
Domenica delle Palme
2 aprile 2023
Gv 11, 55 – 12, 11
Riferim,enti : Isaia 52,13 – 53,12 - Sal 87 - Eb 12, 1b-3 |
Signore, in te mi rifugio. Signore, Dio della
mia salvezza, davanti a te grido giorno e notte. Giunga fino a
te la mia preghiera, tendi l’orecchio alla mia supplica. R Io
sono sazio di sventure, la mia vita è sull’orlo degli inferi.
Sono annoverato fra quelli che scendono nella fossa, sono come
un uomo ormai senza forze. Sono libero, ma tra i morti.
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Is 52, 13 – 53, 12 Così dice il
Signore Dio: «Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui – tanto era
sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e
diversa la sua forma da quella dei figli
dell’uomo –, così si meraviglieranno di lui
molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno
la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi
raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano
udito. Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A
chi sarebbe stato manifestato il braccio del
Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a
lui e come una radice in terra arida. Non ha
apparenza né bellezza per attirare i nostri
sguardi, non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei
dolori che ben conosce il patire, come uno
davanti al quale ci si copre la faccia; era
disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre
sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e
noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e
umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre
colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il
castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di
lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore
fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la
sua bocca; era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e
non aprì la sua bocca. Con oppressione e
ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si
affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato
dalla terra dei viventi, per la colpa del mio
popolo fu percosso a morte. Gli si diede
sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo
tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né
vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore
è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà
se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà
una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per
mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo
intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della
sua conoscenza; il giusto mio servo
giustificherà molti, egli si addosserà le loro
iniquità. Perciò io gli darò in premio le
moltitudini, dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed
è stato annoverato fra gli empi, mentre egli
portava il peccato di molti e intercedeva per i
colpevoli». Isaia 52,13 – 53,12
Nella seconda parte del libro di Isaia (capp
40-55), ricorre una figura misteriosa, detta del
“servo di Javhè”, almeno quattro volte. Qui
l’autore raggiunge uno dei vertici più alti
della poesia e della rivelazione. Il Signore
garantisce un risultato eccezionale per il
proprio servo che può contare sull’aiuto e sulla
potenza di Dio. Ma il quadro è terribile,
desolante. Il servo è sfigurato e talmente
inguardabile che sarà riscoperto dai popoli con
orrore e raccapriccio e si meraviglieranno di
questa impotenza e desolazione. Egli è l’uomo
dei dolori, nato e cresciuto nel rifiuto e nel
disprezzo. Eppure egli si è addossato il nostro
male e il nostro dolore. Avevamo sbagliato tutto
nel valutarlo, tanto da pensare che lo stesso
nostro disprezzo fosse, prima di tutto,
condiviso da Dio, essendo, questo servo,
“castigato, percosso da Dio e umiliato”.Il servo
sofferente, invece, mite e disprezzato,
perseguitato e messo a morte, offre le proprie
sofferenze per espiare i peccati degli uomini e
diventa capo di tutti i giustificati davanti a
Dio. Dio stesso, all’inizio, prende la parola:
“Ecco, il mio servo avrà successo”: (52,13); poi
il profeta o un gruppo anonimo continuano la
narrazione della tragedia e della sofferenza e
infine Dio riprende la parola per garantire la
gloria al suo Cristo (53,11b- 12). Così la
rivelazione ci apre gli occhi: “Il Signore fece
ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti”
(v6).Il Signore prende sul serio l’amore e la
pietà dei suoi fedeli. |
Eb 12, 1b-3 Fratelli, avendo
deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia,
corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti,
tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede
e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era
posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il
disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate
attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così
grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate
perdendovi d’animo. Ebrei 12,1b-3
Nell’ultima parte della Lettera agli ebrei convertiti
(10,19-13,22), l’autore biblico richiama significati e itinerari
di “vita cristiana”. Egli fa riferimento a credenti in Cristo
che faticano a mantenere salda la fede e spesso sono tentati di
equivocare il loro rapporto con Gesù. Il capitolo 11,
precedente, ha illustrato il significato della fede che i propri
Padri hanno vissuto. ” Per questa fede i nostri antenati sono
stati approvati da Dio” (11,2). Ma il richiamo alla fede dei
Padri è sviluppato come orientamento per giungere all’esempio
perfetto e supremo del Signore Gesù. È in lui che bisogna
concentrare l’attenzione, imparare la saggezza e affrontare con
coraggio le difficoltà della sofferenza.Nel testo viene
utilizzata un’immagine molto divulgata nel primo secolo: la
corsa negli stadi. Già presente in altri contesti (1Corinzi
9:24-26; Filippesi 3:12-14) di Paolo, è adatta a identificare lo
stile e le preoccupazioni di una comunità credente.”Deporre ogni
peso, correre con perseveranza, tenere gli occhi fissi alla meta
senza distrarsi” sono atteggiamenti propri di chi corre per
ottenere una corona ed un riconoscimento di gloria. Ma sono
anche scelte che i credenti debbono poter compiere, sapendo che
questa corsa è orientata verso Cristo, origine di quella fede
che in Lui viene portata a compimento.L’autore fa appello
all’intelligenza e alla sensibilità dei credenti per individuare
il significato del “deporre ogni peso”: liberarsi dal male (i
peccati) e dalle preoccupazioni che assorbono eccessivamente
l’impegno verso il Signore. E questa operazione non va fatta
solo all’inizio della scelta credente ma va sviluppata, via via
ogni giorno, nella vita.Mentre si cammina verso il Signore Gesù,
un richiamo interessante può essere fatto all’abbigliamento
dell’atleta che corre quasi completamente nudo, poiché vestiti e
mantelli possono intralciare la corsa, o meglio, il ritmo
costante e sostenuto (“la perseveranza”).Anzi il credente deve
spogliarsi continuamente delle paure, delle preoccupazioni e del
peccato che ostacolano il cammino.

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Gv 11, 55 – 12, 11 In quel tempo. Era vicina la Pasqua dei Giudei e
molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per
purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro:
«Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i
farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo
denunciasse, perché potessero arrestarlo. Sei giorni prima della Pasqua, Gesù
andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai
morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei
commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo,
assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi
capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda
Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non
si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai
poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un
ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno
della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre
avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si
trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli
aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere
anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano
in Gesù. Giovanni 11,55 – 12,11 Nel suo Vangelo Giovanni,
a questo punto, comincia a raccontare gli ultimi fatti di Gesù e il profilo
dell’orizzonte che si presenta. All’esterno, nei luoghi di potere, si pensa
di bloccarlo con ordini precisi e perentori: si costruisce una trama di
tradimento attorno a lui, si mobilitano la classe sacerdotale e l’autorità
religiosa, mentre si infittisce la domanda sulla prossima venuta a
Gerusalemme formulata da curiosi, credenti, pellegrini. La casa di Dio (il
tempio) è vuota della sua presenza e tutti si pongono la domanda della
fedeltà al pellegrinaggio dal centro della fede ebraica: “Stando nel tempio
dicevano tra loro:’Non verrà alla festa?'” Anche tra i
suoi Gesù sente l’aria di diffidenza e di paura e cerca di riportare al
centro la scelta di amore. Si passa, di fatto, dall’odio delle autorità
religiose che cercano di ucciderlo all’ipocrisia di un discepolo che mostra
attenzione ai poveri, formalmente, ma poi si scopre che è un ladro che cerca
di intascare il danaro che era di Gesù e del gruppo di discepoli.
E’ fondamentale il gesto di Maria: ella vuole onorare Gesù che nella
casa aveva riportato il fratello ,Lazzaro, sottraendolo all’Oltretomba.
Qui l’avarizia, il riservo, l’inganno vengono smascherati poiché
insidiano il giusto che ha aperto Lazzaro alla vita e all’amore dei suoi. E
Lazzaro stimola la curiosità poiché colui che è risorto diventa attrazione
almeno alla pari di Gesù. Eppure c’è un acre sapore di morte e di paura,
anche se attorno a Gesù si sta costituendo un popolo nuovo che crede alla
vita, avendo veduto Lazzaro. Ma il messaggio che Gesù
lancia sulla sua sepoltura, difendendo Maria, è offerto a tutti ed è da
questa raccolto: essa si sta preparando, con il suo gesto gratuito, sia alla
tenerezza e all’amore attorno alla morte di Gesù e sia alla resurrezione
stessa, poiché non arriverà con le altre donne a completare i riti della
sepoltura. Ma tutto questo lo capirà più avanti, come ciascuno di noi, il
senso della vita. Iniziamo cosi i riti della Settimana
Santa con il suggerimento del dono gratuito di Maria che offre tutto quello
che ha di prezioso a Gesù anche con il rischio di essere equivocata. Ma essa
esprime l’amore, la speranza e il ringraziamento in Lui, fonte della vita.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |