IV Domenica dopo Pentecoste
25 giugno 2023
Lc 17, 26-30. 33
Riferimenti : Gen 6, 1-22 - Sal 13 - Gal 5, 16-25
L’alleanza di Dio è con la stirpe del giusto. Lo stolto pensa: «Dio non c’è». Sono corrotti, fanno cose abominevoli: non c’è chi agisca bene. Il Signore dal cielo si china sui figli dell’uomoper vedere se c’è un uomo saggio, uno che cerchi Dio. Sono tutti traviati, tutti corrotti; non c’è chi agisca bene, neppure uno. Non impareranno dunque tutti i malfattori, che divorano il mio popolo come il pane e non invocano il Signore? 

Gen 6, 1-22
In quei giorni. [Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni». C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo –, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi. ] Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: «Cancellerò dalla faccia della terra l’uomo che ho creato e, con l’uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti». Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. Questa è la discendenza di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di cipresso; dividerai l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Ecco come devi farla: l’arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. Farai nell’arca un tetto e, a un cubito più sopra, la terminerai; da un lato metterai la porta dell’arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore. Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c’è soffio di vita; quanto è sulla terra perirà. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell’arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell’arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. Degli uccelli, secondo la loro specie, del bestiame, secondo la propria specie, e di tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie, due di ognuna verranno con te, per essere conservati in vita. Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e fanne provvista: sarà di nutrimento per te e per loro». Noè eseguì ogni cosa come Dio gli aveva comandato: così fece.

Genesi 6, 1-22
L'autore biblico vuole continuare l'insegnamento sui grandi fatti dell'umanità, fino ad arrivare alla scelta che Dio farà con il piccolo popolo d'Israele, iniziando con Abramo. Così i primi 11 capitoli del libro della Genesi, che comprende anche il racconto del diluvio, aiutano a ripensare al progetto di Dio, al disfacimento di ciò che si è incancrenito, alla ricomposizione di una realtà nuova e infine alla costituzione di un'Alleanza. Siamo in un racconto detto "Preistoria biblica" dove gli elementi fondamentali sono delle linee teologiche che esprimono i progetti di Dio, utilizzando un materiale culturale corrente nel tempo e che ha, come protagonista, l'uomo in quanto tale, e cioè l'unica umanità di tutti i tempi, creata da Dio, come vertice della creazione, ricaduta nella miseria a causa del peccato liberamente commesso. Nel testo vengono riportati i racconti simili ai miti presenti nelle diverse culture del medio oriente, in particolare dei cananei e degli assiro-babilonesi. E tuttavia rispetto a questi il racconto rivela una diversa concezione del cosmo e dell'umanità, compresi alla luce della fede dell'unico Dio Creatore e Salvatore. L'adattamento, ovviamente si è formato secondo criteri personali dell'autore o degli autori, formati nella coscienza di fede ebraica. Nella cultura medio-orientale erano conosciuti racconti di inondazioni diverse, ma soprattutto quella raccontata e ritrovata scritta su tavolette circa episodi nella vita di Gilgamesh: potrebbe essere il richiamo di una enorme inondazione, comunque la si voglia identificare. Il racconto vuole avere il significato di un castigo di Dio che vuole cancellare una umanità dissoluta. Molti elementi mitici e mitologici conosciuti vengono recuperati all'interno del disegno di Dio che si presta ad una riflessione sulla storia. Così l'autore biblico utilizza molto materiale antico esistente, lo tratta con molto rispetto e nello stesso tempo lo interpreta.

Gal 5, 16-25
Fratelli, vi dico: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

Galati 5, 16-25
La lettera ai Galati è stata scritta attorno all'anno 55 d.C ed è stata inviata alle chiese che abitano nella Galazia, al centro dell'attuale Turchia, visitate da Paolo nel suo primo viaggio missionario. Paolo affronta una realtà che si sta dimostrando ambigua: nella comunità cristiana si inseriscono alcuni giudeo-cristiani che ribadiscono la necessità della legge mosaica e della circoncisione anche per i cristiani che vengono dal paganesimo. Per molti ebrei erano ancora troppo radicate la legge di Mosé e quindi la cultura che ad essa si rifaceva. Il valore di Gesù, che pure era riconosciuto grande, non arrivava a ridimensionare e quindi a sostituire i criteri legati alla mentalità ebraica della salvezza. Paolo è impaurito e, nello stesso tempo, adirato perché non si accetta, da parte di molti, di arrivare ad una chiarezza fondamentale, riconoscendo Gesù come il Figlio di Dio, unico mediatore, superiore a Mosé e alla legge ebraica, rivelatore di Dio Padre per noi. Neppure la risurrezione di Gesù dai morti riesce a fare breccia nelle perplessità e nelle scelte fra i custodi della legge ebraica, e perciò non sanno rivolgersi totalmente nella fede in Gesù, accettando di essere diventati figli di Dio. Il richiamo fondamentale è quello della libertà: "Cristo ci ha liberati per la libertà" (5,1). Per questo ci deve essere una particolare attenzione a mantenere questa libertà salda e purificata. Si parla della "carne" per indicare che l'uomo, se vive al di fuori dell'influsso dello Spirito, è soggetto all'egoismo. (vv19-21). Lo Spirito, che si contrappone alla "carne", è lo Spirito di Dio, presente in ogni credente, che lo porterà a produrre frutti di beni. Paolo insiste su scelte positive, suggerendo di assecondare lo Spirito più che sviluppare sforzi particolari di ascetismo. Secondo un uso che spesso Paolo sviluppa nell'elencare i "cataloghi di vizi" (vedi nelle lettere ai Romani, 1Corinti, Efesini, Colossesi), sono ricordati circa 15 azioni perverse che allontanano dal Regno di Dio.


Lc 17, 26-30. 33
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Louscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva».
Luca 17, 26-30. 33

Il breve testo di questa domenica è inserito in quella che si chiama "Piccola apocalisse (o piccola rivelazione) di Luca" (17,20-18,8). Luca ha presente, probabilmente, la fatica e la sofferenza delle prime comunità cristiane che desiderano poter sapere e vedere visibilmente e gloriosamente, in proprio, "il giorno del Signore che viene". Esse attendono un intervento risolutivo di Dio come giudizio sul bene e come condanna del male, per concludere la fatica e la sofferenza della persecuzione. Fondamentale parola in questi testi è la "fede". Infatti, all'inizio e alla fine di questa sezione, Gesù la richiama: "La tua fede ti ha salvato" (17,19) e "Il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?" (18,8). Così, in sottofondo, da parte degli ascoltatori, emergono due interrogativi sul Regno. "Quando e dove" il Regno di Dio si farà evidente?" E mentre parlano del Regno, i discepoli si rendono conto di parlare del re di questo Regno. In altri termini si chiede conto a Dio del significato e dello sviluppo della storia umana e, convinti che Dio dirige la storia, vengono poste le domande fondamentali per intravvedere sia il dominio di Dio sia il futuro del mondo e quindi lo svolgersi della gloria di Gesù. La risposta che Gesù dà loro passa attraverso l'esperienza che pur dovranno fare, a somiglianza dell'inviato del Signore. il re di questo Regno, Egli dovrà supportare l'umiliazione della povertà e della morte fino alla croce. La manifestazione di pienezza sarà solo alla fine della storia, ma questa viene dopo aver trascorso insieme le sofferenze della contraddizione della realtà quotidiana. E' quello che conta, infatti. Conta ciò che ciascuno vive nel suo presente e a questo siamo chiamati per incarnare giorno per giorno la parola di Gesù, altrimenti il passato e il futuro sono vuoti. Ma attenti! Questo cammino della storia ha come esemplificazione gli avvenimenti che hanno toccato Noè e Lot. I loro contemporanei hanno sperimentato con mano, certamente, il senso della loro quotidianità e hanno creduto così di costruire la propria vita e la propria salvezza. Al tempo di Noè essi hanno esaurito la loro attenzione nel mangiare, nel bere, nello sposarsi e nel tempo di Lot hanno sviluppato una quotidianità, rivolgendo, in più, interesse nello sviluppo del commercio e nel costruire.

Credo
Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.
Amen.