 Solennità del Signore
4 giugno 2023
Gv 16, 12-15
Riferimenti : Sal 67 -
Es 3, 1-15 - Rm 8, 14-17 |
Cantate a Dio, inneggiate al suo
nome O Dio, quando uscivi davanti al tuo popolo,
quando camminavi per il deserto, tremò la terra, i cieli
stillarono davanti a Dio, quello del Sinai, davanti a Dio,
il Dio di Israele. R Di giorno in giorno benedetto il
Signore: a noi Dio porta la salvezza.Il nostro Dio è un
Dio che salva; al Signore Dio appartengono le porte della
morte.
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Es 3, 1-15 In quei giorni. Mentre Mosè stava pascolando
il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di
Madian, condusse il bestiame oltre il deserto e
arrivò al monte di Dio, l’Oreb. L’angelo del
Signore gli apparve in una fiamma di fuoco dal
mezzo di un roveto. Egli guardò ed ecco: il
roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non
si consumava. Mosè pensò: «Voglio avvicinarmi a
osservare questo grande spettacolo: perché il
roveto non brucia?». Il Signore vide che si era
avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal
roveto: «Mosè, Mosè!». Rispose: «Eccomi!».
Riprese: «Non avvicinarti oltre! Togliti i
sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu
stai è suolo santo!». E disse: «Io sono il Dio
di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di
Isacco, il Dio di Giacobbe». Mosè allora si
coprì il volto, perché aveva paura di guardare
verso Dio. Il Signore disse: «Ho osservato la
miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il
suo grido a causa dei suoi sovrintendenti:
conosco le sue sofferenze. Sono sceso per
liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo
salire da questa terra verso una terra bella e
spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e
miele, verso il luogo dove si trovano il
Cananeo, l’Ittita, l’Amorreo, il Perizzita,
l’Eveo, il Gebuseo. Ecco, il grido degli
Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho
visto come gli Egiziani li opprimono. Perciò
va’! Io ti mando dal faraone. Fa’ uscire
dall’Egitto il mio popolo, gli Israeliti!». Mosè
disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone
e far uscire gli Israeliti dall’Egitto?».
Rispose: «Io sarò con te. Questo sarà per te il
segno che io ti ho mandato: quando tu avrai
fatto uscire il popolo dall’Egitto, servirete
Dio su questo monte». Mosè disse a Dio: «Ecco,
io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei
vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno:
“Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò
loro?». Dio disse a Mosè: «Io sono colui che
sono!». E aggiunse: «Così dirai agli Israeliti:
“Io-Sono mi ha mandato a voi”». Dio disse ancora
a Mosè: «Dirai agli Israeliti: “Il Signore, Dio
dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco,
Dio di Giacobbe, mi ha mandato a voi”. Questo è
il mio nome per sempre; questo è il titolo con
cui sarò ricordato di generazione in
generazione». Esodo. 3, 1-15
Mosè è fuggito dall'Egitto, avendo messo a
repentaglio la sua vita. Ha infatti difeso uno
schiavo ebreo da un aguzzino egiziano che, nella
colluttazione con Mosè, è rimasto ucciso. Mosè
non sopporta che i sottomessi siano sfruttati e
maltrattati. Ha un cuore misericordioso. Ma
questo impaurisce sia il Faraone che gli stessi
ebrei che, per timore di conseguenze, lo
rifiutano (Es 2,11-16). Così è fuggito, trovando
rifugio nel deserto, in una vita tranquilla di
pastore. Si è accasato ed ha dimenticato tutto e
tutti, in una vita sempre uguale. Ma è il
Signore che non dimentica il suo popolo in
sofferenza e sente il suo grido. Non è un popolo
che grida al Signore come preghiera e come
speranza di intercessione. E' un popolo che
grida per paura, per disperazione senza nessun
riferimento e attesa. E Dio ascolta questo
grido. Il Signore ricorda l'alleanza compiuta
con i patriarchi, misura la sofferenza del suo
popolo come indegna: "Ho osservato, ho udito,
conosco, sono sceso". Il Signore è presente,
sente la disperazione e il suo cuore è scosso.
Bisogna preparare un futuro, attraverso la
liberazione del popolo dalla schiavitù,
facendolo salire in un paese totalmente nuovo,
ricco e fertile. Nel libro dell'Esodo si
utilizza il verbo "uscire" (usato 94 volte) per
esprimere il significato di una
liberazione-salvezza. Esso fa parte del nucleo
fondamentale della fede ebraica: "Il Signore ci
ha fatto uscire dall'Egitto". La condizione di
speranza non è togliere l'ostacolo o far morire
il violento, come noi vorremmo. Ma, come spesse
volte verifichiamo nella Bibbia e questo ci
lascia sconcertati, bisogna uscire dalla
situazione. E questo, gli ebrei lo
sperimenteranno. Non sarà una uscita facile ma
richiederà fatica, sofferenza, fiducia e
coraggio. Tutto sarà così faticoso e la
libertà costerà così tanto che arriveranno a
desiderare la schiavitù passata, nel tempo della
sottomissione in Egitto (Es 16,3).
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Rm 8, 14-17 Fratelli, tutti quelli che sono
guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi
non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella
paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi,
per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!». Lo Spirito stesso,
insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se
siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo,
se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare
anche alla sua gloria.
Romani. 8, 14-17
San Paolo ci allarga gli orizzonti del mondo di Dio poiché ci
garantisce di far parte della famiglia di Dio di cui noi tutti,
battezzati, facciamo parte. Non esisteva, nel mondo ebraico,
l'adozione. Era fondamentalmente un istituto del mondo
greco-romano. Questa rilettura dei rapporti familiari che faceva
salire il figlio adottivo alla stessa dignità dei figli
naturali, con la stessa eredità e con lo stesso rapporto
parentale, aiuta molto a intravvedere il significato di ogni
cristiano battezzato nei rapporti con Gesù e con il Padre. Gesù
è l'Unigenito, nato nella pienezza del Padre il quale ci
coinvolge tutti nella stessa fraternità. Gesù ne è consapevole e
sa che questo è il progetto di Dio. Ma la trasformazione
interiore è sviluppata nello Spirito. Lo stesso Spirito è
all'interno della Trinità ed è lo stesso Spirito che anima Gesù
nel suo cammino nel mondo. E' lo stesso Spirito che vivifica le
nostre scelte e il nostro cammino, è lo Spirito che ci rincuora,
è lo Spirito che ci permette, con gioia e in pienezza, di poter
chiamare Dio: "nostro Padre, nostro Papà". Se il primo brano,
tratto dall'Esodo, ci parla dell'attenzione di Dio che opera una
liberazione per averci scelti, questo testo parla del cammino
della nostra vita che si è sviluppata, che deve aver bisogno di
una coscienza nuova, a somiglianza di quella di Gesù che lo
Spirito ha offerto a lui ed offre a noi. Ma a questo punto, nel
dirci "coeredi di Cristo", ci parla anche di prendere parte alle
sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria". Con
questo non siamo invitati a salire sulla croce e a ricevere una
flagellazione quali Gesù ha sopportato. Le sofferenze
fondamentali di Gesù erano quelle di voler bene, nonostante i
rifiuti e le ritrosie che incontrava. Partecipare alle
sofferenze di Gesù significa rigenerare in questo mondo la
consapevolezza di un amore profondo che va ricercato, vissuto in
libertà, proposto come prospettiva di pace. Perciò "figli di Dio
e non schiavi". Ed anche gli schiavi hanno la stessa dignità e
pienezza dei figli di Dio.
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Gv 16, 12-15 In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi
discepoli: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci
di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a
tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà
udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da
quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio;
per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Romani. 8, 14-17 San Paolo ci allarga gli orizzonti del
mondo di Dio poiché ci garantisce di far parte della famiglia di Dio di cui
noi tutti, battezzati, facciamo parte. Non esisteva, nel mondo ebraico,
l'adozione. Era fondamentalmente un istituto del mondo greco-romano. Questa
rilettura dei rapporti familiari che faceva salire il figlio adottivo alla
stessa dignità dei figli naturali, con la stessa eredità e con lo stesso
rapporto parentale, aiuta molto a intravvedere il significato di ogni
cristiano battezzato nei rapporti con Gesù e con il Padre. Gesù è
l'Unigenito, nato nella pienezza del Padre il quale ci coinvolge tutti nella
stessa fraternità. Gesù ne è consapevole e sa che questo è il progetto di
Dio. Ma la trasformazione interiore è sviluppata nello Spirito. Lo stesso
Spirito è all'interno della Trinità ed è lo stesso Spirito che anima Gesù nel
suo cammino nel mondo. E' lo stesso Spirito che vivifica le nostre scelte e
il nostro cammino, è lo Spirito che ci rincuora, è lo Spirito che ci
permette, con gioia e in pienezza, di poter chiamare Dio: "nostro Padre,
nostro Papà". Se il primo brano, tratto dall'Esodo, ci parla
dell'attenzione di Dio che opera una liberazione per averci scelti, questo
testo parla del cammino della nostra vita che si è sviluppata, che deve aver
bisogno di una coscienza nuova, a somiglianza di quella di Gesù che lo
Spirito ha offerto a lui ed offre a noi. Ma a questo punto, nel dirci
"coeredi di Cristo", ci parla anche di prendere parte alle sue sofferenze per
partecipare anche alla sua gloria". Con questo non siamo invitati a salire
sulla croce e a ricevere una flagellazione quali Gesù ha sopportato. Le
sofferenze fondamentali di Gesù erano quelle di voler bene, nonostante i
rifiuti e le ritrosie che incontrava. Partecipare alle sofferenze di Gesù
significa rigenerare in questo mondo la consapevolezza di un amore profondo
che va ricercato, vissuto in libertà, proposto come prospettiva di pace.
Perciò "figli di Dio e non schiavi". Ed anche gli schiavi hanno la stessa
dignità e pienezza dei figli di Dio.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |