III Domenica dopo l'Epifania
22 gennaio 2023
 Lc 9, 10b-17
Riferimenti : Es 16, 2-7a. 13b-18 - Sal 104 - 2Cor 8, 7-15
Il Signore ricorda sempre la sua parola santa. È lui il Signore, nostro Dio: su tutta la terra i suoi giudizi. Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola data per mille generazioni, dell’alleanza stabilita con Abramo e del suo giuramento a Isacco. R Fece uscire il suo popolo con argento e oro, nelle tribù nessuno vacillava. Quando uscirono, gioì l’Egitto, che era stato colpito dal loro terrore. Distese una nube per proteggerli e un fuoco per illuminarli di notte.

Es 16, 2-7a. 13b-18
In quei giorni. Nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine». Allora il Signore disse a Mosè: «Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ma il sesto giorno, quando prepareranno quello che dovranno portare a casa, sarà il doppio di ciò che avranno raccolto ogni altro giorno». Mosè e Aronne dissero a tutti gli Israeliti: «Questa sera saprete che il Signore vi ha fatto uscire dalla terra d’Egitto e domani mattina vedrete la gloria del Signore, poiché egli ha inteso le vostre mormorazioni contro di lui». Al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: «Che cos’è?», perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: «È il pane che il Signore vi ha dato in cibo. Ecco che cosa comanda il Signore: “Raccoglietene quanto ciascuno può mangiarne, un omer a testa, secondo il numero delle persone che sono con voi. Ne prenderete ciascuno per quelli della propria tenda”». Così fecero gli Israeliti. Ne raccolsero chi molto, chi poco. Si misurò con l’omer: colui che ne aveva preso di più, non ne aveva di troppo; colui che ne aveva preso di meno, non ne mancava. Avevano raccolto secondo quanto ciascuno poteva mangiarne.

Esodo 16, 2-7a. 13b-18

Il popolo di Israele è stato liberato dalla schiavitù dell'Egitto, ha superato l'ostacolo drammatico delle acque del Mar Rosso, non è più inseguito dall'esercito del faraone, ma soffre il dramma interiore della insicurezza e del bisogno sui problemi fondamentali della sopravvivenza: l'acqua, il pane, la carne. Così il popolo mormora contro Mosé e contro Aronne, rimproverando loro di averli convinti di avventurarsi nel deserto: infatti, resta solo la prospettiva di morire di fame. Lamentandosi contro Mosé ed Aronne, si lamentano contro Dio. Nel libro dell'Esodo (15,22-27) viene ricordato il ritrovamento dell'acqua che tuttavia risulta "amara" e Mosè - su indicazione del Signore - sceglie un legno e lo getta nelle acque che diventano dolci. Ma ora la mormorazione con Mosé ed Aronne si sviluppa per la nostalgia delle "pentole di carne d'Egitto, che veniva mangiata con pane a sazietà". E il Signore, pazientemente, parla a Mosè dicendo che farà piovere pane dal cielo. Al v. 12 (qui non riportato) riprende il dialogo del Signore con Mosè. Al pane dal cielo che giungerà di mattina, il Signore aggiunge la carne che troveranno la sera. La manna è dovuta alla secrezione di insetti che vivono su certe tamerici, ma solo nella regione centrale del Sinai; la si raccoglie in maggio-giugno. Le quaglie, esauste dalla traversata del Mediterraneo di ritorno dalla loro migrazione in Europa, verso settembre, si abbattono in grande quantità sulla costa, a nord della penisola del Sinai, spinte dal vento da ovest (Nm11,31). Il lungo e travagliato peregrinare degli Israeliti nel deserto diventa figura dell'esistenza umana.


2Cor 8, 7-15
Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dallo scorso anno siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma anche a volerla. Ora dunque realizzatela perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia anche il compimento, secondo i vostri mezzi. Se infatti c’è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».
Seconda lettera Corinzi 8, 7-15
Paolo sta parlando ai Corinti circa una colletta di soldi che sta facendo in favore della Chiesa di Gerusalemme, in difficoltà economica, per i numerosi poveri cui offre sostegno. Paolo mette in parallelo la ricchezza nella fede con la generosità nel condividere i beni materiali. Siamo durante il regno dell'imperatore Claudio (41-54 d.C.) e sono sorte varie carestie nell'impero romano. Perciò anche la Palestina subisce questo flagello e le comunità cristiane non sono più capaci di mantenere il ritmo di aiuto che offrono ai poveri. Questa colletta, (se ne parla in. Rm 15,26-28; Gal 2,10; 2Cor 8-9; At 24,17), verso i «santi», i cristiani di Gerusalemme, bisognosi di soccorso (cf. 2Cor 8,4; vedi At 11,29-30) occupò un posto importante nelle preoccupazioni di Paolo, che vi vedeva il segno e la garanzia dell'unità tra le Chiese, fondate da lui, e quelle dei giudeo-cristiani. Egli riconosce ai Corinti l'abbondanza dei doni della grazia di Dio e li invita ad essere grandi anche in questa opera di generosità. Il v. 8 afferma: «Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri». Paolo conosce la sua comunità, che ha fondato e presso cui ha vissuto circa due anni, ma conosce bene anche l'animo umano e sa che, a volte, il braccio della generosità diventa corto. Sa poi anche che l'amore professato con la voce va verificato nelle opere («Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e, vedendo il suo fratello in necessità, gli chiude il proprio cuore, come rimane in lui l'amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» 1Gv 3,17-18). Egli non vuole forzare la mano ai Corinti, mettendoli in difficoltà. Sa, però, che i suoi detrattori hanno messo in giro voci maligne sul suo conto, dicendo che il suo fine nascosto è quello di acquistarsi benemerenze nel suo popolo.

  Lc 9, 10b-17
In quel tempo. Il Signore Gesù prese i suoi discepoli con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Luca 9, 10b-17

Il racconto di Luca sui pani spezzati e distribuiti offre un particolare messaggio teologico per aiutare la Comunità cristiana a vivere quel gesto di comunione che ogni domenica ormai celebra dall'inizio del suo sorgere. Egli lo lega ai gesti di Gesù carichi di senso e all'operosità dei credenti perché vi trovino significati e sostegno per l'opera della loro vita quotidiana. Tutto il testo, perciò, non va letto come una cronaca che ci mette in difficoltà a volerne comprendere i vari aspetti: siamo verso sera, siamo nel deserto, siamo con un numero spropositato di persone. Si parla di spezzare il pane. Da che parte spuntano le ceste ecc? Luca vuole educare i credenti a trasporre i gesti di Gesù nel gesto concreto di ogni Comunità, perché diventi stimolo e coerenza nella settimana e perciò il testo è carico di richiami dell'AT e di avvenimenti di Gesù stesso. Il racconto della manna che viene dal cielo fa riferimento al popolo liberato e in cammino nel deserto (Es 16; Num 11). Ma anche il pane che dà Gesù non è frutto dell'uomo. ma viene dal cielo. Gesù è il nuovo Mosè. Infatti Mosè stesso aveva parlato di un futuro "profeta pari a me" che Dio avrebbe suscitato (Dt18,15). E Gesù compie azioni di salvezza e di liberazione come Mosè stesso. Isaia aveva parlato di "un banchetto per tutti i popoli" (55,1-2). Anche Eliseo aveva sfamato molte persone con pochi pani (20 pani per 100 persone: 2Re,4,42-44) e Gesù amplifica il segno.

Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.