
VIII Domenica dopo Pentecoste
23 luglio 2023
Mt 4, 18-22
Riferimenti : 1Sam 3, 1-20 - Sal 62 - Ef 3, 1-12 |
Dal grembo di mia madre sei tu il mio sostegno.
O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco, ha sete
di te l’anima mia, desidera te la mia carne in terra arida,
assetata, senz’acqua. R Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria. Poiché il tuo amore
vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode.
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1Sam 3, 1-20 In quei giorni. Il
giovane Samuele serviva il Signore alla presenza
di Eli. La parola del Signore era rara in quei
giorni, le visioni non erano frequenti. E quel
giorno avvenne che Eli stava dormendo al suo
posto, i suoi occhi cominciavano a indebolirsi e
non riusciva più a vedere. La lampada di Dio non
era ancora spenta e Samuele dormiva nel tempio
del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuele!» ed egli
rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse:
«Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non
ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si
mise a dormire. Ma il Signore chiamò di nuovo:
«Samuele!»; Samuele si alzò e corse da Eli
dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello
rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio
mio, torna a dormire!». In realtà Samuele fino
ad allora non aveva ancora conosciuto il
Signore, né gli era stata ancora rivelata la
parola del Signore. Il Signore tornò a chiamare:
«Samuele!» per la terza volta; questi si alzò
nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai
chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il
Signore chiamava il giovane. Eli disse a
Samuele: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà,
dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti
ascolta”». Samuele andò a dormire al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo
chiamò come le altre volte: «Samuele, Samuele!».
Samuele rispose subito: «Parla, perché il tuo
servo ti ascolta». Allora il Signore disse a
Samuele: «Ecco, io sto per fare in Israele una
cosa che risuonerà negli orecchi di chiunque
l’udrà. In quel giorno compirò contro Eli quanto
ho pronunciato riguardo alla sua casa, da cima a
fondo. Gli ho annunciato che io faccio giustizia
della casa di lui per sempre, perché sapeva che
i suoi figli disonoravano Dio e non li ha
ammoniti. Per questo io giuro contro la casa di
Eli: non sarà mai espiata la colpa della casa di
Eli, né con i sacrifici né con le offerte!».
Samuele dormì fino al mattino, poi aprì i
battenti della casa del Signore. Samuele però
temeva di manifestare la visione a Eli. Eli
chiamò Samuele e gli disse: «Samuele, figlio
mio». Rispose: «Eccomi». Disse: «Che discorso ti
ha fatto? Non tenermi nascosto nulla. Così Dio
faccia a te e anche peggio, se mi nasconderai
una sola parola di quanto ti ha detto». Allora
Samuele gli svelò tutto e non tenne nascosto
nulla. E disse: «È il Signore! Faccia ciò che a
lui pare bene». Samuele crebbe e il Signore fu
con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle
sue parole. Perciò tutto Israele, da Dan fino a
Bersabea, seppe che Samuele era stato costituito
profeta del Signore. 1 Samuele.
3,1-20 La storia d'Israele segnala continue
guerre poiché le tribù cercano spazi di vita, ma
gli abitanti già stanziati non permettono loro
di insediarsi agevolmente. Da più di un
secolo un popolo di navigatori, i fenici, sono
sbarcati sulle coste della pianura della terra
di Canaan, occupano le terre fertili e scacciano
gli israeliti in montagna, su terreni sassosi e
poco produttivi. Questi vicini bellicosi e forti
portano scompiglio e guerra, mentre le tribù
d'Israele sono divise e ognuna fa quello che
può, riportando spesso sconfitte. Il tempo dei
Giudici prima e il tempo dei re poi, in
particolare, Saul e Davide, si caratterizzano
per continui scontri. In questo orizzonte vive
Samuele di cui lungamente si parla poiché
riuscirà a trasformare in popolo questo cumulo
di gelose autonomie tribali quando diventerà re
Davide. Siamo ad un racconto di vocazione
profetica: la storia degli uomini e del mondo è
nelle mani di Dio che indirizza verso progetti
che solo Lui conosce, con la forza della sua
Parola, ma ha bisogno di uomini fedeli e e
capaci essere portavoce della sua volontà.
Samuele ("Dio ascolta") è figlio di Anna, una
donna sterile ma ricca di fede. Pregando ottiene
un figlio. Ella ha formulato un voto al Signore:
"Se avrò un figlio, lo restituirò al Signore,
come primogenito, facendolo servire presso il
santuario di Silo, dov'è l'arca del Signore"
(1Sam 1-2). Samuele è cresciuto, perciò, nel
tempio come poteva esserlo allora, accanto ad
Eli, sommo sacerdote. Ora è diventato
adolescente, si comporta con responsabilità e
segue Eli, essendo a suo servizio. Eli è un uomo
retto, ma debole e non ha saputo educare i figli
che sono diventati delinquenti e violenti. La
sua casa sarà distrutta poiché questo è il
destino di chi si comporta male. Eli lo sa, ma
continua, almeno personalmente, a servire Dio ed
è una guida sapiente per Samuele. Sa che la sua
vocazione è quella di garantire la continuità
della Parola di Dio al suo popolo, visto che "la
Parola del Signore era rara in quei giorni, le
visioni non erano frequenti" (3,1). E Samuele,
ogni volta che viene chiamato, è disponibile
all'obbedienza verso il vecchio sacerdote. Si
vedrà compensato in un dialogo diretto con Dio.
Se si dice che "Samuele non conosceva ancora il
Signore" (v7), si vuol chiarire che Samuele non
aveva ancora avuta una esperienza intima di Dio,
pur avendo vissuto nello spazio del tempio.
Conoscere, in ebraico, racchiude una esperienza
totale e profonda. "Dio parla". E' una
espressione biblica che non va intesa in senso
materiale. La chiamata di Dio è nell'intimo, nel
cuore ed ha vari modi di farsi intendere. Il
Signore consegna a Samuele la vocazione di
aiutare il suo popolo diviso a ritrovare le
strade dell'unità, dell'ubbidienza e della
solidarietà.
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Ef 3, 1-12 Fratelli, io, Paolo,
il prigioniero di Cristo per voi pagani… penso che abbiate
sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato
a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il
mistero, di cui vi ho già scritto brevemente. Leggendo ciò che
ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho
del mistero di Cristo. Esso non è stato manifestato agli uomini
delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi
santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti
sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità,
a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa
promessa per mezzo del Vangelo, del quale io sono divenuto
ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata
concessa secondo l’efficacia della sua potenza. Ame, che sono
l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia:
annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e
illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli
in Dio, creatore dell’universo, affinché, per mezzo della
Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei
cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno
che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore, nel quale
abbiamo la libertà di accedere a Dio in piena fiducia mediante
la fede in lui. Efesini. 3,1-12 Paolo ha
ricevuto il compito di annunciare il "mistero". E il "mistero" è
il progetto di associare insieme i pagani al popolo eletto
nell'unica vita del corpo di Gesù. E' il popolo di Dio,
costituito da tutti i battezzati, uniti nella fede in Gesù e
quindi corpo di Gesù "mistico" per distinguerlo dal corpo di
carne di Gesù stesso. Paolo ricorda che un tale progetto non
è stato annunciato in passato poiché, probabilmente, non
l'avrebbero capito né accolto. Ora invece si manifesta
attraverso la predicazione degli apostoli e dei profeti. I Qui i
profeti non sono quelli che, nel Primo Testamento, hanno tenuta
desta l'attesa del Messia e che fanno parte delle generazioni
passate, anche se hanno avuto alcune intuizioni e preannunci di
tale "mistero". Ma tali intuizioni, negli antichi profeti, erano
così lontane e così astratte che furono colte solo come sogni,
visioni, e si sarebbero attuate solo nel momento della piena
conclusione della storia. Paolo ricorda ai suoi lettori che
egli è divenuto ministro dell'Evangelo (cioè servo, strumento
della Parola del Signore) per la grazia di Dio. I richiami che
vengono proposti sono sempre più richiami di gratuità, di dono,
di generosità insondabile di Dio. Paolo si è reso conto che, per
compiere questa vocazione (e Paolo si sente investito), non è
stato scelto per giustizia o per merito ma scopre con stupore
che lui, l'ultimo, viene chiamato a collaborare con il Signore.
Il piano è magnifico, enorme, addirittura impensabile. E' il
Piano di Dio a cui tutti sono chiamati e i battezzati nello
Spirito debbono sentirsi a loro agio, a casa loro, contenti di
questa pienezza e carichi di volontà di diffondere la conoscenza
che il Signore offre per un raduno di unità tra tutti i popoli.
Ci viene, in ricordo, una parola di Gesù dove lui stesso
richiama il mistero: "A voi è dato di conoscere i misteri del
Regno dei cieli" (Mc 4,11; Mt 13,11). E da Paolo scopriamo che
questo mistero svelato era nascosto anche agli angeli "delle
regioni celesti" e anche a loro, attraverso la predicazione
della Chiesa, viene annunciato questo miracolo di comunione che
unisce cielo e terra. (v 10). Perciò ci accostiamo a Dio Padre
con fiducia, sapendo di essere accompagnati da Gesù poiché
abbiamo fede in lui.
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Mt 4, 18-22 In quel tempo. Mentre camminava lungo il mare di
Galilea, il Signore Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea
suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse
loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito
lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli,
Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme
a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito
lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Matteo.
4, 18-22 Matteo inizia il racconto della predicazione e della vita
pubblica di Gesù dopo la notizia che giunge drammatica e inaspettata:
"Giovanni Battista è stato arrestato". Così la Parola di Dio si è ammutolita.
Gesù, allora, comprende che è arrivato il suo turno, e quindi si ritira nelle
terre della Galilea che, nel linguaggio delle tribù del nord, sono il
territorio di Zabulon e di Neftali (la Galilea). Nel contesto ortodosso di
Gerusalemme, la Galilea viene considerata un luogo di mescolanza con pagani,
un luogo di ignoranti e di pericolosi terroristi. Eppure Gesù incomincia dai
lontani la sua vocazione. "nella terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla
via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava
nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e
ombra di morte una luce è sorta". Questa è la profezia di Isaia (8,23b-9,3)
che fa riferimento alla invasioni Assire dell'VIII secolo a.C. quando,
conquistata Samaria, importarono popolazioni pagane nel territorio della
Galilea e della Samaria. Per questo si parla di "Galilea delle genti".
(4,15-16). Gesù predica la conversione. Essa non
consiste nel diventare migliori, fare qualche opera buona o pregare di più,
ma impegna a cambiare radicalmente modo di pensare e
di agire. Questo annuncio, iniziato dal Maestro, deve
moltiplicarsi nel mondo, mantenendo sempre la propria radice in Lui. Perciò
il progetto di Gesù si organizza in un nucleo di popolo e Matteo incomincia a
raccontare come Gesù abbia iniziato a raccogliere i 12 che sono l'inizio del
popolo nuovo come Israele è costituita da 12 tribù. Il
vangelo è annuncio di gioia e di pace e, quindi, non si chiude in un cassetto
o non lo si nasconde. L'annuncio suppone movimento, e Gesù cammina lungo il
mare, percorre tutta la Galilea (vv.18.21.13), e si aspetta una risposta
generosa, anche un po' sconcertante: si parla di "subito", ma suppone più uno
stile che la fotografia del tempo (v 20. 22). Il distacco dal padre non va
frainteso, come se Gesù voglia suggerire di disinteressarsi dei propri
genitori. Nel popolo ebraico il padre significa rapporto con i propri
antenati, l'attaccamento alla tradizione. E se la tradizione di un popolo va
rispettata, bisogna tuttavia verificare il suo rapporto con il Vangelo poiché
non tutte le tradizioni sono in linea con la novità del Signore e la sua
ParolaL'evangelista conosce i molti conflitti familiari, le difficoltà e
spesso le espulsioni di cristiani da parte delle famiglie di origine non
credenti e spesso spaventate. Volendo essere coerenti, nelle prime comunità,
si accolgono questi cristiani abbandonati e spesso si ospitano in famiglie di
credenti che accettano di condividere tali esclusioni.
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |