
II Domenica dopo Pentecoste
11 giugno 2023
Mt 5, 2. 43-48
riferimenti Sir 17, 1-4. 6-11b. 12-14 - Sal 103 - Rm
1, 22-25. 28-32 |
Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto
grande, Signore, mio Dio! Sei rivestito di maestà e di
splendore, avvolto di luce come di un manto, tu che distendi i
cieli come una tenda, costruisci sulle acque le tue alte dimore.
Egli fondò la terra sulle sue basi: non potrà mai vacillare. Tu
l’hai coperta con l’oceano come una veste; al di sopra dei monti
stavano le acque. Hai fissato loro un confine da non
oltrepassare, perché non tornino a coprire la terra.
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Sir 17, 1-4. 6-11b. 12-14 Il
Signore creò l’uomo dalla terra e ad essa di
nuovo lo fece tornare. Egli assegnò loro giorni
contati e un tempo definito, dando loro potere
su quanto essa contiene. Li rivestì di una forza
pari alla sua e a sua immagine li formò. In ogni
vivente infuse il timore dell’uomo, perché
dominasse sulle bestie e sugli uccelli.
Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore
diede loro per pensare. Li riempì di scienza e
d’intelligenza e mostrò loro sia il bene che il
male. Pose il timore di sé nei loro cuori, per
mostrare loro la grandezza delle sue opere, e
permise loro di gloriarsi nei secoli delle sue
meraviglie. Loderanno il suo santo nome per
narrare la grandezza delle sue opere. Pose
davanti a loro la scienza e diede loro in
eredità la legge della vita. Stabilì con loro
un’alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi
decreti. I loro occhi videro la grandezza della
sua gloria, i loro orecchi sentirono la sua voce
maestosa. Disse loro: «Guardatevi da ogni
ingiustizia!» e a ciascuno ordinò di prendersi
cura del prossimo. Siracide.
17,1-4. 6-11b. 12-14
Dopo un richiamo
all'ascolto della sapienza e all'attenzione del
cuore ("Ascoltami, figlio, e impara la scienza,
e nel tuo cuore tieni conto delle mie parole". "
v 6,24), viene manifestata l'opera di Dio
creatore. Con sguardo stupito, l'autore
contempla le perfette leggi del creato
(16,24-30): l'opera di Dio nel cosmo e sulla
terra.
Nel cap. 7, che leggiamo oggi,
continua il richiamo della creazione sulla falsa
riga del cap.1 della Genesi, esaltando la
grandezza dell'umanità e, nello stesso tempo,
richiamando la mortalità dell'uomo, frutto del
rifiuto della legge di Dio e frutto del peccato
(Gen capp 2-3).
Eppure l'umanità, poiché
modellata a immagine di Dio, continua ad avere
potere sugli esseri viventi, creati da Dio
stesso (v4). Così, tra i due piani
tradizionalmente ricordati del cielo e della
terra, con le creature celesti e terrestri,
l'umanità partecipa dell'azione di Dio e dello
stesso dominio sulle cose di Dio (v3); e
tuttavia, come realtà mortale (v1), partecipa
alla stessa fragilità degli esseri viventi. E
poiché continua la propria vocazione al dominio
sulla creazione, è attrezzato con sapienza
poiché dotato dei sensi e della ragione che lo
rendono superiore agli animali (vv 1-6); è ricco
di facoltà morali e intellettuali che lo rendono
capace di discernimento (v 6 e v 15) ed è
provvisto delle capacità sensoriali del parlare,
del vedere e del sentire. L'uomo è grande nella
sua pienezza e veramente è la gloria di Dio (Sal
8).
Si risente, in questo testo,
particolarmente, anche l'attenzione alla cultura
greca e tuttavia gli elementi culturali ebraici
e greci sono apporti molto bene amalgamati nella
consapevolezza ebraica che viene dalla Parola di
Dio.
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Rm 1, 22-25. 28-32 Fratelli,
mentre si dichiaravano sapienti, gli uomini sono diventati
stolti e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con
un’immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di
quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati
all’impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da
disonorare fra loro i propri corpi, perché hanno scambiato la
verità di Dio con la menzogna e hanno adorato e servito le
creature anziché il Creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.
E poiché non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio
li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno
commesso azioni indegne: sono colmi di ogni ingiustizia, di
malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d’invidia, di
omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori,
maldicenti, nemici di Dio, arroganti, superbi, presuntuosi,
ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali,
senza cuore, senza misericordia. E, pur conoscendo il giudizio
di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non
solo le commettono, ma anche approvano chi le fa.
Romani. 1, 22-25. 28-32
Paolo chiarisce il significato
fondamentale della missione per cui si risente inviato e ne fa
argomento centrale della sua "Lettera ai romani": la salvezza è
una grazia elargita da Dio a tutti coloro, Giudei e pagani
(1,16) che credono al Vangelo.
Perciò Paolo traccia le
linee fondamentali della condizione morale dei pagani (1,18-32:
testo che viene letto oggi) e, successivamente, richiama il
mondo giudaico (2,1-3,8): tutti e due questi mondi sono fuori
della salvezza che Gesù porta. La riflessione di questi capitoli
è fondamentalmente teologica. Paolo vuole parlare della salvezza
indispensabile di Gesù più che sviluppare un'analisi del
problema morale per giudicare e condannare.
Paolo non
parla di castighi di Dio per l'uomo quanto piuttosto "dell'ira
di Dio" (1,18:
immagine colorita per ricordare il rifiuto
del male da parte di Dio). L'uomo riceve il suo
castigo
nell'essere abbandonato a se stesso, e riceve in tal modo la sua
punizione, avendo rifiutato la verità su Dio. Gli uomini si sono
rivelati ingiusti, si sono dati all'idolatria e hanno soffocato
la verità. Infatti, attraverso la creazione, essi potevano
percepire " la potenza e la divinità" di Dio, cioè la sua
onnipotenza creatrice e la Sua maestà. Proprio questi attributi
di Dio avrebbero dovuto creare un rapporto di amore coerente e
pulito. E invece, rifiutando l'accoglienza di questi segni, da
sapienti sono diventati stolti, soggetti a confusioni terribili
per cui "hanno scambiato la gloria di Dio con l'immagine
dell'uomo corruttibile, oppure con l'immagine di uccelli, di
quadrupedi e di rettili" (1,18-23). Così il mondo dei pagani,
abbandonato (viene ripetuto tre volte vv 24. 26. 28), dalla
oscurità della verità è caduto nell'oscurità della vita morale,
colmo di ogni ingiustizia e bramoso di ogni depravazione.
Viene riportato qui uno dei "cataloghi dei vizi" che Paolo
riprende spesso nelle sue lettere: egli elenca la storture di
atteggiamenti morali che diventano drammatiche e
pericolosissime.
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Mt 5, 2. 43-48 In quel tempo. Il Signore Gesù si mise a parlare e
insegnava alle folle dicendo: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo
prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e
pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro
che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa
piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano,
quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il
saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno
così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre
vostro celeste». Matteo. 5, 43-48
Dopo il "Discorso
della Montagna" in cui Gesù ha elencato inizialmente le "beatitudini", dice
Matteo, (discorso fondativo della linea morale della nuova alleanza), la
proposta di Gesù continua, sviluppando attraverso sei antitesi, che possono
sembrare contrapposizioni ma che si risolvono in esempi di revisione e di
reinterpretazione della legge ("Avete inteso che fu detto dagli antichi...Ma
io vi dico": 5,21-48). Quest'oggi leggiamo l'ultimo esempio.
Siamo a
confronto con testi che Gesù offre alla sua comunità perché sappia misurare
le
proprie mentalità, e quindi scelte e stili di vita morale su alcuni
criteri che Gesù ritiene indispensabili per le scelte quotidiane
dell'esistenza. Qui si parla di amore senza escludere nessuno.
"Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico".
Gesù trasforma radicalmente tale mentalità, suggerendo la misura su cui ci si
deve giudicare. Misura è la perfezione del Padre nella sua misericordia e nel
suo perdono:: "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste".
Per sé nel Primo Testamento non si parla di odio ai nemici, salvo in
alcuni salmi in cui
vengono ricordate le "guerre sante" in un
linguaggio molto arcaico: "Non odio forse i tuoi
nemici, Signore? Li
detesto con odio implacabile" (Salmo 139,12-22). In alcuni scritti delle
comunità di Qumran (comunità religiose ebraiche al tempo di Gesù), si
ritrovano anche espressioni di amore per i credenti (i "figli della luce") e
odio per i pagani ("i figli delle tenebre").
E tuttavia anche nella
Bibbia alcuni testi incoraggiano a non ricambiare il male: "Non dire: «Come
ha fatto a me così io farò a lui, renderò a ciascuno come si merita». (Prov
24,29) oppure "Quando vedrai l'asino del tuo nemico accasciarsi sotto il
carico, non abbandonarlo a se stesso: mettiti con lui a scioglierlo dal
carico" (Es23,5). In questo caso i rabbini incoraggiavano ad un'attenzione
particolare verso i connazionali. Comunque il tutto si racchiudeva in
un'attenzione agli appartenenti al popolo ebraico.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |