 Domenica all'inizio di Quaresima
26 febbraio 2023
Matteo 4, 1-11
riferimenti : Is 58, 4b-12b
- Sal 102 - 2Cor 5, 18 – 6, 2 |
Misericordioso e pietoso è il
Signore. Misericordioso e pietoso è il Signore, lento
all’ira e grande nell’amore. Non è in lite per sempre, non
rimane adirato in eterno. Non ci tratta secondo i nostri
peccatie non ci ripaga secondo le nostre colpe.
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Lettura del profeta Isaia
Così dice il Signore: «Non digiunate più
come fate oggi, così da fare udire in alto il
vostro chiasso. È forse come questo il digiuno
che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica?
Piegare come un giunco il proprio capo, usare
sacco e cenere per letto, forse questo vorresti
chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique, togliere i legami
del giogo, rimandare liberi gli oppressi e
spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel
dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre
in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno
che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua
ferita si rimarginerà presto. Davanti a te
camminerà la tua giustizia, la gloria del
Signore ti seguirà. Allora invocherai e il
Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli
dirà: “Eccomi!”. Se toglierai di mezzo a te
l’oppressione, il puntare il dito e il parlare
empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se
sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà
fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà
come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore,
ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue
ossa; sarài come un giardino irrigato e come una
sorgente le cui acque non inaridiscono. La tua
gente riedificherà le rovine antiche,
ricostruirai le fondamenta di trascorse
generazioni». Isaia 58, 4b-12b II
testo del profeta Isaia richiama il tempo del
ritorno dall'esilio di Babilonia. Il popolo sta
costruendo il tempio ma c'è povertà e c'è
sfiducia, e tuttavia sta cercando la via del
Signore Javhé per avvicinarsi a Lui. Dio
stesso discute e propone il vero digiuno e il
vero sabato, imparentati insieme come gesti di
fedeltà a Dio: il testo completo, il cap. 58,
tocca questi due argomenti, desiderando
qualificare la vera religiosità con il suo
popolo. Il "digiuno-digiunare " viene ripetuto 7
volte in tutto il capitolo (vv.1-14). Infatti,
ha un grande valore ma solo se viene vissuto
seriamente e unito alla giustizia sociale. Il
digiuno è considerato efficace perché,
rendendoci graditi a Dio, lo dovrebbe obbligare
a rispondere. Ma se Dio non dà risultati, ci si
lamenta con Lui senza preoccuparsi di verificare
il proprio digiuno. Dio allora denuncia
il comportamento religioso che nasconde
l'ingiustizia e lo sfruttamento mentre dovrebbe
essere segno di una volontà di misericordia e di
generosità. Solo se sanno convertire il
loro cuore a questo stile nuovo, il Signore
ascolterà la preghiera. - Al cielo non
salgono voci sincere di preghiere ma voci di
chiasso, rumori di guerre e di risse,
discussioni e violenze. Il collegamento con il
libro dell'Esodo è evidente: "Ho udito il grido
angosciato del mio popolo a causa dei suoi
sorveglianti" (Es.3,7). - Il vero digiuno
è soprattutto opera di generosità e carità; ma
tra tutti prevale la liberazione degli schiavi e
dei prigionieri. Il dono della libertà si sente
particolarmente dopo l'esilio a Babilonia.
- Invece di affliggere se stessi, bisogna
sentire l'afflizione del prossimo. Mortificarsi insieme a crudeltà e inclemenza
significa operare una sistematica distruzione
dell'uomo che diventa disumano.
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2Cor 5, 18 – 6, 2 Fratelli, tutto questo viene da
Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato
a noi il ministero della riconciliazione. Era Dio infatti che
riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini
le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.
In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro
è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo:
lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto
peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi
potessimo diventare giustizia di Dio. Poiché siamo suoi
collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di
Dio. Egli dice infatti: «Al momento favorevole ti ho esaudito e
nel giorno della salvezza ti ho soccorso». Ecco ora il momento
favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! Seconda
lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 5, 18 - 6, 2 Nella seconda lettera ai Corinzi, S. Paolo invita i nuovi
cristiani alla riconciliazione che è costata la morte infamante
di Gesù: "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò
da peccato in nostro favore perché noi potessimo diventare per
mezzo di lui giustizia di Dio". I Corinzi avevano un
ricordo storico particolare poiché Cesare, nel 44 a.C., aveva
ricostruito la città e aveva proclamato la "riconciliazione" che
accoglieva, dalla Grecia e da tutte le terre conquistate dai
Romani, gente dal passato compromesso, permettendo loro di
beneficiare l'amnistia. Qui Paolo applica l'immagine a Cristo.
Dio, attraverso Gesù, proclama la pace ed ha affidato ai
discepoli il compito di proclamarla attraverso la parola: così
la Chiesa è "ministro e ambasciatore". Perciò vi supplichiamo,
dice Paolo ai Corinzi: "Lasciatevi riconciliare con Dio".
Perciò. 1. Lasciarsi riconciliare riporta alla coscienza
di sé, ai propri limiti ed alla propria povertà, alla
consapevolezza di aver bisogno di un ritorno, alla scoperta di
aver bisogno di perdono. 2. La vita intera viene messa
sotto controllo. E ci accorgiamo di riallacciare dei rapporti
seri con gli altri, a partire dai giovani. 3. Riconciliare è
ritrovare le tracce delle revisioni. 4. Quanto sono
capace di lottare o sono disposto solo a chiudere la partita con
qualche euro di mancia? 5. Quanto si sono stabilite
regole, motivandole, di fronte alle quali si accetta di essere
tutti responsabili e tutti rispettosi? 6. Quanto siamo
costruttori di parole nuove che portino fiducia nei luoghi
educativi, senza rivendicare per sé o per i propri amici
privilegi? 7. Riconciliarsi suppone il rispetto della
legge e l'impegno di un tempo di giustizia.
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Mt 4, 1-11 ✠ Lettura del
Vangelo secondo Matteo In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo
Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato
quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si
avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre
diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà
l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo
portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse:
«Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli
darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il
tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche:
“Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò
sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro
gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei
piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto
infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora
il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo
servivano.
Matteo 4, 1-11 S. Matteo racconta le tentazioni di
Gesù, presentandole come terzo quadro dopo la predicazione di Giovanni
Battista e il battesimo di Gesù. Gesù è solidale con l'umanità
peccatrice che ha accettato di seguire la nuova parola di Giovanni. Questo
popolo vuole purificarsi dal male e Gesù, scegliendo la strada del Servo
sofferente (vedi Isaia 53), si offre per le moltitudini.
Il Padre
aveva approvato questa scelta d'amore di Gesù e nel Battesimo lo aveva
consacrato nella luce dello Spirito e nella chiarezza della Parola.
Satana si oppone alla scelta di salvezza che Dio porta e vuole distogliere
Gesù dalla via che il Padre gli ha assegnato ("un messianismo sofferente"),
suggerendo la via della passionalità, del successo, del potere.
Gesù resta turbato poiché come uomo non può restare indifferente davanti alla
prospettiva di rifiuto, di abbandono, di annientamento e di morte che
si profila, ma sa opporsi, appoggiandosi alla Parola di Dio (ripetuta tre
volte) e si rifugia nella fiducia verso il Padre, pienamente aperto all'amore
di Dio. Gesù, infatti, non risponde con argomentazioni o ragionamenti ma con
"Sta scritto". Il ricorso alla Scrittura in genere è argomento decisivo per
ogni discussione tra i rabbini. * "Non di solo pane" (vedi Deut 8,3):
alla tentazione della fame, comprensibile nel deserto, Gesù offre la ferma
fiducia che hanno i figli di Dio nell'onnipotenza provvidente della Parola di
Dio. * "Non tenterai" (Deut 6,16): dalla mancanza di fiducia nella
Provvidenza il tentatore passa al lato opposto, suggerendo una eccessiva
fiducia, tale da mettere alla prova Dio, (severamente condannata nella
Bibbia).
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |