
Domenica che precede il Martirio di san Giovanni il Precursore
27 agosto 2023
Mc 12, 13-17
Riferimenti : 1Mac 1, 10. 41-42; 2, 29-38Sal 118 Ef 6, 10-18 |
Dammi vita, Signore, e osserverò la tua parola.
Mi ha invaso il furore contro i malvagi che abbandonano la tua
legge. I lacci dei malvagi mi hanno avvolto: non ho dimenticato
la tua legge. R Riscattami dall’oppressione dell’uomo e
osserverò i tuoi precetti. Si avvicinano quelli che seguono il
male: sono lontani dalla tua legge. |
1Mac 1, 10. 41-42; 2, 29-38 In
quei giorni. Uscì dagli ufficiali di Alessandro
una radice perversa, Antìoco Epìfane, figlio del
re Antìoco, che era stato ostaggio a Roma, e
cominciò a regnare nell’anno centotrentasette
del regno dei Greci. Il re prescrisse in tutto
il suo regno che tutti formassero un solo popolo
e ciascuno abbandonasse le proprie usanze. Tutti
i popoli si adeguarono agli ordini del re.
Allora molti che ricercavano la giustizia e il
diritto scesero nel deserto, per stabilirvisi
con i loro figli, le loro mogli e il bestiame,
perché si erano inaspriti i mali sopra di loro.
Fu riferito agli uomini del re e alle milizie,
che stavano a Gerusalemme, nella Città di
Davide, che laggiù, in luoghi nascosti del
deserto, si erano raccolti uomini che avevano
infranto l’editto del re. Molti corsero a
inseguirli, li raggiunsero, si accamparono di
fronte a loro e si prepararono a dare battaglia
in giorno di sabato. Dicevano loro: «Ora basta!
Uscite, obbedite ai comandi del re e avrete
salva la vita». Ma quelli risposero: «Non
usciremo, né seguiremo gli ordini del re,
profanando il giorno del sabato». Quelli si
precipitarono all’assalto contro di loro. Ma
essi non risposero loro, né lanciarono pietre,
né ostruirono i nascondigli, dichiarando:
«Moriamo tutti nella nostra innocenza. Ci sono
testimoni il cielo e la terra che ci fate morire
ingiustamente». Così quelli si lanciarono contro
di loro in battaglia di sabato, ed essi morirono
con le mogli e i figli e il loro bestiame, in
numero di circa mille persone.
1 Maccabei. 1, 10. 41-42; 2, 29-38 Con la
resistenza ebraica, avvenuta nel II secolo a.C.,
il popolo ebraico si solleva contro la tirannia
straniera che vuole sradicare la tradizione
religiosa del popolo e, rimescolandolo con
popolazioni pagane, lo vuole obbligare a
rifiutare la propria fedeltà al Dio
dell'Alleanza. Questa sollevazione di popolo ha
una sua origine squisitamente religiosa e prende
un titolo: "la rivolta dei Maccabei". Il nome
che qualifica i due libri trae origine dal
soprannome di Giuda, detto il Maccabeo (uomo
simile ad un "martello"), figlio di Mattatia che
ha avuto con Giuda altri quattro figli, tutti
coinvolti nella sollevazione in massa del
piccolo popolo d'Israele. I fatti si svolgono
negli anni che vanno dal 170 al 130 a. C.,
mentre la Palestina è dominata dai Seleucidi che
risalgono, con il loro potere, alla spartizione
dell'impero, conquistato da Alessandro Magno e
suddiviso tra i suoi generali alla sua morte,
avvenuta nel 323 a. C. L'ellenizzazione
(tentativo di introdurre la cultura greca) trova
il suo riferimento particolare nella costruzione
di un "Ginnasio" che, in ogni città greca, è il
centro della vita sportiva, intellettuale e
religiosa della gioventù. Può sembrare curioso,
ma gli esercizi sportivi che si svolgono con
atleti nudi, per via della circoncisione,
rendono ridicoli i giudei che sono sbeffeggiati
dai non giudei. Questo fa vergognare i giovani
che tendono a mascherare mentre le nuove
famiglie rinunciano per i propri figli alla
circoncisione. Si arriva così al ripudio della
"Alleanza con il Signore". Nel 174 a.C. il
governo viene assunto da Antioco IV Epifane
("incarnazione di Giove") che governa la Siria e
che vuole ellenizzare il popolo d'Israele. Nel
169 a.C Antioco entra con il suo esercito in
Gerusalemme e la saccheggia insieme con il
tempio, spogliandolo delle sue bellezze e
depredando tutto quello che potevano rubare.
|
Ef 6, 10-18 Fratelli,
rafforzatevi nel Signore e nel vigore della sua potenza.
Indossate l’armatura di Dio per poter resistere alle insidie del
diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il
sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori
di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che
abitano nelle regioni celesti. Prendete dunque l’armatura di
Dio, perché possiate resistere nel giorno cattivo e restare
saldi dopo aver superato tutte le prove. State saldi, dunque:
attorno ai fianchi, la verità; indosso, la corazza della
giustizia; i piedi, calzati e pronti a propagare il vangelo
della pace. Afferrate sempre lo scudo della fede, con il quale
potrete spegnere tutte le frecce infuocate del Maligno; prendete
anche l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la
parola di Dio. In ogni occasione, pregate con ogni sorta di
preghiere e di suppliche nello Spirito, e a questo scopo
vegliate con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi.
Efesini. 6, 10-18 La lettera agli Efesini si conclude con il
capitolo 6 che stiamo leggendo in parte. Inizia con alcuni
riferimenti morali indirizzati ai figli, ai genitori, agli
schiavi ed ai padroni (6,1-9), prospettando un rapporto di
reciproca attenzione e comprensione che diventa fraternità nella
comunità cristiana che ha al centro Gesù. Ma Paolo si rende
conto che non è sufficiente il rapporto parentale o
istituzionale della società in cui si vive, dove il richiamo
morale ha un significato di responsabilità e di libertà e che
matura nel rispetto reciproco (e Paolo sintetizza tutto questo
come "lotta contro la carne e il sangue", a 11). Esiste anche
una lotta drammatica per "poter resistere alle insidie del
diavolo" (v 10). La lotta e la ricerca della fedeltà al Signore
portano ad infinite altre situazioni e occasioni che vanno
vissute con responsabilità, affrontando, nella fede, il bene e
il male, le potenze e la suggestione, la fatica e la solitudine,
lo sconforto e la sconfitta. Paolo sintetizza la vita cristiana
come fedeltà e testimonianza, sapendo che solo il Signore sa
offrirne la forza. La vita quotidiana è un combattimento di
fronte a cui bisogna attrezzarsi e per cui bisogna pregare. E
per armarsi, bisogna indossare l'armatura di Dio ( Nel Primo
Testamento si ricorda che Dio stesso si arma contro i suoi
nemici (cf.Is 11,4-5;59,16-18; "giustizia come corazza ed elmo
come salvezza";Sap 5,17-23). Paolo attribuisce queste armi
divine anche al cristiano. "Noi invece, che apparteniamo al
giorno, siamo sobri, vestiti con la corazza della fede e della
carità, e avendo come elmo la speranza della salvezza". (cf.1Ts
5,8). Ci sono anche "i Principati e le Potenze, contro cui
bisogna combattere. Sono i dominatori di questo mondo tenebroso,
sono gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti" (v
12). "Si tratta degli spiriti che, nell'opinione degli antichi,
governano gli astri e, per mezzo loro, tutto l'universo.
Risiedono «nei cieli» (1,20s;3,10;Fil 2,10) o «nell'aria» (2,2),
tra la terra e il soggiorno di Dio, e coincidono in parte con
ciò che Paolo chiama altrove gli «elementi del mondo» (Gal 4,3).
Sono stati infedeli a Dio e hanno voluto assoggettare gli uomini
nel peccato (2,2); ma Cristo è venuto a liberarci dalla loro
schiavitù.

"Denarius" d'argento effige di Tiberio Cesare Augusto
|
Mc 12, 13-17 In quel tempo. I sommi sacerdoti, gli scribi e gli
anziani mandarono dal Signore Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo
in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei
veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a
nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il
tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro
ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un
denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa
immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù
disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di
Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui. Marco. 12, 13-17
Nell'ultima settimana della sua vita, Gesù si ferma per molto tempo nel
tempio di Gerusalemme e utilizza tutte le ore del giorno a disposizione per
aiutare i pellegrini a maturare più profondamente il loro rapporto con Il
Signore. Non c'è infatti un luogo più adatto di questo per imparare e
scoprire il volto di Dio. E Gesù si presta alle diverse e spesso insidiose
domande che gli vengono fatte da persone di alta levatura intellettuale, ma
anche diffidenti e manifestamente nemici del suo messaggio religioso. Esso è
troppo scopertamente nuovo per la misericordia di Dio che viene proclamata e
che mette in crisi tutta l'impostazione di prestigio, di eccellenza e di
dignità ebraica che non può abbassarsi ai livelli di perdono e di accoglienza
che Gesù mostra e predica. Tanto più che, in quel modo, lede profondamente il
significato di giustizia e di privilegio che Dio ha sempre garantito ai
giusti. E tutti coloro che fanno domande sono nella categoria delle persone
fedeli al rispetto della legge, rigide e coerenti anche nel mondo quotidiano.
A Gesù viene proposto un quesito morale da parte di un gruppo di farisei ed
erodiani, pur mortalmente nemici tra loro. I primi ritengono una empietà
appoggiare l'occupazione romana e riscuotono la simpatia di tutto il popolo.
Gli erodiani sono sostenitori di Erode Antipa, un fantoccio mantenuto nella
sua regalità dall'imperatore Tiberio e, perciò, costituisce una fazione
collaborazionista dei romani. Si presentano, comunque a Gesù, insieme, per
l'occasione, sapendo che qualunque risposta sapesse offrire, avrebbe
scontentato o il popolo o l'autorità civile imperante. Questa prospettiva di
vittoria li rende alleati. Gesù scopre subito il tranello, soprattutto perché
ammantato di elogi e di rispetto per la sua persona, riconosciuto proprio da
loro come onesto, veritiero, grande maestro coraggioso e libero. "È lecito o
no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». (v 14), L'accordo
tra parti nemiche ha un'unica e propria motivazione: far scadere la
credibilità del profeta, il quale, chiamato "maestro", deve rispondere. La
tassa fondamentale consiste nell'obbligo, per ogni persona, di dover pagare,
dai 12 anni (se donna) o 14 anni (se uomo), fino ai 65 anni all'erario romano
un danaro all'anno (testatico), equivalente ad una giornata di lavoro. Per
esigere questa tassa si sono fatti i censimenti, considerati, perciò,
strumenti di dominio, potenza e sfruttamento.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |