
XI Domenica dopo Pentecoste
10 agosto 2023
Mt 10, 16-20
Riferimenti :_ 1Re 19, 8b-16. 18a-b - Sal 17 -2Cor 12, 2-10b |
Beato chi cammina alla presenza del Signore.
Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio Dio, mia
rupe, in cui mi rifugio; mio scudo, mia potente salvezza e mio
baluardo. R Il Dio che mi ha cinto di vigore e ha reso integro
il mio cammino, mi ha dato agilità come di cerve e sulle alture
mi ha fatto stare saldo. Hai spianato la via ai miei passi, i
miei piedi non hanno vacillato. |
1Re 19, 8b-16. 18a-b In quei
giorni. Elia camminò per quaranta giorni e
quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb. Là
entrò in una caverna per passarvi la notte,
quand’ecco gli fu rivolta la parola del Signore
in questi termini: «Che cosa fai qui, Elia?».
Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il
Signore, Dio degli eserciti, poiché gli
Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza,
hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di
spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi
cercano di togliermi la vita». Gli disse: «Esci
e férmati sul monte alla presenza del Signore».
Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento
impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e
spezzare le rocce davanti al Signore, ma il
Signore non era nel vento. Dopo il vento, un
terremoto, ma il Signore non era nel terremoto.
Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non
era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una
brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il
volto con il mantello, uscì e si fermò
all’ingresso della caverna. Ed ecco, venne a lui
una voce che gli diceva: «Che cosa fai qui,
Elia?». Egli rispose: «Sono pieno di zelo per il
Signore, Dio degli eserciti, poiché gli
Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza,
hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di
spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi
cercano di togliermi la vita». Il Signore gli
disse: «Su, ritorna sui tuoi passi verso il
deserto di Damasco; giunto là, ungerai Cazaèl
come re su Aram. Poi ungerai Ieu, figlio di
Nimsì, come re su Israele e ungerai Eliseo,
figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al
tuo posto. Io, poi, riserverò per me in Israele
settemila persone, tutti i ginocchi che non si
sono piegati a Baal».
1 RE
19, 9 11 - 13 La prima lettura è tratta dal
primo libro dei Re e ci presenta il profeta
Elia, personaggio rivoluzionario e “strano”,
visse nel regno del Nord intorno al IX secolo:
rigido custode delle antiche tradizioni
mosaiche, si oppose con tutte le forze alle
numerose degenerazioni che la religione
israelitica subiva in quegli anni e in
quell'ambiente. Uomo solitario, condusse una
battaglia personale contro la corte di Samaria,
contro il re Acab e la regina Gezabele,
soprattutto contro l'innumerevole schiera dei
profeti - sacerdoti di Baal, divinità cananea
che attirava molti seguaci. Dopo la sua
trionfale vittoria nella sfida sul monte
Carmelo, Elia fece uccidere tutti i 450 profeti
di Baal, suscitando così l'ira della regina che
lo voleva morto ad ogno costo: perciò il profeta
dovette fuggire. Giunto all'estremo sud della
terra d'Israele, scelse di restare solo e si
inoltrò nel deserto, angosciato e deluso,
spaventato dalle minacce dei potenti e
amareggiato per il tradimento del popolo.
L'aiuto offerto da Dio al profeta con un pane
prodigioso gli diede la forza di affrontare un
pellegrinaggio alle sorgenti dell'alleanza, cioè
fino al monte Sinai o Horeb, dove alcuni secoli
prima Yahvè aveva fatto alleanza con il popolo
tramite Mosè. |
2Cor 12, 2-10b Fratelli, so che
un uomo, in Cristo, quattordici anni fa – se con il corpo o
fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo
cielo. E so che quest’uomo – se con il corpo o senza corpo non
lo so, lo sa Dio – fu rapito in paradiso e udì parole indicibili
che non è lecito ad alcuno pronunciare. Di lui io mi vanterò! Di
me stesso invece non mi vanterò, fuorché delle mie debolezze.
Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato: direi solo la
verità. Ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi più di
quello che vede o sente da me e per la straordinaria grandezza
delle rivelazioni. Per questo, affinché io non monti in
superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di
Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa
di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse
da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza
infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò
quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me
la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze,
negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle
angosce sofferte per Cristo. 2Cor 12, 2-10b
Carissimi/e, ho cercato di mettere in parole le mie risonanze al
cospetto di tanto splendore evangelico e magnificenza teologica!
Un’impresa impossibile, ma estremamente arricchente per me. Al
termine di questo cammino sulle sue orme voglio ringraziare
tutti/e voi per la possibilità offertami e per l’ascolto
paziente; e vorrei anche chiedere scusa a voi e a S. Paolo se
non sono stata all’altezza. Ancora una volta Paolo riparte in
questo brano da una situazione considerata onorevole anche dai
“super-apostoli” che lo osteggiano: le rivelazioni celesti!
Vorrei qui menzionare, per associazione, il passo della visione
dantesca in cui sono evocati le due colonne della Chiesa di
Cristo, come scrisse Dante nel Paradiso: «Venne Cefàs e venne il
gran vasello de lo Spirito Santo, magri e scalzi, prendendo il
cibo da qualunque ostello» (XXI, 127-128). Curioso è, su questo
punto, lo stratagemma utilizzato nella Lettera. Sembra infatti
che Paolo viva una sorta di dissociazione: racconta di una sua
esperienza, ma in terza persona, come se fosse stata vissuta da
un altro. Forse però è più corretto definire questa modalità
come messianica, perché anche Gesù ne faceva uso. Egli infatti
rivelava il mistero della sua persona ricorrendo al titolo
“figlio dell’uomo” e riferendovisi alla terza persona.
Similmente l’Apostolo sceglie di mettere come una distanza fra
sé e l’esperienza rievocata, vissuta da lui medesimo. Non perché
la voglia rinnegare o, ancor meno, disprezzare. Piuttosto perché
si accorge che non vi sono meriti possibili, o diritti acquisiti
per accampare la pretesa di salire al cielo ed avere visioni
celesti! Non è questione di tecniche dello spirito, né di
sacrifici sul piano fisico o morale: tutto infatti è grazia e,
se è così, in un atteggiamento di pura gratuità va vissuto e
ricordato. Paolo è consapevole che non si può valicare il
confine: non si può cioè vivere come pretesa ciò che ci vuole
raggiunge come grazia.
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Mt
10, 16-20 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Ecco:
io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i
serpenti e semplici come le colombe. Guardatevi dagli uomini, perché vi
consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete
condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a
loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di
che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire:
infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla
in voi». Mt 10, 16-20 Gesù, parlando dei rapporti aggressivi e violenti
che spesso si registrano tra gli uomini, si rifà all'esemplarità di alcuni
animali. Così inizia il brano evangelico di questa domenica: “ecco, io vi
mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e
semplici come le colombe”. Cosa possiamo imparare da alcune pecore impaurite
circondate da un branco di lupi? Cosa ci dice la prudenza dei serpenti o la
semplicità di una colomba? Mt 10, 16-20
“Io vi mando” Intanto, che Gesù è consapevole di questa situazione di
conflittualità e di martirio cui potrebbero essere sottoposti i Suoi
discepoli. “Io vi mando”, sapendo che non avrete vita facile. Così come non è
stato facile per me. Tante volte, infatti, i Vangeli registrano discussioni
tra Gesù, gli scribi e i farisei. Contese continue le quali diventano spesso
contrapposizioni nette che arrivano poi a decretare la morte violenta di
Gesù. In questo senso Gesù, dicendo “Io vi mando”, pensa a quelle Sue fatiche
evangeliche che Lo porteranno alla morte in croce, ma anche a quel dinamismo
aggressivo e violento che spesso attraversa profondamente il cuore dell'uomo:
“ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi...”. Sintetizzando, ma anche
semplificando, il poeta latino Plauto scriveva: “homo homini lupus”, l'uomo è
lupo per l'uomo (Asinaria, II, 4, 88). E questa constatazione che l'uomo è
lupo nei confronti degli altri uomini in generale ci aiuta a evitare
l'equivoco di ritenere che di principio noi siamo gli agnellini buoni mentre
gli altri sono i lupi cattivi. E gli altri sono quelli che non c'entrano con
le nostre appartenenze etniche, culturali e religiose. Troppo spesso, a causa
dell'individualismo esasperato che tanto ci caratterizza, il vero nemico, il
lupo cattivo sono io nei confronti di me stesso. Quando, ad esempio, non mi
voglio bene o quando assolutizzo i miei pensieri e le mie attese,
dimenticando e prevaricando gli altri e le loro speranze. Cadendo così
facilmente nel vortice inestricabile di un male oscuro e accidioso che
coltiva nel cuore odio e cattiveria senza fine.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |