 IV Domenica di Avvento
4 dicembre 2022
Mt 21, 1-9
Riferimenti :
Sal 71
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Is 40, 1-11 - Eb 10, 5-9a |
Vieni, Signore, re di giustizia e di pace.n O Dio,
affida al re il tuo diritto, al figlio di re la tua
giustizia; egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia e
i tuoi poveri secondo il diritto. R Nei suoi giorni
fiorisca il giusto e abbondi la pace, finché non si spenga
la luna. E dòmini da mare a mare, dal fiume sino ai
confini della terra.
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Is 40, 1-11 «Consolate, consolate il mio popolo – dice il
vostro Dio –. Parlate al cuore di Gerusalemme e
gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la
sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla
mano del Signore il doppio per tutti i suoi
peccati». Una voce grida: «Nel deserto preparate
la via al Signore, spianate nella steppa la
strada per il nostro Dio. Ogni valle sia
innalzata, ogni monte e ogni colle siano
abbassati; il terreno accidentato si trasformi
in piano e quello scosceso in vallata. Allora si
rivelerà la gloria del Signore e tutti gli
uomini insieme la vedranno, perché la bocca del
Signore ha parlato». Una voce dice: «Grida», e
io rispondo: «Che cosa dovrò gridare?». Ogni
uomo è come l’erba e tutta la sua grazia è come
un fiore del campo. Secca l’erba, il fiore
appassisce quando soffia su di essi il vento del
Signore. Veramente il popolo è come l’erba.
Secca l’erba, appassisce il fiore, ma la parola
del nostro Dio dura per sempre. Sali su un alto
monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza
la tua voce con forza, tu che annunci liete
notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere;
annuncia alle città di Giuda: «Ecco il vostro
Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il
suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha
con sé il premio e la sua ricompensa lo precede.
Come un pastore egli fa pascolare il gregge e
con il suo braccio lo raduna; porta gli
agnellini sul petto e conduce dolcemente le
pecore madri». Isaia 40,1-11 Con questo
testo il profeta anonimo del VI secolo, che vive
con il popolo, deportato a Babilonia, e che
continua il libro delle profezie del grande e
primo Isaia, vuole garantire il suo popolo di
una speranza grande e nuova: c'è, in
prospettiva, il ritorno a Gerusalemme, Ma Dio
sta prospettando, attraverso gli avvenimenti
della storia, la conclusione della
"tribolazione". In pratica viene annunciata la
sconfitta di Babilonia da parte della potenza
crescente di Ciro, re dei Medi e dei Persiani.
Ma la profezia non è molto esplicita per timore
di una reazione violenta da parte dell'autorità
babilonese. Così il futuro viene raccontato
riferendosi all'uscita dall'Egitto e alla
liberazione ottenuta al tempo dell'esodo con
Mosè. "Consolate" significa aiutate a
cogliere la novità ed i segni, ed è necessario
parlare al cuore perché sorgano pensieri e
attese di speranza. Consolare rivela il
rigenerare le prospettive di vita che è fragile,
"come l'erba; secca l'erba, appassisce il
fiore"(v 7). Le immagini e i significati si
ripetono per rinvigorire la speranza. E
soprattutto viene presentata la presenza del Dio
consolatore. E se la divisione del testo si
sviluppa in diversi segni e parti, il volto di
Dio si manifesta nel suo splendore. Troviamo
così 4 parti: " la consolazione e la sua causa
(1-2), il nuovo esodo (3-5), la parola di Dio è
efficace (6-8), il Signore è re e pastore
(9-11)"; esse manifestano la premura che ci sia
una Parola nuova e incoraggiante: "Consolate.
Parlate al cuore". E il Signore desidera che ci
siano fiducia, speranza, novità ed entusiasmo
verso questa nuova prospettiva. E' il nuovo che
si affaccia e bisogna dare sicurezza: "Gridate".
"La Gloria di Dio è garantita ma viene sulle
strade che avrete preparato voi". (v 3). Il
cammino da Babilonia a Gerusalemme non è stato
mai diritto, dovendo superare il deserto.
Sarebbe la strada più corta ma impossibile;
quella possibile è di aggirare il deserto da
Nord e quindi ridiscendere: circa 1000 Km, lo
stesso tragitto che aveva percorso Abramo più di
un millennio prima. Ma il Signore garantisce:
"Una strada diritta vi sarà possibile: agevole,
veloce". Ci si renderà conto di essere fragili e
inconsistenti, poveri di risorse e di progetti?
"Non spaventatevi". E se il Signore è "vento di
dissecca", è anche gloria che accompagna verso
la liberazione, "è braccio che esercita il
dominio" (10), "è pastore" (11). Per il popolo
d'Israele il Dio Pastore fa balzare
immediatamente il richiamo all'autorità
politica, ai cattivi pastori di cui si lamentano
lo stesso Isaia (56,11), Geremia
(2,8;10,12;12,10; 23,1; 50,6), Ezechiele ( 34
2-10). Il Signore si offre come Pastore,
garantisce l'unità del suo popolo ("con il suo
braccio lo raduna") e si prende cura amorevole
del suo gregge. In particolare, è attento alla
vita fragile degli agnellini incapaci ancora di
camminare e alle pecore che faticano a stare al
passo delle altre pecore perché hanno da poco
partorito.
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Eb 10, 5-9a Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice: «Tu non hai voluto né
sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai
gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho
detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del
libro – per fare, o Dio, la tua volontà”». Dopo aver detto: «Tu
non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né
olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte
secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo a fare la tua
volontà». Ebrei 10,5-9a Questo testo vuole valorizzare il
sacrificio di Gesù rispetto alle offerte del Primo Testamento. E
lo fa con la preghiera del salmista (Sal 40,7) che ha maturato
nel suo cuore la consapevolezza che il vero modo di onorare Dio
è accogliere la sua volontà. "Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né
sacrificio per il peccato" .Tutto il mondo antico ritiene che
l'offerta al tempio di animali: di tori e capri, con il loro
sangue elimini il peccato ( Eb 10,4). Ma questo è impossibile.
La legge infatti rappresenta solo l'ombra, una prefigurazione
della salvezza ma non ha una propria efficacia di liberazione di
fronte a Dio. Questi sacrifici non tolgono il peccato e non
permettono l'accesso a Dio. Né perfezionano colui che li
offre. Così l'autore della lettera richiama il valore unico del
sacrificio di Gesù: il fatto che sia unico ha un grande valore
poiché elimina il significato del sacrificio di espiazione (Lev
16) che, in Israele, almeno annualmente, si offre per tutti i
peccati d'Israele. Questo fa solo ricordare di avere peccato, ma
non è rimesso il peccato né può purificare la coscienza.
L'autore biblico applica a Gesù, nella sua realtà preesistente
presso Dio, il suo "Eccomi", prendendo dal salmo 40: " Allora ho
detto: «Ecco, io vengo. Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua
legge è nel mio intimo». Si fa riferimento ad un rotolo che,
secondo il credo ebraico, esiste presso Dio e su cui sono
scritte tutte le azioni prima che siano compiute. Ma, mentre nel
salmo si parla di "le orecchie mi hai aperto" (40,7), la stessa
citazione, ripresa dal greco, nella lettera agli Ebrei
sostituisce con "un corpo mi hai preparato" (10,5). In tal modo
si chiarisce la prospettiva teologica della Incarnazione di
Gesù. Questo brano della lettera agli Ebrei ci ripropone una
profonda rivoluzione religiosa che tocca tutte le fedi del
mondo, compresa la fede cattolica. Siamo richiamati ad aprire
gli occhi sulla strada che il Signore ci indica, siamo
incoraggiati alla ricerca della presenza del Signore nella
storia di ciascuno di noi, ogni giorno; siamo aiutati a
intravedere il tempo che il Signore sa darci, aprendo con
lucidità, sulla nostra vita, gli occhi della fede. E, insieme
con la rilettura della Parola di Gesù, la storia che viviamo ci
apre quotidianamente ad intuizioni e suggerimenti. Sarebbe un
grande segno di testimonianza se ci aiutassimo a riflettere, a
scoprire e a raccontare i segni che intravediamo della presenza
del Signore nella storia. Magari riprendendo i "segni dei
tempi", riproposti da Giovanni XXIII nella Pacem in terris (PT:
1963) e nella Gaudium et spes del Concilio Vaticano II (GS:
1965).
 Betfage. Piccolo villaggio , tra Betania e Gerusalemme
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Mt 21, 1-9 In quel tempo. Quando furono vicini a Gerusalemme e
giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, il Signore Gesù mandò
due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito
troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da
me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma
li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che
era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te
viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una
bestia da soma». I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro
Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli
vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla
strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla
strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna
al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna
nel più alto dei cieli!». Mt 21,1-9 Gesù prende possesso
della città santa e, immediatamente, si scontra con la classe dirigente del
popolo d'Israele. Essa è costituita dai dotti teologi, dalla classe
sacerdotale che, insieme, sviluppa la politica e custodisce il tempio, e dai
più appassionati devoti della legge. Stiamo parlando degli scribi, dei
sacerdoti, e dei farisei. Tutti attendono il Messia e tutti questi sono
ferocemente oppositori di Gesù. Infatti Gesù il Messia non viene come
l'hanno aspettato o immaginato. Non porta potere e grandezza, non dà spazio
ai progetti di rivincita, ignora ogni prospettiva di vittoria, giunge
disarmato con una proposta di pace e di novità a cui solo le persone
semplici, i credenti in Lui, rispondono fiduciosi. Egli non garantisce
niente di ciò che si sarebbero aspettato. Un trionfo a Gerusalemme c'è, ma
chiede in prestito le piccole cose di tutti i giorni: l'asino, la festa, i
mantelli, i rami degli alberi, le grida di acclamazione, la fiducia. Egli non
manifesta esigenze di potere, né forze combattenti, né desideri di trionfo.
Egli non vuole vincere nessuno, e questo dovrebbe essere ben chiaro anche
nella sensibilità del nostro mondo credente. In favore c'è una profezia,
quella di Zaccaria, ma nel vangelo di Matteo è addolcita, ripulita, corretta.
Secondo la lettura di Matteo si svolge una acclamazione modesta. La citazione
di Zaccaria ricorda, in particolare, la mitezza e l'umiltà. Infatti, dal
testo citato di Zaccaria, vengono tolti due aggettivi: "Egli è giusto e
vittorioso " (Zac 9,9) così come vengono sostituite le parole, " Esulta
grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme " con " Dite alla
figlia di Sìon " di Isaia (62,11). Matteo concentra l'attenzione su Gesù
"mite" (umile). Questi, infatti, non entra vittorioso su un focoso destriero,
ma su un umile asinello, come annunciatore di pace (Zac 9,10). Nel trionfo
improvvisato, che Gesù stesso ha provocato, prenderà poi possesso della città
santa e ne scaccerà i profanatori (21,12-17). Di quella festa, però, che
cosa resta? I vestiti distesi e i mantelli che sono serviti come tappeto, i
rami di alberi e le acclamazioni. A dire il vero, "Osanna" significa: "O Dio,
vieni in aiuto" e "Signore donaci vittoria". Diventeranno acclamazioni di
gioia degne per la gioia di una vittoria. Ma Gesù porta altri segni. Accetta
l'entusiasmo e la festa, ma poi, alla resa dei conti, alla gente offre la sua
parola, la sua persona, il suo esempio, la sua pace, la sua adesione al
Padre. E insieme offre la sua condivisione con la sofferenza e le attese
della gente. Nel poco tempo che resta, in una settimana, tutto l'entusiasmo
si trasforma in delusione poiché il popolo continua a restare sottomesso al
mondo romano. Non essere diventati trionfatori, restando soggetti ad un
popolo pagano, farà capovolgere ogni attesa in fallimento.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |