
V Domenica dopo Pentecoste
2 LUGLIO 2023
Lc 9, 57-62
Riferimenti : Gen 11, 31. 32b–12, 5b - Sal 104 - Eb 11,
1-2. 8-16b |
Cercate sempre il volto del Signore. Ricordate
le meraviglie che ha compiuto, i suoi prodigi e i giudizi della
sua bocca, voi, stirpe di Abramo, suo servo, figli di Giacobbe,
suo eletto. R È lui il Signore, nostro Dio: su tutta la terra
i suoi giudizi. Si è sempre ricordato della sua alleanza, parola
data per mille generazioni, dell’alleanza stabilita con Abramo e
del suo giuramento a Isacco. |
Gen 11, 31. 32b – 12, 5b In
quei giorni. Terach prese Abram, suo figlio, e
Lot, figlio di Aran, figlio cioè di suo figlio,
e Sarài sua nuora, moglie di Abram suo figlio, e
uscì con loro da Ur dei Caldei per andare nella
terra di Canaan. Arrivarono fino a Carran e vi
si stabilirono. Terach morì a Carran. Il Signore
disse ad Abram: «Vattene dalla tua terra, dalla
tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso
la terra che io ti indicherò. Farò di te una
grande nazione e ti benedirò, renderò grande il
tuo nome e possa tu essere una benedizione.
Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che
ti malediranno maledirò, e in te si diranno
benedette tutte le famiglie della terra». Allora
Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore,
e con lui partì Lot. Abram aveva settantacinque
anni quando lasciò Carran. Abram prese la moglie
Sarài e Lot, figlio di suo fratello, e tutti i
beni che avevano acquistati in Carran e tutte le
persone che lì si erano procurate e si
incamminarono verso la terra di Canaan.
Genesi. 11, 31. 32b - 12, 5b I primi 11
capitoli della Genesi ci hanno consegnato il
profilo della creazione del mondo e
dell'umanità. Questa umanità è splendida e
padrona del mondo. E però, a sua volta, stenta
ad accogliere i progetti del Signore. Anzi,
mentre cresce e "si moltiplica", stravolge
completamente il proprio crescere e il proprio
operare. Così questa umanità, amata
profondamente da Dio, si avvia verso
l'autodistruzione del diluvio, poiché non
accetta che debbano esserci linee e regole di
valore. Si salva solo la famiglia di Noè: 8
persone in tutto. E da questi salvati ricomincia
un nuovo cammino nel mondo sotto il segno
dell'arcobaleno di pace con la garanzia che non
ci sarebbe stata più una totale distruzione.
L'umanità ricomincia, ma ritorna nei propri
limiti e chiusure. A questo punto il progetto di
Dio si fa più preciso. Dio sceglie un uomo e un
popolo che nascerà da lui. Quest'uomo è Abramo
che sarà il nuovo Adamo nel mondo futuro. Egli
accoglie la vocazione del Signore per sé e per
il mondo. Parte dalla terra del peccato, Ur dei
caldei per arrivare dopo molti anni alla terra
promessa dove si stabilisce, riceve in dono il
figlio Isacco a tarda età, e il figlio sarà la
prova vivente della benedizione di Dio.
Uscendo da Ur di Caldea, una zona molto ricca
perché 2 fiumi, il Tigri e l'Eufrate, offrono
abbondanza di acqua e quindi terreno fertile,
Terach, padre di Abramo, decide di mettersi in
viaggio con la sua famiglia. Lascia la terra del
sud con il figlio Abramo, la nuora Sarai e Lot,
il nipote, figlio di un fratello e si
incamminano verso Carran, a circa 1000 km a
nord. Probabilmente, il clan di Abramo, e quindi
degli ebrei, è costituito da nomadi che vivono
ai margini delle grandi città. Questi nomadi
hanno un diverso destino poiché alcuni gruppi
sono riusciti a impadronirsi delle città, altri
sono rimasti nomadi e quindi disponibili a
spostarsi. Per questo motivo queste persone sono
considerate estranee, i "senza patria". Dopo
un certo tempo muore il padre Terach, e si
inserisce qui l'invito che il Signore offre ad
Abramo. E Abramo, improvvisamente, per un
avvenimento radicale (ma non si sa quale), a sua
volta, è costretto ad abbandonare la sua terra.
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Eb 11, 1-2. 8-16b Fratelli, la
fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si
vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da
Dio. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un
luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove
andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in
una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche
Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli
aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui
architetto e costruttore è Dio stesso. Per fede, anche Sara,
sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare
madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva
promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato
dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del
cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e
non si può contare. Nella fede morirono tutti costoro, senza
aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo
da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla
terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una
patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti,
avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi
aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per
questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio.
Ebrei. 11, 1-2. 8-16b La "Lettera agli ebrei" è stata
scritta, con tutta probabilità, alcuni anni dopo la distruzione
di Gerusalemme avvenuta nel 70 d C. E questi ebrei, a cui è
diretta la lettera, che pure hanno accettato di credere in Gesù,
detti giudeo-cristiani, sono rimasti sconcertati dalla
distruzione del popolo ebraico e dalla disperazione dei
sopravvissuti. Gerusalemme non è più la splendida città di Dio,
nella garanzia concreta del Signore, e perciò non è più la città
capace di narrare le promesse della Gloria. Nasce l'esigenza
di ripensare profondamente, non solo ai contenuti della propria
fede, ma allo stesso significato del credere. E il cap.11, che
iniziamo a leggere, comincia con la definizione della fede: essa
è il fondamento della speranza. La fede è orientata al futuro di
Dio per noi, ed è, insieme, garanzia e anticipo della gioia
eterna definitiva. La fede è orientata agli invisibili, si
appoggia alla parola del Signore che ci svela le opere di Dio
sul mondo. Essa stessa è testimonianza di Dio poiché Dio non ha
avuto testimoni della sua operosità: quando creava il mondo e
quando creava l'umanità (11,3). Il capitolo continua proponendo
i campioni di questa fede: Abele, Enoc, Noè (11,4-7). Giunge ad
Abramo. Egli, per fede, parte per una meta che non conosce, e
per fede soggiorna "in una regione straniera, abitando sotto le
tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima
promessa. Egli aspetta, infatti, la città dalle salde
fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso". E
perché si attuasse la predizione di una discendenza, Abramo e
Sarai hanno aspettato molte decine di anni. "Morirono senza aver
visto il compimento della promessa" (11,13) Ci sono due piccole
garanzie sul futuro che essi non avrebbero visto: c'è la nascita
di Isacco e c'è l'unica proprietà, che Abramo si permette di
avere nella terra che gli è stata promessa: una grotta che si è
comperata a caro prezzo per seppellire Sara (Gen 23,1-20). Una
nascita da genitori molto anziani e una grotta con una tomba
diventano "pegno e caparra" della promessa. E per noi la fede
che cosa sostiene, impegna, vale? - La fede sostiene in noi
uno stile nuovo di vita di figli di Dio. - Garantisce
solidità e stabilità per seguire le scelte che Gesù ha compiuto
nella sua vita. - Nello stesso tempo la fede garantisce chi
ci sta vicino e prova valori e presenze che possono aiutare a
persuadere. In tal modo essa diventa come una "dimostrazione".
In una parola, rassicura in noi la realtà celeste che Gesù ci ha
manifestato ed offre, attorno a noi, garanzie di realtà non
visibili.
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Lc 9, 57-62 In quel tempo. Mentre camminavano per la strada, un
tale disse al Signore Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli
rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma
il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi».
E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio
padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu
invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore;
prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli
rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto
per il regno di Dio». Luca. 9, 57-62 Il testo sulla
vocazione dei discepoli del cap.9 pone le basi della scelta di Gesù e della
sua Comunità nell'impegno del seguirlo. Il testo di oggi ci riporta
all'inizio di una scelta fondamentale che Gesù sta facendo. Secondo Luca:
"Mentre stavano compiendosi il giorno in cui sarebbe stato elevato in alto,
egli prese la decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme" e si
concluderà con l'ingresso nel tempio (9,51-19,46)). I samaritani di un
villaggio attraverso cui Gesù, venendo dalla Galilea doveva passare per
andare verso Gerusalemme, si rifiutano di riceverlo. Giovanni e Giacomo,
chiamati, non a caso, "i figli del tuono" vorrebbero punirli, facendo
scendere un fuoco dal cielo. Gesù li rimprovera per il loro fanatismo,
integralismo e la loro incapacità ad essere accoglienti verso tutti, anche
con coloro che li rifiutano. Mentre camminano, incontrano molti che
vorrebbero seguirlo, ma dovrebbero anche sistemare alcune cose ovvie e
ineliminabili: per esempio, dare sepoltura al proprio padre e andare salutare
i propri familiari a casa. Gesù insegna che le esigenze del Regno superano
tutte le altre esigenze. Del resto il Regno di Dio è vita e Gesù si preoccupa
che ci si impegni, si sia attenti alla vita mentre gli uomini si occupano
ancora dei morti. Il testo si inquadra nella linea del cammino, seguendo
il maestro, verso Gerusalemme. Credere consiste nel percorrere con Gesù la
sua stessa strada o la stessa "via". La parola "via" sarà l'immagine dei
cristiani: Paolo perseguita coloro "che sono della via" (Atti 9,2); a Efeso,
"poiché alcuni si ostinavano e si rifiutavano di credere, dicendo male in
pubblico di questa Via, Paolo si allontanò da loro" (19,9); nella stessa
città scoppia un tumulto contro la via (Atti19,23) ecc. Sulla "via" si
giocano le scelte. - Un tale che, con entusiasmo, lo vuole seguire ovunque
(9, 57-58), si sente rispondere dal maestro più con la perplessità che lo
scoraggia che non con l'entusiasmo dell'accoglienza. Chi vuole seguire Gesù
non può sognare una vita comoda, non avrà una dimora fissa ma dormirà sotto
le stelle, si dovrà accontentare dell'ospitalità che gli viene data quando
trova qualcuno che gliela vuol dare. Non avrà una pietra su cui posare il
capo (9,58), finché Gesù posa il suo capo, ma solo sulla croce (Gv19,30).
Luca usa in greco lo stesso verbo ( "posare") che Giovanni utilizza per Gesù
che muore ( chinato il capo).
Credo Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo
e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo
Signore, Gesù Cristo, unigenito, Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti
i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero; generato, non
creato: della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono
state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo; e
per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e
si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi, patì sotto Ponzio Pilato, morì e fu
sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture; è salito al
cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per
giudicare i vivi e i morti: e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito
santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio e con il
Padre ed il Figlio è adorato e glorificato: e ha parlato per mezzo dei
profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo
battesimo per il perdono dei peccati. E aspetto la risurrezione dei morti e
la vita del mondo che verrà. Amen. |