha tentato di sequestrarlo
per farlo re, poiché hanno ritenuto che, miracolosamente, questo anonimo
profeta Galileo possa risolvere con la sua potenza tutti i loro problemi. E'
sfuggito loro di mano, l'hanno cercato tutta la notte, sono tornati alla riva
opposta, a Cafarnao e lo trovano nella sinagoga il giorno dopo. La prima
domanda che viene spontanea: "Rabbi, quando sei venuto qui?" E Gesù risponde
chiarendo loro il senso della loro ricerca che è una ricerca ambigua e che
debbono verificare la fede: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate
non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi
siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo
che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di
lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo» (6,26-27). Così tutto il capitolo
è il tentativo di Gesù di aiutare a scoprire il segno che essi hanno visto
nella potenza di sfamare ma che hanno equivocato. Essi, infatti, hanno
bisogno di sfamarsi del pane vero. E Gesù vuol fare loro capire la sua
identità, presentandosi come "pane della vita, disceso dal cielo (6,33-35). A
questo punto ci si ritrova con una reazione abbastanza scontata, frutto della
loro delusione e della loro sorpresa: "Chi credi di essere?" (6,42) Gesù non
aggiusta la sua risposta sulle attese o sulla comprensione dei suoi
interlocutori ma carica la dose: "Il pane da mangiare non è solo la sua
dottrina ma la sua carne". Nella Bibbia "il Dio che si fa carne" (Gv1,14)
significa che si deve riconoscere la sua povertà e limitatezza e che si
rivela attraverso un galileo, vissuto in una famiglia semplice e conosciuta,
figlio di Giuseppe il carpentiere. Ma la domanda continua sconcertata: "Come
possiamo mangiare una persona?" Gesù parla anche di "bere il suo sangue"
(6,52). In Israele è severamente proibito bere il sangue di una animale
perché la vita degli animali e ancor più la vita delle persone è nel sangue e
la vita dell'uomo e degli animali appartiene a Dio (Lev17,10-11). L'incontro
con Gesù si completa in un gesto misterioso: "Chi mangia la mia carne e beve
il mio sangue dimora in me e io in lui" (Gv. 6,54). Nessuno lo può capire a
Cafarnao né lo capiscono gli apostoli che tuttavia, a parte qualche reazione
spesso bloccata da Gesù, sanno fidarsi di Lui e della sua verità. Sarà dopo
l'ultima Cena e quindi dopo la Pentecoste (l'immersione nello Spirito santo)
che riusciranno a cogliere il significato di quelle parole di Cafarnao nel
"segno": ritrovarsi insieme e ripetere le parola di Gesù sul pane e sul vino.
Essi, allora, colgono la possibilità del segno (sacramento) che è mistero e
rivelazione della presenza particolare di Gesù tra i suoi. Così ce lo hanno
trasmesso, allo stesso modo, e con la stessa fede che hanno di domenica in
domenica celebrato. L'Eucarestia richiama la fede di Gesù ed una
particolare presenza nella sua Chiesa. Quando ci si raduna e si celebra il
segno della sua cena, noi celebriamo la presenza di Gesù che muore, per noi e
per tutti. "Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo" (6,51),
poiché Gesù dà la vita per il mondo.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |