
Natale del Signore
25 dicembre 2022 Lc 2,
1-14
Riferimenti : Is 8, 23b – 9, 6a - Sal 95 - Eb 1, 1-8a |
Oggi è nato per noi il Salvatore. Cantate al
Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite
il suo nome, annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In
mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite
le sue meraviglie. Gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni
il mare e quanto racchiude; sia in festa la campagna e quanto
contiene, acclamino tutti gli alberi della foresta.
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Is 8, 23b – 9, 6a In passato il
Signore Dio umiliò la terra di Zàbulon e la
terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa
la via del mare, oltre il Giordano, Galilea
delle genti. Il popolo che camminava nelle
tenebre ha visto una grande luce; su coloro che
abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse.
Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la
letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce
quando si miete e come si esulta quando si
divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo
che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e
il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di
Madian. Perché ogni calzatura di soldato che
marciava rimbombando e ogni mantello intriso di
sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco.
Perché un bambino è nato per noi, ci è stato
dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e
il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio
potente, Padre per sempre, Principe della pace.
Grande sarà il suo potere e la pace non avrà
fine sul trono di Davide e sul suo regno, che
egli viene a consolidare e rafforzare con il
diritto e la giustizia, ora e per sempre.
Isaia. 8, 23b - 9, 6a La via del mare,
famosissima, percorsa da carovane, eserciti e
commercianti, collegava l'Egitto, a sud, con la
Mesopotamia a nord, passando attraverso il
territorio di Zàbulon e di Nèftali, a
settentrione d'Israele. E questa strada era la
vena del sangue infetto, che sconvolgeva le
regioni che attraversava, travolte da
sconvolgimenti politici e militari, invasioni e
distruzioni. Era la terra dove ancora si
mescolavano popolazioni ebraiche e popolazioni
dalla religione deforme, tra la legge dei
profeti e le idolatrie pagane, mantenute dallo
stanziamento, nel secolo VIII, delle popolazioni
pagane assire. Era la terra del disfacimento e
delle tenebre, sconvolta, senza speranza. Il
profeta annunciò, inaspettato, un presagio nuovo
ed un sogno inimmaginabile. Un nuovo re,
discendente da Davide, sarebbe nato ed avrebbe
portato la luce nuova. Il profeta stava puntando
gli occhi sul re del regno di Giuda: Ezechia che
regnava, libero ancora da invasioni, a cui
sarebbe nato tra poco un figlio: Giosia. Il
profeta glielo aveva promesso come dono di Dio.
Egli avrebbe liberato tutto il popolo, da nord a
sud come al tempo di Davide. Due sono le
tragedie che vengono denunciate: il lavoro
rubato e la schiavitù. Non ci saranno più
eserciti che ti rapineranno del raccolto o te lo
bruceranno Ritorneranno i campi a fiorire e a
far frutti: nella pace si coltiverà, si seminerà
e si raccoglierà. Saranno tempi in cui seminerai
sereno e raccoglierai senza timore. E per
raccontare la gioia che sarebbe esplosa, il
profeta ricordò l'entusiasmo del mietere, quando
si toccava con mano l'abbondanza. Insieme cadrà
anche la schiavitù. Vengono ricordate tre
parole: "il giogo, la sbarra ed il bastone".
Verrà un tempo in cui il popolo diventerà
libero: spezzerà il giogo, frantumerà la sbarra
di legno o di ferro che portavano sulle spalle
gli schiavi e i deportati, per incatenare gli
uni agli altri; e non ci sarà più il bastone che
spaccava le ossa dei sottoposti. Il bastone
dell'aguzzino sarà abbandonato come al tempo di
Madian quando Gedeone vinse i Madianiti (Gdc 7,
16-25). E ci saranno i fuochi che bruceranno
calzature e mantelli insanguinati. Il fuoco
purificatore frenerà gli eserciti, non si
sentirà più il rumore assordante delle calzature
chiodate: non si muoverà più un esercito contro
il popolo di Dio poiché non si è mai visto un
esercito vincitore scalzo. E non si aggireranno
i violenti con mantelli insanguinati, segno
della prepotenza, della dissacrazione della
vita, della lontananza da Dio. |
Eb 1, 1-8a Fratelli,
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva
parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi
giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito
erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il
mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua
sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver
compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della
maestà nell’alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli
quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio
figlio, oggi ti ho generato»? E ancora: «Io sarò per lui padre
ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il
primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di
Dio». Mentre degli angeli dice: «Egli fa i suoi angeli simili al
vento, e i suoi ministri come fiamma di fuoco», al Figlio invece
dice: «Il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli».
Eb 1,1-8a Si chiama "lettera agli Ebrei" ma non è una
lettera, come quelle di Paolo. E' piuttosto una lunga
riflessione-omelia inviata al popolo di Dio che si è convertito
a Cristo e che deve approfondire il significato della Parola di
Dio ereditata dai padri e dai profeti. Essa si pone in confronto
con Gesù, il Figlio. In questo documento Gesù è detto sommo
sacerdote e colui che sintetizza, nella sua vita e nella sua
vocazione, tutto il messaggio del Padre. Dio ha parlato in
molti modi, e la coscienza credente, immediatamente, fa
riferimento alla creazione, la cui bellezza e bontà esprimono la
grandezza e la bellezza del Signore. Chi non sa leggere questo
splendore è chiamato "stolto" perché si è fermato alla
superficie delle cose e degli avvenimenti della natura,
scambiandoli per divinità, è infelice poiché non va alla ricerca
del senso completo della realtà (Sapienza 13,1-3). Ma poi il
popolo ha avuto la rivelazione attraverso i profeti (v 1) e il
Signore ha espresso con grande attenzione ed abbondanza la sua
parola perché il popolo, per la sapienza dei padri, si rendesse
conto della delicatezza e della premura di Dio. Ultimamente
Dio ha mandato il suo Figlio, già misteriosamente presente, se
"mediante il quale ha fatto anche il mondo" (v 2). Mentre lo
svela nella sua umanità, l'autore non si preoccupa di sviluppare
oltre la sua riflessione sul Figlio dicendolo uomo (per le prime
comunità era un fatto scontato), ma è attento a richiamare
l'identità della stessa natura sia del Figlio che del Padre, e
tuttavia chiarisce la distinzione del Figlio dal Padre. Perciò
nella testimonianza e nella parola di Gesù, il Figlio, c'è la
garanzia della pienezza della conoscenza di noi suo popolo e il
nostro cammino verso il Padre. Siamo in compagnia del Figlio
che, prima ci purifica dal male (e viene adombrato il sacrificio
del nuovo eterno sacerdote) (v 3), ma insieme, per la sua
grandezza di Figlio che giudica il male ed il mondo, addirittura
superiore agli angeli, ci eleva, come suo popolo, ad altezze
vertiginose.
Betlemme |
Lc
2, 1-14 In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse
il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando
Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire,
ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di
Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli
apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire
insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel
luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio
primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro
non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che,
pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro
gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li
avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro:
«Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo:
oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo
Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce,
adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine
dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto
dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».
Lc 2,1-14 Questo per voi il segno: troverete un bambino: «Tutti vogliono
crescere nel mondo, ogni bambino vuole essere uomo. Ogni uomo vuole essere
re. Ogni re vuole essere "dio". Solo Dio vuole essere bambino» (Leonardo
Boff). Dio nella piccolezza: è questa la forza
dirompente del Natale. L'uomo vuole salire, comandare, prendere. Dio invece
vuole scendere, servire, dare. È il nuovo ordinamento delle cose e del cuore.
C'erano là alcuni pastori. Una nuvola di ali, di canto e di parole
felici li avvolge: Non temete! Dio non deve fare paura, mai. Se fa paura non
è Dio colui che bussa alla tua vita. Dio si disarma in un neonato. Natale è
il corteggiamento di Dio che ci seduce con un bambino. Chi è Dio? «Dio è un
bacio», caduto sulla terra a Natale (Benedetto Calati). Vi
annuncio una grande gioia: la felicità non è un miraggio, è possibile e
vicina. E sarà per tutto il popolo: una gioia possibile a tutti, ma proprio
tutti, anche per la persona più ferita e piena di difetti, non solo per i più
bravi o i più seri. Ed ecco la chiave e la sorgente delle felicità: Oggi vi è
nato un salvatore. Dio venuto a portare non tanto il perdono, ma molto di
più; venuto a portare se stesso, luce nel buio, fiamma nel freddo, amore
dentro il disamore. Venuto a portare il cromosoma divino nel respiro di ogni
uomo e di ogni donna. La vita stessa di Dio in me. Sintesi ultima del Natale.
Vertigine. E sulla terra pace agli uomini: ci può essere
pace, anzi ci sarà di sicuro. I violenti la distruggono, ma la pace tornerà,
come una primavera che non si lascia sgomentare dagli inverni della storia.
Agli uomini che egli ama: tutti, così come siamo, per quello che siamo, buoni
e meno buoni, amati per sempre; a uno a uno, teneramente, senza rimpianti
amati (Marina Marcolini). È così bello che Luca prenda nota
di questa unica visita, un gruppo di pastori, odorosi di lana e di latte. È
bello per tutti i poveri, gli ultimi, gli anonimi, i dimenticati. Dio
ricomincia da loro.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |