III Domenica dopo Pentecoste
18 giugno 2023
Gv 3, 16-21
 Riferimewnti : Gen 2, 4b-17 - Sal 103 - Rm 5, 12-17
Benedetto il Signore che dona la vita. Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature. Tutti da te aspettano che tu dia loro il cibo a tempo opportuno. Tu lo provvedi, essi lo raccolgono; apri la tua mano, si saziano di beni.
Gen 2, 4b-17
Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo nessun cespuglio campestre era sulla terra, nessuna erba campestre era spuntata, perché il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e non c’era uomo che lavorasse il suolo, ma una polla d’acqua sgorgava dalla terra e irrigava tutto il suolo. Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente. Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a oriente, e vi collocò l’uomo che aveva plasmato. Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male. Un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino, poi di lì si divideva e formava quattro corsi. Il primo fiume si chiama Pison: esso scorre attorno a tutta la regione di Avìla, dove si trova l’oro e l’oro di quella regione è fino; vi si trova pure la resina odorosa e la pietra d’ònice. Il secondo fiume si chiama Ghicon: esso scorre attorno a tutta la regione d’Etiopia. Il terzo fiume si chiama Tigri: esso scorre a oriente di Assur. Il quarto fiume è l’Eufrate. Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Il Signore Dio diede questo comando all’uomo: «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiare, perché, nel giorno in cui tu ne mangerai, certamente dovrai morire».
Genesi. 2, 4b-17
Dio è il creatore di tutto, ma il credente si trova in un mondo complesso, con responsabilità e attenzioni, governatore di una tesoro che il Signore ha creato e gli ha messo a disposizione.
Le domande sorgono poiché abbiamo bisogno di capire e di vivere con giustizia. Questa coscienza ce la troviamo nel cuore, frutto di esperienza, di saggezza, di confronti, di discussioni e di pretese, di alleanza e di inimicizie. La domanda allora sorge spontanea. Il Creatore che cosa vuole da noi?
L'autore biblico, com'è usanza nel mondo orientale, in questo caso non scrive un codice di legge (farà anche questo, più avanti) ma procede con un racconto. E la spiegazione cerca di sciogliere i "perché". E' una narrazione teologica, l'esposizione di un mito: il pensiero di Dio si esprime attraverso fatti comuni.
Così questo testo dice a ciascuno di noi ciò che siamo e ciò che va capito. Non è cronaca di un avvenimento di millenni fa', all'inizio del mondo, ma ciò che avviene ancora nell'umanità ogni giorno.
Il racconto è come un tessuto che si tesse via via. All'inizio c'è il deserto: e nel deserto manca la pioggia e il lavoro dell'uomo. Perciò tutto è arido. Il Signore, che vuole sviluppare la bellezza per l'umanità che egli sogna nei suoi progetti, offre una sorgente dal suolo che irriga e la presenza di un essere umano come il lavoratore. La vita è regalata all'umanità come primo progetto e quest'uomo sarà capace di essere mediatore tra il mondo e Dio poiché fatto di terra e vivificato all'alito di Dio che lo rende "essere vivente". Perciò è, insieme, intelligente, interlocutore, capace di cogliere il senso della sua vita, e capace di introspezione, di consapevolezza, di libertà. La prima casa dell'uomo è un giardino e l'uomo capisce di essere il proprietario, lavoratore e custode. Egli si deve prendere cura di tutto come di una casa in cui abiteranno la propria famiglia e la propria discendenza.
Si parla di alberi e di 4 fiumi. Gli alberi sono il nutrimento gratuito, e, insieme, la garanzia della vita e la garanzia di un responsabilità etica: l'albero della conoscenza del bene e del male, in particolare, sarà l'indice di una ubbidienza alla legge sapiente che Dio ha dispensato. Violare questo semplice comando significa capovolgere il rapporto reciproco di fiducia e di alleanza.
I 4 fiumi sono, nella cultura antica, i grandi fiumi conosciuti in questo tempo,: probabilmente il Nilo, l'Indo, il Tigri e l'Eufrate. Ci sono le premesse perché l'umanità, seguendo l'acqua, possa diventare abitatrice del mondo.


Rm 5, 12-17
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato… Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire. Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti. E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo

Romani. 5, 12-17
Il brano della lettera ai Romani è famoso poiché, riprendendo il racconto della Scrittura sull'Adamo, primogenitore e peccatore, contrapposto all'uomo nuovo che è Gesù. Il primo Adamo vuole essere il Signore del bene e del male, il conoscitore della realtà e dei valori del mondo che pretende di manipolare secondo la propria volontà, colui che rifiuta ogni limite morale che il Creatore ha posto per mantenere nella creazione armonia e rispetto di norme e leggi. Gesù, invece, riconosce la propria dipendenza da Dio, sa che è Padre amoroso e non padrone dispotico e invidioso dell'umanità che vuole attentare al suo potere. Gesù resta obbediente al Padre e diventa Signore della vita.
Gesù deve affrontare un mistero drammatico e insoluto. Non c'è nulla che purifica il mondo dal male e tutta l'umanità è travolta, inquinata sempre di più, mentre un piccolo popolo di fedeli al Signore deve impegnarsi per la purificazione di sé e degli altri. Gesù è inviato nel mondo dal Padre come un giusto a cui viene affidato un compito. "Purifica il mondo dal male". E Gesù pone il suo cuore per la salvezza, la sua parola per rigenerare intelligenza e aprirla ai significati di Dio. E, insieme, compie miracoli per mostrare quali veramente sono i desideri di Dio. Insieme, percepisce che questo mondo ha bisogno di una disponibilità totale, di una generosità profonda, di una creazione completa del mondo che può avvenire solo se qualcuno contrappone al male un amore totale, a tutti i costi, in ogni ubbidienza, in ogni prospettiva, in totale lucidità.
San Paolo ha intenzione di stabilire un parallelo tra l'umanità impoverita e ribelle e Gesù. Seguendo le interpretazioni dei rabbini del suo tempo, che immaginano Adamo un individuo ben preciso, nella contrapposizione fa risaltare ciò che conta agli occhi di Dio. E il racconto della Genesi su Adamo e l'inizio della umanità (Gen capp 2-3), che è un racconto teologico che non ha pretese scientifiche, e ci ricorda che ognuno di noi è come Adamo, e ognuno, nella vita, pretende di superare i limiti della liceità per interessi e autonomia, poco o tanto. Gesù allora ci vuole togliere dalla esasperazione, dalla maledizione, dalla disperazione, dalla rassegnazione e diventa il capofila che ha accettato che l'amore gratuito, infinito sogno del cuore di ciascuno, è possibile nonostante tutto. Lo ha scelto come progetto di ogni giorno per sé e per tutti gli uomini che vogliano accettare di rischiare con Lui. Gesù è la garanzia di essere stati liberati se noi lo vogliamo, se lo desideriamo, se operiamo nel mondo con responsabilità su veri valori, e non solo nella fantasia, nel solo sogno, nella sola immaginazione.


NICODEMO

Gv 3, 16-21
In quel tempo. Il Signore Gesù disse a Nicodèmo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Gesù suscita molti interrogativi ed il giovane rabbi è perciò sulla bocca di tutti, nel bene e nel male.
Molti lo incontrano sulla strada o vanno ad ascoltarlo quando parla nei posti più diversi. Ma anche in Nicodemo le notizie, che ha di Gesù e probabilmente qualche discorso riportato, nasce curiosità e perplessità. Nicodemo è un personaggio illustre del gran consiglio (sinedrio) di Gerusalemme, maestro in Israele e generoso fedele di Dio che cerca di conoscere la sua volontà e di obbedire. Ciò che sente di Gesù è nuovo e nel suo ambiente suscita perplessità e sconcerto.
Proprio per la sua onestà e serietà nel cercare la volontà del Signore, si decide di approfondire il significato di questa nuova predicazione che, onestamente, sente diversa e coinvolgente. Perciò, una notte Nicodemo decide di andare a parlare con Gesù (Gv3,2-21). Gesù lo accoglie con amicizia, lo apprezza per i suoi interrogativi, ma apre una riflessione molto apprezzata che però si sviluppa in una rivelazione difficile poiché apre orizzonti impensabili anche per uno studioso della Scrittura come questo anziano che è venuto a cercarlo.
Gesù gli dà atto della sua onestà e lo richiama, come maestro d'Israele, a capire che "bisogna rinascere dall'alto", e il fatto di dover rinascere sconcerta il dottore d'Israele. Così, proseguendo l discorso, Gesù riprende un ricordo biblico drammatico del deserto popolato di serpenti e di scorpioni che diffondevano la morte nel popolo liberato da Mosè. E Gesù ricorda un provvedimento curioso. Mosè aveva fatto innalzare un serpente di bronzo che ancora ai tempi di Gesù si conserva nel tempio. Chi lo guardava guariva. E Gesù conclude in una riflessione strana: "è il guardare in alto che fa guarire". "Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna" (Gv3,14-15). Non è possibile capire poiché questa riflessione si apre e si svolge solo dopo l'esperienza terribile della morte e della risurrezione di Gesù.
Ma il testo di oggi continua, in conseguenza, la rivelazione a Nicodemo e quindi a noi.
Dio, il creatore del mondo e dell'umanità, ha amato infinitamente questo mondo, ed ha offerto il massimo di sé: il Figlio unigenito. E questa parola "unigenito" fa ritornare immediatamente la memoria di Abramo che deve offrire il proprio unigenito Isacco. Il ricordo fa correre un brivido in tutti i padri d'Israele.
Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.

Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.